29 settembre 2008

Cine1, film gratis e legali

Un nuovo sito italiano si affaccia sul mondo di Internet e dell'intrattenimento multimediale. Si tratta di Cine1, una finestra dalla quale si può accedere, previa registrazione gratuita, ad un archivio di film di vario genere, tutti i generi principali, compresi quelli documentaristici.
Come fa ad essere gratuito e legale? Il sistema economico è quello ipotizzato tra gli altri da alcuni addetti ai lavori di YouTube, cioè una pubblicità introduttiva al film che ne paga la fruizione.

Non male come idea, anche se per YouTube non è così semplice applicarla, visto che si dovrebbe studiare un sistema per una pubblicità contestuale così come avviene attraverso servizi quali Google Adsense, ma siccome si tratta di video e non di parole, contestualizzare una pubblicità diventa più problematico, così come sarebbe impossibile valutare caso per caso, vedremo cosa succederà.

Nel caso di Cine1 invece i vantaggi sono evidenti, in quanto la sponsorizzazione viene a monte, il campo è ristretto alle pellicole cinematografiche e a discrezione dei gestori del sito, è un servizio offerto all'utente che potrebbe ampliarsi molto, non ci sono per ora concorrenti che hanno attuato una strategia mirata ed efficace. La qualità audio-sonora dei contenuti è disponibile in tre formati, Normale, Alta Qualità e DVD, ampia possibilità di scelta a seconda della propria connessione Internet e dello schermo che si sta usando.

I film disponibili sono per ora alcune decine ma è probabile che il database di Cine1 possa ingrossarsi, ciò che sperano tutti gli amanti del Video on Demand per la notevole libertà che lascia al telespettatore. Vedremo se questo esperimento di mercato andrà a buon fine.

26 settembre 2008

Alitalia: Annozero e Porta a porta

Ieri sera si è potuta apprezzare la netta differenza tra Annozero, programma condotto da Michele Santoro e Porta a Porta di Bruno Vespa.
Le differenze sono risultate tristemente lampanti visto che l'argomento trattato, la vertenza Alitalia, è piuttosto inflazionato, e tra le tante informazioni che giungono alle nostre orecchie ce ne sono sicuramente alcune rilevanti, più che in altri casi.

Riassumendo ai minimi termini e un po' pacchianamente l'Alitalia sarà "acquistata" dalla Cai, i cui imprenditori sono azionisti della Banca Leonardo, la stessa banca che ha valutato il capitale buono di Alitalia. La cifra dovrebbe essere tra i 100 e i 300 milioni di euro, considerando che l'anno scorso la parte sana di Alitalia era stata stimata oltre il miliardo di euro, ma del resto la CAI non fa beneficienza (anzi cerca di specularci, è ovvio) ed esiste solo per far fare bella figura a Berlusconi, che ci crede ancora nella scelta di una cordata italiana, l'italianità prima di tutto! Entreranno poi capitali stranieri di grandi compagnie, come Airfrance, British Airways o Lufthansa prima in quota minima poi entro 5 anni, se non prima (benché la legge lo proibisca), acquistando una quota di maggioranza, controllando quindi a pieno Alitalia per cifre irrisorie, che colpaccio di mercato. Tranquilli, esistono gli acquirenti ma il progetto industriale dei prossimi cinque anni non esiste, per cui non si vedono molti contenuti per cui gioire.

Ho esposto qualche dato per tracciare un quadro verosimile, tutte le informazioni le ho praticamente appuntate ieri da Annozero, finita l'appena citata trasmissione, cambio canale finendo su Raiuno, Porta a Porta, si parla di Alitalia! Ma a quel punto con aria interrogativa verso lo schermo televisivo mi sono chiesto di cosa stessero parlando, era l'apertura della trasmissione e Veltroni si lamentava di Berlusconi che negli ultimi due giorni l'ha insultato allegramente nonostante il suo sforzo per giungere ad una conclusione nella trattativa con i sindacati.
Così successivamente è intervenuto Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, elogiando l'intercessione di Veltroni nella trattativa, cianciando, senza dire nulla, sull'importanza del non-fallimento di Alitalia, non solo per la compagnia di Bandiera stessa, ma anche per tutto l'indotto, gli aeroporti. Sì ok, ma caro Mieli, i discorsi di questo tipo lasciamoli fare ai politici, affrontiamo i problemi in modo giornalistico.

