27 settembre 2006

Torre di Babele

Qual'è il senso della divisione del mondo in stati-nazione? In realtà questo quesito mi porta a riflettere sulle caratteristiche generali di ogni nazione, ognuno ha la sua storia, le sue tradizioni, ma soprattutto, quello su cui voglio soffermarmi è la lingua comune a tutti i suoi cittadini. Quello che mi piacerebbe capire è come partendo magari dallo stessa famiglia linguistica, ad esempio l'indoeuropea, ciò che ne consegue sono lingue celtiche, greche, italiche, germaniche molto differenti tra loro. A questo punto mi chiedo, come mai nascono queste differenze? Dipende dal territorio? Il bisogno di comunicare e di definire gli oggetti è di ogni uomo, come mai i risultati sono così diversi? E le pronunce delle parole (vocali aperte o chiuse, r moscia ecc...), i dialetti che origine hanno? Mi piacerebbe capire se esistono regole generali che hanno portato a dire in italiano “grazie” e in inglese “thanks.” E' una questione evolutiva del linguaggio certo, ma nessuno credo abbia stabilito che il risultato dovesse essere questo, avrei bisogno proprio di qualche parere di storici delle lingue e del linguaggio. Dobbiamo cercare risposte, il segreto forse risiede proprio nella storia-leggenda della torre di Babele.

25 settembre 2006

Giù dal tram

Ho conosciuto una donna un po' particolare l'altro ieri. Avevo appena messo un piede fuori dal tram proprio mentre dalla porta davanti saliva il controllore, fortunatamente l'autista ha aperto in contemporanea anche dietro così sono sceso in perfetto stile anonimo; ho sempre contato sull'aiuto di quell'autista che dopo avermi conosciuto deve essersi vagamente impietosito per il mio passato e presente di spiccioli e monetine, non era la prima volta che mi dava la possibilità di evitare il controllore e la conseguente multa. Nel nostro piccolo avevamo ancora fottuto il sistema (come direbbero quattro rockettari o hiphopettari da strapazzo), peccato che a Marco il sistema paga un mensile di cui certamente non può fare a meno. Per me invece é diverso, io sono lo straniero per il sistema, quello da confinare dove non mi si possa vedere, non faccio vittimismo, ho condotto fino qui la mia vita, sono orgoglioso anche solo di esserci arrivato dopo tutto quello che è successo. Mentre scendevo mi ha guardato dallo specchietto, ha incrociato il mio sguardo e mi ha fatto l'occhiolino sorridendo; sapete, ricevo così pochi favori che l'autista mi sembra quasi Gesù, anche se nel linguaggio giuridico credo si chiami favoreggiamento. Comunque ho ricambiato a quel suo gesto facendo le corna con ambedue le mani, entrambi amiamo alla follia la musica rock, Led Zeppelin e Skid Row su tutti; una volta mi ha chiesto perfino se volevo andare a vedere con lui, sua moglie e altri amici i Gun's & Roses, mi avrebbe pagato anche il biglietto, io avevo accettato più che volentieri, ma proprio il giorno del concerto fui bloccato da uno spiacevole contrattempo (eufemismo) nel mio quartiere.
Il tram così è ripartito, con quel suo rombo malato, sputando il solito fumo nero dagli scarichi, quello denso che impiega quasi un minuto a disperdersi nell'ambiente. Mi sono guardato intorno, la prima cosa a cui ho pensato è Che cazzo di senso ha una fermata in mezzo alla campagna, chi è che deve scendere! Chi deve salire! Non c'è anima viva! In effetti non si vedeva nessuno per strada, la presenza dell'uomo si poteva dedurre dai soli caseggiati che si trovavano molto distanti da quella strada, al limite massimo dell'orizzonte oltre il quale la vista umana non riesce più a distinguere qualcosa e decifrarlo, della mia vista mi sono sempre fidato, è più che invidiabile, non ho mai portato occhialini o occhialoni alla Mike Bongiorno o Harry Potter, alla faccia di presbiti, astigmatici, miopi ecc... Dovevo solo raggiungere quelle abitazioni con un po' di buona volontà, erano le sette di sera, avrei dovuto riuscirci prima che la luce diurna fosse completamente stata sostituita dall'oscurità serale, non volevo pensare neanche lontanamente al ritrovarmi in mezzo al buio della campagna.

