06 febbraio 2008

Into the wild: la recensione

Vi propongo questa originale e dialettica recensione di Into the wild di Sean Penn. Attenzione è svelata in parte la trama.

M:
Ciao!
D:
Ciao!
M:
Ti ho pensato subito!
M:
E' vero, mi ero dimenticato di dirti delle scie!
D:
Sì, però quello almeno è un anti-spot, anche se pur sempre occulto, nel senso che chi non sa collega inconsciamente la parola avvelenamenti alle scie degli aerei
M:
Stavo guardando per la terza volta L'anima di un uomo di Wim Wenders..l'hai visto? sul blues...
D:
No...
M:
Anzi, sembra quasi il segno di un angelo...
D:
Allora dovrò vederlo
M:
Adesso torno ad Into the wild...ne ho parlato anche oggi
D:
Ottimo
M:
Dunque, credo che il fatto sia molto semplice. La persona che lo ha fatto dov'è?
Parla e compone il film da dov'è...
D:
Spiega, spiega
M:
(tieni presente che per me il luogo non è più geografico secondo codici)
Andiamo un po' per passi, tu mi dici la tua
D:
ok
M:
Come film, dico: un buon film, nel senso del confezionamento, musiche romantiche da uomo perduto ma in gloria eternis, immagini da infinito americano, via di fuga, tutto bene.
E' il modo in cui il soggetto medio si orienta d'immediato nel suo sentire affettivamente che qualcosa non torna, aldilà delle spiegazioni. Infatti non si capisce bene poi cosa cerchi.
Se fugge da famiglia, dalla sua violenza che esemplifica quella di una società.
Cerca la verità, dice lui, però qui c'è un punto molto importante, nella mia visione delle cose.
Non parla mai lui, nel momento più profondo cheffà? CITA. Datemi la verità ecc. ecc.. Ah questa cosa confusa che non gli torna quindi e parte.
Dunque: è sempre lo stesso, dall'inizio alla fine, qui secondo me sta il punto di non ritorno di un umanesimo coi piedi nelle scarpe di un Io, aspetta che mi interrompo che senno sembra voglia fare il filosofo
D:
Infatti credo che il tuo ragionamento vada molto oltre quello che fa vedere il film, se fosse un film azzeccato tutto verrebbe fuori con più semplicità
M:
Sì, infatti stavo un po' uscendo per le conseguenze di quel tipo di pensiero che c'è dietro il film, che è un tipo di pensiero credo tipico, fino a un certo punto
D:
Invece c'è questo che cerca la verità a detta sua ma che in realtà ha vissuto prima fuggendo nei libri e poi nella natura, rifiutando però ogni conquista, per cui non gli rimangono che le citazioni
M:
Perfettamente d'accordo!
D:
E la cosa bella che muore per un errore di lettura, di attenzione
M:
Che poi non sono un male necessariamente, ma lui effettivamente di conquiste e di sudate ne ha fatte ben poche, a parte le belle parole e l'amore per la fuga.
Ma al finale aspetta che ci arriviamo.
M:
Fase due: Realismo
Dunque, tratto da una storia vera
D:
Inciso, comunque la colonna sonora trattando di selvaggio, doveva essere semplicemente fatta di suoni della natura
M:
Questo è quello che mi risponde alla gente quando non sa che dirmi, in merito alla superficialità del film, riguardo la colonna sonora anche silenzioso va benissimo.
Io mi domando: si può essere più cretini?
D:
In che senso?
M:
Cioè, un film che indaga sulla vita spirituale o interiore di un uomo o che dir se ne voglia e che mi vengano a dire che è realistico e tratto da una storia vera; io dico, valutiamo il film, che poi la storia vera la saprà poi quello che c'è passato e a noi non cambia niente.
Questa voce fastidiosissima della sorella, che tesse l'elogio dall'inizio alla fine, e che fa il paio con la sua sicurezza e arroganza - di lui - dall'inizio alla fine...
Si, forse arroganza non è termine appropriato, ma comunque non ha un dubbio che sia uno.
Vai un po' tu dai...