Se questo è l'incipit - mi sono detto. Ho spento la televisione, ho fatto bene?

25 settembre 2008

La riforma scolastica

E se il sistema scolastico-accademico migliore non fosse quello nel quale ognuno di noi (o quasi) ha ricevuto la propria dose di educazione, di cultura?
La mia non è una critica all'inefficienza italiana, se pur palese in alcune zone del nostro paese, ma alla scuola mondiale strutturata con programmi prestabiliti, testi prestabiliti, campanelle prestabilite. Tutto è così perfettamente organizzato. Ciò che si studia è solo ciò che c'è scritto sui libri di testo e non vedo l'ora di tornare a casa a guardare Dawson's Creek.
La formazione è quasi del tutto televisiva, passiva, lo è sempre stata, più o meno, fin dalla notte dei tempi: è fondamentale abituare le giovani menti ad ascoltare sempre colui che è in posizione dominante, di cultura, di conoscenza, a volte solo di potere.

Se a scuola s'insegnasse a dubitare di ogni presunta verità il mondo sarebbe diverso, i preti hanno sempre professato che “le vie del signore sono infinite” eppure sembra che nessuno ci creda: infinite solo le vie per arrivare a un risultato, per essere un esperto di un certo argomento, tanto più nell'era di Internet e dell'intelligenza collettiva di Pierre Levy (anche se credo che sull'intelligenza collettiva bisognerebbe riflettere approfonditamente, magari lo farò in seguito).

Ma cosa succederebbe a un cantante che non avesse studiato mai lirica con un maestro e riuscisse un giorno a cantare con la stessa intensità di un tenore affermato, per esempio di Pavarotti? Ammesso che ci sia qualcuno che possa raggiungere la sua intensità, come verrebbe definito? Un imitatore, in questo caso di Pavarotti, e non un tenore al pari di Pavarotti.
Hai studiato lirica? Chiederebbero.

Ipotizzo una riforma scolastica folle: percorso base per imparare alfabeto e operazioni matematiche, dopodiché negli anni successivi, ogni mese uno studente deve preparare, riassumere-relazionare per iscritto e a voce 3 libri qualsiasi, dai romanzi ai saggi, dalla matematica alla religione, senza alcun limite. E a quel punto a seconda dell'argomento a sostenere la discussione sul libro che lo studente presenterà alla classe sarà l'insegnante esperto della materia che il testo affronta.
Si dice sempre che serve qualcuno che indirizzi la propria attenzione, un insegnante, eppure diamo per scontato che al di fuori della scuola ogni cosa sia al posto giusto, infatti nessuno insegna a guardare la televisione o ad usare Internet.

In nove mesi ogni ragazzo leggerebbe 18 libri, sono convinto che in un solo anno avrà conosciuto abbastanza il mondo da capire quanto è complesso, seppellendo i libri di testo con i loro titoletti e i loro riassunti a fine capitolo (lasciate che siano gli studenti a farli).
Una riforma rivoluzionaria probabilmente, irrealizzabile, di certo ciò che ne verrebbe fuori sarebbe una società molto diversa: ognuno capirebbe che essere nati cristiani non significa odiare i musulmani, esser nati atei non significa odiare i preti, esser nati ceceni non significa odiare i russi. Ognuno capirebbe che Essere si è ogni giorno a seconda delle scelte che si fanno e non in virtù di un passato, di una valutazione, di una cultura assimilata.

Il noi e il loro non esistono nella dimensione della libertà conoscitiva, della curiosità, sopprimeteli ma sappiate che ciò porterà alla distruzione del vostro piccolo orto costruito con le vostre piccole convinzioni e convenzioni rassicuranti e assimilate negli anni dell'educazione.

Oltre la metà della nostra esistenza è riempita dalla formazione e dal lavoro, se si escludono i pedanti filosofi e gli allegri sociologi, nessuno discute con disincanto e con coraggio intorno a questi temi.

