01 dicembre 2008

Saldi e offerte, risparmiare è possibile

carrello della spesa
Risparmiare sulla spesa è possibile, grazie ai saldi tutto è possibile, ora che si avvicina il Natale diventa ancora più importante, non si può fare brutta figura, bisogna sforzarsi per le festività e fare ulteriori sacrifici. Questo sembra suggerire il consumatore medio ormai completamente rimbecillito. Così fare la spesa diventa un sport estremo non solo per i portafogli sempre più sgonfi (almeno una decina d'anni che si sgonfiano) ma addirittura fisicamente estremo.
Ricordiamo ad esempio le scene primitive trasmesse dai nostri telegiornali degli assalti ai nuovi supermercati che sono nati in alcuni paesi mediorientali e che noi abbiamo considerato prova della loro incontestabile arretratezza culturale.

Ma qui se c'è qualcuno che invece di evolversi è diventato più selvaggio, quello è il consumatore, dal più povero al più ricco, in ogni parte del mondo, un coglione a tuttotondo, che non sa nemmeno cosa vuole e si abbandona all'allegria e all'eccitazione delle pubblicità.
Se i ricchi possono fregarsene e spendere soldi senza averne poi tanta cura, nuotando nel superfluo, per i poveri l'offerta sembra diventare l'unica ancora di salvezza, dimenticando che la forza dei supermercati è proprio quella di proporre un'ampia fascia di prezzi e qualità per lo stesso prodotto, a prescindere dalle offerte.

Così capita che un commesso venga ucciso da una folla di shoppettari appostati fuori dal supermercato Wal-Mart fin dalle prime ore dell'alba il primo giorno di sconti.
In questo turbine di follia un Lidl a Bologna propone un gioco grazie al quale chi è stato scelto può in un minuto raccogliere tutto ciò che gli viene a tiro nel supermercato per poi portarlo a casa senza pagarlo. I poveri sorteggiati ringraziano.

Dopo il crollo finanziario di cui tutti paghiamo e pagheremo le conseguenze questi sono probabilmente i residui creativi e bizzarri di un capitalismo che deve essere ripensato e che non può trascurare l'ignoranza del consumatore, del cliente nel lungo periodo.

25 novembre 2008

Bloccare un contatto in Facebook

Anche lo spam diventa finalmente "popolare" grazie al Social Networking e soprattutto a Facebook.
Inciso: la soluzione al vostro problema è nella parte finale dell'articolo, nel caso in cui non abbiate tempo di leggere tutto.

Facebook parte e si sviluppa dal basso, una specie di processo che gli esperti amanti dei tecnicismi chiamerebbero bottom-bottom (tradotto dal culo al culo) ma in questo caso, a differenza dello spamming per email, è forse più semplice arrestarlo, bloccando gli autori di volta in volta, in questo caso individuabili e spesso più agguerriti, anche se meno espliciti nelle loro campagne di marketing; ad esempio amici che creano magari il gruppo degli "amanti della Nutella", facendo una campagna pubblicitaria quasi a costo zero, sfruttando l'effetto virus della rete, questi amici possono infatti contare sulla pazienza degli utenti che li hanno accettati nel loro network.
Mi ritorna un po' in mente Fight Club, dove si rendono chiari alcuni processi della comunicazione.

La forza di Facebook è sicuramente la possibilità di rispolverare antiche amicizie (e inimicizie) ampliandole ulteriormente, a dismisura, quasi senza controllo, tanto che su quale sia il senso e il valore del termine amicizia inizio ad avere qualche dubbio, anche se credo comunque che più possibilità di relazioni ci sono e meglio è se si trasformano in qualcosa di reale e tangibile, come può essere ritrovare su Facebook dopo tanto tempo il vecchio o la vecchia amichetta delle superiori e ritornarci a letto in onore dei tempi andati, questo mi pare sia molto costruttivo, attenzione a non esagerare, in questo modo a volte si costruisce un bambino.
Succede però che uno aggiunge amici su amici, a volte senza essere nemmeno sicuro dell'identità di quel contatto, così in lista finiscono PR di qualsiasi settore, virtual account, psicologi, studiosi, cazzari, pubblicitari vari.

Escludendo i nemici che si conosce e che dunque è meglio tenerli sott'occhio, come insegnano i film di Hollywood ma soprattutto la mafia italiana, bisogna sapere che invece quei personaggi sopracitati si possono bloccare se non interessa ciò che propongono. Come fare?
Basta andare nella sezione Impostazioni di Facebook, in alto a destra, poi Impostazioni sulla privacy, si aprirà una pagina all'interno della quale c'è un riquadro dove si scrive il nome della persona che si vuole bloccare ed eliminare dai propri contatti. Il gioco è fatto, Facebook salvo, noi forse no.

24 novembre 2008

Quale lavoro o facoltà scegliere dopo il diploma?

Quale percorso di studi intraprendere? Continuare a studiare oppure andare subito a lavorare dopo il diploma? Quale facoltà scegliere?
Per la gran parte dei giovani che cercano lavoro sono sicuramente tempi difficili, l'economia è in profonda crisi e l'Italia è cresciuta negli ultimi anni a ritmi a dir poco ridicoli, non a caso i nuovi posti di lavoro sono derivati soprattutto dall'inserimento della flessibilità nel mercato, spinta poi verso la precarietà in molti casi o il tempo indeterminato in quelli più fortunati.

Secondo uno studio ripreso dal giornale Repubblica l'offerta di lavoro in media arriva dopo l'invio di 32 curriculum, per email, per posta o di persona. Praticamente bisogna spendersi nelle pratiche di spamming per trovare un posto di lavoro.
Non c'è differenza tra laureato e non all'ingresso del mondo del lavoro, ovvio, quando non serve una conoscenza troppo specifica. Bisogna saperlo, in quanto ci si accorgerà che all'inizio lo stipendio per un neolaureato partirà quasi sempre e comunque dallo scalino più basso che probabilmente non rispecchia quello che è il valore che ognuno pensa di aver acquisito negli anni di studio.

Così uno cerca di inserirsi nel settore professionale per il quale nutre maggior interesse, magari anche in linea con i propri studi (dovrebbe essere così), sapendo che è all'inizio dell'opera, dovrà svenarsi se vorrà concludere qualcosa e progredire, sperando che il progresso di carriera non derivi da logiche di anzianità sulle quali l'Italia è stata costruita fino ad oggi, e non a caso ne paga i frutti marci dell'inefficienza, dell'incompetenza, della conservazione, del clientelismo ecc...

Questo discorso riguarda soprattutto coloro che hanno studiato e che potrebbero essere portati a credere che gli sforzi nello studio saranno premiati da subito nel lavoro, non è così, lo studio serve soprattutto nel lungo periodo, spesso neanche in termini di contenuti ma in primis di metodo, è probabile anche che nel lavoro lo sforzo da fare non sarà inferiore a chi invece non ha una laurea ma si è formato sul campo.
Ora verso la fine degli studi superiori il consiglio che posso dare è quello di ricercare dati e studi sui settori in maggiore fermento oggi e in prospettiva, cercando di vedere quali sono quelli che possono rientrare nei gusti personali. E' triste ammetterlo ma partire dai propri gusti rischia di essere la scelta peggiore in un economia molto ingessata, perché qualunque sforzo si farà potrebbe essere inutile se in quel segmento non ci sarà mercato e dunque opportunità professionali. La tendenza dei datori di lavoro è quella di muoversi al ribasso in ogni contratto offerto per cui Babbo Natale non esiste, ma con il lavoro duro e facendo attenzione ai contratti si può iniziare dopo qualche tempo ad avere pretese e ambire a maggiori soddisfazioni, economiche e non.

Inoltre non bisogna farsi spaventare dalla propria esperienza scolastica fino al diploma, l'università è un mondo diverso, per cui anche se si potrebbe faticare in qualche materia è anche vero che quello sforzo verrebbe ripagato se si è scelta la facoltà giusta.

L'ultimo punto che voglio sottolineare è che se si esclude poche facoltà, quali possono essere ingegneria, informatica e medicina-derivati, tutte le altre offrono spunti interessanti sul mondo reale ma poco per il mondo del lavoro: é essenziale saperlo per non costruire castelli di sabbia sulle proprie speranze.

Tutto il resto è ciò che si riesce a fare con le proprie mani e il proprio intelletto, anche disattendendo quelle che sono le previsioni del sistema economico, perché dopotutto ci hanno insegnato che il capitalismo alla lunga premia il genio che si applica (qui c'è puzza di meritocrazia, quella materia oscura per la maggioranza italica); si può sognare e pensare che si potrà fare ciò per cui ci sentiamo più portati? Sì si può, yes we can, because one day old people have to die.

A parte tutto, il mercato del lavoro italiano non può che migliorare, almeno questa è la mia speranza, bisogna stare pronti alla risalita e valutare al meglio le offerte, cercando di selezionare quelle che possano dare maggiore valore al vostro curriculum quando non le considerate scelte definitive (ormai sempre più rare).

I mercati più attivi ora e in prospettiva riguardano l'informatica e tutto ciò che si lega ad Internet, il settore pubblico, comparto ospedaliero, nel quale i contratti a tempo inderminato sono in maggioranza (gli infermieri e i tecnici sono sempre pochi), quello delle energie rinnovabili, l'ingegneria (dalla gestionale alla meccanica), per le materie tecniche da sfruttare nell'industria le offerte sono tante. Poi se sa vendere è ha un bel visino può anche lanciarsi nel commerciale, in questo caso una laurea è utile ma non necessaria, così come per scrivere su un giornale come fanno la gran parte dei giornalisti...certo per scrivere bene e capire ciò di cui si parla di volta in volta ci vorrebbero almeno 4-5 lauree che ricoprano i principali campi del sapere umano.

21 novembre 2008

Economia e musica


Il mondo della musica in Italia, come molte realtà imprenditoriali e soprattutto d'ingegno, è sottosviluppato, non ci sono incentivi per aiutare la cultura ad esprimersi e non c'è dinamismo, si preferisce fare qualche investimento solo su ciò che c'è già portandoci inesorabilmente verso una dolce e lenta morte sociale e culturale.
Colui che vuole mettere a frutto le proprie potenzialità deve occuparsi spesso di tutto quel mondo che sta intorno, non meno fondamentale; entro certi limiti è plausibile, soprattutto all'inizio, ma è inaccettabile nel lungo periodo perché porta a disperdere le energie in una serie di attività ed investimenti che dovrebbero svolgere altri in economia funzionale.

