26 dicembre 2006

Buoni Feriali

Il tappeto di vetro

Lei nel cielo luce gialla
luna dal sorriso artigianale
io pupazzo di cartongesso
le viti sono arrugginite
e sul letto le occhiaie
del mio amore

Gracile, esile, flebile l'anima
adagiata su una giovane nuvola
cade giù appena il sole è tramontato
le notti lunghe troppo lunghe
e gioirà al freddo
di un fuoco spento, perché?

Si chiederanno
perché?

Niente ha più senso
del senso che dai
Niente ha più senso
del senso che dai
E il giorno prima passavamo il tempo
giocando
Il giorno dopo giocavamo

21 dicembre 2006

The Italian Strike

Sto cercando di indire uno sciopero per protestare contro chi non sciopera, una sorta di gatto che si morde la coda, e poi quando se non nel periodo in cui si sta approvando una finanziaria?
Avete notato che la gente in giro senza telegiornali sembra più rilassata? Un po' sì dai, è anche un po' meno “allupata” causa soprattutto Studio Aperto che non fa servizi su quella che dalle mie parti viene chiamata spesso volgarmente gnocca.
Nanni Moretti ha già reso pubblico il suo interessamento per la realizzazione di un sequel di “The Italian Job” il cui titolo con buona approssimazione dovrebbe essere “The Italian Strike” (Per chi non sapesse l'inglese, strike sta per sciopero).

Ce l'hai con me perché sono precario?

Italiani, è giunta l'ora di ammetterlo, al potere abbiamo delegato la noia che perpetua le cose affinché ogni nuova generazione venga forgiata in essa.
La noia non in senso positivo, cioè quella che poi spinge una generazione come quella del '68 a sollevarsi per cercare quelle espressioni e aspirazioni che la società non offriva, per far notare al senso popolare che le libertà che le carte costituzionali tanto decantavano erano tutt'altro che attuate e che il benessere aveva reso chi l'aveva raggiunto cinico e soprattutto conservatore.
La nostra noia è quella che ci inculcano giorno per giorno i mass-media tradizionali, la televisione, i quiz, i giornali, i comunisti, i fascisti, gli ultras e la vita in diretta, è un calderone di emozioni, false fedi e abitudine alla trasgressione.

Ci si riempe di puttanate finché si hanno i soldi, quando non ce ne sono più allora si filosofeggia, eppure mi pare di aver studiato che nell'antichità i filosofi erano tutto fuorché poveri, non avevano l'assillo del dover mangiare, capovolgo il discorso e vi sorprendo aggiungendo che del resto se un filosofo è pagato per filosofeggiare state sicuri che filosofeggerà, ma nell'antichità forse non avveniva "a ragionamento", cioè non si ragionava spinti dal denaro anche quando non si intravedeva nulla su cui valesse veramente la pena riflettere, del tipo: “I reality riflettono la vita e i comportamenti di tutti i giorni o sono caricature e copioni già scritti?” Sono contento che a queste discussioni si uniranno cani e porci senza ritegno, sono contento che nessuno balzerà dalla poltrona dicendo “Ma che cazzo me ne frega a me di uno pagato per dare una valenza seria a un programma di intrattenimento.”

Mi sono sbagliato, in realtà ce ne sono tanti che mandano a fare in culo i salotti Buona Domenicocainali, quelli di Porta a Portese; eppure non hanno ben chiaro cosa fare dopo.
Non ho visto un'artista uscire da “Saranno famosi” nonostante tra loro ci sia gente di valore, ma del resto se io vado a fare un provino sperando di diventare famoso non aspiro a molto altro al di fuori del diventare famoso; se invece facessi un provino affinché un etichetta decida di investire sulle mie idee allora magari qualcosa di buono potrebbe venire fuori. Dammi tre parole, sole, cuore, amore. Non è il caso italiano probabilmente.

(Conoscete il crystal? E' un ottima droga, metanfetamina, gli effetti sono di grande euforia e accentuazione delle percezioni sensoriali, l'abuso ti uccide, l'uso porta quasi certamente all'abuso, del resto è una droga pesante simile alla cocaina ma la sua azione è più duratura in quanto l'organismo impiega anche dodici ore a metabolizzarla. L'abuso ha i soliti risvolti negativi, colpi apoplettici, aritmia cardiaca e altri disturbi cardiaci, allucinazioni, malfunzionamenti del sistema nervoso, si sta come d'autunno sugli alberi le foglie).


