29 gennaio 2006

Io esisto quindi appaio

Tutto quello di cui ho bisogno è un bisturi da usare, un volto nuovo da sfoggiare, rosa carnale in passione estetica, svuotato dell'essere-entità riempito di materia, pupazzo di cera perfettamente rifinito, rido, rido, e tu, poi con quella faccia, con l'espressione saccente di chi sa di potersi permettere di giudicare mi chiedi come mi sento, vuoi sapere come mi sento? Il sole che non emette più luce, energia e calore, sono sicuro che puoi venire da me e ritrovarti in questo sfascia-carrozze di pensieri senza la necessità di dover dissimulare. Vivo il presente perché è l'unica cosa che si può vivere, odio il passato e a pensare al futuro mi viene il vomito; se sul tuo sorriso vedo il presente è solo perché so che in futuro andrai da un chirurgo plastico a rifartelo.
Sei tu ad avermi insegnato che c'è una soluzione a tutto, perfino a quella che una volta era l'inevitabile decomposizione degli organismi viventi, perfino alla ricerca della perfezione nell'imperfezione che una volta era virtù mentre oggi è qualcosa da correggere. E il tempo passa e con lui distrattamente il tuo sguardo sulle cose, nei miei occhi quelle che credi di vedere sono le lacrime peggiori, quelle dell'addio e del non ritorno.
E' tutto all'esterno, la televisione ha permesso di dare a tutti gli individui una compulsiva razione quotidiana di esperienza extra-corporea, molto differente da quella pratica ascetica che fa parte ad esempio delle culture orientali. Nessuno vive mai quanto nel momento in cui si disconnette completamente dalla sfera temporale, la meditazione, forse un amore fortissimo può avere lo stesso effetto nella fase iniziale, un completo straniamento della mente e dell'anima nel momento in cui si prova quell'emozione così intensa che libera la mente da tutto il resto. Se ti dicessi un giorno uccidimi perché mi sento responsabile verso quel bambino che oggi ha 7 anni, figlio di un barbone e di una puttana, il cui destino sarà scritto nella goccia di sangue che scivolerà dall'ago di quell'ultima siringa che avrà bucato il suo braccio, la stessa siringa che giacerà in mezzo a tante altre nel giardino sfiorito del parco di periferia come in una fossa comune. Non vuoi invecchiare, non vuoi essere brutta, non vorresti mai che arrivasse un giorno in cui guardandoti allo specchio potresti voler dire in parte delusa e in parte furiosa “Sono brutta,” La tua estetista non ti verrà a spiegare di certo che gran parte dell'idea di bellezza e dei modelli con cui tu ti confronti sono ereditati dai canoni che la società ti ha trasmesso e che ti trasmette continuamente, nessuno ti spiegherà che davanti allo specchio l'unica cosa che si è in grado di poter dire è “Mi sento brutta.”
E poi dove sono finiti i tuoi fogli? Il tuo diario? Il veleno adolescenziale che sputavi sulle persone superficiali, tutta la merda che tiravi addosso a ciò che avevi il coraggio di allontanare da te, allora quasi tutte le volte ti sbagliavi, oggi hai deciso di non correre più il pericolo di sbagliare, ti sei adattata, hai smesso di credere tanto nel vero amore quanto nella rivoluzione che per definizione è un'utopia irrealizzabile ma pur sempre qualcosa di attraente e sincera, sincera, quello che fingi di essere. Dov'è finito il dito medio che quotidianamente esponevi a Teddy “Cayenne” detto anche “l'Armani”?
Giungere a un punto della propria vita e chiedersi: “Ci sarà un motivo per cui sono qui?” E non ti accorgi che tutto quello che hai fatto è stato deciso dalla flusso dell'esistenza sociale che ha cullato così bene la tua esistenza individuale che ti sei convinto che tutto ciò che era adatto alla maggioranza era perfetto per te e si incastrava a meraviglia con il tuo modo di essere, senza magari aver mai indagato seriamente sul tuo “essere”.
Lo so, vorresti vedermi morire per poi salvarmi sul filo della fine, vorresti rendere grande la tua vita così, del resto quasi tutti gli eroi rimasti sono quelli “per caso” o quelli costruiti a freddo.

28 gennaio 2006

Qual vento soffia quando tutto è fermo?

Garcia Marquez detto anche Gabo (autore di “Cent'anni di solitudine” e molte altre opere) ha dichiarato di non essere riuscito a scrivere nell'intero 2005 nemmeno una riga, non ha escluso che l'ispirazione possa ritornare anche se a riguardo è molto pessimista; ovviamente ha aggiunto che riuscirebbe a scrivere lo stesso un romanzo ma tradirebbe in questo modo la fiducia dei lettori che si accorgerebbero quasi sicuramente che non è frutto del suo genio ma della sola pratica ed esperienza.
Io posso solo immaginare quanto sia limitante per uno scrittore, un artista in generale, non avere la cosiddetta ispirazione, quella vena creativa che a volte si ostruisce e non lascia passare il flusso delle idee. Ci sono tantissime persone che non si fermano di fronte a questo tipo di ostacoli e che sfruttando la loro fama e notorietà ripetono magari le stesse strade artistiche che hanno già battuto senza scervellarsi più di tanto in modo tale da continuare a stare sulla cresta dell'onda e guadagnare soldi anche a discapito delle numerose critiche a cui possono andare incontro. Ad esempio: “..questo artista che sembra avere smarrito le idee, il suo nuovo lavoro ha il sapore di riciclato, di clone del passato, non aggiunge nulla, il consiglio rivolto ai suoi ammiratori e non, è quello di volgere lo sguardo e l'attenzione alle vecchie opere dello stesso autore.”
C'è da dire che quando poi un artista cambia completamente strada viene spesso alla stessa guisa contestato: “Si è avventurato in nuovi territori osando probabilmente un po' troppo, buono il tentativo, scarso il risultato.”
Io credo comunque che quando l'ispirazione c'è bisogna seguirla sempre senza badare troppo al tipo di accoglienza che avrà l'opera, anche perché è solo così che ci si può sentire liberi durante l'atto creativo, quando non si pensa a nient'altro se non alla trasmutazione delle forme della propria mente in qualcosa di tangibile anche alle altre persone, una canzone, un romanzo, un quadro ecc... E' normale che il proprio pubblico, i propri fan tendano a premiare più “il rinnovamento nella conservazione” rispetto a una brusca rivoluzione stilistica e creativa.