Bisogna mettere dei paletti a una formazione di questo tipo – dirà il ministro dell'Istruzione - il rischio è la schizofrenia.
Sa dove deve metterseli i paletti? - dirò io - il rischio a cui porta il suo sistema è l'Essere illusorio che si è accettato con il tempo, il metodo e l'abitudine.

18 settembre 2008

Mara Carfagna, donna bella donna stupida, parola di Zulù

Nonostante Marco Travaglio sia uno dei miei punti di riferimento per quanto riguarda il metodo giornalistico, credo che a volte cercando di dimostrare una tesi si spinga oltre i dati e i fatti.

Per questo motivo ho deciso di dare un'occhiata ai curriculum dei vari ministri, dopo aver scorso qua e là sono giunto a quello di Mara Carfagna. Un brivido lungo la schiena, non so se di eccitazione o di indignazione. Chi è? Una gnocca? Probabilmente sì, ma allora forse la bellezza è un problema per la nostra società, per il maschilismo silente ma imperante, per quelle pari opportunità così lontane.

Tutto sottende un giudizio: il bello è sicuramente stupido. E se ciò che è bello sfrutta questa sua fortuna ereditaria per poi svolgere qualcosa di intellettuale allora è da distruggere, da abbattere. Sarebbe come se un marcantonio ereditasse tantissime ricchezze dai propri genitori, tra le quali una biblioteca, iniziasse a studiare tutti i suoi libri e ad un certo punto gli dicessero di stare zitto perché quei libri su cui aveva studiato (gli stessi che gli altri avevano dovuto comprare) li aveva già dalla nascita. La meritocrazia significa non considerare le condizioni di partenza ma il risultato, deve valere in entrambe le direzioni, certo magari può essere utile tener conto dei maggiori sforzi che ha dovuto compiere una persona rispetto ad un'altra per giungere allo stesso risultato a causa di condizioni di vita più avverse, ma non si può penalizzare alla fonte chi magari ha doni non sudati. Peppino Impastato era figlio di un mafioso? Eppure per aver lottato contro la mafia e la cultura mafiosa è stato ucciso, volendo perché non condannarlo per la sua intraprendenza, come recita un amico nell'ultima trasmissione di Radio Aut nel film “I cento passi”. Un esempio estremo e irriverente, di cui mi sono appena pentito, ma un minimo di consonanza con il discorso c'è.

Riprendendo le fila del discorso scopro inaspettatamente che Mara Carfagna ha conseguito la maturità scientifica e si è laureata in giurisprudenza. Ho pensato, mi pare il minimo, è ministro, senza portafogli, perciò molto di facciata, e che facciata, una donna giovane, nata nel 1975, certo poi le sue competenze le ha forse svilite nel ruolo di showgirl, con il calendario canonico che ogni showgirl fa, ma chissà, magari ha studiato veramente, così faccio qualche ricerca e viene fuori che alla maturità ha preso 60/60 e nella laurea ha conseguito 110/110 e lode. Ora, lungi da me, dall'etichettare una persona per i risultati conseguiti negli studi ma altrettanto lungi da me definire la Carfagna solo perché si è guadagnata da vivere grazie alla bellezza.

Il vero nodo è culturale, in Italia tutti coloro che arrivano in politica nei posti pseudo-alti in giovane età (casi rarissimi) portano a pensare che non siano del tutto puliti con la coscienza e soprattutto con la lingua, una leccatina di qua, una di là, la maggior parte invecchia leccando e senza rendersene conto, visto l'immortalità dei leader italiani che più che storici sembrano preistorici.

Nel caso di una donna, grazie all'ormai celebre affresco in cui appariva la monaca americana Monica insieme al Re Clinton, si è propensi ad immaginare che le leccate si siano estese anche alle parti più intime di colui che le ha offerto l'incarico. Chi può il dire il contrario? Ma ciò che possiamo dire è che la sua fedina penale è quantomeno pulita, il suo passato forse è meno torbido di quello di altri, e questo purtroppo mi basta, per dire che è forse tra i migliori ministri del governo, perlomeno in potenza.