Poco importa, è molto triste, culturalmente siamo regrediti di qualche generazione, avendone persa qualcuna per strada, non sentite ancora parlare dei trentenni? Eppure oggi sono quantomeno quarantenni, dunque anche i trentenni di oggi forse non se la passano così bene, un paio di cicli decennali si sono compattati in questa crisi di identità, idoli, precarietà e scarsa valorizzazione delle qualità.
Una società dove c'è scarso investimento nell'arte o è addirittura l'arte a dover pagare per rendersi visibile è sicuramente una società che sta cullando in grembo un feto in fin di vita. Nascerà?

Il Pil cresce se alle speranze di affermazione secondo i propri meriti (e non sempre “Certo ma senza culo non succede mai nulla”) non si aggiungono altre speranze invece che affermazioni, ad esempio: "Ehi, te lo presento, questo è un mio amico d'infanzia, guadagna più soldi di noi due messi insieme, ma non ha abbastanza fantasia per spenderli, anzi direi che non se ne fa quasi nulla dei soldi, oltre a una gran bella macchina, una villetta e qualche regalo ai figli i soldi se ne stanno lì per il futuro dei figli (E allora a che dovrebbe usarli i soldi?); ho sempre saputo che aveva qualcosa di speciale, quando risolveva le equazioni di matematica alle medie poi alle superiori gli si illuminava il volto, quell'espressione un po' più navigata la vedo oggi quando se ne esce dal laboratorio dove studia nanotecnologie, dopo un esperimento riuscito; il laboratorio è a 30 km da casa sua, prende il treno poi il tram, entrambi in orario, altro che fuga dei cervelli, hanno appena ricevuto ulteriori finanziamenti dal governo."

Voglio solo vedere l'Italia che alle speranze e agli spot non aggiunge altre speranze e altri spot cosicché anche per chi non è mai stato in grado di comprendere perché e è uguale a mc al quadrato il destino non sarà sperare in un rinnovo del contratto annuale per tutta la vita, rinnovo dopo rinnovo ("e se poi non si rinnova che si fa? Chi mi prende?")
L'unica cosa positiva è che i figli che nasceranno da queste vite in bilico comprenderanno fin dai primi anni di infanzia quanto la vita può essere difficile e a quante cose inutili e per cui anche si piange può aspirare una persona che si reputa sana di mente, forse quei genitori saranno gli unici dopo un cinquantennio dalla Seconda Guerra Mondiale a non aver illuso i figli con il benessere fittizio e super-ostentato della materialità delle cose, non se lo possono permettere, perlomeno senza fingere.

Ma di questi genitori ce ne sono pochi, pochi figli nascono già e sempre meno nasceranno di questo passo, nessuno vorrebbe sentirsi dire dalla propria prole: “Papà, non sei in grado di offrirmi dopo 20 anni di lavoro un regalo di natale senza ricorrere ad un acquisto a rate, che schifo!”
E poi nel letto quello stesso papà forse verserà lacrime accanto alla propria compagna con cui convive da una decina d'anni e con cui il matrimonio non si è fatto solo perché non sembra possibile unire il niente, se i nonni si sono sposati senza soldi, senza una casa, è anche vero che hanno sposato insieme anche le speranze, i sogni, i progetti di vita, la voglia di far crescere i propri figli in un mondo migliore.

Il precario non è tale perché ha un contratto temporaneo ma perché non crede razionalmente che la sua vita potrà mai stabilizzarsi, da un momento all'altro qualcuno potrebbe dirgli "Di te non sappiamo che farcene," mi dispiace, ma non è poi così dolce naufragare in questo mare, eh sì, si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
Tutti siamo utili e inutili allo stesso modo.

20 dicembre 2006

Hotel Supramonte (Rock Tribute F. De André by Nico Guzzi)


Personale tributo al grandissimo artista Fabrizio De André

18 dicembre 2006

Hotel Supramonte (Tributo F. De André)

Ho registrato questa versione rock, ancora un po' sperimentale, della canzone di De André "Hotel Supramonte."