26 gennaio 2006

Una vecchia poesia

Tanti destini tanti folletti ubriachi
tanti alberi imponenti dove ti senti
folletto piccolo piccolo tra gli innocenti
dentro una conchiglia bianco perla
Luccica un pappagallo verde e giallo
Tra i ghiacci il freddo nel nero quel cielo
Un palo piantato nei sogni di un vampiro
Scivolo nel mio letto al sapone come un fiume
che va verso la foce, che cerca la sua pace
Mi espone un “non si preoccupi” il mio avvocato
l’unico che non ha rinnegato un dio
per poi pregarlo nel punto di non ritorno
E i miei sorrisi come candidi contrappesi
perdersi tra le lacrime e alternarsi
I veli di seta nera schiariscono
nel vento teso del mare d’inverno
Chiudo gli occhi e una barca
lascia il porto, l’unica porta
mentre queste fitte e lente nevicate
rendono bianca anche la notte senza luna
e la spiaggia senza sabbia
Tra dì di “Sto male” dì “Mai stato meglio”
mi socchiudo in un malinconico freddo
mi ascolto e ascolto i fiocchi panna
“Ho imparato a seguire la neve
che si posa e si sposa con la terra”
“Ho imparato a soffrire il freddo
che cerca di gelare il cuore”
“Ho imparato ad ascoltare il vento
a volte sottile a volte rombante”
“Ho imparato a starmene in stallo
sulla barca, osservo le altre partire”
“Ho imparato a fermarmi per capire
che il destino dell’uomo è viaggiare”
Il resto è solo una vecchia poesia
un sorso di istantanea purezza
“e così sia” in una vecchia poesia

Dedicata alle nevicate di queste ultime ore.

24 gennaio 2006

Non parlare allo straniero

Non parlare all'extra-comunitario, non parlargli, ti ucciderà, ti ucciderà, nega la sua esistenza prima che sia troppo tardi, non vedi? Ti sta per rubare il lavoro, si porterà via i tuoi soldi, poi la tua fidanzata, tua moglie, la tua villetta con piscina incastonata nel tuo giardino sempreverde, succhierà il tuo popolo fino a consumarlo, fino a fargli smarrire l'identità che tanto ti ha dipinto grande. E' troppo diverso da te, la sua esistenza è inconciliabile con la tua, fosse solo una questione di carnagione, fosse solo di religione, fosse solo lo stile di vita, fossero solo le pestifere opere culinarie che prepara, fosse solo il suo modo di vestire, fosse solo il suo modo ridicolo di parlare la tua lingua, fosse solo il suo stato di provenienza, la sua regione, beh, tutto questo insieme in unico uomo non puoi tollerarlo, è un tuo diritto discriminare ciò che inquina il tuo essere e quello dei tuoi cari, il tuo nido è quello che di più caro e unico hai. Tu vivi una magniloquente vita di fasti, gioie e grandi lampadari e perciò non devi accettare di avere come vicino un essere inferiore di siffatta civiltà, origine, non sa neanche cosa significhi avere una cultura, la libertà, una religione. Rispediscili da dove sono venuti, che si costruiscano lì un futuro se ne sono capaci, non dipende da te se loro sono nati lì invece che qui. Il tuo non è un lavarsene le mani ma semplicemente un atto di responsabilità verso i tuoi figli a cui hai il dovere di garantire la purezza e la qualità della tua cultura, non fare in modo che contamino il tuo nido.

Queste sono le parole che vorrebbero dire molte persone, ma che non hanno il coraggio di dire ad alta voce, chiunque si vergogna di nascondere anche solo una punta di razzismo che del resto non rappresenta altro che la debolezza di una persona, si allontana ciò che è diverso da sé, prima di tutto perché meno moralmente e mentalmente faticoso, infatti in questo modo non bisogna sforzarsi per comprendere la cultura altrui, in secondo luogo perché inconsciamente, spesso anche consciamente, si ha timore che lo straniero possa fare meglio ciò che facciamo noi e di conseguenza si porti via il ruolo che abbiamo guadagnato nella nostra società. Come è ovvio la prima parte ha poco a che fare con il mio modo di pormi rispetto allo straniero, anzi è precisamente all'opposto; faccio un po'come gli attori che si calano nella parte e nella mente di coloro che vanno a rappresentare.

