25 novembre 2008

Bloccare un contatto in Facebook

Anche lo spam diventa finalmente "popolare" grazie al Social Networking e soprattutto a Facebook.
Inciso: la soluzione al vostro problema è nella parte finale dell'articolo, nel caso in cui non abbiate tempo di leggere tutto.

Facebook parte e si sviluppa dal basso, una specie di processo che gli esperti amanti dei tecnicismi chiamerebbero bottom-bottom (tradotto dal culo al culo) ma in questo caso, a differenza dello spamming per email, è forse più semplice arrestarlo, bloccando gli autori di volta in volta, in questo caso individuabili e spesso più agguerriti, anche se meno espliciti nelle loro campagne di marketing; ad esempio amici che creano magari il gruppo degli "amanti della Nutella", facendo una campagna pubblicitaria quasi a costo zero, sfruttando l'effetto virus della rete, questi amici possono infatti contare sulla pazienza degli utenti che li hanno accettati nel loro network.
Mi ritorna un po' in mente Fight Club, dove si rendono chiari alcuni processi della comunicazione.

La forza di Facebook è sicuramente la possibilità di rispolverare antiche amicizie (e inimicizie) ampliandole ulteriormente, a dismisura, quasi senza controllo, tanto che su quale sia il senso e il valore del termine amicizia inizio ad avere qualche dubbio, anche se credo comunque che più possibilità di relazioni ci sono e meglio è se si trasformano in qualcosa di reale e tangibile, come può essere ritrovare su Facebook dopo tanto tempo il vecchio o la vecchia amichetta delle superiori e ritornarci a letto in onore dei tempi andati, questo mi pare sia molto costruttivo, attenzione a non esagerare, in questo modo a volte si costruisce un bambino.
Succede però che uno aggiunge amici su amici, a volte senza essere nemmeno sicuro dell'identità di quel contatto, così in lista finiscono PR di qualsiasi settore, virtual account, psicologi, studiosi, cazzari, pubblicitari vari.

Escludendo i nemici che si conosce e che dunque è meglio tenerli sott'occhio, come insegnano i film di Hollywood ma soprattutto la mafia italiana, bisogna sapere che invece quei personaggi sopracitati si possono bloccare se non interessa ciò che propongono. Come fare?
Basta andare nella sezione Impostazioni di Facebook, in alto a destra, poi Impostazioni sulla privacy, si aprirà una pagina all'interno della quale c'è un riquadro dove si scrive il nome della persona che si vuole bloccare ed eliminare dai propri contatti. Il gioco è fatto, Facebook salvo, noi forse no.

24 novembre 2008

Quale lavoro o facoltà scegliere dopo il diploma?

Quale percorso di studi intraprendere? Continuare a studiare oppure andare subito a lavorare dopo il diploma? Quale facoltà scegliere?
Per la gran parte dei giovani che cercano lavoro sono sicuramente tempi difficili, l'economia è in profonda crisi e l'Italia è cresciuta negli ultimi anni a ritmi a dir poco ridicoli, non a caso i nuovi posti di lavoro sono derivati soprattutto dall'inserimento della flessibilità nel mercato, spinta poi verso la precarietà in molti casi o il tempo indeterminato in quelli più fortunati.

Secondo uno studio ripreso dal giornale Repubblica l'offerta di lavoro in media arriva dopo l'invio di 32 curriculum, per email, per posta o di persona. Praticamente bisogna spendersi nelle pratiche di spamming per trovare un posto di lavoro.
Non c'è differenza tra laureato e non all'ingresso del mondo del lavoro, ovvio, quando non serve una conoscenza troppo specifica. Bisogna saperlo, in quanto ci si accorgerà che all'inizio lo stipendio per un neolaureato partirà quasi sempre e comunque dallo scalino più basso che probabilmente non rispecchia quello che è il valore che ognuno pensa di aver acquisito negli anni di studio.

Così uno cerca di inserirsi nel settore professionale per il quale nutre maggior interesse, magari anche in linea con i propri studi (dovrebbe essere così), sapendo che è all'inizio dell'opera, dovrà svenarsi se vorrà concludere qualcosa e progredire, sperando che il progresso di carriera non derivi da logiche di anzianità sulle quali l'Italia è stata costruita fino ad oggi, e non a caso ne paga i frutti marci dell'inefficienza, dell'incompetenza, della conservazione, del clientelismo ecc...