In Italia viviamo di coverband, è scandaloso. Dopo aver sentito le parole del direttore del Rolling Stone Carlo Antonelli, il quale ha fatto notare che nelle classifiche di vendita in Italia degli ultimi anni gli imperatori incontrastati sono solo gli anziani signori della musica, una voce interna mi ha suggerito che non ci resta che suonare per dio (magari anche bestemmiando) o per chi non ci crede per una bottiglia di Rum nei ritagli di tempo, a me il Rum non piace e nemmeno l'impronta benevola di dio mi sembra così presente in questo nostro mondo allegro.
In fondo la musica è tanto fiabesca quanto inutile per cui perché pensare all'arte quando quasi tutti i campi ad alta "genialità" sono in crisi in Italia, si pensi alla precarietà nella ricerca e alla fuga di cervelli, emblema della decadenza italiana.

Da quando i giovani in Italia hanno paura del futuro? Da quando le paure hanno sostituito le speranze? Da quando si chiede a un giovane di assumersi tutti i rischi e i costi di una professione grazie a contratti a progetto prolungati per anni, a datori di lavoro che consigliano l'apertura della Partita Iva ad uno che si appresta a svolgere il primo lavoro e che non conosce ancora nemmeno l'ambiente. Ora se il contesto permetterebbe la promozione dei meritevoli e anche con moneta sonante allora
il rischio è contemplabile (vuoi guadagnare di più prova a metterti in gioco), ma se il mercato è ingessato, la flessibilità s'intende solo come sistema per pagare meno tasse allora non si è capito molto ai piani alti di macroeconomia, di economia nel medio e lungo periodo, di modelli di società a cui ci si vuole ispirare.

Un appello ai musicisti, facciamo una cosa tutti insieme, riconvertiamo le nostre band a coverband e ammazziamo del tutto il futuro della musica italiana che vive solo sui nomi storici e sulla SIAE, ed è normale, visto che la popolazione italiana è sempre più vecchia, i giovani sono una fetta marginale ai fini del mercato economico ma anche politico (quello che i politici non dicono). Anzi facciamo una cosa, ammazziamo i giovani o perlomeno "Scattarriamoci sopra" come Manuel degli Afterhours, rendendo chiara la loro inutilità, la loro leggerezza dell'essere.

Non è comunque un mio problema quello dei giovani, io sono vecchio e maturo da quando ho 15-16 anni.
Questo è solo un approfondimento a braccio sul legame tra musica (cultura in generale) ed economia.

19 novembre 2008

SEO, Blogger e Blogspot


La piattaforma Blogger è sicuramente una delle soluzioni migliori (e accomodanti) per i giovani blogger e creatori di contenuti ma manca della messa a punto di alcuni aspetti, come ad esempio le problematiche SEO che ogni gestore di siti Internet non dovrebbe mai dimenticare.

Andando con ordine possiamo dire che Blogger (Blogspot) utilizza un sistema di personalizzazione piuttosto intuitivo e semplice, una volta scelto il template, lo si può modificare in lungo e in largo sia attraverso le procedure automatizzate, come Modifica Colori o Elementi pagina (sezione nella quale si possono scegliere numerosi widget già pronti e adattabili) che mettendo mano direttamente al codice sorgente.

A differenza di Wordpress dunque l'usabilità di chi deve gestire i contenuti e presentarli nel miglior modo possibile è più efficace in fase di startup del sito; ma la forza di Wordpress se pur con grande dispendio di energie intellettuali, di prove sperimentali, sta nella maggiore flessibilità e possibilità di modifica (con le dovute conoscenze) del template, Wordpress annovera tra i suoi seguaci un target solitamente più professionale e anche per questo una comunità molto più attiva e “smanettona”.

Ecco che arriviamo dunque alle pecche di Blogger, che pure è migliorato nell'ultima versione, aggiungendo ad esempio un sistema di creazione e gestione delle etichette (label conosciute meglio come tag). Ci sono però diversi problemi legati soprattutto all'ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca, trattasi cioè dell'ambito SEO (Seach Engine Optimization).

Fate caso ad esempio alle pagine dei singoli post, per fare in modo che Google dia maggiore importanza al titolo della pagina piuttosto che metterlo in secondo piano rispetto al titolo del Blog bisognerà modificare direttamente il codice html del Template (per le modifiche da effettuare mi riservo di scrivere in futuro, qui tratto l'argomento in generale), se la procedura andrà a buon fine noterete che l'intitolazione di ogni pagina sarà Titolo del post – Nome del blog e non più il contrario. Questo dal punto di vista SEO e Marketing non può passare inosservato.

Un altro problema che presenta Blogger è quello dei Meta Tag, che, volente e nolente tra assertori e oppositori della loro utilità, possiamo dire che hanno ancora valore, forse meno del passato ai fini dell'indicizzazione ma non sono certo inutili. Ad esempio per il nostro blog succederà che Blogger darà per ogni singolo post una descrizione, quella che appare nei motori di ricerca sotto il titolo del post, prendendo o una frase iniziale dove si presenta la parola chiave o facendo un collage senza possibilità di personalizzazione automatica e semplificata. E' evidente che questa descrizione vetrina andrebbe tagliata per attirare colui che sta scorrendo tra i diversi risultati di una ricerca e vuole avere un'idea chiara di ciò che troverà nel sito.

Se in Wordpress il meccanismo dell'inserimento delle parole chiave e della descrizione di un post (così come per la gestione delle foto) è automatizzato in Blogger non esiste plugin che lo permetta e ciò non è trascurabile se si vuole puntare alla massimizzazione delle visite, un punto debole tutt'altro che irrilevante.

Forse essendo di proprietà di Google Blogger non viene ottimizzato al meglio per non interferire con i risultati della concorrenza verso i quali Google potrebbe avere interessi, se non diretti, almeno indiretti o forse si dovrà solo aspettare ancora un po' per nuovi aggiornamenti che permetteranno di non tralasciare aspetti rilevanti dell'ambito SEO e quindi iniziare a considerare la piattaforma Blogger anche per un target professionale.

18 novembre 2008

"La favola di Cristo" di Luigi Cascioli

Da cristiani non siamo abituati a mettere in dubbio la figura storica di Gesù, eppure qualche studioso l'ha fatto, uno di questi è Luigi Cascioli, che ha ricercato e approfondito le origini del Cristianesimo concentrandosi sulla figura di Cristo che egli afferma essere frutto di una rielaborazione postuma di un altro personaggio dell'epoca, Giovanni di Gamala, divenuto capo di un gruppo di combattenti che volevano scacciare i romani dal loro territorio e per questo crocifisso, tra loro vi erano ovviamente anche gli apostoli.

Per questo motivo egli ha accusato la Chiesa ed il parroco Enrico Righi, suo ex compagno di seminario e rettore della ex. Diocesi di Bagnoregio (VT), per abuso di credulità popolare e sostituzione di persona.
Dopo diverse vicissitudini giudiziarie ora il tema è stato portato alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, presso la quale Luigi Cascioli attende di poter spiegare le ragioni della denuncia e la sua teoria riguardo a ciò che definisce in un suo scritto la favola di Cristo.



Grazie a Dio posso dire che la fede ha poco a che fare con le religioni e le istituzioni che le sostengono.

L'arte Naif

Il pittore Naif (dal francese ingenuo), quale può essere considerato ad esempio Francesco Guzzi, agisce e crea l'opera senza avere una particolare formazione scolastica e artistica. Significa quindi che la creatività Naif è spesso slegata da qualsiasi corrente artistica e tanto più dalle mode del momento.

In inglese l'arte sviluppata da questo tipo di pittori viene anche definita Outsider Art, in parte assimilabile alla Folk Art.

Il rapporto che ha con l'opera l'artista è più intimo e libero, primitivo, la realtà è trasfigurata in visioni soggettive e poetiche, in cui ogni elemento viene semplificato o modificato dando vita a mondi e scene che hanno il retrogusto delle favole, dei sogni (come degli incubi) e delle fiabe.

L'esecuzione è dunque spesso elementare, i colori sono usati generalmente puri con un ricco accostamento cromatico. Tutte le tecniche e gli studi, quali quelli di prospettiva e proporzione, passano in secondo piano rispetto alla visione d'insieme dell'opera e al nuovo mondo che scaturisce da un'azione creativa senza regole che si basa soprattutto sull'esperienza e la sperimentazione personale, tipicamente naif.

Da un punto di vista concettuale possiamo anche considerare l'arte Naif come un tentativo di ribellarsi ad ogni legaccio a cui spesso porta l'accademismo che tende a creare invece una rete di potere culturale dominante alla quale ogni artista deve piegarsi per far parte del club dei migliori, ma se c'è qualcosa di cui è portatrice l'arte è la pulsione democratica e libertaria che dovrebbe esprimere l'artista nell'atto di creare, cosicché ognuno può esprimere il proprio giudizio e parere sull'opera conclusa, sul risultato, senza preoccuparsi troppo di come e con quale tecnica è stato raggiunto.

14 novembre 2008

Verso la pubblicazione dell'album

Potete finalmente ascoltare in anteprima le canzoni del mio album che poi sarà disponibile e in vendita online tra qualche tempo.

Potete farlo sul sito LastFm, in attesa anche di aver completato la band ed essere in grado quindi di suonare il tutto dal vivo.

P.s Votatemi per il Premio De André!

13 novembre 2008

Università, ricerca e comunicazione

Volendo tralasciare l'aspetto fondamentale dei fondi ridotti che le università e altri enti pubblici ricevono per effettuare ricerche scientifiche, un altro problema è sicuramente quello della scarsa conoscenza dei metodi di comunicazione scientifica.

Così se all'estero esistono corsi obbligatori in quasi tutte le facoltà per i dottorandi che si apprestano ad esempio a stilare una tesi, in Italia ciò è riservato spesso alle sole facoltà di Scienze della Comunicazione; ciò significa che le tematiche scientifiche-tecniche rischiano di rimanere fuori dalla divulgazione scientifica di alto livello, portando ad esempio a un declassamento nelle graduatorie mondiali delle università italiane poiché ci saranno meno pubblicazioni e di minore qualità, quindi minori citazioni e rimandi, oltre alla scarsa gratificazione del ricercatore che non sa come rendere al meglio in forma scritta il proprio lavoro, con quell'efficacia, velocità ed efficienza comunicativa che si richiederebbe per ogni pubblicazione.

Non si tratta di cercare il pelo nell'uovo nel sistema della ricerca italiano ma bensì di comprendere a fondo i punti critici. Per chi pensa ad esempio che questo non sia un tema rilevante ricordo ad esempio gli innumerevoli errori che ha fatto il “longevo” governo Prodi 2006-2008 nell'ambito della comunicazione politica: la maggioranza era formata da decine di partiti, ognuno dei quali tendeva a distinguersi, cosicché nel melting pot generale se qualcosa di positivo era stato fatto alla gente ciò che arrivava non era un quadro chiaro delle soluzioni attuate ma bensì tante opinioni riguardo al tema di cui trattavano i provvedimenti.