22 gennaio 2006

4 Fast 4 Furious

E' da qualche giorno che non sto scrivendo nulla, scarsa volontà, scialba ispirazione, non ho bisogno di giustificarmi di fronte ai quei Web Readers che si degnano di dare valore a quello che mi passa per la mente; del resto funziona così, il valore di una qualsiasi cosa non è solo quello sociale, maggiormente riconosciuto, ma anche individuale per fortuna, così anche solo una persona potrebbe considerare interessante le mie riflessioni, le mie storie, i racconti, le opinioni.
La debolezza non sta nell'accontentarsi ma nel rinunciare ad esporsi per come ci si sente, immaginare un'aura candida che avvolge l'essere nella sua pienezza o nel suo sognar pienezza (la forza dei desideri), c'è perfino qualcuno che ha visto sollevarsi tra le tombe le anime più splendide dei defunti, le ha viste volteggiare nell'aria con la perfezione e le forme che solo la danza classica sa dipingere, tanto umana quanto fugace, tanto sublime quanto precaria.
Un sabato sera meno canonico, una notte diversa dalla solita, altrettanto tremante, ma andrà smarrita nell'oblio di una vita di rinunce, di castità, di un vittimismo auto-distruttivo e auto-rigenerativo? Svanirà anche questa fermata sul binario Inizio-Fine della storia di un solo uomo? Sembra strano ma pensandoci bene è più facile fingere alla luce del sole che all'oscurità della notte che mette di fronte a se stessi, nella propria solitudine, di giorno puoi vedere le ombre, di notte puoi accorgerti che sei tu l'ombra, allora ti chiedi quale sia il principio chimico che fa illuminare le lucciole nelle sere calde d'estate, cosa fare per brillare anche la notte? Le soluzioni possono essere due: 1 fare le lucciole di giorno, con l'accezione popolare “corpo di donna offresi”, cioè darsi alla società come la società ti vuole secondo i modelli che si affermano di volta in volta (ritorna il discorso della moda del precedente post) abituandosi alla realtà quotidiana fingendo che sia quello che da infante sognatore, da adolescente presuntuoso e ribelle avevi sempre immaginato e sperato ovvero 2 cercare con tutti i mezzi di ricreare quelle calde sere d'estate dentro di sé, la luce sarà la diretta conseguenza, illuminando così la tua realtà quotidiana.

E "Fast and Furious" non era altro che una noiosissima pellicola americana, stavo per giungere dal mio amore, correvo, correvo, la mia scheggia rombante tagliava la tangenziale che diventava ai miei occhi un tappeto di velluto grigio e uniforme, il tachimetro valicava prepotentemente i duecento km/h, il motore ululava sotto il cofano come l'armata di cavalleria di un esercito che canta il suo inno di guerra, non c'era nessuno per strada, forse solo qualche autovelox ma niente mi avrebbe negato i miei 10 secondi, “quei 10 secondi in cui sono libero” (citazione..da quale film è scontato). Imparai che ridurre la vita e la libertà a 10 secondi era da perdenti.

16 gennaio 2006

Nero di cielo

Approfittando del fatto che ho riportato a casa la mia tastiera che avevo lasciato da un amico ho composto in una ventina di minuti questa canzoncina “decadente” che potrebbe essere ideale come Main Theme di un film horror. Nella melodia c'è un connubio di gioia, innocenza, paura e angoscia. Come direbbe Lucarelli con il suo celeberrimo gesto: “Paura eh?”

http://www.hostfiles.org/usr/files/50/nerodicielo.zip

Body Painting

Sono in vita nebulosa incinta
d'eccitazione che sfarfalla
in bianchi scintillii di stella
bramosia di chi canta
la migliore melodia dell'anima
morbida carezza, tocco d'eternità

Sono in vita poeta decadente
intriso di allori e peccati
il pazzo che a saltar tra gli steccati
ride e piange come sempre:
il sapore di una vittoria terrena
all'orizzonte dell'assurdità mortale

Sono in vita mantide religiosa
in consapevole ritardo sui tempi
mi fermo tra il fieno dei campi
e vedo passanti lontani da casa
lasciano al grigio quello che sono:
ufficiale superficiale che gioia la guerra!

Sono in vita idiota profeta
che stucco sordido purifica il mio filtro
poco importa se di argento o feltro
dipingo il muro mi spendo a pelota
e mi sorprendo ancora una volta Innamorato:
questo il senso a cui essere grato