Questo discorso riguarda soprattutto coloro che hanno studiato e che potrebbero essere portati a credere che gli sforzi nello studio saranno premiati da subito nel lavoro, non è così, lo studio serve soprattutto nel lungo periodo, spesso neanche in termini di contenuti ma in primis di metodo, è probabile anche che nel lavoro lo sforzo da fare non sarà inferiore a chi invece non ha una laurea ma si è formato sul campo.
Ora verso la fine degli studi superiori il consiglio che posso dare è quello di ricercare dati e studi sui settori in maggiore fermento oggi e in prospettiva, cercando di vedere quali sono quelli che possono rientrare nei gusti personali. E' triste ammetterlo ma partire dai propri gusti rischia di essere la scelta peggiore in un economia molto ingessata, perché qualunque sforzo si farà potrebbe essere inutile se in quel segmento non ci sarà mercato e dunque opportunità professionali. La tendenza dei datori di lavoro è quella di muoversi al ribasso in ogni contratto offerto per cui Babbo Natale non esiste, ma con il lavoro duro e facendo attenzione ai contratti si può iniziare dopo qualche tempo ad avere pretese e ambire a maggiori soddisfazioni, economiche e non.

Inoltre non bisogna farsi spaventare dalla propria esperienza scolastica fino al diploma, l'università è un mondo diverso, per cui anche se si potrebbe faticare in qualche materia è anche vero che quello sforzo verrebbe ripagato se si è scelta la facoltà giusta.

L'ultimo punto che voglio sottolineare è che se si esclude poche facoltà, quali possono essere ingegneria, informatica e medicina-derivati, tutte le altre offrono spunti interessanti sul mondo reale ma poco per il mondo del lavoro: é essenziale saperlo per non costruire castelli di sabbia sulle proprie speranze.

Tutto il resto è ciò che si riesce a fare con le proprie mani e il proprio intelletto, anche disattendendo quelle che sono le previsioni del sistema economico, perché dopotutto ci hanno insegnato che il capitalismo alla lunga premia il genio che si applica (qui c'è puzza di meritocrazia, quella materia oscura per la maggioranza italica); si può sognare e pensare che si potrà fare ciò per cui ci sentiamo più portati? Sì si può, yes we can, because one day old people have to die.

A parte tutto, il mercato del lavoro italiano non può che migliorare, almeno questa è la mia speranza, bisogna stare pronti alla risalita e valutare al meglio le offerte, cercando di selezionare quelle che possano dare maggiore valore al vostro curriculum quando non le considerate scelte definitive (ormai sempre più rare).

I mercati più attivi ora e in prospettiva riguardano l'informatica e tutto ciò che si lega ad Internet, il settore pubblico, comparto ospedaliero, nel quale i contratti a tempo inderminato sono in maggioranza (gli infermieri e i tecnici sono sempre pochi), quello delle energie rinnovabili, l'ingegneria (dalla gestionale alla meccanica), per le materie tecniche da sfruttare nell'industria le offerte sono tante. Poi se sa vendere è ha un bel visino può anche lanciarsi nel commerciale, in questo caso una laurea è utile ma non necessaria, così come per scrivere su un giornale come fanno la gran parte dei giornalisti...certo per scrivere bene e capire ciò di cui si parla di volta in volta ci vorrebbero almeno 4-5 lauree che ricoprano i principali campi del sapere umano.

21 novembre 2008

Economia e musica


Il mondo della musica in Italia, come molte realtà imprenditoriali e soprattutto d'ingegno, è sottosviluppato, non ci sono incentivi per aiutare la cultura ad esprimersi e non c'è dinamismo, si preferisce fare qualche investimento solo su ciò che c'è già portandoci inesorabilmente verso una dolce e lenta morte sociale e culturale.
Colui che vuole mettere a frutto le proprie potenzialità deve occuparsi spesso di tutto quel mondo che sta intorno, non meno fondamentale; entro certi limiti è plausibile, soprattutto all'inizio, ma è inaccettabile nel lungo periodo perché porta a disperdere le energie in una serie di attività ed investimenti che dovrebbero svolgere altri in economia funzionale.

In Italia viviamo di coverband, è scandaloso. Dopo aver sentito le parole del direttore del Rolling Stone Carlo Antonelli, il quale ha fatto notare che nelle classifiche di vendita in Italia degli ultimi anni gli imperatori incontrastati sono solo gli anziani signori della musica, una voce interna mi ha suggerito che non ci resta che suonare per dio (magari anche bestemmiando) o per chi non ci crede per una bottiglia di Rum nei ritagli di tempo, a me il Rum non piace e nemmeno l'impronta benevola di dio mi sembra così presente in questo nostro mondo allegro.
In fondo la musica è tanto fiabesca quanto inutile per cui perché pensare all'arte quando quasi tutti i campi ad alta "genialità" sono in crisi in Italia, si pensi alla precarietà nella ricerca e alla fuga di cervelli, emblema della decadenza italiana.