Nella ricerca scientifica universitaria coloro che studiano e ricercano giungono poi a pubblicazioni ristrette (qualitativamente o a livello divulgativo, e se ci giungono) e alla fine succederà che quei risultati così come coloro che li hanno raggiunti non emergeranno mai.
La comunicazione scientifica non può considerarsi secondaria, bisogna valutarla prima, anche nei costi e non pensare che prima bisogna arrivare a un risultato e poi renderlo noto, soprattutto quando nelle università mancano i soldi, se l'obbiettivo è costretto a imprigionarsi all'interno del proprio orto tanto vale non ricercare.
La comunicazione scientifica e la sua divulgazione sono un elemento chiave della meritocrazia, non si può ignorare a lungo qualcuno che prende le luci della ribalta per un risultato raggiunto ed efficacemente comunicato.

Inoltre ogni informazione ben comunicata e diffusa, soprattutto in ambito scientifico, porta a un circolo virtuoso (come quello illustrato nella figura ad inizio articolo) per il quale qualcuno potrà riprendere ciò che è stato pubblicato, utilizzarlo, modificarlo, approfondirlo per approdare a nuove mete ontologiche.

Con le iniziative della finanziaria estiva 2008 di Tremonti andiamo verso i tagli all'università per spingere le stesse università a razionalizzare le spese, forse se l'efficenza e il merito fossero le chiavi del nostro sistema un provvedimento di questo tipo funzionerebbe, ma la realtà media italiana come sappiamo è ben diversa, per cui se non si discute di argomenti quali ricerca, stipendi, borse di studio, collegamento con le imprese, riduzione delle sedi universitarie, comunicazione scientifica, affitti per gli studenti, possiamo in tutta onestà prevedere che quei tagli non porteranno altro che ad un ulteriore impoverimento delle università, che a detta di tutti dovrebbero essere il primo luogo dove si costruisce il futuro di un paese.

Concludo con una segnalazione per studenti, dottorandi, borsisti, ricercatori: un breve e interessante testo del 2008 di M.Flora Mangano dal titolo Manuale di comunicazione della ricerca scientifica che potete leggere anche su Google Books.


12 novembre 2008

Sistema informativo: analisi

Informazione, comunicazione, giornalismo e promozione-marketing: questi sono i pilastri di un sistema informativo. Ognuno di essi ha valore preso singolarmente ma per comprendere e valutare l'insieme è necessario metterli in relazione.
Prima di tutto bisognerebbe aver chiaro di cosa si tratta.

Per informazione possiamo definire qualsiasi dato contestualizzabile che può essere codificato e quindi interpretato nella misura più o meno idonea ed efficace dal ricevente.

La comunicazione è ciò che sta intorno all'informazione, o perlomeno ciò che dovrebbe stare intorno, purtroppo a volte si fa comunicazione anche avere alcuna informazione rilevante (la cosiddetta costruzione sulla “fuffa”), ma sulla rilevanza delle informazioni si aprirebbe un altro capitolo che per ora non voglio affrontare. La comunicazione si lega dunque alla trasmissione del dato attraverso un canale e comprende il linguaggio di codifica e gli strumenti e i mezzi per strutturarla e diffonderla.

A questo punto l'informazione può prendere due strade, a seconda di chi la deve usare e a seconda del risultato che si prefigge colui che si occuperà della gestione dell'informazione e della strutturazione della comunicazione.
Dunque le due strade saranno quelle del giornalismo e quelle più propriamente legate a logiche di mercato, quindi di promozione e marketing.


Nel primo caso
l'obbiettivo è quello di formare intorno a un certo argomento: definizione disincantata che intercetta quello che è il potere mai neutrale del giornalista, cioè creare l'informazione e non solo tradurre un dato riconosciuto come reale. Il giornalista cerca di chiarire il contesto dando gli strumenti per l'interpretazione al lettore se non addirittura interpretando direttamente, magari rendendo palese il proprio punto di vista senza però che sia vincolante in partenza ai fini della comprensione dell'informazione. Il giornalista dovrebbe essere completamente slegato dall'informazione, cioè non essere in conflitto con l'editore, il direttore, o avere un qualunque interesse economico e tornaconto personale al di fuori del riconoscimento più o meno formale nel proprio lavoro. Qui si potrebbe aprire una parentesi ampia su quello che è il campo a maggior rischio di infiltrazioni imprenditoriali e conflitti d'interesse, cioè il giornalismo economico.

La seconda strada che ho esposto è quella della promozione, del marketing, si tratta di trasformare il dato in qualcosa dalla quale l'azienda possa trarre giovamento a livello di comunicazione interna ed esterna; significa dunque fare le cosiddette marchette che servono a pubblicizzare l'azienda verso i clienti esterni, marchette non in senso dispregiativo, ma dubitativo, cioè dubitare (sempre e comunque ma tanto più nelle promozioni), perciò non bisogna dimenticare che i canoni di ogni pubblicità devono mettere in primo piano gli aspetti positivi, di forza, di efficienza e di originalità dell'azienda (se non ci sono inventarli) mentre si deve tralasciare o far passare inosservati quelli negativi.



Ho affrontato la comunicazione verso l'esterno dell'azienda ma se c'è un aspetto fondamentale del funzionamento delle aziende questo è individuabile nel sistema informativo interno, quanto più è efficiente e quanto più esso è utile ai fini di ogni piano di sviluppo aziendale. Questo tipo di comunicazione è certamente più vicina alla forma del giornalismo piuttosto che a quella del marketing, anche se differisce per quanto riguarda la parte sull'interpretazione dei dati che spesso in azienda diventa un processo lungo e cruciale, meno immediato, poiché l'obbiettivo primario non è tanto semplificare e chiarire i dati per un esterno ma usarli per sviluppare il futuro dell'azienda stessa.

In generale in ogni sistema informativo, micro o macro che sia, entrano in gioco le competenze, gli strumenti e le tecniche quivi affrontate.

10 novembre 2008

Vendesi quadri del pittore Francesco Guzzi

Chiunque fosse interessato a ricevere informazioni o ad acquistare-commissionare un quadro al pittore Francesco Guzzi, di qualunque dimensione, mi contatti al mio indirizzo email nicoguzzi@gmail.com.

Alcune opere potete visionarle sul sito Flickr.

28 ottobre 2008

C'era una volta Eluana Englaro

C'era una volta una principessa
che viveva da più di dieci anni
in un letto di ospedale
Un giorno la sua carrozza uscì di strada
i cavalli impazzirono e il suo dolore
non fu così fatale da abbandonare

Il principe azzurro tardava
come in tutte le storie a lieto fine
Suore, infermiere e pazienti
si alternavano e invecchiavano
Il prete non dava l'estrema unzione
perché troppo estrema la situazione

I fiori non bastavano mai
e quali portare poi alla giovane
che attraversava la crisi dei trenta
avendo sfiorato solo le speranze dei venti
mentre tra i vinti il flauto dolce non suonava
che di traverso alla sua vita soffocata

C'era una volta un letto
che conservava le stigmate fresche
della principessa vestita di bianco
la cercavano, qualcuno lasciava da bere
qualcun altro da mangiare
ma lei non c'era, non sapeva tornare

Papà smise di piangere
Mamma anche di dormire
Finché un giorno arrivò il principe azzurro
Eluana non sospettò mai che
potesse essere l'Angelo della Morte
ma finalmente era pronta per amare

E altrove di amore ce n'era tanto da dare

"L'Infedele" di Gad Lerner ha trattato l'argomento nella puntata del 27 Ottobre 2008.

Prima parte


Seconda parte


Terza parte

22 ottobre 2008

Siamo uomini o caporali

Caricheremo come ogni martire perdente e imbecille i fucili con le pallottole della ragione, della libertà, della dignità e soccomberemo di fronte alla forza bruta del nemico autoritario delle certezze, della consuetudine, della paura, della corruzione? No, mai.
Giocheremo a calcio in un campo secco e senza erba sotto il quale sono stati seppelliti i cadaveri dei liberti? Sì.
Faremo party a base di tette, culi ed orgie per dimenticare tutto? Sì.
Saremo uomini? No, mai.



17 ottobre 2008

Procacciatore di cadaveri cercasi, zona Lombardia

Procacciatore di cadaveri, avete letto bene; il servizio sanitario lombardo non finisce di stupire. Nonostante gli elogi che arrivano da più parti per la competitività del sistema e le spese calmierate rispetto alle altre regioni, una nuova figura di lavoratore tutt'altro che innocente è nata dentro gli ospedali.
Dopo lo scandalo della clinica privata Santa Rita che operava il più possibile, anche quando non necessario, con una passione per il bisturi quasi feticista, ottenendo i fondi stabiliti per ogni prestazioni dal pubblico, una nuova idea di imprenditoria creativa è stata sfruttata.

Secondo un'inchiesta che ha portato il 16 Ottobre 2008 all'arresto di 41 persone alcuni infermieri di otto ospedali lombardi percepivano compensi per contattare le onoranze funebri appena moriva un paziente: in questo modo si onorava il paziente, mai così tanto interesse intorno a una persona morta, l'infermiere, che poteva eventualmente aprire una partita Iva, e le onoranze funebri che grazie alle informazioni e le ricerche di mercato degli infermieri aumentavano la propria competitività.
E' ipotizzabile che questa pratica si sia già sviluppata anche altrove, in altre regioni, per la sua facilità di attuazione.

Per chi cerca lavoro dunque il mio consiglio è di fare attenzione alle offerte e agli annunci economici, se v'interessa entrare in questo mercato sempreverde (come cantava De André “la morte mai non muore”) le parole chiave sono procacciatori di cadaveri, promoter mortali, investigatore infermiere. Vuoi arrotondare il tuo stipendio con un'attività a basso impegno e ad alta redditività da svolgere direttamente sul tuo luogo di lavoro?
I requisiti essenziali sono la massima riservatezza e a differenza degli altri campi Marketing massimo disinteresse per il cliente, che non deve essere assolutamente seguito, aiutato, anzi "ADDA' SCHIATTA'!!!" ma solo osservato, possibilmente a distanza, non deve sospettare che sarà in buone mani non appena avrà espiato l'ultimo respiro.

13 ottobre 2008

Questioni economiche

Se le borse perdono chi ci guadagna?

L'espressione "sono stati bruciati 3 milioni di dollari nei primi dieci minuti di apertura di Wall Street" cosa significa?

Non è reato bruciare i soldi?

Non è che quei soldi non esistono?

Inciso. Il PIL mondiale si attesta intorno ai 41 mila miliardi di dollari (dati del 2004 BRI) e la cifra complessiva degli aggregati finanziari, la cui componente principale è quella delle operazioni in derivati, si stima intorno ai 2 milioni di miliardi di dollari (Adusbef).

E' vero che le banche centrali ci prestano i nostri soldi attraverso quella pratica chiamata signoraggio bancario?

Ma se i soldi sono nostri come fanno a prestarceli?