22 settembre 2006

Universal Paradise. Allah, God, Javeh etc...

Apri gli occhi, aprili, non avere paura, guarda, guardati attorno: Paradiso! La strada è stata lunga, estenuante, ma devo rilevarti che non è stato poi così malaccio morire sulle note di Bohemian Rhapsody cantata da Monserrat Caballé e Bruce Dickinson, cosmi di eternità, sono pronto Dio.
L'altro ieri ho parlato con Jack, ricordate, Jack Justice, quella specie di eroe popolare che nelle cantine viene osannato e per i viali invece è schivato come fosse un appestato, e così è del resto per le forze dell'ordine che gli danno la caccia da ormai 12 anni, il suo primo atto pubblico lo fece nel 2087, credo che se un giorno lo prenderanno non lo uccideranno ma lo tortureranno fino a che Jack chiederà spontaneamente di togliergli la vita.
Mi ha parlato un po' guardandomi fisso negli occhi, è una delle poche persone che ancora lo fa mentre parla con qualcuno, quello che si prova è un calore indescrivibile, quando ti rendi conto della sincerità e purezza che c'è in quello sguardo capisci che non c'è un toccarsi più profondo tra due persone.
“Sai, non credo di aver fatto le scelte giuste nella mia vita.”
“Mentre sto per andarmene mi dici questo! Cosa dici Jack! Tu fai parte delle poche speranze che ha questo mondo di sopravvivere. Certo qualcuno dovrà vederlo nella fase fatale e apocalittica prima o poi ma di certo non è questa la fine di cui ha bisogno l'uomo, seppur in un ultimo corso di ignominia generalizzata e passata sotto silenzio. Se muoio felice è solo perché so che sulla Terra esistono ancora persone come te, che non si girano dall'altra parte quando vedono l'ennesimo barbone o puttana pestati a sangue da una compagnia di ragazzotti a cui non è stato spiegato che per quanto strano e curioso esiste differenza tra consolle e realtà. Se muoio felice è perché so che le periferie forse grazie a te non annegheranno nella loro merda e in tutta quella che gli viene riversata dal centro. Lo dicevano in tanti che la condanna del mondo sarebbe stata proprio ad opera del centro, in ogni senso.”
“Sì ma ti rendi conto, sto parlando con te, in questo scantinato dove tu, mio grande amico, stai per esalare i tuoi ultimi respiri, in un fottuto scantinato, dove nascondo le mie lacrime e il mio dolore sotto la coltre di umidità di queste pareti ammuffite. Vivo come i topi, all'aria aperta nessuno mi parla, tutti mi evitano, gli unici interessati a me sono la polizia e i servizi segreti. Che vita è questa? Sono solo, non ho una casa dove tornare, non ho una donna da cui tornare, una famiglia, un figlio. Sono solo.”
“Dicono che gli eroi sono spesso destinati a vivere una vita solitaria. Pensa a Cristo, pensa al momento in cui dopo ore ed ore inchiodato a una croce con le ultime forze rimaste ha alzato il capo in un attimo di ribellione e volgendosi verso il cielo ha esclamato - Dio perché mi hai abbandonato? - Prova solo a pensare al vuoto che deve avere soffocato la sua anima in quell'istante, il peso opprimente di aver vissuto una vita unica e memorabile e morire come una bestia.”
“Mi parli di Gesù, ma lui era il figlio di Dio, io non ho nemmeno conosciuto i miei genitori; la verità è che avrei fatto meglio ad entrare in esercito invece di scappare, per poi costruirmi la mia famigliola in città, moglie e figli rigorosamente selezionati tra i migliori e amen.”
“La verità sai qual'è? Cristo ha proseguito per la sua strada pur sapendo a cosa andava incontro, anche lui ebbe momenti di debolezza ma li superò.”
“Perché continui a parlare di Cristo? Non era solo una favoletta inventata dai primi cristiani che avevano bisogno di costruire figure mitiche per convincere la gente a convertirsi al loro culto?”
“Perché dici questo? Porca puttana, tu hai smesso di credere in qualcosa!”
“E' stato ucciso anche Michael. La morte dei cari rende freddi, distaccati, disincantati. Continua a cadere la gente che mi sta intorno per quei pochi momenti in cui riesco ad essere con loro, come posso vivere così?”
“Sai qual'è il motivo per cui non devi smettere di credere, vecchio bastardo?”
Lo guardai dritto nelle pupille e sorrisi, quello fu l'ultimo gesto terreno che feci.
Sapevo di essere già morto quando lo iniziai a sentire piangere come un bambino, quando lo vidi riverso sul mio corpo e distrutto dal dolore, quando improvvisamente le sue lacrime si incrociarono a piccoli sorrisi spuntati sulle sue labbra, diventati poi risate rumorose e gustose, non era follia, sapevo perché rideva. Questo mi diede un senso di gioia indefinibile.