14 gennaio 2006

Dolce Stil Novo

Esiste qualcosa nella nostra vita a cui ci leghiamo senza pensare un giorno di sostituirlo quando sarà superato? Forse, o almeno lo spero, anche se in realtà per “la cultura dei rifiuti” descritta da Zygmunt Bauman questo atteggiamento è così poco diffuso che la sua negazione sembra estendersi addirittura alla sfera affettiva, “scambio due parole con te perché sei l'unica forma umana da me reperibile in questo momento”, il miglior preludio della solitudine; da questo punto di vista viene a stemperarsi una delle migliori qualità dell'uomo, cioè la capacità di adattarsi e di potersi porre comunque all'interno di un gruppo di persone senza dover snaturare il proprio Io per essere ascoltato o per lo meno interpellato. La cultura del rifiuto sembra muoversi con una unilaterale ed ossessiva spinta verso il nuovo (ad esempio pubblicità quali “E' arrivato il momento di sostituire la tua vecchia lavatrice, il tuo vecchio ferro da stiro.”) Si estirpa dalla società l'idea che molte delle cose che già ci sono possono essere adattate al trascorrere del tempo, la Moda prima era un mezzo di inclusione all'interno di cerchie di persone di un certo livello, medio alto per lo più, la maggioranza della popolazione ne restava fuori, oggi invece ha abbracciato praticamente tutti i campi dell'esistenza e della produzione umana cosicché nei casi limite persino le musiche Rap e R'n B che nascevano nei ghetti americani dei neri oggi sono diventate icone della Moda. Qualcuno potrebbe sottolineare che ciò è un bene perché adesso è accessibile a molti. Da un lato è vero ma è altrettanto vero che chi ne rimane fuori è molto più emarginato di quanto poteva esserlo nel passato, perché, com'è ovvio, un fenomeno che acquista una certa globalità e trasversalità ha risvolti molto più rilevanti di un fenomeno di nicchia. Se compro un cellulare dopo un mese sono già a guardare nei negozi i nuovi modelli? La sostituzione sistematica del vecchio mette a dura prova la cultura che dovrebbe fungere da collante della società, generatrice di stabilità, in questo modo rischia di avere al suo interno il germe de-strutturante della cultura stessa, cioè l'evoluzione e il progresso della cultura potrebbero portare paradossalmente alla stessa distruzione della cultura che tende ad includere ogni nuova tendenza. L'esempio è l'accettazione senza discussione del multiculturalismo che dovrebbe essere una pacifica ma pur sempre critica convivenza delle diversità culturali, in realtà nella maggior parte dei casi si ha un'idea vaga e distratta delle differenze tra una cultura e l'altra, dunque che tipo di multiculturalismo è questo? L'inclusione della diversità non deve passare per l'idea che esiste una cultura dominante e altre che hanno un ruolo più marginale, altrimenti l'inclusione è fittizia, è una sorta di adozione di una cultura considerata “minore” da parte di una cultura che si considera addirittura migliore con l'intento celato di volerla adattare alla propria. Così al multiculturalismo si contrappone inevitabilmente il neoregionalismo che tenta di barricarsi e di difendersi dalla globalizzazione del mercato e dalla quasi conseguente uniformazione culturale.
Seguendo questo modo di incedere della cultura credo che se l'esistenza umana sulla terra durerà almeno altri 200 anni non si potrà non arrivare che ad unico governo mondiale, un unico popolo.

13 gennaio 2006

Un Majakovskij morto di rivoluzione

Del resto lo sapevo, in fondo quella penna sarebbe servita a costruire un mondo fatto di fantasia, sogni, gioie e amori, in fondo a questo serviva quella vecchia Bic ricaricabile ed il ritorno alla realtà sarebbe sembrato meno amaro, meno comunista, meno fascista, meno sessantottino-degenerativo, meno rivoluzionario, meno violento, meno conservatore, meno massonico, meno cattolico, meno islamico, addirittura meno qualunquista, ciò che avrebbe ucciso la mia anima sarebbe stata l'ordinarietà, anche se forse l'appiattimento dei sensi, delle sensazioni, della sera senza tramonto e dell'alba senza luce è solo una questione di allenamento, con il passare degli anni, come si dice, ci si fa il callo, forse la mia voce non è mai troppo potente, mai troppo adatta al vaffanculo, mi suggerisce De André, è nel silenzio che a volte vorrei si esplicasse la mia miglior forma di espressione, di comunicazione, del mio patologico bisogno di comunicare, mi piacerebbe riassaggiare ancora una volta l'eleganza della discrezione, significherebbe avere la possibilità di non cedere al clamore, all'urlo per farsi ascoltare, un po' come Celentano che sbanca gli ascolti in televisione dicendo una parola ogni dieci secondi, nei suoi momenti di massima ispirazione. L'andarsene senza far sentire troppo la propria mancanza, convinto di aver dato tutto senza aver lasciato per strada troppi rimpianti, e del resto ciò che sto scrivendo in questo momento prima di addormentarmi non è altro che un momento di flusso di coscienza, potrebbe essere un modo per depistare l'immagine di me, i fiori appassiranno e lasceranno il posto a nuove viole, nuove rose, nuovi girasoli, Valentina, il segno dei graffi delle unghie, le mie, sullo specchio del bagno che proprio ieri ho posato in cortile dove prima giocavo a palla. E qual'è il peggior sapore del dolore? Quello fisico o quello psicologico-spirituale? Io non offrirei mai l'immagine di Gesù crocifisso, quello che soffre, quello che viene immolato, su un altare luccicante tipo chiesa-cattedrale dove gli uomini pregano e dove devono provare colpa per le sofferenze subite da un uomo unico ma condannato pur sempre da alcuni uomini e non dall'umanità intera in tutto il suo divenire; preferisco ricordare e pregare il Gesù che ha vissuto e quello che è resuscitato piuttosto che quello crocifisso, mi sembra sadico e di cattivo gusto anche se di certo non posso essere io ad indicare alla Chiesa ciò che è bene e ciò che è male. Le ultime righe che ho scritto sono probabilmente delle baggianate visto che non ho riflettuto abbastanza o comunque quanto bisognerebbe per un tema così profondo quale quello trattato. Vado. La notte. Il sonno.