Esiste un sistema bancario che non si basi sulla speculazione ma incentrato invece sulla produzione, sul prodotto reale e non finanziario?

Eccovi un estratto di una puntata di Report che considera e mostra altre possibilità per il sistema finanziario imperante. Il caso affrontato è quello della JAK, banca svedese che come vedrete adotta una filosofia del tutto diversa rispetto alle banche che conosciamo e con cui abbiamo a che fare quotidianamente.


06 ottobre 2008

Arceto Metal Fest 12 Ottobre 2008

Domenica sera suoneremo ad Arceto, Neverending Whisper are coming. A seguire tutte le informazioni sull'evento.

Festival interamente dedicato alla scena Metal: dall'Hard Rock al Death, e per finire... Motorhead Tribute!!
Birra a fiumi by Dickinson Pub e delirio assicurato!!

Come raggiungerci: mappa


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BEER BY DICKINSON PUB

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Come raggiungerci: mappa


LINK AI GRUPPI:


Bastardi


Nocturna PIT


Neverending Whisper


Apocalyptic Salvation


Explorer


Hiven

02 ottobre 2008

L'economia violata

Riporto delle riflessioni ad ampio raggio che ho fatto su un forum al quale sono iscritto. Si parlava di X-Factor e preso da un'ondata di flusso di coscienza ho trattato diversi argomenti, il tutto partendo da una frase di un altro utente del forum. A seguire il mio intervento.

Cito una frase che credo possa spazzare via tutto il resto: "Io non sono nessuno e voglio essere nessuno", aggiungo che in fondo si è qualcuno solo per gli altri, per cui affermare quello che si è detto sopra significa uscire da Matrix, dalla realtà virtuale, dal mercato, dalla cultura dominante, dal mondo dominato dalla moneta, cioè da un valore immaginario. Significa guardare la realtà distruggendo prima tutto ciò che si è ora e si è acquisito per poi rivalutarlo e integrarlo con tutto ciò che c'è intorno e magari di diverso (del resto se il diverso è diverso da me anche io sono diverso per un diverso).

Ecco perché elogio l'incoerenza, per essere incoerenti ci vuole molto coraggio, bisogna avere la forza di mettere in dubbio tutto ciò che si conosce, che sta intorno, essere se stessi non vuol dire nulla se prima non ci si conosce umanamente in senso ampio.

Sembra Off-Topic, sembra, del resto Celentano costruisce aforismi sull'Off-Topic e l'apparente inconcludenza dei suoi discorsi.

Il vero problema non è la partecipazione ad X-Factor ma che qualcuno pensi (anche gli addetti ai lavori) che X-Factor faccia curriculum. Purtroppo è così, i potenziali ascoltatori e paganti sono tutto nella discografia, tanto più in quella italiana dove non s'investe a priori sulle idee e sulle capacità (questo in ogni campo).

Divagazione: ho potuto notare che il Dipartimento del Ministero dell'Economia italiano fa fare stage ai laureati e laureandi senza rimborsare nulla, se questo è premiare il merito. Sembra un film splatter, e il sangue che scorga è quello dei cervelli che funzionano ma che non sanno come sfogare la propria genialità e che quindi si avvitano su stessi, si stritolano, fino a far fuoriuscire una sostanza vischiosa, viscida ed intrattabile, gli ingredienti indigesti sono l'amarezza, l'abbandono, l'accettazione della precarietà, della non-valorizzazione, ch'aggià fa.

La Tv sembra sempre un punto di arrivo, eppure nella società di oggi paradossalmente è molto più semplice presentarsi a un provino e magari partecipare a un programma televisivo che dire, vabbè io ora ci provo, mi registro un cd ed inizio a girare l'Italia con un mio furgone, cercando locali di qua e di là, lo continuo a fare fino a che riesco a mangiare, lavarmi e dormire degnamente, dopodiché...c'è anche un dopo in queste storie? Se c'è di solito è un'altra vita, un'altra persona purtroppo, il cui cervello è probabilmente diventato protagonista del film Splatter che ho descritto.

Il credere o non credere in qualcosa è legato anche a quanto uno è disposto a perdere delle regole, della sicurezza, in realtà senso costante di oppressione della quotidianità, delle aspettative proprie e degli altri, del lavoro.

Se i battezzati fossero tanti quanti i veri cristiani il mondo sarebbe già molto diverso, e credo migliore. Il problema è che i falsi cristiani non sanno nemmeno di non essere veri cristiani. Che c'azzecca, direbbe Di Pietro, è tardi, non lo so che c'azzecca!

29 settembre 2008

Cine1, film gratis e legali

Un nuovo sito italiano si affaccia sul mondo di Internet e dell'intrattenimento multimediale. Si tratta di Cine1, una finestra dalla quale si può accedere, previa registrazione gratuita, ad un archivio di film di vario genere, tutti i generi principali, compresi quelli documentaristici.
Come fa ad essere gratuito e legale? Il sistema economico è quello ipotizzato tra gli altri da alcuni addetti ai lavori di YouTube, cioè una pubblicità introduttiva al film che ne paga la fruizione.

Non male come idea, anche se per YouTube non è così semplice applicarla, visto che si dovrebbe studiare un sistema per una pubblicità contestuale così come avviene attraverso servizi quali Google Adsense, ma siccome si tratta di video e non di parole, contestualizzare una pubblicità diventa più problematico, così come sarebbe impossibile valutare caso per caso, vedremo cosa succederà.

Nel caso di Cine1 invece i vantaggi sono evidenti, in quanto la sponsorizzazione viene a monte, il campo è ristretto alle pellicole cinematografiche e a discrezione dei gestori del sito, è un servizio offerto all'utente che potrebbe ampliarsi molto, non ci sono per ora concorrenti che hanno attuato una strategia mirata ed efficace. La qualità audio-sonora dei contenuti è disponibile in tre formati, Normale, Alta Qualità e DVD, ampia possibilità di scelta a seconda della propria connessione Internet e dello schermo che si sta usando.

I film disponibili sono per ora alcune decine ma è probabile che il database di Cine1 possa ingrossarsi, ciò che sperano tutti gli amanti del Video on Demand per la notevole libertà che lascia al telespettatore. Vedremo se questo esperimento di mercato andrà a buon fine.

26 settembre 2008

Alitalia: Annozero e Porta a porta

Ieri sera si è potuta apprezzare la netta differenza tra Annozero, programma condotto da Michele Santoro e Porta a Porta di Bruno Vespa.
Le differenze sono risultate tristemente lampanti visto che l'argomento trattato, la vertenza Alitalia, è piuttosto inflazionato, e tra le tante informazioni che giungono alle nostre orecchie ce ne sono sicuramente alcune rilevanti, più che in altri casi.

Riassumendo ai minimi termini e un po' pacchianamente l'Alitalia sarà "acquistata" dalla Cai, i cui imprenditori sono azionisti della Banca Leonardo, la stessa banca che ha valutato il capitale buono di Alitalia. La cifra dovrebbe essere tra i 100 e i 300 milioni di euro, considerando che l'anno scorso la parte sana di Alitalia era stata stimata oltre il miliardo di euro, ma del resto la CAI non fa beneficienza (anzi cerca di specularci, è ovvio) ed esiste solo per far fare bella figura a Berlusconi, che ci crede ancora nella scelta di una cordata italiana, l'italianità prima di tutto! Entreranno poi capitali stranieri di grandi compagnie, come Airfrance, British Airways o Lufthansa prima in quota minima poi entro 5 anni, se non prima (benché la legge lo proibisca), acquistando una quota di maggioranza, controllando quindi a pieno Alitalia per cifre irrisorie, che colpaccio di mercato. Tranquilli, esistono gli acquirenti ma il progetto industriale dei prossimi cinque anni non esiste, per cui non si vedono molti contenuti per cui gioire.

Ho esposto qualche dato per tracciare un quadro verosimile, tutte le informazioni le ho praticamente appuntate ieri da Annozero, finita l'appena citata trasmissione, cambio canale finendo su Raiuno, Porta a Porta, si parla di Alitalia! Ma a quel punto con aria interrogativa verso lo schermo televisivo mi sono chiesto di cosa stessero parlando, era l'apertura della trasmissione e Veltroni si lamentava di Berlusconi che negli ultimi due giorni l'ha insultato allegramente nonostante il suo sforzo per giungere ad una conclusione nella trattativa con i sindacati.
Così successivamente è intervenuto Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, elogiando l'intercessione di Veltroni nella trattativa, cianciando, senza dire nulla, sull'importanza del non-fallimento di Alitalia, non solo per la compagnia di Bandiera stessa, ma anche per tutto l'indotto, gli aeroporti. Sì ok, ma caro Mieli, i discorsi di questo tipo lasciamoli fare ai politici, affrontiamo i problemi in modo giornalistico.

Se questo è l'incipit - mi sono detto. Ho spento la televisione, ho fatto bene?

25 settembre 2008

La riforma scolastica

E se il sistema scolastico-accademico migliore non fosse quello nel quale ognuno di noi (o quasi) ha ricevuto la propria dose di educazione, di cultura?
La mia non è una critica all'inefficienza italiana, se pur palese in alcune zone del nostro paese, ma alla scuola mondiale strutturata con programmi prestabiliti, testi prestabiliti, campanelle prestabilite. Tutto è così perfettamente organizzato. Ciò che si studia è solo ciò che c'è scritto sui libri di testo e non vedo l'ora di tornare a casa a guardare Dawson's Creek.
La formazione è quasi del tutto televisiva, passiva, lo è sempre stata, più o meno, fin dalla notte dei tempi: è fondamentale abituare le giovani menti ad ascoltare sempre colui che è in posizione dominante, di cultura, di conoscenza, a volte solo di potere.

Se a scuola s'insegnasse a dubitare di ogni presunta verità il mondo sarebbe diverso, i preti hanno sempre professato che “le vie del signore sono infinite” eppure sembra che nessuno ci creda: infinite solo le vie per arrivare a un risultato, per essere un esperto di un certo argomento, tanto più nell'era di Internet e dell'intelligenza collettiva di Pierre Levy (anche se credo che sull'intelligenza collettiva bisognerebbe riflettere approfonditamente, magari lo farò in seguito).

Ma cosa succederebbe a un cantante che non avesse studiato mai lirica con un maestro e riuscisse un giorno a cantare con la stessa intensità di un tenore affermato, per esempio di Pavarotti? Ammesso che ci sia qualcuno che possa raggiungere la sua intensità, come verrebbe definito? Un imitatore, in questo caso di Pavarotti, e non un tenore al pari di Pavarotti.
Hai studiato lirica? Chiederebbero.