19 settembre 2006

Pirati dei Caraibi

E' passato un anno dal primo post (19 Settembre 2005), in verità quello era il secondo ma il primo era semplicemente un articolo che avevo scritto per un altro sito poi riportato anche sul mio blog, quindi il primo vero pezzo è questo

http://nicoguzzi.blogspot.com/2005/09/signorina-signorina-intestazione.html

Non dirò già un anno o solo un anno, è il lettore che se vorrà potrà pensarlo nella sua stanza, nel suo ufficio. Il tempo tanto passa, quello che scrivo ha forse quella fortuna e quel pizzico di arroganza di potersi sollevare dalle grinfie del tempo che tutto sfuma all'orizzonte della linea esistenziale-materiale.
L'oblio, la sua immagine, può purificare una vita e renderla unica, la decadenza è tanto splendida quanto viene accettata e compresa, abbandonereste mai la persona che amate anche se stesse per morire di lì a poco? No, perché questo significa vivere; conoscete sicuramente qualcuno che non muove un dito per paura di soffrire, che non si sposa dopo anni e anni di fidanzamento ma che neppure si lascia, conoscete qualcuno che ha aspettato i 50 anni prima di fare un figlio per paura che la sua libertà fosse per sempre compromessa, conoscete certamente qualcuno che vi ha detto di non aver mai pianto in vita sua. Questo è un altro oblio, quello che risucchia la linfa vitale come un buco nero: io credo nella volontà della risalita. Anche i peggiori pirati dei Caraibi oggi osservano l'angelico chiarore dell'alba. (Qui potete scaricare alcuni dei miei mp3 http://hosted.filefront.com/nicoguzzi.)

Nei villaggi del cuore

Pensavo:

“Libertà riadatta”
Svita e avvita la vita
in tondo giro e sbando
come fata sfilata di seta sfinita
Loro tutti d'oro tutti in coro
bravi, belli e senza calli
io stanco del banco ormai bianco
invecchiato da bivacco disfatto
Così di vuoto nausea suole fluttuare
l'infausto fusto-offerta fiasco.
E' proprio quel silenzio!
Sull'etichetta un'eclettica libertà diluita
all'assuefazione in nomine “Modernità”

Lo riconoscevo:

“Il silenzio della coscienza”
In questo deserto piatto e monotono giallo ambra
dove il sole non tramonta e non si degna di un’alba
irritanti le lancette del tempo si fermano, mi irridono
ed in noia annebbiano la nostra storia, un grumo di polvere
sulla bocca del baratro:
solo un passo, poi il silenzio della coscienza

E mi chiedevo:

“Riflessi”
Che senso ha il silenzio
se non di assenzio intenso
salir a sorsi e sapor d'incenso
in su al vespro ad ispirar

Sorrisi agli occhi del vento:

“Beata”
L'aria si confonde e confusa
si diffonde tra le gemme
le sue fronde e fluttuante
le si addice la sua veste
che da allegra ed andante
esaudisce il mirar oltre finestra

Avevo visto:

“Terrestri scorci d'eterno”
Il tempio giallo ambra luccica
al calar arancio del sole
Più in là il rosso della violenza
si perde nel nero oscuro della notte
per riaddormentarsi all’angelico chiarore dell’alba

15 settembre 2006

Pausa di riflessione

Non sto postando nulla perché non ho la mente abbastanza lucida a causa di una tonsillite batterica molto accentuata e persistente che si rifiuta di rispondere velocemente agli antibiotici, la mia gola sembra la bocca di un vulcano pronto ad eruttare.