12 gennaio 2006

Berlusconi vs Bertinotti

Non riesco a prendermela troppo con Berlusconi, non perché abbia particolare simpatia per quest'uomo ma semplicemente perché la maggior parte delle responsabilità se Berlusconi è al potere sono della sinistra che non ha dato efficaci e strutturate risposte al paese e continua ad essere frammentata come non mai. Non riesco a digerire il fatto che si è accettato che un imprenditore così rilevante per il sistema economico italiano abbia potuto e possa fare politica senza ostacoli, vedere spesso che la sinistra riduce a sole polemiche strumentali il conflitto di interessi mi rattrista alquanto, democrazia da questo punto di vista diventa solo un concetto astratto, cos'è la concorrenza se un leader politico è a capo di un impero economico? Quante risposte bisognerebbe dare al Paese, serie, credo che per una risalita ci sia poco spazio per i compromessi. Un'altra cosa che mi fa letteralmente rabbrividire è il ritorno al proporzionale, ero contento nel vedere che le due coalizioni si muovessero verso partiti più ampi che racchiudessero i contenitori più piccoli ed improvvisamente si è passati al proporzionale, mossa elettorale? Probabilmente sì e credo di poter affermare senza troppo margine di errore che le identità storiche a cui gran parte dei politici si aggrappano con grande foga nei loro singoli circoli politici siano rimaste nella maggioranza degli italiani come tracce ormai sempre più sfumate e imprecise, tutta questa nostalgia dei politici potrebbe derivare anche dall'età media della classe politica italiana che di certo non si può definire giovane, nuova e rinnovata come in molti avevano auspicato ad esempio dopo Tangentopoli. Se si fa un sondaggio tutti preferirebbero avere 3, 4 partiti massimo. La storia, per quanto importante sia è pur sempre storia e riproporla non significa fare il bene del paese, nel nostro caso significa rimanere fermi, anzi indietreggiare, in più dire che il proporzionale in Italia sia stato sinonimo di democraticità è una pura menzogna, sappiamo tutti come nascevano i governi fino al pentapartito di Craxi dopo la caduta del fascismo, inoltre in democrazia al criterio di rappresentatività, da noi così difeso, bisogna affiancare quello della efficacia dell'azione di governo che dovrebbe agire senza cercare continuamente compromessi che in realtà snaturano gli obbiettivi che ci si prefigge di raggiungere inizialmente (si veda il numero infinito di rimpasti di governo a poca distanza dalle elezioni che cambiavano e cambiano di molto gli equilibri di forza all'interno delle maggioranze), la politica è senza ombra di dubbio compromesso ma non può diventare accomodamento, la responsabilità di un politico è quella di decidere anche contro la maggioranza, bisogna valutare i risultati altrimenti non se ne viene a capo delle questioni, soprattutto in Italia dove divergenze puramente ideologiche e spesso anacronistiche non permettono di valutare una questione con un approccio quanto più razionale possibile.
Ieri sera ho visto Porta a Porta che tra le altre cose è finito alle 2 di notte, c'erano Berlusconi e Bertinotti, devo ammettere che il primo ha praticamente demolito il secondo, in che modo? Non tanto facendosi scudo con cifre sui risultati raggiunti dal suo governo ma sparando a zero su tutti i politici e i governi del passato, intenti troppo spesso a ricalcolare e ricomporre nuovi governi e nuove maggioranze, colpevoli di aver generato un debito colossale con cui l'Italia deve fare i conti tuttora ed evitando quasi sempre di affrontare le questioni fondamentali per non scomodare nessuno. Discutendo riguardo al tema delle infrastrutture ha sottolineato come in realtà i cantieri fino a quest'ultima legislatura non si erano mai aperti nonostante i numerosi progetti susseguitisi negli anni. Dando questi tipi di giudizi sulla politica del passato non si può che conquistare il favore di molti italiani che hanno avuto per anni sotto gli occhi governi piuttosto inefficaci e inefficienti, certo è che in questo ultimo decennio non si sono ancora risolti i nodi strutturali da riformare del paese, giustizia, concorrenza e antitrust, liberalizzazioni, scuola, università e ricerca. Quello che spero è che l'Unione riesca a presentare un programma preciso e condiviso dalla maggioranza del centro-sinistra che nel caso in cui vincesse potrebbe fare in modo che la nuova maggioranza governi senza cadere al primo segno di disaccordo, il proporzionale probabilmente non aiuterà. La mia più viva speranza è che dopo le elezioni entrambi gli schieramenti si spingano avanti nella creazione di due macro-partiti che superino finalmente parte delle esperienze storiche del passato e le rielaborino all'interno di nuovi soggetti.

11 gennaio 2006

"Neverending Whisper" nel vecchio West

Finita l'esibizione live al Mazda Palace di Milano stavamo cantando ubriachi “In the house of rising sun”, la dislessia era parte del nostro stato momentaneo, la demenza altrettanto marcata, la logica delle nostre menti era stata slavata da tutti i bicchieri di alcool passati attraverso il nostro esofago, l'unica cosa che ci veniva bene era urlare a squarciagola quella canzone, stonati ma convinti di essere intonati. New Orleans in quel momento ci sembrava più che mai vicina, si poteva sentire il rumore delle bottiglie stappate, dei bicchieri che scivolavano sul bancone, i nitriti dei cavalli, chiudendo gli occhi potevamo crederci proprio a New Orleans. Forse stavo già dormendo, inaspettatamente e improvvisamente ci trovammo in un Saloon, in stile vecchio West. Assolutamente, ci dovevamo essere addormentati, o forse solo io, comunque non poteva essere necessariamente altro che un sogno, alla Clint Eastwood magari.
Mi pare la cameriera, e che cameriera, mi chiese cosa volevo da bere, io risposi un Johnny Red liscio, lei si mise a ridere aggiungendo che me l'avrebbe portato subito. I miei compagni erano con la testa reclinata sul bancone, gli occhi erano chiusi, facevano un sonnellino, gridai nelle loro orecchie di svegliarsi. No, capii subito che non era un sogno, spalancarono gli occhi e mi guardarono stupefatti. Valerio con aria minacciosa si guardò intorno:
“Dove cazzo siamo? Come siete vestiti? Abbiamo esagerato un po' troppo con il Rum! All'ospedale li vedo che fine fanno gli alcolizzati come noi, voi non ne avete neanche lontanamente idea.”
E Luca: “Ragazzi qui ci siamo fottuti il cervello! Siamo diventati pazzi, aiuto! Perizia psichiatrica!”
Intanto un anziano uomo con un cappello nero ci guardava divertito cercando di celare la sua voglia matta di sganasciarsi dalle risate, io da attento osservatore pensavo ed immaginavo di dirgli con tutto il rispetto che posso portare per una persona anziana come lei vorrei chiederle gentilmente perché non si fa un pacco di cazzi suoi!
“E' impossibile, vediamo tutti e cinque le stesse cose quindi non siamo pazzi, in più io avevo bevuto solo un goccietto, sapete dalla volta che quei bastardi tutori della legge mi hanno castigato per aver superato il limite di velocità con la mia Fiesta sto molto attento a non farmi prendere alle spalle nuovamente mentre sono chinato.” Fabio puntualizzò.
Claudio fece così sfoggio come molte altre volte in passato delle sue teorie sull'esistenza umana, sulla vita terrestre: “Io ve lo dicevo che la realtà non è così come vogliono farcela assimilare, quando parlo di energie, di universi paralleli, di mondi invisibili, questo intendevo; adesso siamo qui in un saloon del vecchio west senza avere nessuna spiegazione apparente, scurnacchiati! Ve lo diceva Papà!”