Potete ascoltarla o anche scaricarla qui: http://www.vitaminic.it/artist/nicoguzzi/

17 dicembre 2006

La domenica del villaggio globale

Sono sicuro che sia la mia fragilità ad essere il miglior viatico per la trascendenza, non parlo di una melodia, di un mucchio di parole poste in posti rari, a volte come immagini poetiche di chissà quale mondo surreale, una mano gigantesca che tiene tra l'indice e il pollice un minuscolo cuore, forse il mio, che pulsa solo quando nell'aria passa l'energia che trafugo proprio dalle cantine delle parole, dei suoni.
L'astrazione della creatività è un processo intrinsecamente e inconsapevolmente arrogante, perché finché il cielo azzurro lo guardi sei uno qualunque ma quando quel cielo lo vedi azzurro allora credi di essere tu a poter dare i colori alle giornate, forse è così, forse no, in fondo è solo una questione di fede, percepisco le vibrazioni di un serpente a sonagli mentre sono steso su un letto matrimoniale senza cuscini, sono in lavatrice, che senso avrebbe sbattersi così tanto per fuggire dai morsi, trovare un lavoro, scrivere dell'amore platonico di una puttana e del suo figlio sconosciuto partorito per strada e cresciuto in un orfanotrofio.
Gli angeli aleggiano intorno alle tombe degli eroi e gli eroi aleggiano intorno alle tombe della ragione, e la corona di spine come le rose rosse splendide da cui provengono sono le ragioni del cuore che la ragione non conosce. E ci uccideremo come tutti gli altri esseri viventi, saremo cannibali, necrofili, finti osservatori interessati della merda d'artista, sappiamo che quella è merda eppure è lì che volgiamo lo sguardo. La nostra madre non è la merda, e non vorremmo neanche che fosse nostra figlia, oddio, ci siamo imprigionati nella nostra libertà?
Potremmo accendere tutto il mondo senza elettricità, senza il minimo bisogno di un cavo, di una spina, l'infinita potenza dell'uomo che porta però con sé, a onor del vero, un'infinita dose di stupidità del creatore, non me voglia male, ma il dubbio che non gli siamo venuti troppo bene rimane.
Il cucchiaio colmo di brodo di dadi fino all'orlo si avvicina alla bocca di un anziano signore, è una scena lenta, molto lenta come il miele, nell'arco di un'intera esistenza che dura finché il brodo è caldo, a volte sembra rimanere anche dopo che è diventato gelido come prova che forse qui siamo solo di passaggio. Ma non c'è il rischio che cadano delle gocce o peggio ancora cada il cucchiaio? Sì, questa è l'incertezza che accompagnerà ogni boccata di quel brodo che attinge dalla fonte della vita, per questo è un continuo giocare a dadi, ma perché rifiutare il pasto quando è la nostra vita ad aver fame, perché rifiutare di lanciare i dadi?

16 dicembre 2006

Rock and Roll Suicide Video

Ho filmato la cover di una canzone di David Bowie, proprio "Rock and Roll Suicide," potete guardate il video che ho postato su youtube.
Purtroppo l'audio è sfasato rispetto alle immagini, alla Enrico Ghezzi, sapete quell'uomo che riflette e filosofeggia la notte proponendo film assurdi e mentre parla l'audio non è allineato con le immagini; non so per quale motivo, nel mio filmato originale è tutto perfetto, devono avere avuto qualche problema loro, a volte capita, vabbè, è comunque carino, poi del resto ci sono io.

