10 dicembre 2013

Diario di un prepensionato

“Perché sei triste?”
“Non sono triste.”
“Lo sento dal tuo respiro, la tua espressione, gli occhi lucidi. Tutti i segni indicano tristezza.”
“Allora se sai già tutto perché me lo chiedi?”
“Sono solo cortese. Voglio aiutarti.”
“Beata te che sai sempre tutto, beata te che vivi nella certezza che A + B sia sempre uguale a C.”
“Sfogati, ti ascolto.”
“Smettila di essere così gentile!”
“Lo devo essere.”
“Vuoi sapere perché sono triste?”
“Dimmelo, ti ascolto.”
“Vedi fuori dalla finestra? Lo vedi il capanno degli attrezzi? Lì io e mia moglie abbiamo concepito Margherita. Pioveva a dirotto, era uno di quegli acquazzoni estivi, improvvisi e violenti, eravamo appena tornati dal cinema, quando ancora esistevano i cinema. Una volta arrivati a casa abbiamo scoperto che era saltata la corrente, purtroppo non avevamo ancora montato il supporto di corrente di sicurezza così siamo rimasti chiusi fuori. Rimpiangevo in quel momento i vecchi sistemi meccanici basati sull'apertura a chiave. Invece di restare in auto siamo andati nel capanno, gli occhi tentatori di mia moglie me l’avevano indicato; per entrare nel capanno ho dovuto mettere a frutto tutta la mia prestanza fisica, riuscendo con fatica a sfondare la porta, abbiamo fatto in tempo ad inzupparci, i muscoli che mi porto dietro non sono mai stati il mio punto di forza. Il tempo di varcare la porta e fradici ci siamo avvinghiati l’uno all’altra, abbiamo fatto l’amore. Mentre la pioggia batteva forte sul tetto di legno i nostri corpi si univano, le gocce di pioggia si trasformavano in gocce di sudore e di piacere. Uno dei momenti più belli della mia vita.
Quando siamo usciti dal capanno era tornato il sole. Il tramonto colorava di arancio l’orizzonte. Quell’immagine è stampata nella mia mente. Non c’è foto 3D, ologramma e realtà virtuale che possa eguagliare quel quadro e le sensazioni che ho provato e che provo a ripensarci.
Non ricordo il mio primo bacio, non ricordo il mio primo giorno di scuola, non ricordo la mia prima ragazza, non ricordo il giorno in cui mi sono laureato, non ricordo dove ho chiesto a mia moglie di sposarmi; ma ricordo benissimo quel giorno.”
“E quindi perché sei triste?”
“Perché mia moglie non c’è più. Tu non l’hai mai conosciuta e non puoi capire il mio amore nemmeno se ti avessero programmato per amare.”
“Ma se la ricordi esiste ancora.”
“La memoria se ne va e i ricordi non si possono toccare con mano.”
“Non è così. Oggi qualunque pensiero può diventare reale.”
“Lo so, lo so, ma si tratta sempre di realtà virtuale, priva di anima.”
“Tua figlia però è viva, lei ha un’anima viva, reale. E’ il frutto del tuo amore, di quei momenti che definisci i più belli della tua vita.”
“Sì, ma è distante, non vive più qui, ha la sua famiglia ed è giusto che sia così; io non sono così vecchio e devo badare a me stesso finché ne ho facoltà.”
“Esatto. Poi dimentichi che ci sono io.”
“In effetti mi basti e avanzi RobbySette.”

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