Questa storiella che non ho al momento il tempo di finire è venuta adesso di getto.

09 gennaio 2006

Libertà riadatta

Svita e avvita la vita
in tondo giro e sbando
come fata sfilata di seta sfinita
Loro tutti d'oro tutti in coro
bravi, belli e senza calli
io stanco del banco ormai bianco
invecchiato da bivacco disfatto
ché di vuoto nausea suole fluttuare
l'infausto fusto-offerta fiasco
Sull'etichetta un'eclettica libertà diluita
all'assuefazione in nome di modernità

07 gennaio 2006

Fare l'amore con odio

Era appena uscita dalla doccia, aveva solo un asciugamano bianco a coprirla fino a metà cosce, aveva preso tra le mani il fono ma proprio mentre lo stava per accendere suonarono al campanello. “E adesso chi è a quest'ora?”
Ripose il fono sul mobiletto a fianco del lavandino del bagno e si diresse verso la porta, dopo aver constatato che non c'era fortunatamente nessuna parte del corpo troppo scoperta aprì.
“Sei tu? Cosa sei venuto a fare a casa mia? Non avevamo detto che non ci saremmo più sentiti e visti per l'eternità?”
“Fammi entrare un attimo, non voglio litigare, per di più qui sul pianerottolo mentre tutti stanno ad ascoltare.”
“Ok, entra, ma sappi che questa è l'ultima volta che metterai piede in casa mia, segnatela. Dunque qual'è il motivo per cui ti sei presentato?”
“Non ti preoccupare, non sono venuto per te, gallinaccia lunatica, sono venuto a riprendermi tutto ciò che è mio in questa casa.”
“Gallinaccia?! Ha parlato il gallo cedrone! Ti sei guardato allo specchio, con quella faccia che ti ritrovi potresti fare la controfigura di Gargamella nei Puffi.”
“Scusami, se non ricordo male, sei stata tu quella sera, quando ancora non ci conoscevamo, a presentarti al mio tavolo mentre parlavo con amici, facendomi tutti quei complimenti e ammiccamenti dei quali tu sei maestra e con i quali accalappi ogni uomo.”
“Sì, sì, senza poi parlare di quel coso insignificante che ti ritrovi tra le gambe. Mi dispiace per te, purtroppo madre natura si è dimenticata di te. Poverino!”
“Bastava che lo dicessi subito del mio coso insignificante, fingevi bene allora, tutte quelle volte, forse era per questo che non ti bastava mai, sei meglio di una puttanella da quattro soldi, sei quasi come una troia di alto rango, quello che ti manca però è l'intelligenza.”
Erano in piedi in soggiorno, uno di fronte all'altro, c'era molta tensione e la discussione era udibile da tutti gli appartamenti circostanti e perfino dalla strada. Lei si avvicinò decisa all'uomo con cui stava litigando, in uno scatto felino gli mollò uno schiaffo molto forte.
“Mi fai schifo, stronzo! Vattene da casa mia!” Riuscì a colpire con un secondo schiaffo.
“Non ti vergogni, se io sono una puttana tu allora cosa sei? Guardati, mi fai ridere, mentre stavi con me hai provato a scoparti mezzo mondo, e con quel coso insignificante! Scommetto che adesso è già duro e pronto all'attacco visto che ormai da giorni non sai dove piazzarlo? Allora schifoso!” Il terzo schiaffo non andò a segno, lui le fermò il braccio a pochi centimetri dal viso, si avvicinò a lei ancora di più, i due corpi erano quasi in contatto.
“Sei la donna donna peggiore con cui io abbia mai avuto a che fare, anzi probabilmente sei la cosa peggiore che mi sia capitata nella mia vita!”
Improvvisamente si ritrovarono a baciarsi con grande foga, mancò poco che si strappassero le labbra a vicenda.
“Ti piace ancora eh schifoso!” e lo spinse sul divano. “Vediamo come sta il piccolo!”
“Allora hai voglia di scopare, come mai? Ti senti sola?”
Continuavano a baciarsi, qualche mossa e l'asciugamano era caduto a terra. Lei giaceva completamente nuda sopra di lui.
“Eh sì madre natura si è dimenticata di te”
Una volta tirati giù i pantaloni e i boxer in pochi istanti il suo coso insignificante, aizzato come non mai dalla situazione inusuale e inaspettata, finì dentro la sua vagina, con una violenza che fece emettere un'inevitabile ma per quanto possibile compresso urlo alla donna, anche lei era eccitata come non mai, il dolore si fondeva al piacere, era una sensazione indescrivibile. Sarebbero bastati pochissimi su e giù, l'odio aveva trasformato quel rapporto sessuale in una pentola a pressione pronta a fare fuochi d'artificio di lì a poco. Lei passava sul petto dell'uomo le sue dite, sulla pelle, muovendole sotto la maglia, inizialmente con dolcezza, poi con forza, graffiandolo con le unghie.
“Ti piace, ti piace, mezzo uomo che non sei altro, oh sì, sì!” ansimava lei.
“Oh, ascoltate come gode la troietta!”
L'uomo venne, quasi contemporaneamente lei, le espressioni dei loro volti erano ancora così ubriache di eccitazione che la situazione non sembrava altro che un sogno, a metà strada tra un incubo e una fiaba maligna. Erano entrambi stupiti e turbati dalle emozioni che avevano e stavano provando. Lei riprese l'asciugamano cercando di coprirsi, lui dopo essersi ritirato su i pantaloni si alzò.
“Io devo andare.”
“E le tue cose che sei venuto a riprendere?”
“Tienitele pure, non me faccio niente.”
“Ok, allora le darò in beneficenza o le butterò dalla finestra, più probabile la seconda.”
“Fanne pure quel che vuoi, non mi interessa.”
Quello che era successo era stato inatteso, strano, ancor peggio perché terribilmente piacevole, ma non sarebbe più successo.
Lui uscì senza salutare da quell'appartamento senza farci più ritorno. Il filo che legava le loro vite era stato tagliato per sempre da entrambi.