Oggi é morta Oriana Fallaci, per ora non scrivo nulla a riguardo; inoltre immagino che la televisione si riempirà di speciali sulla sua vita e sul suo pensiero fino a straboccare.

11 settembre 2006

No! menti! Senti-

“Sai qual'è il tuo problema? Lo vuoi sapere? Non sai amare una persona, non riesci proprio. Sei tutto preso da te stesso, dalle tue manie, dal tuo ego di plastica, dal tuo portafoglio in pelle di extra terrestre, eppure in fondo anche tu, se ci pensi un attimo, sei di passaggio su questa terra. Perché mai ti danni l'anima a dimostrare a chiunque di essere il migliore quando la tua vita vale tanto quanto quella degli altri? L'ultima donna con cui sei stato ti ha amato, e tu? La penultima anche, e tu? La terzultima se ne sbatteva di te, esattamente come te di lei. Questa è la tua vita, ti sono tutte riconoscenti per quello che non gli hai mai dato e che non sembri capace di dare, un po' di affetto sincero e spensierato, un po' di amore non calcolato; ti sono grate perché hanno potuto capire cosa significa amare una persona che ti sta accanto solo quando ha bisogno di riempire la giornata, di sfogarsi o di sentirsi più bravo e più intelligente di te; loro hanno conosciuto la sofferenza dei sentimenti non corrisposti e chissà, anche questa esperienza forse potrà essergli utile. E tu un giorno ti accorgerai che le persone che hai intorno non sono altro che tuoi debitori in attesa di estinguere le ultime pratiche che hanno ancora aperte con te, dopodiché se ne andranno altrove. Sarai solo, e detto con grande onestà, io esulterò per questo. P.s. Anche io ti ho amato.”

09 settembre 2006

Telecom e la compagnia del pisello

Registrare le conversazioni con gli operatori della Telecom è illegale? Loro mi pare lo facciano con i clienti e allora perché non lo facciamo anche noi (detti anche consumatori a chiappe divaricate). Lo dovremmo fare tutti, un bel viva voce e un computer con un microfono, click su Rec e tutto rimane. Sono sicuro che molte delle stronzate che dicono gli operatori (anche loro malgrado) sarebbero via via "spurgate."
Tutte quelle procedure irregolari che ti propongono per non farti pagare più servizi che non hai richiesto o che hai deciso di levare sarebbero smascherate, come tutte quelle frasi di circostanza del tipo: "Non si preoccupi, paghi solo quello che le è stato detto di pagare" Peccato solo che il Dio automatizzato della tecnologia non ne sa niente delle tue piacevoli conversazioni con i call center di tutta Italia, ti arrivano quindi a casa solleciti di pagamento, minacce formali, ecc... Richiami: "No, lei risulta che ha pagato l'importo esatto, non si preoccupi, non faccia caso al sollecito." Intanto un piccolo sollecito ai coglioni te lo fai ogni volta che ti dicono non si preoccupi. E il Dio automatizzato della tecnologia prosegue, sono quasi attratto da questi computer così diligenti e precisi, mi fanno sognare un'Italia giusta ed efficiente, l'unico caso in cui la giustizia va avanti sempre e comunque, peccato solo sia rovesciata: così mi staccano il telefono.
“Scusi, com'è che mi hanno staccato il telefono?” “Qui risulta un mancato pagamento, mi scusi abbiamo dei limiti di chiamata.” Il dubbio che si insinua tra i miei pensieri è che il buco trovato nella mia bolletta e da otturare sia semplicemente il buco del mio cu-o traslato dalle due dimensioni di una fattura Telecom alle tre dimensioni del mio corpo e ciò che risulta più interessante è che non sono loro ad inchiappettarti direttamente, fanno in modo che sia tu stesso ad auto-inchiappettarti, è qui che si sviluppa in tutto il suo splendore il genio di Telecom Italia. La conversazione si mette male così riattaccano. Il cliente ha un problema e loro hanno dei limiti di chiamata?! Casualmente quando sono loro a chiamarti hanno tutto il tempo possibile.
Richiami. "Non si preoccupi. Invii un fax con le ricevute dei pagamenti" Ti solleciti ancora un po' i coglioni e lo invii subito. "Entro 48 le riattiviamo la linea, non si preoccupi." Non l'attivano. "Entro oggi le riattiviamo la linea, ho usato la procedura manuale." Non l'attivano. Richiami. "Adesso ho usato la procedura online, la riattiviamo in poco tempo, però paghi l'ultima bolletta perché lei è entrato nella categoria a rischio di Telecom Italia quindi il giorno dopo la scadenza della bolletta le tagliano subito il telefono." Ci sono riuscito. Sono nella Hall of Fame di Telecom Italia, questi sì che sono riconoscimenti.