D:
E se fosse una critica alla società? Se la superficialità con cui viene dipinto il protagonista fosse il modo di dire che pure la fuga non è altro che il riflesso di quella società da cui si vuole scappare, che pure i libri, le citazioni, ti dò un po' di amore e me ne vado, non sono altro che un delegare il proprio destino senza giungere alla consapevolezza, cioè un'arroganza, è occidentale dire di aver trovato la verità, mentre tutti sanno che l'unico motivo del viaggio è la ricerca della verità, come della felicità
M:
Tu dici che l'intenzione del regista era proprio questa, spostata "meta", sul film?
Ci ho pensato...però non lo so...non mi convince....
D:
Nel senso che la critica alla società passa anche per il protagonista, che dovrebbe essere invece l'eroe coraggioso che si schiera contro le regole della società
M:
Ma mi stai dicendo cosa credi sia quello che voleva fare il film, o quello che credi sia il problema tu?
D:
No, sto dicendo quello che penso riguardo al film, ai contenuti, al ragionamento che forse è stato fatto dietro alcune scelte
M:
Mah...cioè, non ma rispetto al tuo ragionamento, mah rispetto al fatto che l'avesse in mente...
Almeno un piccolo specchio avrebbe potuto metterlo..ne trovi uno? Anche la coppia degli hippies
D:
Ovviamente non parlo del risultato, il giudizio finale è uguale al tuo, mi interrogavo di più, provavo a cambiare punto di vista. Infatti ci sono affreschi buttati qua e là, se non fosse per l'aver mischiato un po' le carte temporali sarebbe un film tv di basso profilo
M:
C'è il vecchietto che si è fatto la casa dell'amore nel deserto...che è abbandonato lì; non si capisce cosa cercava, come è finita, se è felice o se ha deciso per una vita semplice e tranquilla, i brani di tolstoi parlavano di quello...ma lui alla fine lì molla lì dopo aver letto....
D:
Forse lui fa quello che la società contemporanea ci dice ogni giorno, prendi le cose belle da ogni cosa, luogo, rapporto e fuggi prima che qualcosa le rovini, per questo dico che il protagonista agisce esattamente come la società da cui fugge
M:
Sì, sì, su questo nessun dubbio. Infatti sono rimasto male a vedere così tanti della mia generazione così colpiti. Del vecchietto che incontra alla fine cosa ne pensi?
D:
Mmm
M:
Intendo quello che fa l'artigiano, che credevo pedofilo fino alla fine
D:
Non so, perché lui racconta di essersi rifugiato prima nell'alcol e poi di aver riniziato a vivere
M:
(se ne va in culo all'america e trova un pedofilo) Aspetta diceva una cosa...era una cosa intelligente...da alcolisti anonimi..."ho imparato che..."
D:
Il problema del vecchietto è che s'intratteneva per non sentirsi solo e questo glielo fa notare il giovane
M:
Beh, va beh, diceva quella sul perdono...che mette solo un po' più di tristezza al film, per come è stata inserita...sembrava credo un riferimento alla famiglia del ragazzo, ma il ragazzo in risposta- nel mentre di un cielo blu che passa- lo deride...
D:
Il giovane che ovviamente lo lascia successivamente e che quindi gli amazza le speranze di trovare altri che possano ascoltarlo come ha fatto lui
M:
Esattamente come si sarebbe comportato qualunque adolescente con davanti uno che fa un discorso impegnato, c'era una frase...una sera...quando racconta del suo rapporto con l'alcol...
D:
è vero è vero, quella risata è disarmante, ammazza anche il vecchio che però ci ride sopra, comunque in effetti l'adolescenza nel ragazzo è forte, questo credo sia una cosa generalizzata però
M:
Poi un giorno ha deciso di ricostruire da capo? Com'era prima caspiterina...
M:
MA SOPRATTUTTO... PERCHE' DIAVOLO NON SI è CHIAVATO QUELLA FIGA?
Cioè la sua giustificazione è: hai 16 anni? Cioè LO STATO MI DICE DI NO!
D:
E sì, comunque ragionamenti così sono molto profondi e complessi, a volte dietro le immagini c'è semplicemente il bisogno di girare una scena
M:
Quello per me è un film che va bene per uno psicanalista. Avrebbero potuto far vedere la difficoltà dell'incontro innamoramento...di una voce che ti dice, resta qui con me, in fondo va tutto bene, questo importa, possiamo generare anche una vita, se vai là che cambia?
