31 dicembre 2005

Discorso di fine anno. 31 Dicembre 2005

Italiani, italiani, eccoci qui ancora riuniti tutti insieme la sera del 31 Dicembre a salutare la fine di un anno e ad aprire con maggiori speranze e propositi l'anno che verrà. Il 2005 è stato difficile ma dalle difficoltà si possono trarre importanti riflessioni e spunti per costruire un futuro più sicuro, meno violento e più giusto. L'anno appena trascorso sarà ricordato come quello della lenta agonia di Papa Giovanni Paolo II, un uomo che ha certamente calcato il palcoscenico di una grande fetta della storia dell'umanità del 900' legandosi profondamente alle generazioni dei giovani, l'apprezzamento più generale vale per il Giovanni Paolo II “di vita” più che per quello di Chiesa, nel senso che la sua figura è andata ben oltre il suo ruolo istituzionale ecclesiastico. Il 2005 è stato anche segnato dai terribili attentati di Luglio a Londra e Sharm El-Sheikh, dalle tardive dimissioni del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, dalle sollevazioni giovanili nelle banlieue parigine, dal referendum sulla fecondazione assistita, dalle elezioni in Iraq, ancora ben lontano dalla normalizzazione e pacificazione sociale. Come non dimenticare, televisivamente disquisendo, il continuo susseguirsi di speciali e approfondimenti sul delitto di Cogne, Rockpolitik di Celentano, l'abbandono di Seria A di Mr.18 milioni di Euro Paolo Bonolis per dedicarsi alla conduzione del programma per cui in realtà aveva firmato un contratto con Mediaset, cioè “Il senso della vita”, le vicissitudini di Albano e Lecciso, un festival di Sanremo che mai come in quest'ultima edizione sembra averci azzeccato, grazie probabilmente all'intraprendenza del già citato Bonolis.
Le domande che bisogna porsi sono: cosa vorremmo cambiare del nostro mondo, del nostro Paese, della nostra vita? Cosa dovremmo cambiare per poter vivere in un modo piuttosto che in un altro auspicandoci sempre un miglioramento delle condizioni? Esiste un futuro sostenibile?
Italiani per quest'anno bando al sentimento nazionale per un più globale stringersi intorno all'unica bandiera degna di essere sventolata, la bandiera bianca della vita e della pace, slegata da ogni appartenenza politica e di associazionismo, perdonatemi italiani per la volgarità con cui mi accingo ad esternare il mio successivo pensiero: il mio consiglio più sentito e caloroso è di usare tutte le altre rimanenti bandiere per pulirvi il culo! Con questo degno epilogo concludo.
Dopo che avrete letto questo mio discorso di fine anno ingrasserete di un paio di chili.
Buon Anno a tutti! Il vostro Presidente Nico Guzzi vi saluta, vi abbraccia, ma soprattutto vi osserva uno ad uno come fa il padre attento, severo e premuroso con i propri figli. Buon Anno ancora una volta.

28 dicembre 2005

La fine del mondo che conosciamo: 2012?

Chi di voi a Capodanno non sa ancora cosa fare? Io ci sono in mezzo, come spesso capita per questa ricorrenza si rischia di dover decidere tutto a poche ore dalla mezzanotte fatidica, quale sia il senso di questa festa non lo so, forse adattarsi e omaggiare la ciclicità della vita cercando in questo modo di dare un sentimento di sicurezza alla nostra esistenza, la ripetitività, la routine, le festività in parte a questo servono, anche se in realtà credo che abbia senso tutto ciò a cui decidiamo di dare senso, per questo anche cose razionalmente inutili come “Enlarge your penis” (la prima a passarmi per la mente perché ho appena letto un articolo riguardante lo spam su Repubblica) possono diventare fondamentali nella vita di un uomo.
Alcuni dicono che il 22-23 Dicembre 2012 avverrà la fine del mondo, o comunque un profondo ed eccezionale cambiamento dello stile e delle forme di vita sul nostro pianeta, vi invito a cercare in qualche motore di ricerca l'argomento, è interessante, al di là del fatto che sia o no una grande bufala come tante altre, affrontare la fine del mondo aiuta a porsi domande uniche e a riflettere in termini molto differenti da quelli della quotidianità. Ad esempio l'articolo presente a questo indirizzo:
http://www.darcas.net/index.php/fs=Blog/cmp=ReadBlog/_uid=8

27 dicembre 2005

Sex, Drugs & Rock'n Roll

Rock, Cock'n Roll baby baby
solo piacere solo lussuria
rompere le regole, avere l'oro
ed esporlo con ostinazione in pubblico

La distruzione nello specchio del bagno
la rivincita è sul pulpito ad inneggiare
gioco con i tuoi brandelli di calze a rete
cosparsi di filamenti diamantati tra le gambe

La poesia della mia vita sempre
sull'orlo della perfetta ipocrisia
succhio succhio i tuoi seni
e respiro l'ossigeno della sazietà

A rialzarmi da letto ci pensa
l'assuefazione al mio mondo
che sull'insoddisfazione individuale
ha inscenato la soddisfazione sociale

Giungo alle porte di Las Vegas
con Gioconda RoadSter Zonda
ora tocca a Donna dolce Fellatio
il mio culo è posato su “Vite di scarto”

Sangue, sesso, soldi, quanto potere
potrò concedermi fino al soffio finale?
Quanto del volo sincero e spontaneo
è rimasto in questo cielo così artificiale?

Suite Hotel Supramonte a farsi
tutto quello che passa tra le mani
Donna porge Champagne e mi sussurra:
“Siamo sull'Olimpo del mondo”

26 dicembre 2005

Buon Natale "Lord of the boards"

I miei auguri di Buon Natale giungono in ritardo perché sono tornato proprio oggi da una breve vacanza in montagna, dove tra molti traumi fisici ho potuto approcciarmi al mondo dello Snowboard per poco tempo, quanto basta per rendermi conto che può essere uno sport veramente divertente ma altrettanto faticoso ed eventualmente distruttivo. Per quanto riguarda il resto posso sottolineare che per chi viene come me da una zona in cui regna il culto del week-end, della discoteca e del pub la montagna sembra essere un po' troppo tranquilla.

20 dicembre 2005

Smettere di scopare in 4 Atti. In nomine amore

1 La notte
Giovane flanella affogato nel Martini
fredda lana tagliata dalla lama
lucida lucida di pitone di pipistrello
chi è la preda chi è il coglione
dall'uccello più lungo della sua fama
La danza della figa si annusa
si lecca si gode si è schiusa
saffica passione alle soglie
della perversione ci sono tre carte
il re e le due regine si spogliano
completano il quadro della provocazione
campi di papaveri rossi di amore
è immorale sensazione il potere
di sciogliere in tre bocche diverse
la stessa fragola adulata
per ore e che fatica ma che gioia
capire che ora diventa reale
la famiglia reale allargata
sudata infernale bagnata
momenti scivolati tra succhiare un seno
e avvinghiarsi a piene mani all'altro
girato perso tra le cosce
e il collo, le labbra gonfie, sazie, anestetizzate,
quanto le sento dentro
tutto intorno non è altro che corpi
posati a sposa che trasudano nudità
pelle e giochi in coinvolgimento
gli odori, i sussurri, eccitanti istanti
fino alla fine del più sentito degli orgasmi
fino a quando te ne sei accorto

2 L'alba
Svegliarmi con le prime luci del giorno
e accorgermi che nonostante alcun rimpianto
della notte passata sia rimasto
non si è ricomposta al mio fianco
neanche una donna a svegliarmi
quale strafottuto ricordo piacevole
colmerà tutte queste assenze?
chi a fissarmi negli occhi e a sorridere
all'ora di una calda colazione?
sono rimasto distaccato e solo
ed è passata solo qualche ora
la stanza avvolta dal calore
ha lasciato entrare l'aria fredda
non sento più caldo
oddio, sto morendo di freddo.

3 La notte successiva
La notte come sempre
è pronta per decollare
nell'oscuro ambiente
si nascondono carezze
abbracci e piaceri distinti
sento già i primi brividi
finché mi fermo sospeso
per la prima volta
sul filo del dubbio
mi basta per ammettere
che stanotte non ho voglia
così ho acceso la luce
non ho visto che pupazzi di cera
finti e distratti volti
stanotte ricomporrò
i frammenti del mosaico
della mia vita, non me pento,
voglio svegliarmi con una donna al mio fianco.

4 L'alba successiva
Chi è giunto fino qua
di certo lo sa
il finale che meglio c'azzecca
è quello in cui l'autore non si ficca

19 dicembre 2005

Fazio si è dimesso

16:24 Fazio si è dimesso
Il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha rassegnato oggi le dimissioni nelle mani del consigliere anziano.

Io che credevo fosse diventato un'entità, che non esistesse, tutti ne parlavano ma lui non si faceva vedere, non c'era, adesso finalmente si è dimesso, si dice comunque che sia uscito dalla sede della Banca d'Italia portando con se la sua poltrona in pelle bordeaux, caricandola su un camioncino per poi farsela recapitare a casa.

18 dicembre 2005

Auto-Recensione concerto dei "Neverending Whisper"

Componenti band: Claudio Del Monaco (batteria) - Luca Bertocchi http://schnibble.blogspot.com/ (chitarra) - Fabio Pistoni (altra chitarra) - Valerio Paternò (basso) - Nico Guzzi (bla bla bla).

Il concerto è iniziato intorno alle dieci e un quarto dopo un'introduzione epica con orchestra tratta dalla colonna sonora del film “Requiem for a Dream” alla fine della quale hanno suonato le campane, preludio del primo pezzo, cioè For whom the bell tolls (Metallica), i componenti della band sono entrati in scena e il concerto dunque è cominciato. Il cantante, cioè io, è salito sul palco poco dopo, da solo, quando il cantato doveva prendere forma, cercando di creare un effetto divo, probabilmente mal riuscito, ah ah ah. Lascio stare la terza persona, perché mi sembra ridicolo usarla, mi fanno ridere quelli che la usano parlando di sé. La voce non era fredda, la precisione che mancava soprattutto nelle prime due canzoni era dovuta al poco riscaldamento dedicato al fiato, non tanto alle corde vocali, infatti quando l'aria non esce dai polmoni in maniera uniforme la linea vocale non risulta ben definita, credo si sia sentito, per lo meno io l'ho sentito, per quel po' che si sentiva dalle casse spie; in più se si aggiunge anche un po' il problema del rompere il ghiaccio. Il risultato è stato comunque accettabile. Senza pause al primo pezzo è seguita Breaking the law (Judas Priest), che tra le altre cose abbiamo provato milioni di volte nell'inutile soundcheck del pomeriggio, inutile perché per qualche motivo o grazie a qualche sperimentatore dopo che avevamo trovato una discreta quadratura del cerchio, per quanto possibile in un edificio simile ad una palestra, sono stati nuovamente riassettati i volumi e così alcuni tra quelli che c'erano il pomeriggio hanno detto che l'audio del pomeriggio non era neanche lontano parente rispetto a quello della sera, cioè era peggiorato tantissimo. Noi sul palco ci sentivamo decentemente, tranne il batterista, e dite poco! Che ci sentiva dalle cuffie, quasi inutili, costretto ad andare per i cazzi suoi senza praticamente sapere cosa facevano gli altri (infatti abbiamo fatto poi degli errori abbastanza lampanti, vabbè capita, ci sarebbero tanti retroscena da raccontare!). Dopo Breaking the law, ho fatto una breve e simpatica presentazione dei componenti del gruppo che poi ho ripresentato di tanto in tanto durante tutto il concerto, l'unico a non essere annunciato sono stato io, della serie ci tengo all'anonimato, tutti dopo il concerto si chiedevano come mi chiamavo, ha ha ha o ah ah ah, un modo come un altro per far parlare di me. Così parte Aces High (Iron Maiden), si vede che dopo l'inevitabile tensione dell'apertura siamo a nostro agio, anche perché grazie a delle luci colorate che ci hanno puntato contro non vedevamo il pubblico! A parte le cavolate l'unica cosa che ho risparmiato alla mia voce è l'acuto finale. La quarta canzone era degli Helloween, si chiama I want out, dopo la quale ci siamo addentrati nella leggenda dei Black Sabbath con il pezzo Paranoid. Poi Future World, un altro pezzo degli Helloween, con il quale devo ammettere che riusciamo a trasmettere un'allegria dirompente, ci siamo mossi un casino; sul palco c'era abbastanza spazio per farlo, io infatti nel mio piccolo credo di aver fatto qualche km, rischiando di compromettere a volte la tenuta della voce a causa del fiatone! Devo dire che da questo punto di vista devo trovare un po' più di equilibrio tra carica e precisione vocale, anche se tutti mi hanno detto che così va già bene, io penso comunque che allenandosi si possa trovare il giusto compromesso. La settima e l'ottava canzone erano dei Metallica, Fade to black e Master of puppets, nella prima ci sono state delle sbavature abbastanza udibili, nella seconda non molte, se non quelle della voce, in un paio di versi ho sbagliato di qualche istante l'attacco. Al metallo dei Metallica si è succeduta una pausa “catartica”, sul palco siamo rimasti io e Luca, uno dei due chitarristi, per proporre al pubblico un pezzo acustico, Forever degli Stratovarius, una canzone magnifica, in cui la voce diventa emozione, Luca purtroppo ha sbagliato una nota, me ne sono accorto, ovviamente ho proseguito tranquillamente come se non fosse successo nulla, ho pensato addirittura guarda come sono stato bravo, Luca ha sbagliato ma sono riuscito a non perdere la tonalità, invece dopo mi è stato detto che con la voce ho seguito la chitarra stonando a mia volta, mah! Per dire come mi sentivo bene dalle quelle cavolo di spie! Dopo Forever è stata la volta di un pezzo di 9 minuti, Vision degli Stratovarius, veramente power, diciamo che questo è stato il momento più dolente del nostro concerto, nella parte iniziale si è potuto constatare per chi era tra il pubblico un momento di smarrimento generale, pensandoci tra l'altro mi fa veramente ridere, è una canzone sicuramente complicata, ma più o meno come qualcun'altra tra quelle che facciamo, dopo i primi quattro versi a un certo punto il batterista, ricordiamo sempre che non ci sentiva e che andava un po' per conto suo, decide nell'incertezza di tagliare una strofa e passare al ritornello, io rimango spiazzato mi giro spaesato attendendo che si accorga dell'errore e ritorni al ritmo della strofa, lo fa solo dopo qualche secondo, dopo il quale io riprendo a cantare cercando di ricostruire mentalmente e a fatica la canzone. Finito il concerto Claudio, colui che suona la batteria, mi ha rivelato che si voleva fermare e dire: “Ragazzi, non posso continuare così, senza sentire una mazza!” Per un attimo mi era saltato in testa anche a me l'idea di dirlo ma ho cercato di capire se la batteria sarebbe riuscita a rimettere tutto a posto come poi ha fatto. Siamo passati così ai Manowar, il pezzo era Hail and Kill, a petto in fuori, come lo definisco io, alla Ibrahimovic, il pubblico ha accolto con favore rispondendo addirittura con dei cori. Infine facendo una finta gag, abbiamo presentato l'ultima canzone, Afraid to shoot strangers degli Iron Maiden, realizzata “più o meno” perfettamente. Abbiamo simulato la fine del concerto, io ho fatto il deficiente incavolandomi con il pubblico che non chiedeva il bis, dopo un paio di minuti di stronzate, siamo ripartiti con le ultime due canzoni, Eagle fly free degli Helloween e Battle Hymn dei Manowar, con le quali abbiamo raggiunto vette di energia, potenza, dinamicità e precisione spettacolari, tanto che quando abbiamo detto per la seconda volta che il concerto era finito la gente è rimasta lì a fare del casino e a differenza del finto finale chiedendo apertamente altre canzoni ma purtroppo stavolta il concerto si era chiuso definitivamente. Come prima apparizione dei “Neverending Whisper” credo sia stata abbastanza dignitosa.
Comunque sono in attesa di vedere il concerto registrato con le due telecamere diverse che sono state utilizzate, in questo modo tutto il gruppo potrà avere un idea più generale del concerto.