06 gennaio 2006

Gimme Gimme Gimme only Heavy Metal!

Vi anticipo alcuni brani che dovremmo inserire nei prossimi mesi nelle scalette nel caso in cui prenda piede il nostro personalissimo tour, cioè quello dei Neverending Whisper.

Highway Star (Deep Purple)
Phobia (Kreator)
Painkiller (Judas Priest)
Send me an angel (The Scorpions)
Nailed to the wheels (Edguy)
Fratelli nella fede (Gli Atroci)
Holy diver (Dio)
666 The number of the beast (Iron Maiden)
Violent Revolution (Kreator)
Glory to the brave (Hammerfall)
Stratosphere (Stratovarius)

Altre informazioni riguardo Neverending Whisper
http://nicoguzzi.blogspot.com/2005/12/auto-recensione-concerto-dei.html

La Befana vien di notte

Essere profondamente sinceri ed onesti con se stessi e con il mondo circostante è una forma celata di autolesionismo che dunque presuppone una certa forza d'animo, un'intensa consapevolezza della propria unicità che ti spinga a seguire il flusso vitale in ogni caso e ad ogni nuova rivelazione, buona o cattiva che sia, realizzarsi è il fine, inteso come sentirsi sinceramente ed intimamente realizzati, comprendendo che la responsabilità che ognuno di noi possiede verso il mondo è la sua imperfezione. Non si può non essere giovani senza essere un po' selvaggi, un po' senza senso, un po' innamorati, un po' sognatori, un po' ingenui, un po' scemi, quando si è giovani i problemi che nascono sono della società e non di se stesso. La befana, secondo una delle tante tradizioni, è quella donna a cui i Re Magi chiesero di indicare loro la strada per Betlemme, per raggiungere il neonato Gesù, lei rifiutò di seguirli anche se in questo modo avrebbe potuto facilitare il loro viaggio, disse di avere altri impegni, dopo che i 3 ripresero il cammino si accorse di aver commesso un grande errore perdendo l'occasione di vedere Gesù, dunque si incamminò a sua volta cercando i Re Magi ma non trovandoli decise di girare per tutte le case donando regali (o carbone) ad ogni bambino sperando di entrare anche nella casa di Gesù.

05 gennaio 2006

Non ho una pistola

Non ho una pistola, mi ripeto, ah se l'avessi, quale sarebbe il primo cervello, il primo cuore a saltare in aria, probabilmente il mio, essere me stesso è l'intima utopia da tramandare ai posteri, ogni relazione è basata sull'amore, prima di tutto quello per se stessi, poi quello verso la partner, mio fratello è figlio unico perché io stesso non l'ho mai visto al di fuori di una cornice, di un portafoto; beata la donna che sverginerà la mia anima fondendo la sua passione con la mia perché io del resto non so amare nessuna tanto quanto non amo me stesso, perché non torni da me mio fratello unico? E sogno la rivolta di secessione da questo mediocre modo di vivere, da questo mediocre modo di pensare il mondo come materialmente costituito, spiritualmente casto, alla mia età è giusto credere che tutto sia possibile, i miei ridicoli pianti non rappresentano altro che le mie insoddisfazioni, il mio voler puntare alto e altro, dovessi un giorno accontentarmi di quello che avrò raggiunto significherà che mi sarò arreso diventando un'altra persona. Se fosse possibile sdoppiarsi in tutta sincerità penso che non starei con me stesso in questo momento, non mi scoperei, eppure c'è anche chi la vede diversamente, come si dice, il mondo è bello perché è vario, bla bla bla, il mondo è tanto vario quanto ingiustamente ed umanamente disequilibrato, vivere cent'anni e non avere la minima idea di come riempire la vita se non dell'inevitabile scorrere del tempo, in fondo perché sbattersi? Dopo millenni di riflessioni nessuno ha un'idea precisa di quale sia il senso della vita, questa nostro diamante definito coscienza umana dove si nasconde? Dov'è incastonato? Non è che come i diamanti è tanto preziosa quanto inutile la coscienza umana?