Si può criticare quando parla dell'immagine della donna mercificata. Lo sottolinea lei che ha fatto parte del sistema dello spettacolo? Nel teatro dell'assurdo direi comunque che la Carfagna potrebbe essere molto meglio dell'avvocato Angelino Alfano al Ministero della Giustizia.

Un'altra valutazione che possiamo fare è quella dello spessore della casta: è chiaro il collegamento quotidiano tra il mondo dello spettacolo (ma anche tristemente dell'informazione) e la politica; il popolo (quella massa di pecoroni, tra cui me) nel vedere l'attore e regista Barbareschi e la cantante Zanicchi diventare rappresentanti del popolo, la Pivetti e Martelli conduttori televisivi nel processo inverso, pensa: “ma questi fanno tutto loro!” E' un virus consuetudinario la Casta, secolarizzato, dall'Unità d'Italia ad oggi; per questo non posso e voglio dipingere la Carfagna come l'emblema della nullità, quando non nocività, del governo Berlusconi, il quale l'ha scelta sicuramente dall'alto della sua considerazione rozza della donna per le doti intellettive e non per l'immagine che ama tanto, da pubblicitario qual è.

Se la Carfagna ha raggiunto quella posizione facendo la showgirl e la presentatrice e avendo anche studiato il problema, ammesso che ci sia visto che di illeciti pare non ne abbia commesso, è della società, della politica, del sistema, che a quanto pare non riesce a mandare avanti i più meritevoli, ma solo quelli che ricevono spinte, con il risultato che chiunque arrivi in alto in giovane età fa ribrezzo a prescindere perché si presume che sia lì solo grazie ad altri. Pre-sumere è il miglior modo per pre-disporsi a pre-nderlo nel culo.

E' molto interessante una sua intervista rilasciata nel 2004, quando era ancora abbastanza lontana dalla politica, potete leggerla sul sito Campianiasulweb.

15 settembre 2008

Autunno pazzo

Voi andate, io rimango qui, anzi ricomincio dall'inizio, riparto da zero perché nel viaggio che mi ha condotto fino qui ho perso tutto ciò che amavo, che avrei voluto conservare, cullare e crescere tra le mie braccia, sulle mie spalle. Devo aver commesso qualche errore, ma di certo non proseguo su una strada che alla fine non ha altro che un cartello con scritto Strada chiusa, questa era la mia storia, la consecutio temporum è per le menti spente.
Le api e gli usignoli sono stati messi a dura prova in questi ultimi anni terrestri (che siano gli ultimi?): non guardare, non aprire la mente, né il cuore, non armonizzarti.
Io ho provato ad imitare il canto di un usignolo ma mi sono ritrovato a dover fuggire da uno sciame di api avvelenate dall'inquinamento umano di cui io ero diventato il simbolo, poco importa se pungendomi sarebbero morte, quello che volevano e vogliono è solo vendetta, e l'avranno.
Ed io che abito all'angolo di via Paolo Borsellino e Madrid, a pochi passi dalla Quinta del Sordo, espongo il mio sorriso, quello che si esplica attraverso il malinconico e “democritano” (di Democrito) “eh eh”, sebbene abbia sempre apprezzato quello carnevalesco, hollywoodiano, quell'”oh oh oh” cadenzato e recitato con la mano sul petto.
I lumini dei cimiteri sono sempre così fiacchi e stanchi; non ricordo nemmeno qual'è la prima donna con cui ho fatto l'amore, ho scordato la prima furia della tempesta, ogni mattina mi sveglio e vomito il passato, qualcosa di simile al morbo di Parkinson.
Da piccolo soffrivo di ADHD, per questo ficcai nel petto del mio psicologo una penna stilografica, non posso dimenticare l'eccitazione di quell'atto che mi liberava dalle catene della malattia, la sua faccia da marchese esterrefatta, distruggendo colui che mi definiva malato io ero guarito, o qualcosa di simile, considerando che sto scrivendo da una sorta di arresti domiciliari a vita, un manicomio travestito da normalità, un teatro della storia, un concerto in playback: ciò che esce dagli amplificatori è quasi sempre il liquame nauseabondo che ci entra.
Caro marchese De Sade baciami il culo! Bacia! Bacia ora! Cari gerarchi fascisti abbiate la cortesia di baciarmi il culo, mi bacino il culo anche quelli sovietici, caro Putin e caro Bush eccovi il mio culo, solo un bacino prima di andare a dormire! La mia guerra non si è conclusa con il battesimo, a quanto pare nemmeno per la Chiesa è poi così importante la pace.
Ne ho viste di cose io dall'alto delle mie conoscenze empatiche ed intellettuali interconnesse, ne ho viste così tante che non ho più intenzione di seguire il flusso indiscriminato e costante della quotidianità ceca. Il meccanismo del tempo che assimiliamo giorno dopo giorno, sveglia dopo sveglia, campanella dopo campanella, timbro dopo timbro, programma dopo programma è quanto di più innaturale e deleterio per quel tocco divino che può accendere la migliore natura umana e tutto ciò che gli sta intorno. E Falcone saltò in aria con lo sguardo asceso a un cielo libero, spianato.
I serpenti esistono e camminano nell'universo, io so già da che parte stare.
Grazie Edith Piaf, senza di te non sarei esistito.
Le foglie cadono, le mie lacrime anche, è proprio autunno, autunno pazzo.