17 dicembre 2005

17 Dicembre 2005

Comunicazione di servizio:

Live concert "Neverending Whisper", ore 21.30, in prossimità dell'oratorio di Arceto(RE).

Paranoid

La traduzione del testo della canzone "Paranoid" dei Black Sabbath descrive approssimativamente questo mio ultimo periodo.

Ho chiuso con la mia donna perché lei non poteva aiutare la mia mente
La gente pensa che sono pazzo perché aggrotto le ciglia tutto il tempo

Durante il giorno penso a molte cose ma nulla sembra soddisfarmi
Penso che impazzirò se non trovo qualcosa per tranquillizzarmi

Può aiutarmi a occupare il mio cervello? Oh sì

Ho bisogno che qualcuno mi mostri le cose della vita che non trovo
Non vedo le cose che danno la vera felicità, devo essere cieco

Fammi uno scherzo e io sospirerò, tu riderai e io piangerò
Non posso provare la felicità e l'amore per me è così irreale

E così mentre senti queste parole che ti ho detto adesso sul mio stato
Ti dico di godere della vita, avrei voluto farlo ma ormai è troppo tardi

16 dicembre 2005

Volontà Post-Mortem

Dopo la mia morte vorrei essere cremato, parzialmente scremato, e le mie ceneri vorrei fossero sparse in un portacenere.

15 dicembre 2005

Beata Mp3

Qualche mese fa ho registrato una canzone o qualcosa di simile. Ho "sfruttato" il testo di una mia poesia (http://nicoguzzi.blogspot.com/2005/10/beata.html), un giro di 4 accordi, registrando il tutto con il programma Audacity in 2 ore e mezza usando una chitarra classica e la mia voce, anche la linea vocale l'ho inventata in quelle due ore e mezza, ho registrato le diverse tracce una sopra l'altra con un microfono che oserei definire ridicolo, è quello che a volte ti tirano dietro quando stai per varcare la soglia del negozio dove hai appena acquistato un computer, quando hai ormai un piede fuori dalla porta la commessa ti urla: "Ti sei dimenticato questo microfono!" e poi te lo scaglia addosso con violenza perché il cliente ha sempre ragione ma va trattato sia con il bastone che con la carota; così è venuto un fruscio incredibile, simile a un uragano, che poi ho tolto parzialmente con Audacity che ha però allegramente aggiunto un suono di fantasmi, mah! Il risultato è comunque apprezzabile, per lo meno artisticamente.
http://www.hostfiles.org/usr/files/50/beata.zip

Il concerto di cui vi avevo trattato nei precedenti post, è confermato per sabato sera, 17 Dicembre, vicino all'oratorio di Arceto. "Apertura cancelli" alle nove e mezza.

14 dicembre 2005

In tribunale

L'imputato: "La vita è una fregatura!"
Giudice: "Ma morire non è originale"

13 dicembre 2005

Impatto

"Cazzo! Cazzo! Porca puttana! Tutto si aggiusta, tutto, poi tutto si aggiusta, porca puttana! Ok, non è successo nulla, è un piccolo incidente, sì, sì, si aggiusta, si aggiusta, forse l'ho ucciso, cazzo, l'ho ucciso, no, no, calma, serve calma, lo ucciso forse, che cazzo ho fatto! E adesso, adesso cosa faccio, devo chiamare un'ambulanza, ma a me dopo? Cosa mi succederà? Cosa faccio? E' meglio scappare, sì, sì, assolutamente, non lo conoscevo neanche, muore tanta gente per le strade, chi potrà incolparmi se non c'è anima viva qui intorno, e se qualcuno mi ha visto? Forse non è ancora morto, no, non andavo neanche forte, no, non posso rischiare, meglio scappare, impossibile che qualcuno mi abbia visto. Via, via, via da qui.”

La macchina ripartì a razzo lasciando dietro di sé il corpo di un ragazzino steso sulla strada, forse era morto, forse no, passarono due ore e mezza prima che qualcuno passasse da lì e chiamasse i soccorsi.

10 dicembre 2005

Tanto pe' canta' perché me sento un friccico ner core

In questi ultimi week-end dell'anno invece di uscire piango, mi immedesimo bene in un riccio nascosto in un angolo, un modo come un altro per passare il tempo, quando rido lo faccio soprattutto guardandomi, incredibilmente con gli altri anche nei momenti peggiori non perdo mai la mia vena di coglione, di giullare, quale Oscar mi aspetterebbe? Il furetto d'oro esiste? Al di là delle mie turbe psichiche, dei miei stati umorali altalenanti che spesso sprofondano in mondi grigiastri e senza ossigeno, volevo rendere noto per chi si trovasse nei pressi dell'oratorio di Arceto, in provincia di Reggio Emilia, che sabato prossimo suonano i Neverending Whisper, dei quali se non ricordo male io dovrei essere il valoroso cantante, definitomi anche Conte d'Ugola, piccolo borgo medievale situato tra Camelot e il confine scozzese, che fantasia istantanea che ho! Per chi vuole ascoltare un po' di musica con gli attributi, del sano e buon metallo con spruzzatine di hardrock noi saremo lì, il concerto inizierà verso le dieci. Chi non verrà sarà punito severamente dalla legge del contrappasso di Dante. Nel frattempo vado a letto, ne ho le scatole piene della mia veglia.

P.s. Chi dovesse portare eroina, cocaina, ecstasy sarà il benvenuto visto che punto all'overdose, ovviamente tutti i fan al concerto dovranno seguirmi in questo viaggio verso altre dimensioni.

L'ora di religione

Ogni tanto mi chiedo se tutto ciò abbia senso, odoirep omitlu otseuq ni atatipac é im ehc alleb orevvad asoc acinu'l ies anitnelav, si vive e si muore, così, tra un pasto e l'altro, ci si sbatte giorno dopo giorno per studiare, per cercare un lavoro, per costruirsi un futuro ed improvvisamente tutto scompare, tutto, mi piace credere però che questa sia una vita di passaggio, spesso aggrappata con tenacia ed egoistica assuefazione alla materialità, ma materialmente cosa rimane di noi? Forse non ha alcun senso riflettere su ciò, bisogna solo vivere, come va, cercando il proprio piccolo scopo da raggiungere di volta in volta, l'alzata di spalle sembra l'unica scelta salutare che si possa compiere. Del resto neanche la maggior parte delle persone che pregano il loro Dio si pone certe questioni, le accetta così, come verità, perché è il modo migliore per mettersi il cuore in pace, meglio evitare di intravedere un qualsiasi velo di Maya, da questo punto di vista tra il credente che non ha dubbi e l'ateo non c'è alcuna differenza. Anche queste stronzate che scrivo qualcuno le leggerà e leggendo magari si chiederà come mai è lì a leggere e non in Uganda a saltare in aria su una mina, come mai? Beato chi conosce le risposte, da parte mia posso dire che sono stanco di scrivere, ho sonno. Vivo apparentemente tra continue contraddizioni, il modo migliore per farsi del male in autonomia ed in piena responsabilità.

08 dicembre 2005

Il cartello energetico

Continueranno a proporci motorizzazioni diesel in tutte le salse le case automobilistiche o finalmente si potranno compiere passi rilevanti nell'utilizzo di carburanti alternativi quali metano, idrogeno, elettricità con motori ibridi? Abbiamo bisogno della morte di altri Enrico Mattei per provare a scardinare il sistema dei cartelli delle compagnie petrolifere? per costruire poteri alternativi a quelli che ci sono da anni intorno al petrolio? Pensate che gli Stati Uniti avendo il petrolio anche sul loro territorio e quindi essendo più indipendenti dalle risorse altrui usano pochissimo i motori diesel, del resto si sono anche meno interessati al problema delle emissioni (vedi mancata firma protocollo di Kyoto), come tutti sanno infatti il gasolio è meno inquinante. L'Italia paga prezzi altissimi per l'energia elettrica e questi costi si riflettono fortemente su tutto il sistema economico, su tutte le attività. In Europa, secondo i rapporti della Commissione Europea, Cipro e l'Italia sono gli Stati dove l'energia è più costosa con i prezzi che si attestano rispettivamente a 92 e 82 euro per Mwh, per fare un confronto con le economie europee sviluppate come la nostra basta guardare i cugini d'oltralpe della Francia dove il costo è 48 euro, nel Regno Unito 46, solo la Germania si avvicina a noi con 71 euro per Mwh (comunque inferiore a noi). La Commissione Europea ha sottolineato la scarsa presenza di mercato e di concorrenza in questo settore, ha sottolineato a più riprese l'importanza di investire sulle energie alternative che non dipendano dal petrolio. La ricerca e l'innovazione devono muoversi in questa direzione e una parte dei fondi sarà utilizzata a finanziare questi progetti. Il dubbio che ci sia però un tacito accordo tra i poteri forti dell'economia e della politica è più che lecito e verosimile. L'improvviso calo di richiesta di petrolio potrebbe risultare molto destabilizzante per tutta l'economia mondiale e gli equilibri(se di equilibri si può parlare) geopolitici attuali; alcuni flussi monetari si sposterebbero o diminuirebbero significativamente; ad esempio in Medio Oriente, regione a noi molto cara, la situazione potrebbe evolversi verso orizzonti sconosciuti; un altro esempio è la Cecenia, la cui economia dipende praticamente solo dalla risorsa del petrolio e questo è probabilmente uno dei principali motivi per cui la Russia di Putin non concede l'indipendenza a questo staterello che ha perso tra morti e rifugiati la metà della popolazione in poco più di una decina d'anni. Sono convinto che anche oggi un Enrico Mattei sarebbe ucciso, continuano ad esserci troppi interessi politici, geopolitici ed economici intorno al petrolio.

Per qualche informazione in più riguardante l'Europa http://europa.eu.int/pol/ener/overview_it.htm.

Nel frattempo in Val di Susa sembra si stia aspettando che qualcuno si faccia male veramente, chissà come e quando finirà. Io pensò che andrò a manifestare prima o poi in cielo il mio smarrimento.