http://www.youtube.com/watch?v=acMi34t9FnM

15 dicembre 2006

Amore flessibile

Io non ci sarò per sempre, ti rendi conto di questa cosa? Vivere come su un letto di petali rossi e bianchi e fingere che sarà così per l'eternità è certamente stuzzicante, profumatamente dolce e passionale, ma credi davvero sia così la realtà?
Ogni tanto ho l'impressione che tu faresti a meno di me e ti assicuro che la sensazione non è una delle migliori, anzi penso proprio sia una delle peggiori. Ci sono caratteri e personalità su cui si può fare scarso affidamento anche se te ne rendi conto solo conoscendole bene, quando magari è troppo tardi per mettersi al riparo dalle spine, poi ci sono quelle di cui ci si fida poco perché si esprimono emotivamente a gocce che oltretutto non lasciano cadere spesso, forse tu appartieni proprio a questa categoria, o categoraia, alla Mike Bongiorno (la uno, la due, o la tre).
Non c'è bisogno di alcol per dire “Ti amo” ma a volte c'è bisogno di alcol per credere nell'amore, soprattutto dopo aver sofferto, dopo essere stati lasciati o comunque dopo aver perso la persona che si è amato o che ancora si ama. Se si inizia a dare tutto per scontato anche l'amore potrebbe diventarlo, e l'amore scontato non è amore, è affetto, amicizia e peggio ancora abitudine.
Così dopo dodici anni di convivenza finisce tutto con un semplice “mi sono stufata di questa vita.” Un declassamento da amore ad affetto, ad amicizia, a lucertola, passerà certo il dolore, ma chi darà mai la forza per iniziare una nuova storia? Se il matrimonio è la tomba dell'amore, la convivenza è la tomba delle certezze, l'economia dimentica che la flessibilità del lavoro si riflette quasi inevitabilmente nei rapporti umani, in amore forse, ma quale amore per Amore Flessibile.

12 dicembre 2006

Second Life

Sapete cos'è Secondo Life?
In poche parole e semplificando è una sorta di gioco online, anche se le sue caratteristiche lo fanno apparire quasi come una realtà parallela, chiunque può iscriversi e creare la propria identità e il proprio personaggio che verrà usato poi all'interno di questo mondo alternativo in cui i confini tra il reale e l'irreale sono piuttosto sfumati, ognuno compra, vende e costruisce tutto ciò che c'è all'interno di questo luogo in 3D. Una community di ormai 2,000,000 di persone che danno vita ad una vera e propria economia virtuale a cui si è presto affiancato anche un mercato reale in cui i soldi che girano sono veri.

Second Life? And the First Life?

Molti pensano, soprattutto nelle culture orientali, che praticamente la maggior parte della vita che conduciamo è distrazione dalla vita vera, quella che potrebbe definirsi First Life, il capitalismo si basa sulle distrazioni, sui passatempi, sul superfluo, una seconda vita è tanto superflua ma non meno importante, forse una volta si provava a diventare attori oggi ci si mette dietro un computer, molto più comodo e meno rischioso.
Second Life non è altro che un mini-mondo dove chi l'ha creato può studiare a fondo i comportamenti degli uomini, un laboratorio che può raccogliere informazioni su informazioni, può incanalare creatività, idee e originalità inespresse che probabilmente gli iscritti non hanno modo di esprimere nella vita materiale di tutti giorni. E' gratuito per l'utente base e con diversi step di costo per altri tipi di utenti, con canoni mensili, quadrimestrali e annuali.

Chi sa se i personaggi creati dagli utenti in Second Life sanno di essere guidati da qualcuno nelle loro azioni o credono di compiere libere scelte e di essere spinti solo dalla propria ragione e anima. Paradossale vero?

11 dicembre 2006

Lettera aperta all'informazione: "Vi scrivo dalla mia prigione"