“Furia ed Agonia – Francisco Goya” di Rafael Castillo

13 settembre 2008

Il buco nero del Cern


Abbiamo sentito parlare nei giorni scorsi delle preoccupazioni di alcuni scienziati che hanno sottolineato come i buchi neri che si dovrebbero generare al Cern di Ginevra per essere studiati non manterrebbero un comportamento prevedibile, ciò significa che i buchi neri che si creano non è detto che "muoiano", anzi potrebbero ampliarsi più o meno velocemente fino a risucchiare tutta la materia circostante, in questo simpatico e malaugurato caso la terra. L'allarme è rientrato appena è stato dato il via all'esperimento, tutto funziona alla perfezione, quello che non è stato però sottolineato è che il pericolo resta in quanto gli esperimenti continuano, si tenta di creare più buchi neri.

Ecco allora che vi segnalo la geniale rielaborazione ad opera di Lorenzo Masetti della prima pagina di Repubblica subito dopo un esperimento del Cern andato male.

Potete osservarla in foto, mi ricorda la comicità delle prime pagine di Giobbe Covatta che esponeva alla personale rassegna stampa di Mai dire gol, di cui potete vedere nel video qui sotto un esempio.

07 settembre 2008

"Il nemico interno"

"Il nemico interno. Immagini, parole e simboli della lotta politica nell'Italia del Novecento" è il libro di Angelo Ventrone attraverso il quale si possono ricavare diversi spunti di approfondimento e rifllessione che voglio appunto condividere con i lettori.

La politica per agire, perpetuarsi e ottenere legittimità nel tempo ha bisogno di strumenti. Il raggiungimento ed il mantenimento del consenso è fondamentale.

Per questi motivi uno degli elementi chiave della politica è la strategia comunicativa, con le sue regole, la sua retorica, spesso così carica di ideali da mostrarsi scevra degli stessi per manifesta incoerenza tra le parole-immagini e la realtà; l'incoerenza è però manifesta solo se l'ascoltatore, l'elettore, il lettore è adeguatamente informato e non bombardato da un'informazione unilaterale che tende a delegittimare l'avversario e a minare ogni forma di dialogo, di confronto.
Si tratta di una strategia che vuole nascondere l'artificiosità della gran parte dei messaggi politici dietro la semplicità e l'efficacia degli spot propagandistici che, come sottolinea Ventrone, sono stati e vengono anche oggi usati da qualunque schieramento, giornale, classe sociale ed elites.