P.s. Dimenticavo, Aladino! Stai attento! Che se ti becco...

P.p.s. Un'altra cosa: che procedura devo usare per mandarli tutti affanculo?

07 settembre 2006

Massima filosofica contemporanea

Dio li fa, la televisione li accoppia.

05 settembre 2006

"Non invecchierò mai." E morì di noia.

Invece di essere a letto sto scrivendo qualcosa, se devo essere sinceramente non so esattamente cosa, nessuno si offenderà spero per questa rivelazione, tutt'al più non proseguirà nella lettura. Ho letto da qualche parte che hanno individuato il gene che regolerebbe l'invecchiamento delle cellule, tutto questo sperimentato sempre sui cari e vecchi topi, le più note e usate cavie di esperimenti scientifici. Cosa non hanno subito questi poveri animali per la scienza e il progresso? Non li voglio umanizzare, ci mancherebbe, sono sicuro però che ognuno di voi avrebbe almeno una persona da proporre come cavia in modo da levarsela di torno. Lo so, lo so, è così, non vergognatevi delle vostre pulsioni represse, le pulsioni in quanto tali non sono né buone né cattive, è l'educazione, la società e la sua cultura che tracciano i confini tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Comunque al di là di tutto la domanda che ci si potrebbe porre ogniqualvolta sembra si scopra una via per non invecchiare è: che differenza c'è tra il vivere 75 anni (approssimativamente l'aspettativa di vita di un uomo italiano) e viverne ad esempio 180? Potrebbe apparire come un esercizio di fantasia, di costruzione mentale, eppure razionalmente e con poca applicazione riusciamo a comprendere ciò che già conosciamo dall'alba dei tempi: la ciclicità della vita, più un uomo vive e più vede cambiare le cose intorno a sé, case, palazzi, boschi, alberi, ma soprattutto le persone a cui ci si lega di volta in volta e che spesso si perdono per strada, così si inizia a riflettere a fondo sulla questione.
Tu che dovresti essere il privilegiato visto che hai superato senza acciacchi i 150 anni ti chiedi improvvisamente perché non puoi guardare negli occhi qualche persona senza pensare che il possibile affetto o amore si smaterializzerà di fronte a te mentre tu sei ancora più terreno che mai. Tutto svanisce sempre prima della tua fine; da una parte ti elevi, nel senso che sfuggi alla legge del tempo e della vita ma dall'altra non sai più chi sei, chi sono i tuoi figli, in quale mondo hai vissuto e sai anche che se non ci fossero i libri e la tecnologia tu faticheresti a ricordare i tuoi vent'anni. Anche scientificamente il problema della memoria non è trascurabile. Poi dopotutto chi mai vorrà vivere così tanto da voler vedere come sarà Buona Domenica tra 150 anni, magari con il nipote del figlio di Maurizio Costanzo a condurlo.