07 dicembre 2005

Pensieri Cheshual

Ho venti minuti per scrivere qualcosa di intelligente, aiuto! Come faccio! Ci metterei molto meno a scrivere stronzate del tipo la vita è bella, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, l'amore non è bello se non è litigarello, i soldi non fanno la felicità, la marijuana del vicino è sempre più buona e tra le altre cose il vicino la paga tutte le volte meno di voi. Cristo è morto in croce, noi tutt'al più in televisione, Italia attenta all'estrema sinistra, non abortite mai, se il problema è la crescita della popolazione mondiale non vi preoccupate, dall'alto della nostra civiltà occidentale andremo a sfoltire da qualche altra parte, prendi sti mille euro e scopa senza preservativo, in questo momento non ho mezze misure, è un periodo un po' così, senza capo ne coda, un periodo di mmmmerda(se non si calca la m il tono ha un effetto minore). Per far crescere l'economia si dovrebbe far capire ai giovani che si può rischiare, volendo essere provocatori credo che la bancarotta debba diventare un valore! Se vi troverete sul lastrico per un fallimento, se dovrete chiedere soldi a qualcuno, almeno ci avrete provato, che gusto c'è ad essere sul lastrico (magari senza preavviso e senza avere avuto la benché minima idea che ciò potesse avvenire) grazie a commercianti o chi per loro che hanno fatto il cambio lira-euro 1 a 1. Possibile che in giro non ci siano idee da sviluppare, idee in cui anche le banche vogliano investire. Le manifestazioni contro la Tav in Val di Susa, che in parte giustifico, sono sintomatiche; il futuro e le prospettive non vengono mai valutate con grande oculatezza, in Emilia Romagna ci sono cantieri dappertutto, eppure le uniche resse che si creano sono all'entrate delle discoteche e alle casse dei supermercati. Giustifico in parte le proteste perché evidentemente se delle persone manifestano con questa insistenza, nel procedimento di discussione non sono stati coinvolti a dovere le istituzioni locali e i rappresentanti dei cittadini. Da una parte credo però che le manifestazioni dovessero essere fatte prima, nel senso che se è possibile che il cittadino comune possa magari non essere a conoscenza dei progetti che riguardano la sua terra, dei tempi di approvazione, di contro le istituzioni locali dovrebbero fare in modo di rendere pubblica la propria volontà di trattazione dei diversi aspetti di una questione prima che le ruspe inizino a lavorare, se un'istituzione solleva i problemi e si fa sentire con veemenza a patti già stipulati ciò significa che è inefficiente, alla faccia della Devolution e di Bossi. Sono passati più di venti minuti, mi fermo.

06 dicembre 2005

Welcome to "Depression Show"

In questo momento chiudendo gli occhi e abbandonandomi a quell'oscurità logorante che mi angoscia negli ultimi tempi mi guardo attraverso i vetri di una finestra, sono inginocchiato a piangere sulla mia tomba, davanti agli occhi la mia immagine in bianco e nero in un portafoto ovale inchiodato nel marmo, la pioggia scroscia a diluvio, gli alberi si piegano minacciosi, la luna si è nascosta dopo essere stata violentata dal buio della notte che, irriducibilmente sadico quando niente va per il verso giusto, ha anche tentato di rapire tutti i pallidi lumini di questa città perduta e di perdenti, le piccole anime che popolano il cimitero. L'altro Me inginocchiato ora è intento ad asciugarsi le lacrime, tornerà alla quotidianità, il riallineamento alla società, mi guarda ridendo, che finga poco importa, mi fissa negli occhi, sembra volermi dire qualcosa, per questo motivo apro la finestra e nella furibonda tempesta le sue urla mi giungono comunque chiare: “Vaffanculo stronzo pusillanime!” e scappa ridendo sguaiatamente, che finga o no poco importa. Autobiografia di uno smarrimento.

05 dicembre 2005

"La libertà" di Giorgio Gaber

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Ho deciso di inserire il testo della canzone di Giorgio Gaber principalmente per un motivo, molti citano la frase la “libertà è partecipazione”, di solito sono attivisti politici, politicizzati, politicanti o piccoli demagoghi di quartiere, di internet, o di chissà quale setta ultra-impegnata, quelli che magari tendono a vedere anacronisticamente ancora il mondo rosso, o nero, o bianco, nonostante sia evidente che neanche i politici ci credano più (e che per il cenone di fine anno a Porta a Porta ci dicono, magari minuziosamente, cosa mangeranno). Il dubbio che continua ad assillarmi è il seguente: la libertà è partecipazione? Può essere, qualcuno ci crede, ma l'obbiettivo di Gaber non penso sia stato quello di costruire una massima pro-attivismo. Considerando l'autore credo che questo testo sia una perla per come riesca a prendere per i fondelli quelli che lo citano, Gaber è lo stesso che ha scritto infatti Io se fossi Dio, un inno quasi all'anti-politicizzazione, “..la politica è schifosa e fa male alla pelle..,” quindi prima di riproporre una pseudo-massima di qualcuno è meglio chiedersi, anche solo per curiosità, se è quello che pensava l'autore, o per lo meno è meglio farsi venire il dubbio; sono stati costruiti troppi miti sui falsi assunti, su verità fittizie, sui fraintendimenti, sulla superficialità. Finisco aggiungendo che, a mio parere, di certo la libertà non è un'occupazione.

03 dicembre 2005

I racconti della notte: "Fracassar d'ossa" 2

(Prima parte http://nicoguzzi.blogspot.com/2005/10/i-racconti-della-notte-fracassar-dossa.html)

Era un mese di settembre molto caldo, “Non molla ancora eh!”, diceva il vecchio Arturo quelle mattine al giornalaio da cui ormai da mezzo secolo acquistava immancabilmente “Il corriere della Sera.” E Il giornalaio spesso rispondeva: “Non si scoraggi, potrà godersi presto anche il freddo, lei ne ha passate tante dopotutto. Passerà, arrivederci.”
Quella notte, come molte nell'ultimo periodo, Francesco non riusciva a dormire, forse nella sua mente baluginavano troppi pensieri, uno su tutti, non riusciva a credere alle storie che si raccontavano in città, eppure ritornava costantemente su quella misteriosa creatura che da anni, e periodicamente, si diceva uscisse allo scoperto per cibarsi di uomini. Facciano vedere un filmato, si sa a volte la gente parte, scompare, cambia casa, residenza quartiere, ma su! Inventarsi leggende del genere! Pensava. Aveva appena finito di guardare l'ennesima replica notturna di una puntata di X-Files, uno dei suoi telefilm preferiti, lui che tanto amava quel genere cinematografico lo considerava comunque qualcosa ben al di fuori della realtà, non accettava ciò che molti suoi conoscenti andavano ripetendo “La realtà è di molto superiore a qualsiasi fantasia, rassegnati e spera di essere lontano le volte in cui si avranno drammatiche e terrificanti rivelazioni su realtà di cui non avresti mai sospettato neanche lontanamente l'esistenza. Spera di non esserci.” E in quel cumulo di pensieri ridondanti si addormentò, sul divano, con la televisione accesa che aveva ancora la stessa spinta capitalistica, lo stesso vigore e potere delle fasce giornaliere diurne, le pubblicità e le televendite si accavallavano nelle ore notturne, l'obbiettivo era conquistare anche l'ultimo consumatore, quello insonne.

01 dicembre 2005

Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio

Muovendomi tra le inevitabili e “sudate carte”, cioè studiando Storia Contemporanea ho potuto scoprire che a Reggio Emilia, per la precisione a Correggio, è stato partorito uno dei tanti spietati killer seriali che non ha nulla da invidiare alle macabre storie giunte a bizzeffe dagli Stati Uniti e dalle rappresentazioni hollywoodiane.

Il criminale a cui mi riferisco è una donna, Leonarda Cianciulli, rinominata “La saponificatrice” di Correggio, soprannome che evidentemente non lascia presagire nulla di buono. E' stata fermata fortunatamente in poco tempo, dopo aver ucciso solo tre persone, si fa per dire.

La prima a cadere nella sua rete fu una certa Faustina Setti alla quale Leonarda promise di averle trovato un marito residente a Pola purché non avesse parlato a nessuno delle novità. Prima di partire per Pola Faustina andò a salutare l’amica Leonarda che le propose di scrivere cartoline e lettere da inviare a parenti e amici una volta giunta a Pola per informarli. Era soltanto un pretesto. Leonarda Cianciulli la uccise a colpi di scure, trascinò il corpo in uno stanzino, lo sezionò in nove parti, raccogliendo il sangue in un catino. Nel suo memoriale scriverà: “gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io.”

Il nome della seconda vittima era Francesca Soavi. Leonarda le promise un lavoro nel collegio femminile di Piacenza. Leonarda doveva essere molto convincente, anche in questo caso Francesca come Faustina si recò a salutare l’amica prima di partire, era il 5 Settembre 1940. La tragedia si stava ripetendo per la seconda volta, negli stessi modi, Leonarda convinse la donna a scrivere due cartoline che avrebbe poi dovuto spedire da Correggio per annunciare ai conoscenti la partenza ma non dove sarebbe andata. Così la colpì e la uccise.

La terza e ultima vittima si chiamava Virginia Cacioppo, un'ex cantante lirica che viveva in miseria. Le fu proposto un impiego a Firenze, come segretaria di un impresario teatrale, inventato presumibilmente, non avrebbe dovuto comunque parlarne con nessuno. Virginia accettò e il 30 settembre 1940 fece visita casa di Leonarda per l'ultimo saluto.
«Finì nel pentolone, come le altre due (…); la sua carne era grassa e bianca, quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose accettabili. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce».

La sparizione di Virginia sembrò piuttosto strana per la cognata che l'aveva anche vista entrare in casa della Cianciulli. Denunciò così la scomparsa al questore di Reggio Emilia che riuscì ad identificare la “saponificatrice” raccogliendo i numerosi indizi lasciati. Nell'interrogatorio la donna confessò i tre omicidi. La condanna fu a trent'anni di carcere e tre di manicomio giudiziario. Morì nel manicomio per donne di Pozzuoli il 15 ottobre 1970, stroncata da apoplessia celebrale (ictus).

Ricostruzione tratta dal sito Museo Criminologico

30 novembre 2005

Ghiaccio su Marte

ROMA - C'è ghiaccio nel sottosuolo di Marte. Lo ha individuato a circa 700 metri di profondità il radar italiano Marsis, a bordo della sonda Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il risultato è stato annunciato oggi a Parigi, nella conferenza stampa organizzata dall'ESA e trasmessa in Italia dall'ufficio dell'ESA a Frascati, l'Esrin.

La notizia l'ho appena letta sul sito di Repubblica, al di fuori della terra è possibile la vita; ciò rende evidente che dopotutto Dio non è un'entità del tutto priva di buon senso come molti credono: chi sarebbe mai quel pazzo irresponsabile che lascerebbe l'intero universo nelle mani dei soli umani?

29 novembre 2005

Cronaca di un suicidio al tabacco

Mi accendo quest'ultima sigaretta, dopodiché la fine, mi lancerò giù, butterò come spazzatura questo involucro materiale che mi avvolge come un cadavere in decomposizione, il rumore secco delle mie ossa che impattano al suolo potranno essere sentite da qualche sfortunato passante, finché qualcuno non se ne sarà accorto “Quello che è caduto dal cielo è un uomo! E' un uomo!” No, penserò io, era un uomo ingabbiato nel suo corpo che anneriva di cancro, quel cancro che gli stava rosicchiando lentamente tutto il cervello. Continueranno ad aggiungersi persone, una calca si riunirà intorno al mio corpo bloccando il traffico, prima urlando, poi trattenendosi, portando esterrefatti le mani davanti alla bocca con espressione incredula, “L'ho visto volare giù dal tetto del palazzo! L'ho visto precipitare.” “No, signora, non è precipitato, si è lanciato.” “E' impossibile, deve essere caduto accidentalmente.”
Tra un tiro e l'altro di sigaretta mi sento sempre più leggero, sono quasi contento, non provo più disperazione, mi sono rassegnato da tempo, c'è solo il dolore fisico che mi ha accompagnato negli ultimi 8 mesi costantemente, colpi di martello hanno continuato a picchiare la mia testa ossessivamente, ho imparato ad accettare che non posso essere più sicuro di nulla riguardo al mondo che mi circonda, ad esempio quel mendicante vestito di stracci, sdentato e seduto sul marciapiede esiste o è solo nella mia mente? Sì, un po' di angoscia c'è. Tra dieci minuti la mia vita si prolungherà in altri tempi, altri spazi? Questa è l'unica paura che ho, credo di aver già dato tutto a questo mondo, se rimanessi andrei incontro solo alla mia degenerazione senza poter far nulla, senza potermi concedere più un attimo di gioia, di spensieratezza, diventerei lentamente un oggetto e il mio soggetto sarebbe imprigionato, condannato a soffrire fino alla morte, perché questa è stata la sentenza. La sigaretta è ormai finita. La mia unica speranza, fuga, salvezza è la morte, non ce la faccio più, non ho più la forza, la forza di lottare, la forza di alzarmi dal mio letto di ospedale per riaddormentarmi la sera nello stesso letto, per quale ragione? E sarà beato chi avrà accolto le sofferenze e vissuto fino alla fine, sì beato chi c'è riuscito e chi ci riuscirà, ma Dio non mi ha concesso la sua benedizione altrimenti sarei ancora in giro a fare una passeggiata con la mia fidanzata e il nostro cane, invece mi sto dissolvendo lentamente come un fantasma, l'unico sollievo è la droga che prendo per non sentire dolore, le persone che si ricordano di me sono solo quelle che mi curano e la mia famiglia che mi accompagna nel tragico e inaspettato viaggio verso...la sigaretta, non vorrai fumarti anche il filtro?! No, no, lo so, la sigaretta è finita, è solo che mi ha messo un po' di malinconia, la guardo, mai come in questi pochi istanti mi sono affezionato ad una cosa materiale, persino nella cenere trovo qualcosa di mio, pende ancora tra l'indice e il medio della mia mano destra, finalmente mi sono deciso, buttala, la buttò, scivola nell'aria senza poter aggrapparsi da nessuna parte, ma dove va! Ma che..dove vai! Il mozzicone ha preso fuoco! Sta risalendo verso l'alto! Mi ha appena sfiorato! Prosegue, prosegue verso il cielo, è luminoso! E adesso, dov'è? E' scomparso, non c'è più.
Lo stomaco mi si è chiuso! Sto cadendo, il vuoto, sto cadendo giù, il vuoto, addio.