Ipotizzo una riforma scolastica folle: percorso base per imparare alfabeto e operazioni matematiche, dopodiché negli anni successivi, ogni mese uno studente deve preparare, riassumere-relazionare per iscritto e a voce 3 libri qualsiasi, dai romanzi ai saggi, dalla matematica alla religione, senza alcun limite. E a quel punto a seconda dell'argomento a sostenere la discussione sul libro che lo studente presenterà alla classe sarà l'insegnante esperto della materia che il testo affronta.
Si dice sempre che serve qualcuno che indirizzi la propria attenzione, un insegnante, eppure diamo per scontato che al di fuori della scuola ogni cosa sia al posto giusto, infatti nessuno insegna a guardare la televisione o ad usare Internet.

In nove mesi ogni ragazzo leggerebbe 18 libri, sono convinto che in un solo anno avrà conosciuto abbastanza il mondo da capire quanto è complesso, seppellendo i libri di testo con i loro titoletti e i loro riassunti a fine capitolo (lasciate che siano gli studenti a farli).
Una riforma rivoluzionaria probabilmente, irrealizzabile, di certo ciò che ne verrebbe fuori sarebbe una società molto diversa: ognuno capirebbe che essere nati cristiani non significa odiare i musulmani, esser nati atei non significa odiare i preti, esser nati ceceni non significa odiare i russi. Ognuno capirebbe che Essere si è ogni giorno a seconda delle scelte che si fanno e non in virtù di un passato, di una valutazione, di una cultura assimilata.

Il noi e il loro non esistono nella dimensione della libertà conoscitiva, della curiosità, sopprimeteli ma sappiate che ciò porterà alla distruzione del vostro piccolo orto costruito con le vostre piccole convinzioni e convenzioni rassicuranti e assimilate negli anni dell'educazione.

Oltre la metà della nostra esistenza è riempita dalla formazione e dal lavoro, se si escludono i pedanti filosofi e gli allegri sociologi, nessuno discute con disincanto e con coraggio intorno a questi temi.

Bisogna mettere dei paletti a una formazione di questo tipo – dirà il ministro dell'Istruzione - il rischio è la schizofrenia.
Sa dove deve metterseli i paletti? - dirò io - il rischio a cui porta il suo sistema è l'Essere illusorio che si è accettato con il tempo, il metodo e l'abitudine.

18 settembre 2008

Mara Carfagna, donna bella donna stupida, parola di Zulù

Nonostante Marco Travaglio sia uno dei miei punti di riferimento per quanto riguarda il metodo giornalistico, credo che a volte cercando di dimostrare una tesi si spinga oltre i dati e i fatti.

Per questo motivo ho deciso di dare un'occhiata ai curriculum dei vari ministri, dopo aver scorso qua e là sono giunto a quello di Mara Carfagna. Un brivido lungo la schiena, non so se di eccitazione o di indignazione. Chi è? Una gnocca? Probabilmente sì, ma allora forse la bellezza è un problema per la nostra società, per il maschilismo silente ma imperante, per quelle pari opportunità così lontane.

Tutto sottende un giudizio: il bello è sicuramente stupido. E se ciò che è bello sfrutta questa sua fortuna ereditaria per poi svolgere qualcosa di intellettuale allora è da distruggere, da abbattere. Sarebbe come se un marcantonio ereditasse tantissime ricchezze dai propri genitori, tra le quali una biblioteca, iniziasse a studiare tutti i suoi libri e ad un certo punto gli dicessero di stare zitto perché quei libri su cui aveva studiato (gli stessi che gli altri avevano dovuto comprare) li aveva già dalla nascita. La meritocrazia significa non considerare le condizioni di partenza ma il risultato, deve valere in entrambe le direzioni, certo magari può essere utile tener conto dei maggiori sforzi che ha dovuto compiere una persona rispetto ad un'altra per giungere allo stesso risultato a causa di condizioni di vita più avverse, ma non si può penalizzare alla fonte chi magari ha doni non sudati. Peppino Impastato era figlio di un mafioso? Eppure per aver lottato contro la mafia e la cultura mafiosa è stato ucciso, volendo perché non condannarlo per la sua intraprendenza, come recita un amico nell'ultima trasmissione di Radio Aut nel film “I cento passi”. Un esempio estremo e irriverente, di cui mi sono appena pentito, ma un minimo di consonanza con il discorso c'è.

Riprendendo le fila del discorso scopro inaspettatamente che Mara Carfagna ha conseguito la maturità scientifica e si è laureata in giurisprudenza. Ho pensato, mi pare il minimo, è ministro, senza portafogli, perciò molto di facciata, e che facciata, una donna giovane, nata nel 1975, certo poi le sue competenze le ha forse svilite nel ruolo di showgirl, con il calendario canonico che ogni showgirl fa, ma chissà, magari ha studiato veramente, così faccio qualche ricerca e viene fuori che alla maturità ha preso 60/60 e nella laurea ha conseguito 110/110 e lode. Ora, lungi da me, dall'etichettare una persona per i risultati conseguiti negli studi ma altrettanto lungi da me definire la Carfagna solo perché si è guadagnata da vivere grazie alla bellezza.

Il vero nodo è culturale, in Italia tutti coloro che arrivano in politica nei posti pseudo-alti in giovane età (casi rarissimi) portano a pensare che non siano del tutto puliti con la coscienza e soprattutto con la lingua, una leccatina di qua, una di là, la maggior parte invecchia leccando e senza rendersene conto, visto l'immortalità dei leader italiani che più che storici sembrano preistorici.

Nel caso di una donna, grazie all'ormai celebre affresco in cui appariva la monaca americana Monica insieme al Re Clinton, si è propensi ad immaginare che le leccate si siano estese anche alle parti più intime di colui che le ha offerto l'incarico. Chi può il dire il contrario? Ma ciò che possiamo dire è che la sua fedina penale è quantomeno pulita, il suo passato forse è meno torbido di quello di altri, e questo purtroppo mi basta, per dire che è forse tra i migliori ministri del governo, perlomeno in potenza.

Si può criticare quando parla dell'immagine della donna mercificata. Lo sottolinea lei che ha fatto parte del sistema dello spettacolo? Nel teatro dell'assurdo direi comunque che la Carfagna potrebbe essere molto meglio dell'avvocato Angelino Alfano al Ministero della Giustizia.

Un'altra valutazione che possiamo fare è quella dello spessore della casta: è chiaro il collegamento quotidiano tra il mondo dello spettacolo (ma anche tristemente dell'informazione) e la politica; il popolo (quella massa di pecoroni, tra cui me) nel vedere l'attore e regista Barbareschi e la cantante Zanicchi diventare rappresentanti del popolo, la Pivetti e Martelli conduttori televisivi nel processo inverso, pensa: “ma questi fanno tutto loro!” E' un virus consuetudinario la Casta, secolarizzato, dall'Unità d'Italia ad oggi; per questo non posso e voglio dipingere la Carfagna come l'emblema della nullità, quando non nocività, del governo Berlusconi, il quale l'ha scelta sicuramente dall'alto della sua considerazione rozza della donna per le doti intellettive e non per l'immagine che ama tanto, da pubblicitario qual è.

Se la Carfagna ha raggiunto quella posizione facendo la showgirl e la presentatrice e avendo anche studiato il problema, ammesso che ci sia visto che di illeciti pare non ne abbia commesso, è della società, della politica, del sistema, che a quanto pare non riesce a mandare avanti i più meritevoli, ma solo quelli che ricevono spinte, con il risultato che chiunque arrivi in alto in giovane età fa ribrezzo a prescindere perché si presume che sia lì solo grazie ad altri. Pre-sumere è il miglior modo per pre-disporsi a pre-nderlo nel culo.

E' molto interessante una sua intervista rilasciata nel 2004, quando era ancora abbastanza lontana dalla politica, potete leggerla sul sito Campianiasulweb.

15 settembre 2008

Autunno pazzo

Voi andate, io rimango qui, anzi ricomincio dall'inizio, riparto da zero perché nel viaggio che mi ha condotto fino qui ho perso tutto ciò che amavo, che avrei voluto conservare, cullare e crescere tra le mie braccia, sulle mie spalle. Devo aver commesso qualche errore, ma di certo non proseguo su una strada che alla fine non ha altro che un cartello con scritto Strada chiusa, questa era la mia storia, la consecutio temporum è per le menti spente.
Le api e gli usignoli sono stati messi a dura prova in questi ultimi anni terrestri (che siano gli ultimi?): non guardare, non aprire la mente, né il cuore, non armonizzarti.
Io ho provato ad imitare il canto di un usignolo ma mi sono ritrovato a dover fuggire da uno sciame di api avvelenate dall'inquinamento umano di cui io ero diventato il simbolo, poco importa se pungendomi sarebbero morte, quello che volevano e vogliono è solo vendetta, e l'avranno.
Ed io che abito all'angolo di via Paolo Borsellino e Madrid, a pochi passi dalla Quinta del Sordo, espongo il mio sorriso, quello che si esplica attraverso il malinconico e “democritano” (di Democrito) “eh eh”, sebbene abbia sempre apprezzato quello carnevalesco, hollywoodiano, quell'”oh oh oh” cadenzato e recitato con la mano sul petto.
I lumini dei cimiteri sono sempre così fiacchi e stanchi; non ricordo nemmeno qual'è la prima donna con cui ho fatto l'amore, ho scordato la prima furia della tempesta, ogni mattina mi sveglio e vomito il passato, qualcosa di simile al morbo di Parkinson.
Da piccolo soffrivo di ADHD, per questo ficcai nel petto del mio psicologo una penna stilografica, non posso dimenticare l'eccitazione di quell'atto che mi liberava dalle catene della malattia, la sua faccia da marchese esterrefatta, distruggendo colui che mi definiva malato io ero guarito, o qualcosa di simile, considerando che sto scrivendo da una sorta di arresti domiciliari a vita, un manicomio travestito da normalità, un teatro della storia, un concerto in playback: ciò che esce dagli amplificatori è quasi sempre il liquame nauseabondo che ci entra.
Caro marchese De Sade baciami il culo! Bacia! Bacia ora! Cari gerarchi fascisti abbiate la cortesia di baciarmi il culo, mi bacino il culo anche quelli sovietici, caro Putin e caro Bush eccovi il mio culo, solo un bacino prima di andare a dormire! La mia guerra non si è conclusa con il battesimo, a quanto pare nemmeno per la Chiesa è poi così importante la pace.
Ne ho viste di cose io dall'alto delle mie conoscenze empatiche ed intellettuali interconnesse, ne ho viste così tante che non ho più intenzione di seguire il flusso indiscriminato e costante della quotidianità ceca. Il meccanismo del tempo che assimiliamo giorno dopo giorno, sveglia dopo sveglia, campanella dopo campanella, timbro dopo timbro, programma dopo programma è quanto di più innaturale e deleterio per quel tocco divino che può accendere la migliore natura umana e tutto ciò che gli sta intorno. E Falcone saltò in aria con lo sguardo asceso a un cielo libero, spianato.
I serpenti esistono e camminano nell'universo, io so già da che parte stare.
Grazie Edith Piaf, senza di te non sarei esistito.
Le foglie cadono, le mie lacrime anche, è proprio autunno, autunno pazzo.