04 gennaio 2006

Il coupé in Europa

Mi stavo chiedendo come sia possibile che una macchina come la Scion Tc, coupé venduta negli Usa, abbia un prezzo di partenza di 16.740 dollari pari a 13.862 euro, certo magari aggiungendo tutti gli accessori il prezzo può crescere notevolmente ma in Europa a quel prezzo non ci sarebbero concorrenti.
Stesso smarrimento di fronte agli ultimi modelli Mustang della Ford il cui listino farebbe impallidire Bmw e Mercedes e gli stessi consumatori europei, salvo poi trovare qualche venditore in Italia che ha avuto il coraggio di importarla che vuole piazzarla a prezzi che sono solitamente sui 10.000 euro in più rispetto ai prezzi originali.

Non riesco ad accettare il fatto che a noi tocchi comprare macchine più sportive o comunque che si distinguano dalla maggioranza a prezzi altissimi senza che ci siano alternative nelle fasce di prezzo più accessibili, automobili sportive da noi sono diventate status symbol per un numero di persone sempre più ristretto, anche a causa degli alti costi di mantenimento (visto le grosse cilindrate e i tanti cavalli, anche se per noi un 2.0, nell'immaginario collettivo, inizia ad essere una grossa cilindrata quando negli Usa sono identificati come motorizzazioni meno spinte, poi abbiamo prezzi della benzina da aristocratici, altrettanto i costi di bollo e assicurazione), da noi si punta ormai da tempo alla riduzione delle emissioni e dei consumi e se pur ciò rappresenta un impegno da valorizzare ed elogiare credo che i benefici di questi miglioramenti motoristici siano trascurabili, il futuro non sta nei fantastici diesel che tutte le case ormai ci propugnano ma nei carburanti alternativi.

Macchine paragonabili alla Scion Tc come fetta di mercato a cui si rivolgono sono l'Audi TT che nella versione meno cara e potente, cioè il 1.800 con 163 cavalli parte da 31.251 euro, l'Alfa Romeo GT che parte da 27.844 euro, la c200 a circa 28,000, sempre versioni di partenza, della Mercedes, per altro modello che ha poco a che fare con le linee magnifiche delle Mercedes di fascia più alta, la Peugeot 407 coupé a un costo minore, la Bmw con modelli a partire da 30,000, trattandosi sempre di quelli più economici e le cui linee hanno poco a che fare con la bellezza stilistica delle sorelle di fascia alta. Dimenticavo la Citroen c4! Che parte da 15,000 euro, l'unico appunto che devo fare è al pazzo che ha osato definirla coupé!

Le uniche auto relativamente sportive che c'erano rimaste a prezzi più abbordabili erano la mitica Toyota Celica a 25,000 euro, non più prodotta ed importata in Europa e la Hyundai Coupé che molto probabilmente a partire dai nuovi modelli potrebbe anch'essa abbandonare le nostre concessionarie. Qualcuno dirà che è la legge del mercato, dell'offerta e della domanda, eppure io sono convinto che i prezzi dell'auto in Europa siano troppo alti per un mercato che dovrebbe definirsi concorrenziale.

01 gennaio 2006

Chissà dove la mia anima

Ho provato a chiederti se di me ti saresti mai dimenticata
ho provato a guardarti negli occhi in attesa di una risposta
ho immaginato di gioire insieme alla sposa di fronte alla luna
ho immaginato di essere per una volta l'eroe senza tempo
che avrebbe sfidato il destino e il mondo intero, solo per te

Dal basso dei tuoi tredici e mezzo, dall'alto dei miei trentadue
ammanettato dalla giuria popolare, per quale amore vale la pena morire?
Quale tempo scandisce le nostre vite? Il mio sembra avermi tradito
gettato nell'oceano durante una tempesta furiosa con le mani legate
non è tanto perdermi quanto averti perso a trafiggere con l'acqua
tra gli ultimi lancinanti respiri i miei polmoni ingrossati

Convinto ciecamente che la nostra unione sarebbe stata accettata
convinto che “al cuore non si comanda” non fosse solo un detto
illuso che alla gente dopotutto non avrebbe interessato la nostra storia
illuso come un perfetto idiota che la famiglia non si sarebbe trasformata
in un tribunale che emette sentenze definitive, senza appello, senza difesa

In fondo tutto quello che ho fatto è stato solo per amore
in fondo tutto quello che ho fatto è stato sempre per amore
in fondo, tutto quello che ho fatto, è stato solo per te, amore
in fondo, tutto quello che hai fatto, è stato solo per me, amore
in fondo all'oceano troverai il mio corpo senza vita
Chissà dove la mia anima

Benvenuti nell'anno 2006

Qui è la stazione Terra che vi parla, questo è il primo giorno di un nuovo anno, di un nuovo viaggio interstellare. Altrove nell'universo altre forme di vita si affannano per conquistare nuovi pianeti, noi tutt'al più il petrolio, altrove gli dei giocano a dadi con le vite degli umani, altrove la religione non è altro che la fiducia nel prossimo, la fede non è altro che l'abbreviazione di Federica, altrove l'unica condanna che riempirà i cuori dei criminali sarà l'amore, altrove i kamikaze si copriranno di monete e si faranno esplodere di fronte alle borse principali del loro pianeta, altrove il Terzo, il Quarto e il Quinto mondo saranno costruiti ad arte sotto il controllo del Primo Mondo con la consapevolezza dei popoli, altrove la realtà virtuale non sarà altro che guardare il nostro mondo alla televisione sapendo già il futuro.