La Moka-Sveglia

Avete visto la pubblicità della caffettiera che fa il caffè mentre voi siete ancora a letto grazie alla sveglia incorporata? Pensate, si calcola che in questo modo ci si possa svegliare tra i 2 minuti e 37 secondi e i 3 minuti e 15 dopo, un guadagno notevole ma che rapportato ai 2 minuti e 15 secondi persi la sera precedente per preparare la moca il risultato diventa piuttosto irrisorio, un guadagno di qualche secondo. Tra gli acquirenti vi è una schiera ben nutrita, soprattutto di uomini, che non avendo ancora capito a fondo il funzionamento della moca-sveglia buttano via il caffè credendo sia l'unico modo per spegnere la suoneria. Fate caso a tutta la pubblicità, la donna si sveglia, tutta pimpante ovviamente perché ha dormito ben 12 secondi in più della notte precedente, si alza da letto e nel frattempo cosa fa? Si tira via i tappi per le orecchie? Perché? Alcuni hanno ipotizzato che il motivo sia il rumore assordante della caffettiera mentre fa il caffè che porterebbe una persona a svegliarsi paradossalmente prima. Forse mi è sfuggito, i tappi li danno in regalo con la moca?
P.s. Dal punto di vista lessicale moca e moka sono intercambiabili.

27 novembre 2005

Poema epico moderno? Titolo: Haireomai Incipit

Non aver paura di me,
non dagli inferi né dal cielo
porto il mio amore, il mio odio
nessuna chiesa, nessuna serpe
incatenerà la mia anima stretta
dall'unica certezza: il dubbio.
Tra corvi sguardi torvi
volo come rapito dal male.
Tra colombe senza tombe
pregusto l'immortalità morale.
Conservo anelli e insegne di guerra
collane e bracciali di alcune puttane
ché madre terra mi allevò distratta e solo
cominciai così a cercare il pane.
E chi sarà ad impalare questa contaminazione?
Chi del tribunale speciale il carnefice?
Quale giustizia in nome di Nemesis?
Nei tuoi occhi vedo lo stesso smarrimento
della tua religione, i suoi sicari mi cercano,
è il mio tragico destino, credere in Dio
e scappare dai suoi ciechi creditori,
sono l'eresia di cui tanti hanno bisogno.
Ora splendida creatura lasciati toccare
per un solo unico istante,
meravigliosa ninfa di un paradiso disperso
nelle follie dei popoli allenati al coro
scaldati al calore della mia mano,
ciò che di più umano puoi saggiare,
permetti che il tuo volto io possa sfiorare.

- Saprò mai chi sei, da dove sei e sarai venuto?

Sono solo un uomo che fugge
in attesa di una rivelazione,
un segno che mi doni la pace.
In pegno ti lascio il mio tesoro,
la notte, che alla luna offre i misteri
arcani e brillanti della bellezza,
tra le tue vesti bianche si spoglia
e traspare, il tuo corpo ne sarà custode.
E ogni volta che la guarderai
io sarò vicino a te, a proteggerti,
fino alla discesa della fatal oscurità
quando tornerò in sella al mio unicorno
per posare le mie labbra sulle tue.
Sarà tutto finito ad illuminare il cielo.
Ma se non dovessi più tornare sarai stata
ciò per cui vale la pena lottare: l'amore.
Adesso che il tempo di raro s'indora
altro non mi resta che cavalcare
tra le ombre boscose che la luce
mi vorrà proiettare in suo onore.
Noa non so dirti quanto aspettare
ma verrà il giorno in cui farò ritorno.

26 novembre 2005

Sensus Humanitatis

Il tempio giallo ambra luccica
al calar arancio del sole
più in là il rosso della violenza
si perde nel nero oscuro della notte
per riaddormentarsi all’angelico chiarore dell’alba

Lo Studio è Aperto

Di cos'altro potrei parlare quest'ultimo sabato di novembre se non della neve che cade copiosa, come direbbe o come probabilmente ha detto nei titoli di apertura Studio Aperto:
“Italia nella morsa del gelo, da Nord a Sud tempeste di neve, di acqua si sono abbattute su tutta l'Italia. Si contano 3 feriti, dei quali uno morto per soffocamento a causa di un fiocco di neve entrato nella sua bocca per disgrazia e poi andatogli di traverso. Nel paese dove è avvenuta la tragedia, di fronte ad un babbo natale infreddolito, lo ricordano come un uomo allegro, simpatico, sempre disponibile. Come potete vedere il cadavere di Giulio è ancora steso sulla neve perché ancora non è giunto nessuno a prelevare il corpo. Sentiremo poi nel corso del telegiornale i nostri inviati per un approfondimento e per vedere comunque qualcuno che piange (che non sta mai male).”

La forma dell'informazione è fondamentale, ogni evento deve risultare eccezionale e la gente si è ormai abituata ad assistere a telegiornali di questo tipo, quasi inconsapevolmente non ne può fare più a meno.

Angelo Macchiavello, il nostro inviato, è collegato: “Sì, sono a Torino, come vedete cade la neve, il colore è quello solito, cioè il bianco, ecco vediamo i primi fiocchi posarsi sul terreno, fa freddo, pensate che alcuni studi hanno dimostrato che la neve così come la conosciamo non esiste, ma facciamo qualche domanda in giro, le piace la neve?”
“Quando ero piccolo sì, ora non più, troppi disagi!”
“Chiediamo a questi ragazzi, siete appena usciti da scuola? Avete visto quanta neve sta scendendo?”
“Veramente abbiamo fatto fuga, mamma perdonami! Comunque la neve è bella, il problema è che stasera rischiamo di rimanere in casa e avevamo programmato tutta la serata e la notte, cena, discoteca e colazione, ieri abbiamo anche comprato alcol e fumo, mamma perdonami!”
“Dovrete rimandare allora? E'un peccato, che tipo di erba fumate?”
“Di solito quelle importate dall'Olanda”
“Dicono che la migliore sia quella afghana lo sapete?”
Macchiavello t'interrompo, dobbiamo riprendere il collegamento, parleremo del rapporto tra i giovani e la droga nell'approfondimento di Lucignolo che andrà in onda questa sera. Non perdetevelo.

Forse Studio Aperto è un bersaglio fin troppo facile da colpire.

25 novembre 2005

"Cento colpi di pettine" di Nico G

L'Italia è divisa tra chi scopa troppo e chi poco, in termini culturali l'esempio più lampante è Melissa P che per inseguire le sue insaziabili voglie d'amore si è donata con tutto il suo corpo a mezzo Sud Italia, si calcola infatti che la metà degli acquirenti delle oltre due milioni di copie vendute del libro “Cento colpi di spazzola” siano stati amanti di Melissa P, nonostante quella che in molti definirebbero la sua tenera età. Rimaniamo in attesa che si lasci con il suo attuale compagno e venga a dispensare un po' delle sue abilità al Nord, perché fare discriminazione? Del resto potrebbe aumentare la schiera dei lettori. Il sesso attira, non c'è nulla da fare, per questo consiglio ai grandi studiosi, agli economisti, ai politologi di affiancare nei loro scritti e nelle loro riflessioni qualcosa che riguardi la sfera erotico-sessuale, ad esempio “L'adesione all'euro, l'inflazione e l'aumento della disfunzione erettile,” “L'allargamento ad Est dell'Ue e l'inchiappettamento ad Ovest degli immigrati,” “Ciampi, l'amor di patria e l'amor di Lesbia,” “I prodotti cinesi e il Kamasutra,” “Titolo: Il caso Nestle. Sottotitolo: succhiare il latte dalle tette della mamma risulta ancora il metodo più sicuro e piacevole per il succhiante, anche se non sempre attuabile,” “L'esportazione della democrazia in Medio Oriente: meglio a gambe aperte o a chieppe divarichete? (come direbbe Lino Banfi),” “Il sexy gate di Clinton e la possibile soluzione della masturbazione nei casi più gravi,” alcuni titoli per le riflessioni sociologiche potrebbero essere “Vespa: sono i nei o i soldi che attraggono gli ospiti?” “Celentano e il calo di fusioni amorose il giovedì sera,” “Ru48 e aviara, problemi moderni che riguardano le donne ma anche tutti gli uccelli di riflesso.”
Il mio consiglio materialista è concedetevi al prossimo come la natura ha voluto, non tanto con mente e cuore, ma soprattutto con corpo! Ok dopo queste bassezze morali ed ironiche mi fermo, non vorrei che qualcuno mi scomunicasse per qualche fraintendimento.

23 novembre 2005

Jack Justice 1

Il bene o il male erano ormai categorie morali passate di moda per Jack Justice, detto anche l'angelo nero delle 6 corde.
Alle soglie dei festeggiamenti per il primo centenario da aggiungere a quel duemila dopo Cristo la maggior parte della popolazione che viveva nelle periferie era intenta a trovare il modo migliore per sopravvivere, le città erano casseforti tecnologiche in cui le emozioni venivano isolate, i contatti e gli scambi tra le persone erano rari. La diffidenza e la paura avevano dato vita al peggior mutamento della società, ognuno viveva solo all'interno del ristretto nucleo familiare che il governo aveva affidato ad ogni cittadino affinché non ci fosse quella definitiva dispersione dell'identità che aveva sempre vinto e dominato fino ad allora nella storia dell'uomo. La vita dei poveri era paradossalmente quella che somigliava di più a un'esperienza umana vera e completa, in città tutto era diventato virtuale, non metaforicamente, la Xbox 100 era riuscita a ricreare le sensazioni tattili, insieme ai giochi venivano distribuite anche caramelle, pastiglie, farmaci, per predisporre la mente a ricevere correttamente tutti gli stimoli che provenivano dalle varie console e dai vari "parallel universes".
Jack Justice conduceva la sua vita al di fuori delle aggregazioni di schiavi delle periferie, quelli che facevano i lavori sporchi di cui nessuno poteva però fare ancora a meno; altrettanto distante dal suo modo di vivere l'idea di farsi costruire ad hoc dal governo un felice futuro di fantasia, sogni e sicurezza come quello della città. Ne avrebbe avuto la possibilità visto che i suoi genitori erano stati entrambi valorosi ufficiali delle forze armate che avevano condotto alla vittoria la patria contro il nemico cinese. Ma se ne andò da casa quando aveva 17 anni, appena si era reso conto che il suo futuro era già stato pianificato.
“Ciao Jack. Dove sei stato? Hai visto la televisione cosa diceva?”
Jack levandosi il lungo cappotto nero di pelle rispose: “Non ti ricordi che ho smesso di guardare la televisione da quando sono andato via da casa, non dovresti guardarla neanche tu. La realtà che descrivono non ti appartiene, dovresti vedere le mie collezioni di reportage, documentari e inchieste riguardanti la televisione che tanto ami. Non ti è mai venuto il dubbio che altri controllino la tua vita? Che quando scegli stai invece solo riproducendo una scelta approvata a tavolino prima che tu abbia scartato le varie alternative? Sì, l'alternativa, lo sai, è una fottuta utopia in questo mondo, la gente qui sta nella propria stanzetta traballante, sola, a piangere e quando esce dal guscio si preoccupa solo di farsi ammaliare dal sorriso più splendente e convincente, come se ciò fosse quello di cui ha veramente bisogno.”