Signor Direttore,
sono Piergiorgio Welby, che ha preso il posto di Luca Coscioni quale Presidente dell'Associazione radicale che porta il suo nome, e come esponente della costellazione di soggetti politici Radicali, nazionali e internazionali, che operano con e attorno al Partito Radicale.
Ormai, 77 "giorni" fa, mi sono rivolto pubblicamente, personalmente, politicamente, al Presidente della Repubblica, quale supremo Garante del rispetto della Costituzione, della legalità repubblicana; per ottenere finalmente l'esercizio del mio diritto naturale civile politico personale ad una mia morte - naturale -. Solo modo possibile per conquistare (anche in Diritto) pace per questo "mio" corpo altrimenti sempre più straziato e torturato. Sequestratomi, per una kafkiana imposizione "etica" dall'ordinamento e del potere burocratico, o anche a esso imposto. Dobbiamo tutti - credo- gratitudine per la qualità, l´importanza, della Sua risposta e delle Sue esortazioni che hanno indubbiamente consentito il grave e grande dibattito che unisce, anzichè dividere, coloro che vi partecipano, che non sono indifferenti.
Signor Direttore,
Come già Luca Coscioni, a mio turno sono oggi oggetto di offese e insulti, di pensieri, parole, aggressioni alla mia identità ed alla mia immagine, quasi non bastassero quelle perpetrate al corpo che fu mio e che, invece, vorrei, per un attimo almeno, mi fosse reso come forma - qual è il corpo - necessaria del mio spirito, del mio pensiero, della mia vita, della mia morte; in una parola del mio "essere".
Sono accusato, insomma, di "strumentalizzare" io stesso, la mia condizione per muovere a compassione, per mendicare o estorcere in tal modo, slealmente, quel che proponiamo e perseguiamo con i miei compagni Radicali e della Associazione Luca Coscioni, che ha ragione ormai antica e sempre più antropologicamente, culturalmente, politicamente forte; "dal corpo del malato al cuore della politica". O, ancora, non sarei, come già Luca Coscioni, che io stesso strumentalizzato dai "miei", così infamandoci come meri oggetti o come soggetti plagiati. (O indemoniati, vero... Signori?). Strumenti? Sono, invece, limpidi obiettivi ideali, umani, civili, politici.
Dalla mia prigione infame, da questo corpo che - per etica, s'intende - mi sequestrano, mi tornano alla memoria le lettere inviate alla... "politica" da un suo illustre, altro, "prigioniero": Aldo Moro. Pagine nobili e tragiche contro gli uomini di un potere che aveva deciso di condannarlo (anche lui per etica, naturalmente) a morte certa, anche lui ad una forma di tortura di Stato, feroce ed ottusa. Quelle pagine non potrei farle mie. Anche perché furono perfette, e lo restano.
Un pensiero, ancora, un interrogativo, un dubbio: dove sono mai finiti per tanti "credenti" Corpo mistico e Comunione dei Santi?
Comunque Addio, Signori che fate della tortura infinita il mezzo, lo strumento obbligato di realizzazione o di difesa dei vostri valori! Chi siano (e in che modo) i morti o i vivi che rimarranno tali quando saremo tutti passati, non sappiamo, né noi né voi.
Io auguro a voi ogni bene. Spero davvero (ma temo fortemente che così non sia), spero davvero che questo augurio vi raggiunga, si realizzi, perché questo "voi" oggi manca anche a me, anche a noi altri.
Per finire, grazie Signor Direttore per la sua tollerante attenzione. A questo mio estremo, ultimo tentativo di trasmettere parola. Grazie sincero,

Suo Piero Welby

p.s. Chiedo - ringraziandoli fraternamente - alle oltre 700 mie compagne e compagni, antiche e nuovi, che sono in sciopero della fame, alcuni al sedicesimo giorno, di sospendere questa loro forma di lotta, che ha contribuito in modo determinante al radicamento di un nuovo grande momento di dialogo e di conoscenza a tutto il Paese.

10 dicembre 2006

Non credo di essere alla mia altezza

Questo è il mio ultimo componimento.

La pace

L'arso riarso che l'ardere
riordina le cose suggerisce
forse che il peso non esiste
in quanto tale come quel tale
che una volta era santo
la volta dopo tardo e tonto

Quante? Troppe parole si sono spese
svendute sparse poi vomitate
solo per epurare da sé
tutto il veleno prodotto
nei passatempi quotidiani:
“Io ti giuro che ti giudico”

E l'occidentale più stanca
la mediorientale arranca
se lo incontra quello è il nemico
ché ha il dialogo di chi non chiude la porta
tra le sue mani il drappo della compassione
in armonia con la ragione e il suo unico figlio:

La pace

06 dicembre 2006

L'angoletto musicale

Segnalo alla vostra gentile attenzione un mio nuovo spazio web dove di tanto in tanto posterò qualche canzone. Ce ne sono alcune, potete ascoltarle con il player nella pagina a destra o anche scaricarle (parte inferiore della pagina):

http://www.vitaminic.it/artist/nicoguzzi/

05 dicembre 2006

Proposta editoriale

Mi hanno proposto di pubblicare una raccolta di poesie che avevo inviato qualche mese fa a una casa editrice. Fantastico! Penserete voi, in effetti l'ho pensato anch'io, sono apprezzabile anche per alcuni degli addetti ai lavori allora! Sì, certo; ma chi comprerebbe un libro di poesie di un autore sconosciuto? Nessuno, per questo mi hanno inviato un contratto in cui se firmato e inviato mi impegno a pagare la cifra di 1800 euro per l'acquisto di 150 copie che poi dovrei piazzare io qua e là mentre il numero delle loro copie è variabile a seconda delle richieste che ricevono, inoltre la casa editrice si impegna a pubblicizzare il libro sul loro sito internet, nelle fiere del libro, in un programma radio, con eventuali interviste e possibilità di farsi conoscere nelle forme e nei luoghi di cui loro faranno segnalazione, inserendo l'opera nella classificazione italiana ufficiale dei libri pubblicati, quella a cui fanno riferimento tutte le biblioteche (il famoso codice che ogni libro ha).
L'idea sarebbe che io mi accollo le spese di pubblicazione mettendo al riparo la casa editrice da un eventuale flop, mentre loro si occupano della parte promozionale inserendomi e facendomi partecipe inoltre dei concorsi per opere edite a cui si posso partecipare.
Leggendo le diverse esperienze su internet di molti autori, scrittori del sottobosco culturale italiano mi sono reso conto che praticamente tutte le case editrici usano questi sistemi e che dunque la scelta sta o nell'accettare quelle condizioni, mettendo comunque a rischio i propri capitali in quanto non si sa poi se quella casa promuoverà veramente e in maniera efficace un libro; oppure si va da un tipografo e si fa stampare su propria iniziativa quello che si è scritto, registrando eventualmente attraverso società che si occupano specificatamente di queste pratiche.
Le considerazioni generali che mi ritrovo a fare ritornano sempre su un punto nodale, i giovani, quelli che puntano ad emergere cosa devono avere in più degli altri? La società italiana, l'economia italiana e l'arte intesa anche come mercato artistico cosa offrono? In che modo ci si afferma in questo sistema? Che talenti bisogna avere? Sicuri che sono i talenti quelli che bisogna avere?
Se è vero che solo Uno su mille ce la fa allora come direbbe La Russa “Eh diciamolo, siamo spacciati, eh diciamolo.”

02 dicembre 2006

Il palazzo sforzesco

C'era questo ragazzo che mi guardava dritto negli occhi, era seduto su una cassetta rovesciata, tipo quelle dove si tiene la verdura o la frutta; era appoggiato con la schiena al muro di un vecchio palazzo, aveva gli occhi rossi, forse aveva appena finito di piangere, forse aveva appena finito di farsi, comunque sia mi guardava, non so per quale motivo, ma mi faceva sentire in colpa, io che ero appena uscito da un pub e avevo speso undici euro per una bottiglia di Pignoletto. Il cameriere era molto simpatico, la cameriera sicuramente molto carina ma piuttosto “negativa”; non importa. Ero nuovamente di fronte al barbone che mi guardava come fossi un extra-terrestre, beh, io ero ubriaco e non so per quale motivo dopo qualche secondo mi ritrovai seduto di fianco a questo giovane, anch'io appoggiato al muro di questo palazzo antico, il mio culo appoggiato su un'altra cassetta, nei dintorni era pieno. Dicono che il barbone fosse stato il guardiano del palazzo caduto poi in disgrazia dopo che per leggerezza aveva fatto entrare l'assassino del signore che abitava proprio in quell'abitazione. Lo accusarono di essere un complice, fece sette anni di galera e poi tornò a vivere, non più dentro quel palazzo, ma bensì intorno, come un fallito che non ammette la propria sconfitta e continua ad accarezzare il sogno di tornare a possedere ciò che più ha agognato nella propria vita. Il palazzo dopo qualche mese dalla morte del signore era rimasto disabitato, nessuno più aveva messo piede in quella reggia, ma tutti lo sapevano, il canto che proveniva dalle cantine era tutt'altro che irreale.