“Furia ed Agonia – Francisco Goya” di Rafael Castillo

13 settembre 2008

Il buco nero del Cern


Abbiamo sentito parlare nei giorni scorsi delle preoccupazioni di alcuni scienziati che hanno sottolineato come i buchi neri che si dovrebbero generare al Cern di Ginevra per essere studiati non manterrebbero un comportamento prevedibile, ciò significa che i buchi neri che si creano non è detto che "muoiano", anzi potrebbero ampliarsi più o meno velocemente fino a risucchiare tutta la materia circostante, in questo simpatico e malaugurato caso la terra. L'allarme è rientrato appena è stato dato il via all'esperimento, tutto funziona alla perfezione, quello che non è stato però sottolineato è che il pericolo resta in quanto gli esperimenti continuano, si tenta di creare più buchi neri.

Ecco allora che vi segnalo la geniale rielaborazione ad opera di Lorenzo Masetti della prima pagina di Repubblica subito dopo un esperimento del Cern andato male.

Potete osservarla in foto, mi ricorda la comicità delle prime pagine di Giobbe Covatta che esponeva alla personale rassegna stampa di Mai dire gol, di cui potete vedere nel video qui sotto un esempio.

07 settembre 2008

"Il nemico interno"

"Il nemico interno. Immagini, parole e simboli della lotta politica nell'Italia del Novecento" è il libro di Angelo Ventrone attraverso il quale si possono ricavare diversi spunti di approfondimento e rifllessione che voglio appunto condividere con i lettori.

La politica per agire, perpetuarsi e ottenere legittimità nel tempo ha bisogno di strumenti. Il raggiungimento ed il mantenimento del consenso è fondamentale.

Per questi motivi uno degli elementi chiave della politica è la strategia comunicativa, con le sue regole, la sua retorica, spesso così carica di ideali da mostrarsi scevra degli stessi per manifesta incoerenza tra le parole-immagini e la realtà; l'incoerenza è però manifesta solo se l'ascoltatore, l'elettore, il lettore è adeguatamente informato e non bombardato da un'informazione unilaterale che tende a delegittimare l'avversario e a minare ogni forma di dialogo, di confronto.
Si tratta di una strategia che vuole nascondere l'artificiosità della gran parte dei messaggi politici dietro la semplicità e l'efficacia degli spot propagandistici che, come sottolinea Ventrone, sono stati e vengono anche oggi usati da qualunque schieramento, giornale, classe sociale ed elites.

“O con noi o con loro” questo è il sottotitolo di ogni manifesto propagandistico, salvo poi rendersi conto che la realtà è assai più complessa di come la si vuole dipingere. A ben vedere spesso il noi definisce un gruppo di persone in funzione dell'avversario, cioè un gruppo che ha un'identità forte solo grazie alla contrapposizione al nemico, per cui il secondo sottotitolo è: “Noi non siamo come loro”. “Ma allora chi siamo?” verrebbe da chiedersi, ma questa è questione che la propaganda non può porre, non è parola raziocinante quella di cui ha bisogno, necessita invece di slogan, miti, immagini, frasi ad effetto chiare e dirette che anche l'ultimo operaio della catena di montaggio, il contadino dimenticato, l'analfabeta possano vagamente capire e comprenderne il senso, il messaggio.

Richiamando all'attenzione ad esempio la politica italiana di questi ultimi anni una delle accuse fatte al Centro-Sinistra è stata quella di aver agito e discusso solo in contrasto all'avversario, spesso nemico, cioè Berlusconi (salvo poi non fare nulla per risolvere i conflitti d'interesse che stanno all'origine di quel male verso il quale tanto si è alzata la voce).
Ovviamente l'avversario diventa nemico in prossimità delle elezioni e conoscendo la mediocre durata media dei governi in Italia e l'instabilità politica, è prevedibile essere d'accordo con Ventrone il quale spiega come dalla nascita della Repubblica italiana la politica sia rimasta congelata in un perenne clima di campagna elettorale.

Ecco perché i caratteri della propaganda tendono a ripetersi, la storia sembra fermarsi. Così ancora alle elezioni politiche del 2006 Berlusconi parlava di pericolo comunista che campeggiava alle spalle di Prodi come un vampiro pronto a mordere; mentre la Sinistra ha dipinto Berlusconi come un nuovo duce che ha preso in parte il posto di Craxi, celebri le rappresentazioni vignettistiche di Forattini che raffigurava il leader socialista con gli stivali tipici dei gerarchi fascisti, avvicinandosi all'idea che aveva il PCI dello stesso leader.
Berlusconi è certamente il maestro della comunicazione potendo contare anche sulla conoscenza, nonché proprietà, delle televisioni, strumento che i vecchi partiti poco hanno sfruttato rispetto all'enorme potere mediatico di cui è portatore, e non solo grazie ai telegiornali ma esprimendo un modello di società all'interno dell'intera programmazione giornaliera.
La televisione brucia notizie, corre veloce e Berlusconi intento come ogni politico a fare propaganda, affina questa strategia rincorrendo la fugacità del pensiero e delle dichiarazioni sul mezzo televisivo. Non si tratta di una novità ma solo di una velocizzazione dell'incoerenza a cui porta la propaganda in quel “Secolo Breve” che si protrae fino ad oggi con tutte le idee, le correnti di pensiero e le sue manifestazioni. Nel pentolone della propaganda del Secolo Breve c'è tutto e il contrario di tutto.

Cambiano i mezzi di comunicazione, si modificano, ma l'obbiettivo è sempre lo stesso, semplificare il contesto, gli eventi, i personaggi che ne fanno parte, per compattare l'opinione pubblica intorno alle proprie idee e di conseguenza ottenere il massimo consenso, l'individuazione di un nemico interno o esterno è quanto di più utile alla causa: il tedesco della prima guerra mondiale è il barbaro, ancora più selvaggio dei selvaggi, un tecno-barbaro, che unisce il male alla modernità, all'organizzazione della società moderna, che usa la scienza per accrescere la propria potenza malvagia e non per un progresso positivo dell'umanità, il singolo individuo esiste solo come elemento della macchina collettiva, della società.

La coerenza non è importante, la parola raziocinante cui accenna Ventrone non fa parte dei manifesti politici. Il nemico in quest'ottica può diventare chiunque, l'importante è che risulti individuabile ma che, si faccia attenzione, non significa necessariamente sia reale.
Il target della propaganda è, se vogliamo metterla da una prospettiva di marketing, il popolo formato certamente da una parte di persone che leggono tanti giornali, approfondiscono temi, ma che in maggioranza segue solo quell'informazione semplificata che le elites politiche ed economiche offrono e che un buon sistema dell'informazione dovrebbe cercare di scalfire.

Tornando alla nozione di Secolo Breve a cui Ventrone fa riferimento e su cui fonda le sue tesi si può costruire uno schema ridondante che ispira tutta la propaganda fino da oggi e probabilmente finché esisterà la politica.
S'individuano quindi alcuni pilastri di questo schema comunicativo: la demonizzazione dell’avversario politico e delle forme di dissenso interno, la delegittimazione a governare dell’oppositore, burattino del nemico esterno (ad esempio la DC schiava degli USA per la sinistra italiana e i comunisti schiavi dell'URSS per il centro-destra), il legame tra violenza e politica (eredità soprattutto fascista), l'uso metaforico del linguaggio medico-epidemiologico (malattia, infezione e contagio, categorie per inquadrare la diversità ideologica), che si traduce nella definizione mostruosa dei tratti somatici dell'avversario, per il quale non ci può essere nessuna integrazione all'interno della stessa società: le diversità “bio-politiche” non possono coesistere, si devono estirpare.

Tutto ciò porta alla sovrapposizione del metodo e dei contenuti in ogni forma di propaganda, ciò che cambiano sono i nemici, di volta in volta. Come mette in luce Ventrone in Italia il fenomeno è limpido. Il fascismo ha infatti cementato nella cultura italiana un modo di catalogare, pensare e ridurre la realtà che è rimasto come eredità difficile da eliminare, a ciò si aggiunge lo scarso ricambio della classe dirigente che ha dato una mano al protrarsi di questo schema propagandistico-conservativo.

Il risultato è che ad esempio tutto il mondo politico cattolico a partire dal secondo dopoguerra (anni 40'e 50') ripropone gli stessi caratteri della propaganda anti-tedesca della prima guerra mondiale e di quella anti-sovietica e anti-statunitense dell'RSI: l'uguaglianza forzata che non tiene conto dell'unicità di ogni individuo, la delegittimazione dell’avversario al servizio del nemico esterno (l’URSS attraverso il Cominform), il materialismo imperante, il popolo come massa informe e omologata ed infine le molteplici accuse di violenza fisica e abusi nei confronti dei bambini e delle donne che rendono lampante l'inferiorità morale dei comunisti.
A loro volta i socialisti e i comunisti riadattano alla polemica anti-democristiana e anti-capitalistica gli stereotipi ereditati dal modello anti-tedesco della prima guerra mondiale: l’avversario politico come portatore della guerra e della distruzione dotato di una furia fredda, calcolatrice e sanguinaria che si riversa sui deboli, gli ultimi, i poveri; ritorna l'immagine del banchiere obeso, della nuova borghesia assetata di ricchezze ma che differisce dal passato in quanto ora è anche serva degli USA attraverso il Piano Marshall.

“Noi non siamo come loro”. Il sottotitolo sopracitato ora appare chiaro in tutta la sua liquidità, teatralità, infatti se ogni schieramento politico usa lo stesso schema ideologico per distruggere l'avversario significa che o sono tutti in errore o hanno tutti ragione: altrimenti com'è possibile che ideologie così lontane portino a manifesti così simili?
Fortunatamente non dovendo costruire slogan possiamo riflettere con la calma dovuta immergendoci nella complessità della realtà con la fiducia che la semplificazione è utile allo studio, alla teoria, ma con la consapevolezza che è controproducente se diventa uno strumento di consenso incontrollato, cioè se l'informazione non ha più la forza per svolgere “un ruolo di cane da guardia” del potere politico ed economico.
Perciò dal momento che di propaganda si tratta l'unica cosa che si può fare è cercare di estrapolare, ove possibile, quei pochi dati reali che vengono mischiati alle falsità, alle invenzioni, cercando dunque di non adottare lo schema interpretativo del nemico interno di cui Ventrone ha tracciato le fondamenta, cioè quello di una riduzione della realtà a campo di battaglia nel quale si distinguono di volta in volta i nemici portatori delle loro ideologie nefaste, dei loro crimini a cui si legano precise immagini iconografiche.