Into

22 novembre 2005

Inno alla cocaina 4

Parte precendente http://nicoguzzi.blogspot.com/2005/10/inno-alla-cocaina-3.html

Nella mente i tuoi occhi azzurri anneriscono come le peggiori angoscie del mio essere, i tuoi sorrisi piangono dentro di me, non riesco a tirare fuori dal cilindro conigli bianchi, solo pistole, bang, bang, per sparare alle tue scontate rivelazioni che ora che non ci sei non lasciano spazio al mio conseguente sentirmi inutile, la tua semplicità, la tua discrezione, il mio cuore rallenta, appesantito dalla fatica di dover scalare la montagna della sofferenza, il trucco sta nell'allenarsi alla stupidità e alla superficialità, me la sono sempre cavata nella quotidianità ma non nell'eccezionalità di questa situazione. Intanto sono steso al centro di un cerchio in un campo di grano frutto di un ignoto artista di passaggio, guardo il cielo con gli occhiali da sole marchiati Armani e con il bocchino tra le labbra a tenere la sigaretta ormai finita, avrei bisogno di una striscia di coca, mi chiedo dov'è il Dio tanto premuroso? Dov'è quello giustiziere? In poche parole dov'è Dio? Dopotutto non ho mai avuto bisogno di lui e lui non credo abbia bisogno di me, è come guardare la realtà da una prospettiva volutamente rovesciata, oggi infatti ho visto i fiori più colorati andare a fuoco e ho apprezzato la pena, il male, come sadistico amore per il dolore, il piacere dell'anima. Forse è voglia di vendetta contro qualcosa, ma che cosa? In realtà dovrei vendicarmi di me stesso. Il senso di una morale remissiva non deve essere quello di scagliare pietre ma quello di riceverle ed io sentendomi male sto bene. E pensare che essere criminali è un modo per raggiungere uno status symbol, è per questo che le sirene della polizia suonano quasi solo per drogati, cannati, spacciatori, borseggiatori, truffatori arrangiati, disoccupati in cerca di vie secondarie al successo. Signori della giuria sono colpevole. Me ne sto qui, un criminale con la nostalgia per un amore già sfumato, il mio scheletro solo sfiorato, con la schiena ben posata sull'erba verde ma non c'è rifugio per un cuore in pena. Squilla il cellulare, squilla, non rispondo, non voglio parlare, non saprei cosa dire.

L'uomo di successo non esiste

Potrei essere un grande scrittore, un grande musicista, un grande cantante, un grande filosofo, un grande artista in senso lato, potrei vincere qualsiasi concorso di prosa, di poesia, potrei guadagnarmi il premio “Miglior articolo dell'anno”...tutto dipenderebbe da una condizione necessaria, che io sia l'unico componente di ogni giuria!

Ancora i comunisti?!

Attenti al pericolo comunista! Mi raccomando, la democrazia in Italia è in pericolo, vogliono instaurare un regime! Berlusconi come sempre agita gli spauracchi del XX secolo (www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/11_Novembre/21/berlusconi.shtml):
“Oggi in Italia ci sono due modi di essere comunisti. Il primo è quello palese, quello di Rifondazione comunista, che però è il meno pericoloso. La gente li conosce bene e non si lascia ingannare dalle loro parole. C'è poi un altro modo, più pericoloso, che è quello di non dichiararlo. Quello che occulta le centinaia di migliaia di vittime fatte dalla dittatura comunista. Quello di farsi passare per liberali e socialdemocratici. E mentendo su quello che sono i metodi di lotta tipici dei comunisti. Quelli che usano la magistratura per eliminare gli oppositori. Quelli che considerano gli avversari come nemici da guardare con odio”. “Ci considerano ottusi, volgari, profittatori. Per loro - ha detto ancora Berlusconi raccogliendo applausi a man bassa - siamo il peggio del paese. Questo denuncia in modo inequivocabile il loro illiberalismo. Noi invece dobbiamo vantarci e andare orgogliosi per quello che abbiamo fatto nel paese e per aver ridato credibilità internazionale all'Italia.”
E davanti ai miei occhi vedo uno splendido triumvirato con Bertinotti, il tiranno Prodi, Rutelli The punisher affacciati insieme a una finestra a dire: “Italiani, finalmente abbiamo trovato la quarta via al comunismo, condanneremo Berlusconi ad essere l'uomo più ricco dell'universo, a possedere qualsiasi cosa in Italia, dopodiché spartiremo in parti uguali tutti i suoi beni materiali ed immateriali accumulati e li daremo a voi, popolo italiano. Lo manderemo poi in soggiorno forzato a Cuba obbligandolo a guardare dalla mattina alla sera tutte le trasmissioni di Maria De Filippi e Studio Aperto con gli approfondimenti quali Lucignolo, dirette e repliche, ininterrottamente. Il presidente del Milan ovviamente diventerebbe Alfonso Pecoraro Scanio."
E' magnifico anche il passaggio “Non abbiamo mai rubato...” Ogni tanto si dimentica quanto gli italiani la sappiano lunga sulla classe politica italiana, mi domando chi può credere ad affermazioni di questo genere, sia che provengano da sinistra che da destra.
Trattando il tema dell'introduzione dell'euro e della fissazione di un tasso di cambio sfavorevole per l'Italia ha aggiunto: “Se ci fossimo stati noi - ha aggiunto il premier - non avremmo avuto le famiglie che non arrivano alla quarta settimana del mese.” Così sappiamo che ci sono le famiglie che non arrivano alla quarta settimana del mese e in più che cinque anni di governo non sono serviti a nulla per migliorare la situazione.

21 novembre 2005

Neverending Whisper

Possibile scaletta dei Neverending Whisper?

1 Breaking the law - Judas Priest
2 Aces High - Iron Maiden
3 I want out - Helloween
4 Paranoid - Black Sabbath
5 Future world - Helloween
6 Fade to black - Metallica
7 Master of puppets - Metallica
8 Forever - Stratovarius
9 Visions - Stratovarius
10 Hail and kill - Manowar
11 Afraid to shoot strangers - Iron Maiden
12 Eagle fly free - Helloween
13 Battle hymns - Manowar

Ore 18

Ripropongo qui il celebre discorso di Mussolini tenuto il 10 Giugno 1940 alle ore 18, dal balcone di Palazzo Venezia, sull'entrata in guerra da parte dell'Italia:

“Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'impero e del Regno di Albania! Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e della Francia [...] L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai! La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo. Popolo italiano! Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!”

Nel frattempo immagino la telecronaca di Galeazzi che commenta con entusiasmo questa premessa dell'avventura bellica italiana, "vai Italia! Grande Italia! (Forza Italia non posso dirlo visto che qualcuno c'ha levato la gioia di urlarlo senza essere schierato politicamente) Superlativo esercito! La divisa è quella inconfondibile dei nostri soldati! Andiamo a vincere! Dai Italia che ce la facciamo! Dai combattenti di terra, di mare e dell'aria!"
Dopo l'attacco alla Grecia Galeazzi cambierebbe tono e diventerebbe sempre più abbattuto sempre più consapevole dei disastri e delle tragedie che si succederanno e di cui tutti oggi ne sono più o meno a conoscenza.

20 novembre 2005

Tabù

Stavo soffermandomi sul concetto di tabù, su cosa la maggioranza degli individui, con la nostra stessa cultura, accetta e cosa invece rifiuta categoricamente. Cosa è rimasto di proibito, di sacro? Quali sono gli atteggiamenti, i pensieri che possono essere dipinti come perversi? Il discorso diventa molto interessante se si tratta argomenti legati al sesso, dove i tabù hanno sempre regnato. Credo che man mano che le persone compiano un processo di scissione tra la religione (il sacro, la tradizione) e il sesso (come piacere materiale), tolgano cioè al sesso la componente magica che può dare un amore intenso, allora tutti i tabù crollano e ciò che frena o spinge una persona a fare una cosa piuttosto che un'altra è solo il piacere e i gusti personali (orale, anale, manette e frustini, parchi, cinema, chi più ne ha più ne metta, non sono quasi mai rifiutati a priori, come sacrileghi). Perversione è tutto ciò che un uomo non riesce a concepire mentalmente, la soglia si è molto spostata grazie al “progresso moderno”, io non trovo grandi differenze tra perversione e fantasia per quanto riguarda i temi della sfera erotica. La fantasia può farti divertire, come dicono in molti dare un po' di pepe alla vita di coppia, può farti estraniare dalla vita quotidiana di coppia, può farti eccitare come non mai; io sono un convinto sostenitore della fantasia, della creatività (in tutti i campi peraltro) anche se sono altrettanto convinto che l'amore sia però su un piano più alto dell'esistenza e dell'esperienza umana.
La conclusione a cui sono giunto è che probabilmente le tabù sono delle ottime caramelle per profumare l'alito.

Un credente

La terra in silenzio giace su stessa,
stesa sul suo letto
come lo specchio di un fatuo iconoclasta
che del tetto non riflette più le stelle
un pallido eremita assopito in televisione
“Solo la fede non sia fregio di festa
ma speranza di vita, voglia di festa”

19 novembre 2005

Constatazione amichevole

Ieri mi sono accorto che per qualche oscura ragione astrale se per caso mi capita di vedere una puntata di un telefilm che solitamente non guardo, la riflessione che mi tocca fare è sempre la stessa: “Non guardo quasi mai questo cazzo di telefilm ma quando lo faccio becco sempre la stessa puntata, è da piegarsi amaramente in due dalle risate!”
Ah se questi muri potessero parlare quante cose che direbbero, quanti vai, dormi, stai zitto, finiscila! Hai rotto! BASTA! Senza parlare poi di quelli portanti che dovrebbero convincere gli altri muri a star su anche quando in casa ci sono io, probabilmente non mi hanno mai sopportato più di tanto. Pensate che una volta il tetto ha cercato di andarsene svolazzando impacciato qua e là sul paese finché non sono riuscito a riprenderlo con una corda come facevano nel vecchio west per catturare i cavalli, purtroppo nel volo ha perso qualche tegola e con mia grande disperazione anche l'antenna per la televisione, ma non gliene faccio una colpa, ognuno rivendica sempre la libertà che crede sia giusto avere, il tetto ha cercato solo i suoi 15 minuti di libertà(come affermava Andy Warhol, anche se al posto di libertà la parola usata era notorietà).
Ora non può più scappare, l'ho legato al resto della casa.

17 novembre 2005

La depressione è con voi e dentro di voi

In un'intervista che avevo scovato molto tempo fa su internet Marylin Manson aveva dichiarato che psichiatri e psicologi non prendono in cura artisti perché potrebbero bloccare il loro processo creativo. Se questo fosse vero ed io credo non sia frutto di fantasia allora ciò significa che la depressione non è una malattia da curare ma un male da condividere affinché chi ne soffre possa superarla, se bisogna prendere antidepressivi per sentirsi meglio tanto vale drogarsi, almeno in questo modo si può dire di aver provato tutto nella vita, poi se ci aggiungiamo Freud diventa tutto così interessante eppure quando ci si trasforma in paziente, agli occhi della società rischi di essere inquadrato come il diverso, come il caso umano che tanto piace alla televisione e di riflesso alla società in cerca di capri espiatori per rendere meno evidente la follia che in realtà regna in molte delle sue manifestazioni quotidiane, si dimentica facilmente che anche il più pazzo di questo mondo è frutto di questa terra, nessun uomo dovrebbe avere la possibilità di dichiarare un'altra persona pazza. Quello che volevo sottolineare è che psicologia e psichiatria si basano su teorie, non mi interessa schierarmi con chi dice che fanno parte del sapere scientifico o con chi le considera semplicemente arte di allenati traghettatori di anime perse. Posto che il cervello di una persona non abbia malformazioni o per qualche motivo non “funzioni”come dovrebbe funzionare, credo che tra un ottimo ascoltatore che non abbia la pretesa di giudicarti e non ti metta fretta, ti faccia sfogare e sia affetto da empatia cronica (la mia malattia) e uno psicologo-psichiatra non ci sia differenza, scegliere di rivolgersi a uno specialista laureato in queste materie significa rendersi conto di essere solo, di non avere una persona in famiglia o tra gli amici a cui si possono rivelare le proprie pene, angoscie, fobie, forse anche per questo i rapporti medico-paziente spesso si prolungano negli anni, del resto gli stessi psicologi dicono che il paziente deve fidarsi di loro e dunque di chi si deve avere fiducia per definizione? Di un amico o di chi ti è stato accanto in molti momenti della tua vita. Il medico assume il ruolo di confessore. Quello che mi lascia perplesso è che se per le altre scienze, quelle canoniche(fisica, chirurgia, matematica ecc..), le teorie non incidono direttamente sullo stato psichico, emotivo, sulla coscienza della persona, in psicologia è esattamente ciò che avviene. Comunque nulla è così definito e chiaro, l'unica cosa che non riesco ad accettare è l'uso dei farmaci per la cura dei pazienti.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 121 milioni le persone affette, con gravità diversa, dalla depressione. In termini di anni vissuti da ammalato (Years Lived with Disability o YLD) è la malattia numero uno al mondo e nella classifica delle malattie che più accorciano la vita viene al 4° posto. Il suo peso, però, è destinato ad aumentare: per il 2020 si stima che salirà al 2° posto considerando tutta la popolazione mondiale (da un articolo di Maurizio Imperiali). Visto questi dati il consiglio alle nuove generazioni è quello di intraprendere una carriera legata alla psichiatria-psicologia o alla ricerca nel campo della farmacologia psicoterapeutica. Nel frattempo mi immagino un bambino in Uganda che va a bere l'acqua di un ruscello inquinato da qualche virus, con la pancia gonfia della fame, probabilmente è depresso o comunque entro il 2020 dovrebbe diventarlo.
State attenti, la depressione è alle porte per ognuno di voi, ed in più ce n'è una adatta ad ognuno di voi, non dimenticatelo, il medico non si scorda di voi! Guardati dentro e vedrai che in fondo in fondo un po' depresso lo sei anche tu.