Da quando i giovani in Italia hanno paura del futuro? Da quando le paure hanno sostituito le speranze? Da quando si chiede a un giovane di assumersi tutti i rischi e i costi di una professione grazie a contratti a progetto prolungati per anni, a datori di lavoro che consigliano l'apertura della Partita Iva ad uno che si appresta a svolgere il primo lavoro e che non conosce ancora nemmeno l'ambiente. Ora se il contesto permetterebbe la promozione dei meritevoli e anche con moneta sonante allora
il rischio è contemplabile (vuoi guadagnare di più prova a metterti in gioco), ma se il mercato è ingessato, la flessibilità s'intende solo come sistema per pagare meno tasse allora non si è capito molto ai piani alti di macroeconomia, di economia nel medio e lungo periodo, di modelli di società a cui ci si vuole ispirare.

Un appello ai musicisti, facciamo una cosa tutti insieme, riconvertiamo le nostre band a coverband e ammazziamo del tutto il futuro della musica italiana che vive solo sui nomi storici e sulla SIAE, ed è normale, visto che la popolazione italiana è sempre più vecchia, i giovani sono una fetta marginale ai fini del mercato economico ma anche politico (quello che i politici non dicono). Anzi facciamo una cosa, ammazziamo i giovani o perlomeno "Scattarriamoci sopra" come Manuel degli Afterhours, rendendo chiara la loro inutilità, la loro leggerezza dell'essere.

Non è comunque un mio problema quello dei giovani, io sono vecchio e maturo da quando ho 15-16 anni.
Questo è solo un approfondimento a braccio sul legame tra musica (cultura in generale) ed economia.

19 novembre 2008

SEO, Blogger e Blogspot


La piattaforma Blogger è sicuramente una delle soluzioni migliori (e accomodanti) per i giovani blogger e creatori di contenuti ma manca della messa a punto di alcuni aspetti, come ad esempio le problematiche SEO che ogni gestore di siti Internet non dovrebbe mai dimenticare.

Andando con ordine possiamo dire che Blogger (Blogspot) utilizza un sistema di personalizzazione piuttosto intuitivo e semplice, una volta scelto il template, lo si può modificare in lungo e in largo sia attraverso le procedure automatizzate, come Modifica Colori o Elementi pagina (sezione nella quale si possono scegliere numerosi widget già pronti e adattabili) che mettendo mano direttamente al codice sorgente.

A differenza di Wordpress dunque l'usabilità di chi deve gestire i contenuti e presentarli nel miglior modo possibile è più efficace in fase di startup del sito; ma la forza di Wordpress se pur con grande dispendio di energie intellettuali, di prove sperimentali, sta nella maggiore flessibilità e possibilità di modifica (con le dovute conoscenze) del template, Wordpress annovera tra i suoi seguaci un target solitamente più professionale e anche per questo una comunità molto più attiva e “smanettona”.

Ecco che arriviamo dunque alle pecche di Blogger, che pure è migliorato nell'ultima versione, aggiungendo ad esempio un sistema di creazione e gestione delle etichette (label conosciute meglio come tag). Ci sono però diversi problemi legati soprattutto all'ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca, trattasi cioè dell'ambito SEO (Seach Engine Optimization).

Fate caso ad esempio alle pagine dei singoli post, per fare in modo che Google dia maggiore importanza al titolo della pagina piuttosto che metterlo in secondo piano rispetto al titolo del Blog bisognerà modificare direttamente il codice html del Template (per le modifiche da effettuare mi riservo di scrivere in futuro, qui tratto l'argomento in generale), se la procedura andrà a buon fine noterete che l'intitolazione di ogni pagina sarà Titolo del post – Nome del blog e non più il contrario. Questo dal punto di vista SEO e Marketing non può passare inosservato.

Un altro problema che presenta Blogger è quello dei Meta Tag, che, volente e nolente tra assertori e oppositori della loro utilità, possiamo dire che hanno ancora valore, forse meno del passato ai fini dell'indicizzazione ma non sono certo inutili. Ad esempio per il nostro blog succederà che Blogger darà per ogni singolo post una descrizione, quella che appare nei motori di ricerca sotto il titolo del post, prendendo o una frase iniziale dove si presenta la parola chiave o facendo un collage senza possibilità di personalizzazione automatica e semplificata. E' evidente che questa descrizione vetrina andrebbe tagliata per attirare colui che sta scorrendo tra i diversi risultati di una ricerca e vuole avere un'idea chiara di ciò che troverà nel sito.

Se in Wordpress il meccanismo dell'inserimento delle parole chiave e della descrizione di un post (così come per la gestione delle foto) è automatizzato in Blogger non esiste plugin che lo permetta e ciò non è trascurabile se si vuole puntare alla massimizzazione delle visite, un punto debole tutt'altro che irrilevante.