“O con noi o con loro” questo è il sottotitolo di ogni manifesto propagandistico, salvo poi rendersi conto che la realtà è assai più complessa di come la si vuole dipingere. A ben vedere spesso il noi definisce un gruppo di persone in funzione dell'avversario, cioè un gruppo che ha un'identità forte solo grazie alla contrapposizione al nemico, per cui il secondo sottotitolo è: “Noi non siamo come loro”. “Ma allora chi siamo?” verrebbe da chiedersi, ma questa è questione che la propaganda non può porre, non è parola raziocinante quella di cui ha bisogno, necessita invece di slogan, miti, immagini, frasi ad effetto chiare e dirette che anche l'ultimo operaio della catena di montaggio, il contadino dimenticato, l'analfabeta possano vagamente capire e comprenderne il senso, il messaggio.

Richiamando all'attenzione ad esempio la politica italiana di questi ultimi anni una delle accuse fatte al Centro-Sinistra è stata quella di aver agito e discusso solo in contrasto all'avversario, spesso nemico, cioè Berlusconi (salvo poi non fare nulla per risolvere i conflitti d'interesse che stanno all'origine di quel male verso il quale tanto si è alzata la voce).
Ovviamente l'avversario diventa nemico in prossimità delle elezioni e conoscendo la mediocre durata media dei governi in Italia e l'instabilità politica, è prevedibile essere d'accordo con Ventrone il quale spiega come dalla nascita della Repubblica italiana la politica sia rimasta congelata in un perenne clima di campagna elettorale.

Ecco perché i caratteri della propaganda tendono a ripetersi, la storia sembra fermarsi. Così ancora alle elezioni politiche del 2006 Berlusconi parlava di pericolo comunista che campeggiava alle spalle di Prodi come un vampiro pronto a mordere; mentre la Sinistra ha dipinto Berlusconi come un nuovo duce che ha preso in parte il posto di Craxi, celebri le rappresentazioni vignettistiche di Forattini che raffigurava il leader socialista con gli stivali tipici dei gerarchi fascisti, avvicinandosi all'idea che aveva il PCI dello stesso leader.
Berlusconi è certamente il maestro della comunicazione potendo contare anche sulla conoscenza, nonché proprietà, delle televisioni, strumento che i vecchi partiti poco hanno sfruttato rispetto all'enorme potere mediatico di cui è portatore, e non solo grazie ai telegiornali ma esprimendo un modello di società all'interno dell'intera programmazione giornaliera.
La televisione brucia notizie, corre veloce e Berlusconi intento come ogni politico a fare propaganda, affina questa strategia rincorrendo la fugacità del pensiero e delle dichiarazioni sul mezzo televisivo. Non si tratta di una novità ma solo di una velocizzazione dell'incoerenza a cui porta la propaganda in quel “Secolo Breve” che si protrae fino ad oggi con tutte le idee, le correnti di pensiero e le sue manifestazioni. Nel pentolone della propaganda del Secolo Breve c'è tutto e il contrario di tutto.

Cambiano i mezzi di comunicazione, si modificano, ma l'obbiettivo è sempre lo stesso, semplificare il contesto, gli eventi, i personaggi che ne fanno parte, per compattare l'opinione pubblica intorno alle proprie idee e di conseguenza ottenere il massimo consenso, l'individuazione di un nemico interno o esterno è quanto di più utile alla causa: il tedesco della prima guerra mondiale è il barbaro, ancora più selvaggio dei selvaggi, un tecno-barbaro, che unisce il male alla modernità, all'organizzazione della società moderna, che usa la scienza per accrescere la propria potenza malvagia e non per un progresso positivo dell'umanità, il singolo individuo esiste solo come elemento della macchina collettiva, della società.

La coerenza non è importante, la parola raziocinante cui accenna Ventrone non fa parte dei manifesti politici. Il nemico in quest'ottica può diventare chiunque, l'importante è che risulti individuabile ma che, si faccia attenzione, non significa necessariamente sia reale.
Il target della propaganda è, se vogliamo metterla da una prospettiva di marketing, il popolo formato certamente da una parte di persone che leggono tanti giornali, approfondiscono temi, ma che in maggioranza segue solo quell'informazione semplificata che le elites politiche ed economiche offrono e che un buon sistema dell'informazione dovrebbe cercare di scalfire.