Per quanto mi riguarda penso che potrei essere un ottimo paziente.

Goodnight Valentine 1

"Sì, una settimana caldissima, non lo dica a me, sono tutto il giorno qui, sto fuori sotto l'ombrellone, faccio avanti e indietro ogni volta che arriva qualcuno. Beati quelli che stanno in ufficio con il loro climatizzatore, la loro poltrona, e alcuni di loro hanno pure il coraggio di lamentarsi! Scusi, quanto le metto?"
"30 dollari grazie."
Sarah si pentì di aver fatto commenti sulla situazione metereologica e così cercò di tagliare corto la conversazione: "del resto siamo in estate, è normale."
"Sì, è estate ma è una delle più calde degli ultimi cinquant'anni, la temperatura non scende da due settimane sotto i 30 gradi e mi creda, è da una vita che lavoro all'aria aperta, non ho mai sofferto come quest'anno."
Sarah non replicò. Sbuffava per la calura in piedi appoggiata alla sua vecchia Ford bianca, intenta ad asciugarsi il sudore con un fazzoletto passandoselo sul viso e sul collo.
Era stato un venerdì molto stressante al lavoro e tra una pratica e l'altra aveva deciso che avrebbe passato il week-end a Las Vegas. Assolti gli ultimi compiti in ufficio era tornata a casa, aveva messo qualche vestito dentro una piccola valigia e dopo una rinfrescante doccia si era infilata un paio di jeans attillati e un top bianco; finalmente pronta era partita senza perdere tempo.
"Questo è il suo resto." L'anziano signore porse le banconote.
Sarah ringraziò, si rimise alla guida, almeno è quello che tentò di fare, quando girò la chiave nel cruscotto non accadde nulla, riprovò, ancora nulla, aspettò qualche istante ma il motore non dava alcun segnale di vita.
"Ha dei problemi?"
"Sì, non si accende la macchina, non è mai successo."
"Non sono un esperto e purtroppo oggi sono solo qui, forse è la batteria, metta in folle e mi aiuti a spostare la macchina più avanti."
Quello che era sembrato il solito noioso vecchietto che lavorava solo perché non riusciva a farne a meno si dimostrò invece un uomo molto deciso e attivo, ringiovanito di una ventina d'anni almeno; forse voleva essere cortese, o meglio ancora far colpo su quella donna che in tutta la sua semplicità esprimeva una bellezza quasi adolescenziale, era una bionda atipica, meno sofisticata e forse per questo gli appariva più affascinante.
"Ora tiri la leva del cofano, dovrebbe essere sotto lo sterzo."
"L'ho trovata."
"Ok ed ora vediamo un po', ma, per quanto ne so io non credo ci siano danni meccanici o al motore, non vedo niente di bruciato, bisognerebbe provare a farla partire attaccandola alla batteria di un'altra macchina."
"Perché non ci prova?"
"Beh, per adesso abbiamo solo i cavi, io vengo qui in bici, non c'è neanche un'autovettura a portata di mano, dovremo aspettare un altro cliente e chiedergli se gentilmente ci dà il suo aiuto."
"Ma come si fa, che giornata del cavolo!"
"Stia calma, non si preoccupi, non dovrà aspettare molto, venga con me a prendere un po'di the alla menta, le piace?"
"Sì, grazie, ho molta sete."
Si diressero entrambi verso l'ombrellone, si sedettero all'ombra intorno a un tavolino sorseggiando e gustandosi la bevanda alla menta che era incredibilmente ghiacciata.
"Questo thermos funziona veramente bene, vero? Riesce a mantenere fresco tutta la giornata quello che gli metto dentro. Pensi che l'ha comprato mia moglie più di quindici anni fa. Ah, mi scusi, dimenticavo di dirle il mio nome, piacere, mi chiamo Ted."
"Piacere, Sarah. Questo the era proprio quello di cui avevo bisogno."
"Non mi capita tutti i giorni di avere a che fare con una bella donna come lei, poi ormai ho una certa età." Eppure il suo sguardo pareva quello di un ventenne innamorato.
"La ringrazio, è molto gentile, così però mi fa arrossire."
"Lo dico sul serio. Ne vedo passare tante di donne."
Sarah intanto pensava a quanto era stato sfortunato il suo destino quel giorno, fin da quando si era svegliata, senza sveglia visto che quella mattina per qualche oscuro motivo non suonò, era stata condannata così ad un ritardo al lavoro di un'ora e mezza e alle conseguenti velenose accuse del suo capo: "sei la solita distratta! Non ti puoi permettere di venire quando vuoi! Abbiamo delle regole e le devi rispettare anche tu! L'ho sempre detto che sarebbe stato meglio assumere qualcun altro, ringrazia tuo zio, se fosse stato per me non ti saresti mai seduta su una poltrona di questo studio legale, neanche da cliente ti avrei accettato!" Sarah se n'era stata in silenzio a sorbirsi la ramanzina, con distacco, sapeva che il suo lavoro era più che apprezzato dagli altri impiegati e avvocati dello studio, ma il suo capo ogni volta ne aveva occasione cercava di sfogarsi su di lei (Chissà perché poi? Sarah rifletteva) che ormai però, abituata, non ci faceva più caso.
Quel tardo pomeriggio, dopo il rifornimento avrebbe dovuto aver già ripreso l'autostrada ed invece se ne stava seduta lì come in villeggiatura con un improbabile ammiratore che cercava di corteggiarla. Non vedeva l'ora che arrivasse qualcuno in quella stazione di servizio.
Due automobili transitarono su quella strada una dopo l'altra a pochi metri di distanza, purtroppo entrambe proseguirono senza fermarsi.
Non è possibile! Pensò Sarah. Così a fatica tentò di tener su una conversazione sperando che il tempo non la tradisse.

16 novembre 2005

Pubblicità. 1°Regola. Sorridere.

Non ho molto da scrivere al momento, però conoscendomi so anche che quando inizio a mettere una parola dietro l'altra senza essere interrotto riesco a cavare fuori qualche castagna dal buco. Chissà qual'è il buco. Sfrattati venite a Silvio! Ho un piano che in cinque anni potrebbe permettervi di avere una casa. Evviva l'edilizia! In Italia un mattone con un po' di calcestruzzo tira tanto quanto almeno un pelo di f—a e un perizoma, non voglio essere volgare però è certamente così. Celentano, su Celentano non aggiungo nulla a quello che migliaia di esperti, studiosi di comunicazione, sondaggisti, politici, leoni, conigli, mangiafuoco e giullari hanno già detto. Putroppo devo momentaneamente fermarmi, da piccola mente quale sono ho esigenza di fare cassa.

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1-900-976-Juice. Il futuro, il futuro è con voi! Abbiamo un vincitore! Abbiamo un vincitore! Abbiamo un vincitore! Puoi essere tu il prossimo! Vuoi essere tu il prossimo? In 30 giorni la tua vita di anonimato di periferia si trasformerà in vita di successo, di riconoscimenti, sarai quello che avresti voluto essere. I tuoi sogni diventano i nostri sogni e i nostri sogni non sono rimasti mai nel cassetto, affidati a noi e faremo di te un vincitore che trionfa davanti agli occhi di tutti quelli che hanno riso di te, ti hanno sempre disprezzato, dimenticato. Sorridi, non sei solo, non sarai più un perdente, il futuro è con te. 1-900-976-Juice. Unisciti a noi. (Ispirato al terrificante film “Requiem for a dream”, che consiglio). Fine Spot.

Ho visto il film “L'odio” di Mathieu Kassovitz, che è ritornato a galla visto che ciò che racconta è esattamente quello che sta accadendo in questi giorni nelle banlieu, le periferie parigine. Sinceramente non mi è piaciuto granché, al di là del giudizio quello che mi ha stupito è che dieci anni fa è uscito questo film che immaginando in parte e riprendendo azioni e scene di guerrilla del passato, ricostruisce ciò che avviene oggi a Parigi, evidentemente non sono stati fatti molto passi in avanti dalla società e dalla politica per evitare eventi come quelli che si sono verificati e si stanno ancora verificando quotidianamente. L'odio porta facilmente odio. Saranno almeno contente le concessionarie e le case automobilistiche visto che in molti dovranno ricomprare la macchina. Sarebbe anche interessante sapere in quanti avevano e hanno sottoscritto polizze assicurative contro incendio e atti vandalici.

12 novembre 2005

Le rivolte di Ha-Satan

La paura di morire c'era, eppure c'era anche la voglia di morire, di non far scoprire agli occhi della donna che amava quello che in realtà lui era; non voleva più mettersi in gioco, non voleva più deludere nessuno, un sentimento costante di inadeguatezza accompagnava i suoi giorni; lo sguardo sempre più assente ogni nuova mattina, di fronte la stessa tazza di caffè latte, non inzuppava più i biscotti che tanto gli piacevano, non li mangiava neppure, rimanevano lì, sul tavolo, abbandonati, a volte si bagnavano con le sue lacrime che scendevano improvvise, la televisione l'accendeva ma spesso toglieva l'audio, guardava le immagini con distacco e in realtà non vedeva nulla, guerra, bombe, film porno, i classici, erano solo immagini, nient'altro. Un vuoto soffocante stava corrodendo la sua anima lentamente, le emozioni che sentiva gli facevano provare vergogna di fronte alla gente, ma soprattutto a lei, la donna che credeva profondamente in lui e che forse ci avrebbe creduto tutta la vita perché entrambi si amavano, ma tutto questo non bastava. Le strade si erano chiuse una dopo l'altra, quali alternative? Quali sogni avrebbero alimentato la sua esistenza? Non accettava essere quello che era sempre stato fino ad allora e per questo da un lato odiava anche la sua donna che apprezzava l'uomo che aveva conosciuto e che era rimasto tale; ma non aveva voluto essere così, lo era diventato per forza di cose, la realtà esterna non somigliava neppure lontanamente a quello che lui avrebbe voluto che fosse. Vivere in quel modo gli appariva una farsa, una recita neanche tanto ben recitata, soprattutto negli ultimi tempi quando i giudizi su stesso e sulla sua vita tendevano alla negatività più profonda e nera. Non riusciva ad accettare se stesso per ciò che rappresentava. Tic, tac, tic, tac. L'orologio sulla televisione se ne stava quasi divertito a fissarlo e a tormentarlo. Tic, tac, tic, tac. Non sarebbe durato ancora molto in quella condizione. Tic, tac, tic , tac. Ma lo spettacolo sarebbe iniziato, non esattamente come aveva pensato e sperato, ma quella che ancora non gli appariva come alternativa stava lemme lemme scatenandosi dentro la sua mente, come il male migliore che gli sarebbe potuto capitare, come la sua ancora di salvezza. Da Jackson a King “Ogni svolta porta dritta in un vicolo buio.” Una canzone di chiesa balenava tra i suoi pensieri, la canticchiava distratto quasi venisse fuori dalla sua bocca senza il suo permesso, il motivo era quello ma le parole cambiavano, “Odiatevi l'un l'altro come io ho odiato voi,” con un filo sottile di voce la ripeteva spesso, se ne accorgeva solo dopo che ciò avveniva, come se perdesse momentaneamente il controllo di sé. Lo spettacolo sarebbe cominciato qualche giorno dopo, il giorno del signore, una domenica.

09 novembre 2005

Considerare il futuro

"Lo spirito delle cose morte risorge sulla terra e sulle acque, e il suo alito presagisce il male” questo dovrebbe aver scritto Zygmunt Bauman in Vite di scarto, non ne sono sicuro però visto che non ho il libro tra le mani; potrebbe sembrare un messaggio apocalittico, un discorso sulle cose ultime della vita umana, escatologico, del tutto assimilabile all'aquila della Bibbia che volava alta nel cielo e gridava a gran voce: "Guai, guai, guai agli abitanti della terra al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare!" (Apocalisse, cap.8,versetto 33).

Ovviamente quello che scrive il sociologo Bauman va valutato per ciò che è, cioè studi e riflessioni sul mondo contemporaneo, dunque non bisogna inquadrarlo come una descrizione pessimista della realtà, bensì come un'autorevole e interessante fonte di riflessione; chi definisce un punto di vista ottimista o pessimista senza approfondire quel tema è cieco, io ho sempre creduto che giudicare, per lo meno nelle prime battute, è il miglior modo per fare del male a se stessi e al mondo; ma se in questa società la velocità è potere (Bauman) beh allora giudicare e in fretta significa sentirsi forti, arrivare prima, non mettersi in discussione ma eventualmente mettere gli altri, non farsi troppe domande sul futuro, perché in realtà quasi nessuno pensa mai a un tempo oltre la propria esistenza, ci penseranno i nostri figli, eppure quello che facciamo oggi, le scelte, i percorsi che prendiamo influiranno profondamente sul futuro.