03 settembre 2008

Definizione imperfetta di perfezione

Stanotte le armonie della terra si sono fuse a quelle dell'universo e in un istante ho udito l'accordo dell'eternità, l'amore nella perfezione immaginifica di un istante completamente inteso.

Da ciò ne deriva che la perfezione non può che essere eternamente istantanea.

25 agosto 2008

Maffiopoli

Si tratta di non abbassare lo sguardo, di credere nella libertà fino in fondo, Peppino si è Impastato tra le grinfie dell'ignoranza, della paura, sabbie mobili soffocanti della cultura dei Bassi, ma non ha strisciato, chi c'è e chi ce l'ha il coraggio di non strisciare? Chi? Falcone, Borsellino e tutti gli altri di cui nemmeno conosciamo i nomi, dopodiché? Solo i martiri. Ma i martiri hanno perso?

26 luglio 2008

Politica e antipolitica


Smetterò di votare da qui in avanti per rendere palese il mio sforzo e la mia aspirazione a giudicare la politica e le sue scelte dall'esterno, senza farmi coinvolgere da simpatie o visioni partitiche.
Voglio evitare di fare mio un atteggiamento come quello di Montanelli che votava a sinistra negli anni 90' nonostante fosse vicino idealmente ai valori della destra per evitare che una certa destra berlusconiana andasse al potere. Si può scegliere una terza via? Esiste?
In questo momento storico non mi è poi nemmeno difficile, a destra abbiamo la Lega, Forza Italia e Alleanza Nazionale, a sinistra PD, Italia dei Valori e Radicali, al centro UDC.
Potrei sparare indistintamente ad ognuno di questi partiti, forse rimarrebbe fuori in parte l'Italia dei Valori, che però essendo l'unica opposizione martellante rischia di diventare il tragico protagonista che grida al “lupo al lupo” nella favola popolare; la politica è costellata di lupi, solo che si presentano come agnelli innocenti ed innocui.
Il mio atteggiamento verrebbe definito antipolitica, ma forse alle elites politiche sfugge il ruolo dell'informazione, del giornalismo, la responsabilità sociale del giornalista. Non a caso il giornalismo nella sua forma migliore viene definito cane da guardia del potere. Se invece vogliamo un giornalismo come cane da passeggio o da riporto del potere allora definiamo pure antipolitica tutti coloro che indagano, scavano, ricostruiscono, interpretano.
C'è un vulnus culturale nelle classi dirigenti, parlano di Costituzione a sinistra, di valori partigiani che non si possono disattendere, di libertà costituzionali, salvo poi non distinguere ciò che chiamano antipolitica da ciò che è veramente anti-politica, cioè il disimpegno.
Di coloro che si allontanano dalla politica nessuno ne parla perché ai politici in realtà non interessano quelli che poi non vanno a votare, mentre si scagliano contro coloro che contestano decisioni, comportamenti, scelte, errori declassandoli a semplici urlatori senza rispetto e senza idee.
Un partito che si preoccupa del calo dei votanti – fenomeno che peraltro in Italia è pressoché assente rispetto agli altri paesi – è come una squadra di un qualsiasi sport che si preoccupa degli infortunati dell'avversario, fingendo di non gioire di fronte all'assenza di tanti giocatori. Poco credibile, meno gente vota più è possibile stabilire chi saranno i vincitori.
Mani Pulite evidentemente non è riuscita a dar vita ad un nuovo modo di concepire e fare politica, si pensi allo scandalo dell'amministrazione regionale abruzzese o si guardi qualche puntata di Report che fa inchieste che in un paese normale porterebbero a dimissioni su dimissioni di dirigenti ma che in Italia non producono alcun effetto se non riflessioni quali “l'Italia fa schifo” o “vanno avanti sempre i furbi, gli amici”.
Del resto se Mani Pulite la si incasella in un periodo storico invece di portarla ad ispirazione morale il risultato è che si fanno inchieste, indagini, si condannano parte dei colpevoli, si fanno anche degli errori come avviene nei crolli inattesi, quando una pratica non è quotidiana e diffusa, però tutto rimane circoscritto ad un'azione della magistratura, non si trasforma in un evento su cui plasmare una nuova cultura politica, sociale.
Così sono ormai vent'anni in cui a prevalere è stato sempre l'immobilismo a dispetto delle oscillazioni e dei terremoti che hanno attraversato tutti i partiti, cambiare tutto per non cambiare niente, una regola cara al potere.
Abbiamo dovuto delegare il bisogno di capire, conoscere, interpretare ai soli comici, significa che l'ignoranza e il livello morale hanno raggiunto il livello più basso, a dispetto del cianciare della Chiesa e dei suoi portavoce.
E Andreotti è immortale.

17 luglio 2008

Capezzone, quel portavoce di Forza Italia


Qualcuno mi spieghi come Capezzone sia finito a fare il portavoce di Forza Italia, posso comprendere vagamente le ragioni del divorzio dai radicali, ma certo con quell'esperienza alle spalle e i valori che dovrebbero averla sostenuta non comprendo come da un partito che professa libertà sia finito in quello che è all'estremo opposto delle libertà, nonostante il nome.

Il suo cervello deve essere fuggito all'estero o forse possiamo tranquillamente dire che i radicali sono stati semplicemente un trampolino di lancio in attesa di finire dove c'è più possibilità di fare strada, di per sé questa non è una scelta negativa, anzi, puntare in alto è un dovere, soprattutto se si hanno le qualità, ma se dovessi giudicare l'esperienza di un uomo politico che per opportunismo smentisce tutto il suo passato, mi dispiace ma lo giudicherei negativamente e questo è il caso di Capezzone.

Lo sterco del diavolo è la ricerca del consenso, o peggio ancora l'affermazione del consenso e quindi del potere, quel potere che dimentica da dove è venuto e per conto di chi lo detiene.

Forse c'era qualche altra possibilità, invece di quello che alcuni considerano un suo declassamento a portavoce del partito che non ci sarà più, forse poteva scegliere altre vie, in modo da ripresentarsi, visto la sua giovane età, in posizione di forza in qualche altro partito. Forse sarà stato il bisogno di uno stipendio, chi lo sa.

So solo che se già "i giovani un po' più invecchiati" svendono il proprio valore e i propri valori non ci si può lamentare se poi si dice che i giovani sono senza valori.

Funari aveva ragione, lo scontro è generazionale ormai, giovani contro anziani, e giovani contro quei giovani che si piegano agli anziani. Perlomeno così dovrebbe essere per guardare al futuro non solo a parole ma nei fatti.

Vi invito a leggere la discussione nata intorno al tema su Fainotizia.

11 luglio 2008

Arceto Metal Night 2008



Evento che si svolgerà ad Arceto, provincia di Reggio Emilia

29 giugno 2008

La favola del brutto anatroccolo

C'era una volta un cigno che decise di lasciarsi morire sulle rive del Mincio dopo aver saputo che il brutto anatroccolo era diventato leggenda.
Quello che non seppe mai è che il brutto anatroccolo era proprio lui.

23 giugno 2008

La giustizia di Berlusconi

Si è discusso approfonditamente dell'assurdità dell'indulto, soprattutto in un contesto giudiziario come quello italiano che produce una legalità chimera, e se la legalità è una chimera figurarsi la giustizia, all'entrata dei tribunali l'insegna “La giustizia è uguale per tutti” è sbiadita, qualcuno la scambia per una battuta, a me fa sorridere se mi si osserva dal profilo destro mentre da quello sinistro scendono lacrime di disperazione calmierata però dall'assuefazione, dall'abitudine.
Si è disquisito poi in campagna elettorale del problema della sicurezza, la cordata di Berlusconi (non quella che dovrebbe acquistare Alitalia) ha proposto la propria linea d'intrasigenza (soprattutto grazie alla Lega e alla sua lotta agli immigrati clandestini); il Pdl e il popolo leghista hanno così vinto le elezioni, senza appello, la tolleranza zero sembra prevalere nel paese. Non bisogna dimenticare che la percezione dell'insicurezza può considerarsi leggermente distorta dall'informazione che basa i tre quarti delle notizie sulla cronaca, quella peggiore, ormai non più nera, metanera, una cronaca nera fine a se stessa, destinata all'auto-riproduzione quotidiana e compulsiva.
Ecco che allora arrivano le proposte e i provvedimenti del governo nell'ambito della giustizia e della sicurezza, non voglio addentrarmi nelle varie questioni, voglio semplicemente riassumere il tutto sottolineando il paradosso di una linea di governo che fa l'altalena tra la durezza e la strizzatina d'occhio (o abbracci calorosi) all'illegalità come se niente fosse.
Un esempio che è tanto estremo da sembrare impresentabile per un governo degno di governare: l'uso dell'esercito per il presidio delle discariche nuove o in via di riapertura in Campania e la sospensione dei processi per reati che hanno pene inferiori ai 10 anni.
L'ambiguità è qualcosa che si paga, soprattutto nel tempo, ma a soffrirne è sempre il cittadino e non colui che ha ruoli di potere all'interno della società; l'ambiguità in uno stato di diritto e d'informazione come il nostro non è una discriminante, è un pregio grazie al quale la classe dirigente può auto-perpetuarsi slegandosi dal paese e dalle regole, slegando di conseguenza il paese stesso dall'idea della legalità. La sinistra sono anni che è ambigua e i risultati si sono visti. La giustizia non funziona, certo, ma se queste sono le soluzioni del PDL allora.
Non ho parlato del conflitto d'interessi di Berlusconi in qualche suo processo costruito ad arte dalla magistratura rossa, ma forse questo è un tema marginale, come direbbe Berlusconi: “I cittadini mi hanno votato sapendo chi sono e cosa faccio nella vita, perciò il conflitto d'interessi non c'è.”
Assodato questo la mia speranza è che gli interessi di ognuno di voi coincidano con quelli di Berlusconi, cosicché qualcosa ricaverete certamente.

26 maggio 2008

Cronaca nera

Ormai non so più come parlarne, come affrontare l'argomento, potrei non farlo, ma purtroppo credo sia sbagliato tralasciarlo arrendendosi alla realtà come dato di fatto e soprattutto a coloro che la vendono come tale senza mai entrare in valutazioni analitiche.
Il vomito giallo su un bel pavimento lucido: questa è l'immagine che mi balza nella mente guardando praticamente tutti i telegiornali, sembra che esista solo la cronoca nera, è squallido, diseducativo, socialmente distruttivo, incivile, irresponsabile. Allineandomi ai TG potrei incitare babygang a distruggere le sedi dove vengono prodotti i vari telegiornali, che forse un falò di tanto in tanto che faccia riflettere chi fa informazione non farebbe poi male. In questo modo mi piegherei però alle loro esigenze facendo lo stesso gioco, ma l'obbiettivo non è diventare notizia di questi splatter.
I giornali e i telegiornali parlano raramente di suicidi e sapete perchè? Per non spingere altri potenziali suicidi a compiere lo stesso gesto. Come mai questa cortesia non viene usata per le rapine, gli omicidi, gli accoltellamenti, le sparatorie, le liti con morti inattese, i raptus di follia, gli strupri, il bullismo, la pedofilia ecc...
Mi fermo, stop.