Tornando alla nozione di Secolo Breve a cui Ventrone fa riferimento e su cui fonda le sue tesi si può costruire uno schema ridondante che ispira tutta la propaganda fino da oggi e probabilmente finché esisterà la politica.
S'individuano quindi alcuni pilastri di questo schema comunicativo: la demonizzazione dell’avversario politico e delle forme di dissenso interno, la delegittimazione a governare dell’oppositore, burattino del nemico esterno (ad esempio la DC schiava degli USA per la sinistra italiana e i comunisti schiavi dell'URSS per il centro-destra), il legame tra violenza e politica (eredità soprattutto fascista), l'uso metaforico del linguaggio medico-epidemiologico (malattia, infezione e contagio, categorie per inquadrare la diversità ideologica), che si traduce nella definizione mostruosa dei tratti somatici dell'avversario, per il quale non ci può essere nessuna integrazione all'interno della stessa società: le diversità “bio-politiche” non possono coesistere, si devono estirpare.

Tutto ciò porta alla sovrapposizione del metodo e dei contenuti in ogni forma di propaganda, ciò che cambiano sono i nemici, di volta in volta. Come mette in luce Ventrone in Italia il fenomeno è limpido. Il fascismo ha infatti cementato nella cultura italiana un modo di catalogare, pensare e ridurre la realtà che è rimasto come eredità difficile da eliminare, a ciò si aggiunge lo scarso ricambio della classe dirigente che ha dato una mano al protrarsi di questo schema propagandistico-conservativo.

Il risultato è che ad esempio tutto il mondo politico cattolico a partire dal secondo dopoguerra (anni 40'e 50') ripropone gli stessi caratteri della propaganda anti-tedesca della prima guerra mondiale e di quella anti-sovietica e anti-statunitense dell'RSI: l'uguaglianza forzata che non tiene conto dell'unicità di ogni individuo, la delegittimazione dell’avversario al servizio del nemico esterno (l’URSS attraverso il Cominform), il materialismo imperante, il popolo come massa informe e omologata ed infine le molteplici accuse di violenza fisica e abusi nei confronti dei bambini e delle donne che rendono lampante l'inferiorità morale dei comunisti.
A loro volta i socialisti e i comunisti riadattano alla polemica anti-democristiana e anti-capitalistica gli stereotipi ereditati dal modello anti-tedesco della prima guerra mondiale: l’avversario politico come portatore della guerra e della distruzione dotato di una furia fredda, calcolatrice e sanguinaria che si riversa sui deboli, gli ultimi, i poveri; ritorna l'immagine del banchiere obeso, della nuova borghesia assetata di ricchezze ma che differisce dal passato in quanto ora è anche serva degli USA attraverso il Piano Marshall.

“Noi non siamo come loro”. Il sottotitolo sopracitato ora appare chiaro in tutta la sua liquidità, teatralità, infatti se ogni schieramento politico usa lo stesso schema ideologico per distruggere l'avversario significa che o sono tutti in errore o hanno tutti ragione: altrimenti com'è possibile che ideologie così lontane portino a manifesti così simili?
Fortunatamente non dovendo costruire slogan possiamo riflettere con la calma dovuta immergendoci nella complessità della realtà con la fiducia che la semplificazione è utile allo studio, alla teoria, ma con la consapevolezza che è controproducente se diventa uno strumento di consenso incontrollato, cioè se l'informazione non ha più la forza per svolgere “un ruolo di cane da guardia” del potere politico ed economico.
Perciò dal momento che di propaganda si tratta l'unica cosa che si può fare è cercare di estrapolare, ove possibile, quei pochi dati reali che vengono mischiati alle falsità, alle invenzioni, cercando dunque di non adottare lo schema interpretativo del nemico interno di cui Ventrone ha tracciato le fondamenta, cioè quello di una riduzione della realtà a campo di battaglia nel quale si distinguono di volta in volta i nemici portatori delle loro ideologie nefaste, dei loro crimini a cui si legano precise immagini iconografiche.

03 settembre 2008

Definizione imperfetta di perfezione

Stanotte le armonie della terra si sono fuse a quelle dell'universo e in un istante ho udito l'accordo dell'eternità, l'amore nella perfezione immaginifica di un istante completamente inteso.

Da ciò ne deriva che la perfezione non può che essere eternamente istantanea.