Così nella Bibbia e soprattutto nella parte dell'Apocalisse il problema non sta nel comprendere quando il mondo potrebbe collassare su se stesso e nei suoi errori, l'anno, il giorno ecc..come hanno fatto in molti con le profezie di Michel de Notredame (in arte Nostradamus), mi sembra abbastanza impossibile che la Terra esisterà fino alla notte dei tempi, esisterà forse in altre forme, in altri universi, chi ha più immaginazione può diventare un grande artista, regista, scrittore ecc.., che siano plausibili le previsioni e le congetture di questo o di quello nessuno mai in terra forse riuscirà a verificarlo empiricamente, teoricamente tutto è possibile e credo che sia fondamentale sottolineare lo scompiglio culturale, scientifico, sociale e religioso che ha gettato Einstein con la sua teoria della relatività, non è stato ancora metabolizzato dalla società, dagli individui che vorrebbero una sicurezza sempre maggiore e che dunque a volte cerca di coprirsi dietro dogmi, dietro identità passate (è normale che ciò avvenga perché il mondo globalizzato tende a levigare le differenze, così in molti credono che si possa vivere un roseo futuro barricandosi dentro la propria cittadella, tuttalpiù si può prevedere un roseo presente in questo modo, in realtà come dimostrano le violenze di questi giorni a Parigi barricarsi non ha quasi più senso per molti, perché quello contro cui ci si dovrebbe difendere è già dentro la nostra cittadella), a volte ci si copre dietro il riempire giorno per giorno ogni singolo istante dell'esistenza quotidiana (il consumismo sfrenato e il processo di purificazione del sostituire il vecchio con il nuovo, eppure niente si crea e niente si distrugge, questo i fisici ci hanno insegnato, allora il vecchio continuerà ad esistere, nell'ambiente ma anche nelle persone che l'hanno escluso per sostituirlo, nel vecchio non bisogna dimenticare tristemente che ci sono anche gli uomini, quelli esclusi dalla modernità), siamo troppo spesso focalizzati e sintonizzati sul presente scandito da ogni nuovo evento che i giornali e i telegiornali considerano più adatti per un pubblico più vasto, viviamo con gli occhi del telespettatore le tragedie del mondo, quelle che qualcuno ha scelto di raccontare, di far vedere con telecamere, una dopo l'altra, a volte mi sembra ci sia un gusto perverso nel vedere persone star male, piangere, morire ecc..prescindendo comunque da giudizi morali credo che oltre l'informazione sia importante la discussione delle informazioni, questo è un principio democratico, ma più che democratico, umano in senso lato, infatti ci sono diversi modi per distorcere la realtà, un caso estremo è descrivere la realtà in solo modo, da un solo punto di vista, nell'altro caso estremo vi è descrivere la realtà da ogni possibile punto di vista senza dare possibilità di comprenderne neanche uno, perché c'è poco tempo o per lo meno non devi avere il tempo di stare a chiederti troppe cose.

Siamo in un universo del quale probabilmente non capiremo mai abbastanza, ciò che non si comprende diventa fede, questo è la fede, non si può spiegare anche se sembra che io lo stia facendo. L'Apocalisse, la fine del mondo, non devono avere un senso tragico e drammatico, bensì vanno considerate come un monito, un “ricordarci” che non si vive di solo presente, ma soprattutto non si vivrà a lungo di solo presente.
Queste riflessioni sono venute giù una dietro l'altra per questo non sarà forse chiarissimo quello che ho scritto, mi pare comunque degno di attenzione.

07 novembre 2005

"Questo ragazzo è affetto da personalità multipla"

Sono il pussy, pussy,
possibilità
di godere, domare
la fragilità
che ognuno di noi ha

Sono lava incandescente
lava lava io la lavatrice
del bucato e di chi
continua a bucarsi
sono a golf il Green

Saputo della mia partenza
mi sono fermato
a metà della mia stanza
ero io che partivo
o io che mi fermavo?

Sono appena arrivato
ciao come stai?
Bene, ma sono strabico
come Rembrandt
lasciami solo a dipingere

Ho cercato con la mente
di inghiottire le valli di Comacchio
per farle tutte mie dentro un secchio
Loro si dicono.”Questo è matto”
aggiungendo:”Per favore si guardi allo specchio”

Questo ragazzo è affetto
un difetto di personalità
ludicità multipla
Serve disciplina, con mia grande pena
ragazzo dovrai essere RIEDUCATO

Così un mattino, uno dei tanti rinchiuso in una casa di cura per malati di mente, un manicomio, ho iniziato a fare quello che hanno fatto tempo addietro con me quegli incompetenti, li ho giudicati, etichettati e condannati a vivere nel loro mondo “logico”, mi sono chiuso in me stesso e non condividerò più nulla di me e del mio mondo con nessuno di quelli là fuori perché io mi sono sempre sforzato di capire loro mentre loro in tutta risposta invece di cercare di capirmi hanno cercato e cercano di curarmi, sarebbe come se io avessi fame e loro cercassero di convincermi offrendomi un bicchiere d'acqua che la mia è sete, per questo io non potrò mai essere curato senza essere privato della mia essenza, perché non sono malato di conseguenza non potrò mai guarire e riesco ad essere spesso più logico di quanto sono loro, questo è il mio ultimo contatto con il loro mondo, li giudico e li condanno e mi chiudo in me stesso per sempre.

Pillole 1

Credo che il genio possa essere inquadrato come una goccia di purezza in un pentolone di imperfezioni sociali, se non ci fossero le imperfezioni non ci sarebbe il genio che riesce ad avvicinarsi all'idea di perfezione, all'idea di essere, oltre ogni dimensione spazio-temporale, nella sua forma, se mai esistesse quella forma; forse se non ci fossero le imperfezioni probabilmente non ci sarebbero le sofferenze, quelle dell'animo, forse, ma il mondo di certo sarebbe noioso, opaco. L'uomo è fortunatamente imperfezione e genio.

05 novembre 2005

Sovrasensibile

Su una macchina senza pilota ai 180 mi schianto contro un muro, un boato, un frastuono fortissimo, l'accartocciarsi delle lamiere, sembra un disastro; il mio volto è sanguinante, mi vedo nello specchietto retrovisore pieno di crepe ma ancora intatto a differenza del parabrezza che è andato in frantumi, alcuni vetri devono essersi conficcati nelle mie braccia, il colore porpora sta diventando dominante sul mio corpo (da quali ferite scorre poi tutto il sangue mi è difficile capirlo), apro la portiera, fortunatamente il sistema automatico di apertura ha funzionato, scendo dall’auto, sono salvo, inizio a ridere...e ridere...e ridere...non provo alcun dolore...forse sono già morto...rido...continuo a ridere sguaiatamente...in realtà lo so: sono sovrasensibile! Sono sovrasensibile! Sono sovrasensibile!

02 novembre 2005

I racconti della notte: "Il pianoforte" 1

“O notte eterna, o dolce notte, e sempre interminabile notte d'amore; morte d'amore, notte d'amore! Quando tu ci avvolgerai e ci sorriderai, finalmente noi saremo liberi da ogni angoscia.”

Una melodia proveniva dalla soffitta, mi aveva svegliato ancora una volta. Erano ormai 2 mesi che alle due e un quarto di ogni notte il mio sonno era ridestato da quella musica.
Chi o che cosa suonava il mio vecchio pianoforte? Forse era tutto nella mia testa, forse stavo impazzendo, le allucinazioni uditive non erano che una delle manifestazioni della schizofrenia.
Perché sempre alla stessa ora? Qualcuno mi avrebbe consigliato con un ironico eufemismo di andare a farmi vedere da uno “specialista”; mi convincevo che quello che giungeva alle mie orecchie era solo frutto d'immaginazione, eppure era così reale.
Perché sempre la stessa canzone? Erano così pure quelle note, quello che udivo non era invenzione, ne ero sicuro. Mi sembrava di conoscere quella melodia, sì, doveva essere sicuramente un'opera di musica classica, per questo motivo era ormai un mese che avevo ripreso ad ascoltare i grandi compositori della storia ma ancora non avevo trovato nulla che somigliasse ad essa; sapevo comunque di essere vicino alla rivelazione, dopotutto nel campo della musica ero sempre stato ferrato anche se non avevo voluto fare quel salto di qualità che mi avrebbe portato a diventare musicista di professione, probabilmente non ne avrei avuto neanche le qualità, gli amici, la famiglia, mi dicevano che ero incredibile ma si sa, all'interno della propria nicchia è facile essere unici, è poi sconfinare in nuovi spazi, nuove realtà, che rende un uomo al di sopra della media, io l'avevo capito e accettato, non avevo rimpianti; poi come si dice, ad ognuno il suo, c'erano altri molto più bravi di me; quello che avevo avuto al di fuori della musica era ciò che avevo sempre desiderato, tranquillità, i soldi, una villetta, una bella macchina e qualche legame affettivo degno di nota che riempisse ogni tanto i miei silenzi. Qualcuno mi aveva bollato come un codardo, una persona che non aveva avuto il coraggio di prendere dei rischi, ma del resto bisogna anche osservare da dove viene la predica, la gente insoddisfatta vorrebbe che anche gli altri fossero insoddisfatti ma purtroppo non era il mio caso.
Che opera era? Forse non era per pianoforte, è per questo che non riuscivo a riconoscerla, esattamente, doveva essere per quel motivo. Non andavo più in soffitta come le prime volte, non era quella la curiosità che dovevo mettere a frutto, ogni volta che stavo per tirare giù la piccola scala attraverso l'apertura che portava alla soffitta la musica sfumava nel silenzio. Così mi ero abituato ad ascoltare, steso sul mio letto, riflettendo fino a quando non sentivo più nulla, dopodiché puntualmente mi riaddormentavo. Fosse capitato solo in qualche occasione tutti mi avrebbero detto che era soltanto un sogno ricorrente e che non potevo essere stato sveglio anche se tutto mi sembrava vero. Ma questo accadeva tutte le notti ed io non ero pazzo come mi avrebbero definito in molti.
Quel pianoforte iniziava a suonare, ogni ventiquattro ore, alle due e un quarto.

31 ottobre 2005

A te

Di voletto arieggia il telo di seta
calando lungo le forme del tuo corpo
a sfiorare le più affabili nudità
come l'intimità di una notte ambrata
dalla gestualità languida adagiata
sugli specchi verdi di pianura
che sfavillano a gocce brillanti

Dietro la tua schiena spogliata
posso ancora sussurrare parole
La mia complice voluttà per l'eternità
Tra i miei pensieri null'altro
peregrina che starti accanto,
l'incanto di un momento, a rilento
voglio abitarlo fino a fermarlo

Incoronata da versi dispersi
tra le forme di un linguaggio
che lieve discorre al peggio
con il mio sospirar d'anima
meglio forse non so poetare
altrettanto sentimento, a te
in dono il mio fiore meno stolto

29 ottobre 2005

Le segrete della selva nera

Si camminava a fatica nella fanghiglia e il buio era opprimente, la fitta vegetazione incombeva su tutto e su tutti; era appena scesa la sera sopra quella macchia boscosa, tutti sapevano che sarebbe stata l'ennesima notte insonne di angoscia, follia e morte.
Qua e là la terra si apriva in crateri di qualche metro, l'olfatto ormai abituato, poteva distinguere i diversi odori di bruciato che provenivano a volte dagli alberi e dagli arbusti andati a fuoco nelle esplosioni e negli scontri, a volte dalla carne umana abbandonata degli uomini caduti in quella parte di mondo; quando quella carne cuoceva, trasudava, si gonfiava e si accartocciava la coscienza dei suoi possessori non si spegneva sempre precocemente, così lamenti e urla graffianti si aggiravano per la foresta, fino al sollievo della morte, solo il nemico avrebbe potuto alleviare quelle terribili sofferenze, sparandogli magari un colpo in testa, di certo non i compagni che non sarebbero più tornati indietro per aiutare qualche ferito rimasto alle spalle. In quelle situazioni era inevitabile scegliere il sacrificio di un uomo per la salvezza degli altri.
Si fermarono momentaneamente. C'era un piccolo spiazzo aperto dove la vegetazione era meno fitta, ognuno scrutava e controllava la sua zona, si misero poi a raccolta, ancora in piedi discutevano, volevano prendere tutte le precauzioni perché le soste erano i momenti in cui si abbassava maggiormente la guardia e diminuiva perciò la sicurezza. Si udiva il solo suono del frusciare delle foglie mosse dal vento. Improvvisamente a far vibrare i timpani delle orecchie come un terremoto ci pensò un botto, poi il secondo, qualcuno era riuscito a prendere la mira e a colpire uno di loro, un paio di colpi, forse di un fucile di precisione.
Uno schizzo di sangue finì proprio in bocca a Guy, non era il suo, il sapore un po' salato, ferroso, un altro nell'occhio sinistro, bruciava. L'ansia e la confusione avevano preso il sopravvento sul gruppo, ognuno si guardava intorno, non era possibile capire da dove erano stati sparati i proiettili, solo oscurità, ma dovevano ristabilirsi, la calma era fondamentale, erano stati addestrati a mantenerla in ogni situazione, anche se ciò che avveniva in quel buco nero dell'umanità superava di gran lunga in ogni suo elemento qualsiasi tipo di preparazione militare, nemmeno l'immaginazione e l'abilità artistica del miglior regista e scrittore sarebbe stata all'altezza nel rendere la tragedia, la crudeltà, l'inumanità che aleggiavano; si viveva giorno per giorno, notte per notte, con un inquietante presentimento di una morte girovaga che avrebbe potuto raggiungere chiunque e dovunque in qualsiasi momento, nessuno poteva dirsi sicuro.
Finalmente la ragione tornò ad avere il suo primato, per quanto possibile, le emozioni uccidevano, la ragione invece poteva evitare o almeno ritardare la fatale caduta. Si piegarono a terra evitando qualsiasi rumore e cercando di capire chi era stato ferito, Guy urlò: “Teddy! Teddy! Ti hanno sparato! Figli di puttana! Dove cazzo siete, vi taglierò la gola uno ad uno!” Un altro soldato si avventò su Guy cercando di tappargli la bocca.
I muscoli del volto di Teddy erano tirati allo stremo, i suoi occhi spalancati, si poteva scorgere nella crudezza di quell'immagine la paura della morte. Un colpo aveva attraversato la parte sinistra del collo penetrando da dietro, il sangue usciva copiosamente, anche dalla bocca, il respiro era sempre più debole, in pochi istanti avrebbe lasciato la vita, sarebbe stato buttato nel mare in tempesta il sogno di ritornare a casa dalla sua amata, dal figlio che sarebbe nato un paio di mesi dopo.
Era finito in quell'inferno non per qualche ideale patriottico, non per diventare un eroe o ricevere chissà quale lustrino o medaglia, molto più modestamente era lì perché il suo sussidio di disoccupazione e i lavoretti saltuari che faceva non potevano permettergli di metter su la famiglia che aveva sempre desiderato. Quel desiderio stava diventando chimera finché non si sarebbe inabissato insieme al suo corpo senza vita.