Una voce sincera magari
D:
E poi la freddezza del protagonista quando la donna hyppie gli dice che suo figlio non sa nemmeno dov'è, è incredibile
M:
Già. MA PERCHE' NEMMENO UNA CHIAVATA?
Comunque è la storia di un coglione...che si allena a fare i piegamenti per andare a cacciare con un fucile in Alaska. Ecco, una cosa che mi ha dato fastidio da matti alla fine, e che ora mi viene in mente è: uno, lancia una frecciata agli psicanalisti a gratis, sul pulman, senza motivo, due, dice la parola "culto pagano" senza motivo e alla leggera
D:
Va beh, comunque rimane il fatto che a questa selezione di eventi che dimostrano ben poco, se non il fatto che ad ogni relazione e gesto d'amore lui non fa una piega ma la sfrutta solo per arrivare dove vuole arrivare, cioè provare a se stesso che la verità, la felicità e l'amore sono dentro di sè e nella natura (questa cosa di cui però non viene fuori nulla); il finale didascalico smentisce il protagonista che se ne rende conto e poi ride e muore
M:
bella...cioè dici che in realtà è stato volutamente coerente in questo modo?
D:
Forse, effettivamente è anche la storia di un coglione (quel coglione però credo sia in parte il riflesso di una coglionaggine sociale, nel senso che una persona colta e intelligente come lui non avrebbe dovuto fare quella fine teoricamente). I libri, lo studio, la famiglia e la società non hanno dato quello di cui aveva bisogno
M:
Comunque la tua messa in sequenza delle parti con lui che si accorge dell'ingarbuglio in cui era e se la ride mi ha messo un dubbio
D:
Cioè il finale?
M:
Ma si...
M:
Il dubbio che sia da mettere tutto fra virgolette. Appunto come ti ho detto su a livello "meta" però sarebbe stato meglio far partire il film con lui che fissa il cielo mentre sta per morire e nel caos ripercorrere tutto poi arrivato alla fine ritornare all'inizio, farlo sorridere e chiudere il film. Tipo "riflessioni in punto di morte" (proprio un film tratto da una storia vera)
L'autocompiacimento mentre impara c'è anche...ad esempio in quella bella scena romantica in cui impara a fare l'agricoltore, o l'artigiano...il nostro Bill ha imparato a fare un po' tutto...in canoa!Senza una sola lezione! Senza saper nuotare!! E nelle rapide più difficili!!
D:
Anche nella chiusura c'è poi questa cosa che lui pensa "forse vi sarebbe piaciuto vedermi arrivare a casa piangendo e abbracciandovi" ai genitori, dopo aver appena scritto "la felicità esiste solo se condivisa" o qualcosa di simile, e poi ride, non si capisce se è perché crede di aver sbagliato qualcosa (si sente coglione quindi) o se in realtà è l'ennesima reazione tipica del suo personaggio
M:
Secondo me era uno spasmo
D:
Non mi lascerà granché questo film
M:
Un corpo reso irriconoscibile dalle iscrizioni di una società e dai suoi apparati di controllo, gli parte un tick nervoso....che però visto che appartiene a una società serena si traduce in un bel sorriso
D:
Come a voler mischiare i mondi
M:
Mi convince
D:
Qualche battuta dell'hippy fa ridere, tipo quando gli dice asceta non ricordo, palestrato, qualcosa di simile
M:
Anche “quella là si farebbe un paletto della recinzione”
D:
sì, va beh, per me queste riflessioni sono molto più approfondite del pensiero del regista, spero di no, però è possibile, altrimenti avrebbe dato vita a un film diverso
M:
infatti
M:
E' la sovra-interpretazione, direbbe Eco
D:
Poi non mi puoi chiudere il film con una massima e fare la pubblicità del libro e del cd della colonna sonora, mi butti nel cesso quel po' di riflessione che ne esce dal film
M:
Verissimo, prima considerazione che ho fatto, tempo 10 secondi proprio

E a notte inoltrata si chiuse la conversazione attorno al film Into the wild.