02 maggio 2008

"Canterò per te" Ultima song registrata.


Nico GuzziCanterò per te

22 aprile 2008

Ripudiare il motto "Ognuno ha quel che si merita"

La frase "Ognuno ha quel che si merita!" rispetto alla classe politica che ci rappresenta ha un fondo di verità in quanto la politica di solito è il riflesso anche della società, altrimenti di che democrazia parliamo, ma credo debba essere ripudiata nel caso italiano almeno quanto la guerra.

Ognuno di noi ha delle responsabilità verso i giovani ed il futuro, ognuno di noi deve aspirare all'attuazione oltre che dei principi democratici, di quelli meritocratici, non possiamo e dobbiamo ridurre tutto al fatto che se al potere ci va un certo modello di personaggio con quel particolare stile allore vuol dire che noi tutti siamo come chi ci governa, così non andiamo da nessuna parte, nessuna prospettiva può nascere seguendo e sposando questa riflessione.

In fondo in ognuno di noi campeggia sia il bene che il male, e di solito il male è meno faticoso da mettere in pratica, annoia di meno e non pretende granché, per cui non bisogna stupirsi se poi Berlusconi torna a vincere ogni volta come se non avesse mai governato, perché in molti degli italiani, forse in ogni uomo, campeggia un Berlusconi, non c'è niente da fare, e non lo associo per forza al male, bisogna poi scegliere se far prevalere quel tipo di atteggiamento, di scelte quotidiane o trovare ispirazioni in altri modelli. Il problema è individuare altri modelli, ma quali sono gli altri modelli per la maggioranza delle persone? Non i libri evidentemente, non la varietà del pensiero. La TV forse, quella di Berlusconi magari. I telegiornali che parlano solo di violenza, aumento dei prezzi ed extra-comunitari e caso strano la Lega conquista addirittura il voto della sinistra arcobaleno forzando la mano su questi argomenti.

Il sistema socio-culturale italiano gioca tutto a favore di Berlusconi, la mossa del PD di andare da solo arriva purtroppo in ritardo di due anni, altrimenti ci sarebbe stata la possibilità di archiviare Berlusconi che ricordiamo che disse pure alla vigilia delle elezioni del 2006 che se avesse perso non si sarebbe più ricandidato, ed infatti affermò successivamente che quell'elezioni a causa dei brogli non solo non erano state perse ma addirittura il centro-destra le aveva vinte.

Credo si debba dunque odiare e ripudiare la frase "ognuno ha quel che si merita," perché in quell'ognuno si trovano persone che lavorano, di giorno, di notte, si svegliano all'alba magari, in quell'ognuno ci sono gli anziani che ora rubano ai supermercati perché diventati velocemente poveri senza rendersene conto, lavoratori che si spaccano la schiena e che magari non vanno più al bar a prendere il caffé, o quei trentenni che fanno ricerca con 800 euro al mese.

Quel tipo di ognuno va a votare sperando che qualcuno possa andare incontro alle loro esigenze, risolvere almeno una piccola parte dei loro drammi, ne più ne meno, vota e torna poi alla vita di tutti i giorni. E credo che ahimé Berlusconi sia stato votato pure da persone di questo tipo, è vero che l'alta scolarizzazione allontana da Berlusconi ma ad imperare è la cultura mediocre, tipica e semplicistica della televisione per cui i risultati sono prevedibili e a quanto pare vita eterna per Berlusconi!

18 aprile 2008

Wheels di eBay Motori verso la morte

A quanto pare per differenti e contrastanti valutazioni Wheels, il blog di eBay Motori, sembra stia per chiudere i battenti dopo pochi mesi di vita, nonostante la buona qualità ed il tentativo di differenziazione dagli altri siti Automotive, incentrati in primis sulla spaspomodica ricerca della novità e del restyling.

Il traffico sul sito non è male, ma non abbastanza evidentemente e per questo pare non aver fatto breccia nei cuori dei responsabili eBay Motori.

Solo la televisione evidentemente può dare tutto e subito, perfino se dietro l'immagine c'è poco o nulla; su Internet servono anche la costanza, la competenza e la professionalità per centrare i risultati ed i risultati sono strettamente legati alle scelte che si fanno; se si punta solo sul Seo, cioè editing dei testi ed impostazioni di un sito per un'efficace indicizzazione sui motori di ricerca, senza nessun altro tipo di operazione di marketing, allora bisogna sapere qual è il possibile traffico che si genererà nel breve periodo: significa che se s'investe 1 il guadagno difficilmente sarà 10.

Le differenti valutazioni sono irriducibili per cui l'oscurità è ormai pronta a calare su Wheels, è stato bello finché è durato.

Per il futuro chissà, Berlusconi parla già di una cordata per salvare il Blog.

15 aprile 2008

Quale benessere per il nostro futuro?

Perché se un uomo non ha mai guardato negli occhi la sofferenza, senza se, senza ma, senza giudicare, non è mai stato un uomo, di fronte al concepire l'esistenza come se fosse fondata su chissà quali pilastri preferisco chi ha assunto la fragilità come punto di partenza e mai come punto di arrivo. Non cambia mai chi non sa che un uomo cambia continuamente a seconda delle scelte che compie.

La stabilità emotiva ed esistenziale non ha nulla a che vedere con la materia, con un lavoro a tempo indeterminato e ben pagato, con l'assuefazione al nuovo.
Si sbaglia colui che crede che la felicità derivi dalle gabbie quali la cultura come qualcosa che si conosce perché studiato su un libro (e se si perde la memoria si diventa coglioni?), un tetto molto bello sotto il quale dormire, un'auto spaziosa sulla quale scopare.

I nostri padri, venuti dopo la seconda guerra mondiale, hanno preso un abbaglio prevedibile, hanno lavorato di giorno e di notte, hanno pianto lontano da casa, sono andati altrove a cercare lavoro, si sono rotti le ossa per costruire quel bel tetto per i figli, per alimentare le passioni e i sogni dei pargoletti, per pagargli un giorno la scuola, per indicargli un buon lavoro, quello era il loro obbiettivo e molti di loro l'hanno raggiunto, questo li ha resi e li rende felici.
Se hanno fatto tutto i genitori ai figli che compito rimane? Per alcuni trovare il lavoro e la casa, la storia sembra ripetersi, per altri è tutto pronto; ma qualcosa è cambiato, i genitori non possono permettere che i propri figli ricomincino da zero, dai sacrifici, per loro sarebbe una sconfitta, il benessere è arrivato ai figli che però se volessero riproporlo ai propri non riuscirebbero nell'impresa in molti casi, la soluzione è che i nipoti non vedano mai la Playstation e Pes 10 per giocare invece con quel vecchio Tango in giardino.

Questo discorso non è fuorviante, non a caso infatti qualcuno dice che non possiamo permettere che la Cina e l'India raggiungano il nostro benessere così velocemente; perché in effetti nemmeno da noi quel benessere sarà più sostenibile. La crescita della ricchezza deve essere razionale e redistribuita, e per ricchezza non intendo solo il Pil ma la cultura, l'informazione, la libertà di espressione.

Invece oggi la società italiana è ingessata, si confonde il riconoscimento con la felicità e la sua ricerca che di per sé non è nulla di malvagio se non per il fatto che il riconoscimento non deriva tanto dalle qualità espresse quanto da una serie di elementi, quali materia conquistata e successo mediatico, cioè ricchezza materiale e notorietà, il potere terreno. Uno può essere ricco per una botta di fortuna, perché figlio di ricchi e divenire addirittura noto per questo, il teatro dell'assurdo.

14 aprile 2008

Le proiezioni dei brogli

In arrivo dunque i risultati delle elezioni politiche italiane del 2008, prima gli Exit Poll poi le proiezioni ed infine i risultati, conosciamo già tutti i problemi e la scarsa affidabilità dei primi due dati, per cui non darei loro troppa rilevanza.

I brogli esistono probabilmente ma senza quel gran disegno che viene dall'alto; più che delle deviazioni illegali sul nostro territorio dovremmo preoccuparci del voto all'estero, strani personaggi si aggirano tra gli “italo-stranieri” offrendo pizze e soldi per un voto nel migliore dei casi, nel peggiore invece è la mafia a farsi protagonista con la sua rete capillare, l'ndrangheta in particolare pare si stia spendendo per questo nobile scopo.

Il sistema di voto all'estero si basa sulla corrispondenza, qualunque cosa può avvenire, non c'è praticamente controllo, è assurdo che avvenga ciò in momento storico in cui destra e sinistra si alternano con pochi voti di differenza. Avrei eliminato la possibilità di votare all'estero per corrispondenza optando per un'altra soluzione più razionale (magari voto digitale), o avrei lasciato solo la possibilità della cosiddetta opzione che la legge italiana prevede, cioè il rientro in Italia e la votazione nella circoscrizione a cui si è iscritti.

Si tratta in fondo di soli 12 seggi alla Camera e 6 al Senato per la circoscrizione Estero eppure sappiamo quanto importanti sono soprattutto quest'ultimi, ricordiamo quanto i singoli senatori hanno potuto fare pressione sul governo Prodi, per cui nulla è poi così allegramente trascurabile.
Vedremo se chi vincerà lo farà con ampio margine, sebbene le tendenze dicano tutto il contrario, per questo il futuro non mi sembra poi così roseo, visto che si dovrebbe governare dopo il voto e non riflettere su come gestire una vittoria traballante.

Non si tratta di vincere le elezioni, tutti sappiamo che oltre la gioia o la tristezza del momento dei risultati, ciò che in realtà non si vuole da qualunque parte e chiunque vinca, è vedere successivamente il solito teatrino della politica.

C'è chi a 25 anni, in 7 anni ha votato 6 volte, per che cosa? Per rivotare ancora una volta poco dopo? Evidentemente in questo modo non si guarda mai al medio periodo ma solo al breve (6 mesi-un anno) ed è impossibile cambiare uno stato, le sue consuetudini, i suoi difetti.

Ore 15,00 chiusura dei seggi, dopodiché abbuffata di proiezioni, Exit Poll, in attesa del verdetto finale.

P.s.

Dimenticavo il voto di scambio, pratica molto diffusa nel nostro paese, il voto è di scambio per sua natura (nel senso io voto quello che mi sembra offrire un futuro migliore) però è ovvio che questo è uno scambio sano, mentre quello da ripudiare è il sistema che porta al clientelismo, ai favoritismi, agli appalti truccati, ai piani regolatori decisi a tavolino con gli imprenditori edili locali.