27 ottobre 2005

H5N1

La porta, rimasta chiusa per venti interminabili minuti, finalmente si aprì.
“Dottore, cos'ha mio figlio?”
“Dobbiamo ancora stabilire le cause, ha la febbre alta, la gola parzialmente infiammata, sintomi non preoccupanti, sembra una banale influenza ma..”
“Mi dica che non ci sono altri problemi, mi dica che è solo una tipica influenza. Perché continua a stare così male adesso che lo state curando?”
“Purtroppo suo figlio non risponde positivamente alla somministrazione dei comuni antivirali, c'è qualcosa di strano, le sue condizione avrebbero già dovuto migliorare, il sistema immunitario non risponde e in più abbiamo dovuto fargli una flebo perché assimili sostanze nutritive visto che non riesce ad ingerire nulla.”
“Ho perso mia figlia sette mesi fa e nessuno ha saputo spiegarmi il motivo, così, in una settimana l'ho vista ammalarsi, peggiorare e poi morire, tredici anni, si parla di clonazione umana, di guarigione da ogni possibile malattia, di superuomo, di cure nuove per il cancro e poi..” Nei suoi occhi si leggeva il dolore, la tragedia, stava cercando di trattenere le lacrime, c'era anche angoscia sul suo volto, sarebbe stato un crudele e terribile destino che si ripetesse al suo piccolo bambino quello che già era successo alla più grande. “Dovete aiutare mio figlio, è così piccolo, non deve fare la stessa fine, non sarei capace di accettare un'altra perdita in famiglia.”
“Stia calma, comprendo il suo timore, ma niente è ancora compromesso, ci sono diverse possibilità che stiamo tuttora elaborando. Abbiamo dovuto isolarlo per evitare contagi ad altre persone, lo potrà solo guardare dal vetro, quindi le consiglio di andare a casa, di rilassarsi, eviti di stare giorno e notte su una sedia in questa saletta, stia tranquilla, la contatteremo noi se ci saranno problemi.” E problemi ce ne sarebbero stati.
Laura, madre di Nicholas, non tornò a casa, rimase lì, su quella scomoda sedia, con l'espressione pallida e stremata, come in pozzo oscuro aggrappata ad una corda, nell'attesa di sapere se sarebbe stata abbastanza resistente e spessa da poter permetterle di risalire dal baratro di quel suo nuovo incubo.

26 ottobre 2005

Beata

L'aria si confonde e confusa
si diffonde tra le gemme
tra le fronde e fluttuante
le si addice la sua veste
che da allegra ed andante
esaudisce il mirar oltre finestra

I racconti della notte: "Fracassar d'ossa"

Non stava piovendo come invece era accaduto quotidianamente la settimana precedente. Era lunedì, una sera fredda di tardo autunno nella quale il tasso di umidità era altissimo. Le strade erano praticamente deserte, erano quasi tutti a guardare la Fiction di successo che trasmettevano settimanalmente sulla rete pubblica.
“Arrivo, amore, scusa se non sono riuscita ad essere a casa presto per festeggiare, ho dovuto concludere la compilazione di alcune pratiche che servono obbligatoriamente domani mattina...certo, non ti preoccupare, sono solo le 10.” Il cellulare di Veronica aveva segnalato con tre beep di essere a corto di batteria: “Tra una decina di minuti...” Ed il cellulare si addormentò. Speriamo abbia capito, capita sempre così! Tutte le cose importanti si concentrano in pochi momenti, che stress!
C'erano due ragazzi che discutevano animatamente sul marciapiede di fronte ad un bar. “Prova a richiamare la mia ragazza e ti spacco la faccia, capito stronzetto?”
E l'altro ragazzo, biondo, con indosso una giacca nera di pelle: ”Guarda che io la tua ragazza non l'ho mai chiamata, è lei che si fa sentire.”
“Non dire cazzate! Capito! Comunque sappi che se ti trovo a parlare con lei...insomma ti ho avvisato.”
“Uh! Che paura! Ho i brividi di terrore.” Stava fingendo il biondo e ci riusciva molto bene, non era esile ma non aveva certo il fisico del tipo moro con cui litigava, che invece sembrava un vero e proprio culturista, tutti i suoi muscoli trasparivano dalla sola felpa aderente che aveva addosso.
“Non fare il coglione! Non si scherza col fuoco! Ora basta, non voglio più perdere tempo con te, piccolo pezzo di stronzo. Ah...un'altra cosa...dì a tua madre di smettere di scopare qua e là, ormai l'unico che non sa di questa cosa è tuo padre.”
“Cos'hai detto?! Pezzo di merda!” Il biondo aveva cambiato di colpo l'espressione, non c'era più alcun segno di timore, nei suoi occhi si scorgeva l'ira, nel suo respiro, gli prudevano le mani ed improvvisamente fece un balzo in avanti e tirò un destro all'altro che rimase di stucco di fronte a quella reazione, il pugno era andato a segno e la mascella sinistra gli faceva male, se la massaggiava. Non credeva che sarebbe riuscito a provocarlo tanto, aveva ottenuto ciò che voleva, era soddisfatto, il suo desiderio quella sera era proprio arrivare alle mani, le provocazioni facevano parte di quel piano.
Veronica si era fermata a guardare la scena, inizialmente non aveva compreso fin dove quei due ragazzi si sarebbero spinti, ma dopo aver visto sferrare il primo colpo si rese conto che la situazione era sul punto di degenerare.
“E bravo Michael, hai avuto il coraggio di darmi un pugno. Hai fegato biondino” Michael si avventò nuovamente ma stavolta con tutto il corpo verso il ragazzo moro che però stavolta era attento, lo spinse via così forte da farlo cadere e guardandolo dall'alto: “Allora Michael, hai intenzione di continuare?”
“Vaffanculo Andrea!”
“Risposta sbagliata caro.” Gli sferrò una decina di calci, con un gioioso sorriso sulle labbra. “Che c'è? Non parli più? Biondino!” Ancora calci. “Ah! Come scopa bene tua madre!”
Ad un certo punto si sentì un grido soffocato. Doveva essere giunto da pochi metri da lì. Andrea si guardò intorno, non c'era nessuno sulla strada principale, se non una donna ferma di cui si era accorto solo in quel momento; s'incamminò verso l'incrocio della via su cui si trovavano e il piccolo viottolo laterale, un vicolo che non portava da nessuna parte visto che ad una trentina di metri si ergeva un muro alto almeno 3 metri a chiudere il passaggio.
Veronica si avvicinò al bar, Michael era ancora steso a terra, sembrava essere stato investito da un camion, delle gocce di sangue scendevano dalla sua bocca.
“Stai bene? Non voglio intromettermi ma forse sarebbe meglio chiamare un'ambulanza.” Chinandosi su di lui e con voce premurosa cercava di tranquillizzarlo.
Andrea scrutò il vicolo che era scarsamente illuminato, c'era solo un lampione all'incrocio che faticava a proiettare luce in quello spazio a cui lati incombevano due palazzi. Il suo sguardo si riempì di orrore: ”Porca puttana, è Lui! Scappate, laggiù c'è qualcosa, qualcuno, scappate!” E corse via in direzione della sua macchina che si trovava lì vicino, una sgommata e Andrea era ormai molto distante da lì.
Veronica, curiosa più che mai, si avvicinò a quella stretta via laterale. Fu colta dallo sgomento, paralizzata. E' un pupazzo, no! E' una persona quella! Cristo! Veniva sbattuta come un tappeto sull'asfalto, si udivano i colpi secchi delle ossa che impattavano per terra, qualcuno o qualcosa, alto almeno 2 metri e mezzo, stava martoriando con una violenza indicibile quel corpo, presumibilmente ormai senza vita. Veronica urlò.
Quella cosa si fermò, si volse verso di lei, almeno così sembrava, teneva il corpo della sua vittima sotto quello che pareva essere un braccio, doveva averle spezzato tra le altre articolazioni quella del collo, visto che la testa era quasi completamente allineata al contrario, sulla schiena, era un miracolo che fosse ancora attaccata al resto del corpo.
Veronica vide in quell'enorme massa due occhi, prima li aveva visto rossi e poi gialli, luminosi. Devo scappare o prenderà anche me! Ma era bloccata, ipnotizzata, qualcosa la stava tenendo ferma, anzi ora la costringeva a dirigersi verso di lui.
Michael si alzò da terra, camminava a fatica, raggiunse, compiendo grandi sforzi, Veronica: “No, voltati verso di me!” Cercò di svegliarla da quello stato di trance. “Non guardarlo negli occhi! Non guardarlo! Ehi!” Le diede uno schiaffo che la fece ridestare da quello straniamento.
Con un rapido salto la cosa saltò il muro e scomparve portandosi via il suo bottino di carne umana.
“Non potevo controllare il mio corpo, ero intrappolata, non avevo potere su me stessa.”
“Lo so, per fortuna ti ho presa in tempo. Devi stare attenta! E non essere mai troppo curiosa. Capito?”
“Ma quello? Cos'era? E quello che ha portato via era un uomo?”
“Allora non mi hai capito. Non è importante cosa sia, l'importante è stargli alla larga, quello che stasera qualcuno non è riuscito a fare. E ricordati: la curiosità in questo posto maledetto uccide.”
“Dobbiamo chiamare la polizia. Poi tu, ti sei ripreso? Avresti bisogno di andare in ospedale.”
“No, sto bene, solo qualche ammaccatura, niente polizia, dove hai la macchina?”
“Sono a piedi, abito poco distante da qui.”
“Non importa, vieni su con me, potrebbe essere pericoloso rimanere tutta sola.”
E Veronica accettò, non l'avrebbe mai fatto in altre situazioni, ma le emozioni si erano succedute con così grande velocità ed intensità che non avrebbe potuto rifiutare la compagnia di qualcuno. Non aveva mai avuto tanta paura come in quell'ultima mezz'ora; avrebbe comunque cercato di evitare di parlare di ciò che era accaduto, non devo essere troppo curiosa, cercava di convincersi, avrebbe seguito almeno un po' il consiglio di Michael.
“Non ci siamo neanche presentati.” Chi avrebbe pensato ad una cosa del genere in quei momenti. “Io mi chiamo Veronica, piacere. Sono stata trasferita da poco in questa cittadina, lavoro in una banca.”
“Piacere mio, io sono Michael, sono nato qui e qui vivo da sempre, che fortuna eh?”
“Non dai l'impressione di esserne molto felice.”
“Beh sai, è vero che qui c'è tutta la mia vita, i miei ricordi, i miei amici, ma questo rimane comunque un posto piuttosto particolare.”
“Ok. Sono arrivata, lasciami qui, scusa, continueremo a parlare un'altra volta, grazie del passaggio. Buona serata.”
Tutta quella quiete che Veronica cercava di far trasparire dalla sua voce e dal suo volto contrastava con le sensazioni orribili che tratteneva dentro di sé. Quella sera, aveva imparato da Michael, come quella gente si era abituata a vivere in un perpetuo stato di angoscia e d'impotenza.
“Magari ci rivediamo, mi farebbe piacere, la sera vado spesso nel bar dove mi hai trovato oggi. Buona serata.”
Michael fece manovra per tornare indietro e si dileguò in fretta tra gli edifici, casa sua era dall'altro lato della città.