Forse essendo di proprietà di Google Blogger non viene ottimizzato al meglio per non interferire con i risultati della concorrenza verso i quali Google potrebbe avere interessi, se non diretti, almeno indiretti o forse si dovrà solo aspettare ancora un po' per nuovi aggiornamenti che permetteranno di non tralasciare aspetti rilevanti dell'ambito SEO e quindi iniziare a considerare la piattaforma Blogger anche per un target professionale.

18 novembre 2008

"La favola di Cristo" di Luigi Cascioli

Da cristiani non siamo abituati a mettere in dubbio la figura storica di Gesù, eppure qualche studioso l'ha fatto, uno di questi è Luigi Cascioli, che ha ricercato e approfondito le origini del Cristianesimo concentrandosi sulla figura di Cristo che egli afferma essere frutto di una rielaborazione postuma di un altro personaggio dell'epoca, Giovanni di Gamala, divenuto capo di un gruppo di combattenti che volevano scacciare i romani dal loro territorio e per questo crocifisso, tra loro vi erano ovviamente anche gli apostoli.

Per questo motivo egli ha accusato la Chiesa ed il parroco Enrico Righi, suo ex compagno di seminario e rettore della ex. Diocesi di Bagnoregio (VT), per abuso di credulità popolare e sostituzione di persona.
Dopo diverse vicissitudini giudiziarie ora il tema è stato portato alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, presso la quale Luigi Cascioli attende di poter spiegare le ragioni della denuncia e la sua teoria riguardo a ciò che definisce in un suo scritto la favola di Cristo.



Grazie a Dio posso dire che la fede ha poco a che fare con le religioni e le istituzioni che le sostengono.

L'arte Naif

Il pittore Naif (dal francese ingenuo), quale può essere considerato ad esempio Francesco Guzzi, agisce e crea l'opera senza avere una particolare formazione scolastica e artistica. Significa quindi che la creatività Naif è spesso slegata da qualsiasi corrente artistica e tanto più dalle mode del momento.

In inglese l'arte sviluppata da questo tipo di pittori viene anche definita Outsider Art, in parte assimilabile alla Folk Art.

Il rapporto che ha con l'opera l'artista è più intimo e libero, primitivo, la realtà è trasfigurata in visioni soggettive e poetiche, in cui ogni elemento viene semplificato o modificato dando vita a mondi e scene che hanno il retrogusto delle favole, dei sogni (come degli incubi) e delle fiabe.

L'esecuzione è dunque spesso elementare, i colori sono usati generalmente puri con un ricco accostamento cromatico. Tutte le tecniche e gli studi, quali quelli di prospettiva e proporzione, passano in secondo piano rispetto alla visione d'insieme dell'opera e al nuovo mondo che scaturisce da un'azione creativa senza regole che si basa soprattutto sull'esperienza e la sperimentazione personale, tipicamente naif.

Da un punto di vista concettuale possiamo anche considerare l'arte Naif come un tentativo di ribellarsi ad ogni legaccio a cui spesso porta l'accademismo che tende a creare invece una rete di potere culturale dominante alla quale ogni artista deve piegarsi per far parte del club dei migliori, ma se c'è qualcosa di cui è portatrice l'arte è la pulsione democratica e libertaria che dovrebbe esprimere l'artista nell'atto di creare, cosicché ognuno può esprimere il proprio giudizio e parere sull'opera conclusa, sul risultato, senza preoccuparsi troppo di come e con quale tecnica è stato raggiunto.

14 novembre 2008

Verso la pubblicazione dell'album

Potete finalmente ascoltare in anteprima le canzoni del mio album che poi sarà disponibile e in vendita online tra qualche tempo.

Potete farlo sul sito LastFm, in attesa anche di aver completato la band ed essere in grado quindi di suonare il tutto dal vivo.

P.s Votatemi per il Premio De André!

13 novembre 2008

Università, ricerca e comunicazione

Volendo tralasciare l'aspetto fondamentale dei fondi ridotti che le università e altri enti pubblici ricevono per effettuare ricerche scientifiche, un altro problema è sicuramente quello della scarsa conoscenza dei metodi di comunicazione scientifica.

Così se all'estero esistono corsi obbligatori in quasi tutte le facoltà per i dottorandi che si apprestano ad esempio a stilare una tesi, in Italia ciò è riservato spesso alle sole facoltà di Scienze della Comunicazione; ciò significa che le tematiche scientifiche-tecniche rischiano di rimanere fuori dalla divulgazione scientifica di alto livello, portando ad esempio a un declassamento nelle graduatorie mondiali delle università italiane poiché ci saranno meno pubblicazioni e di minore qualità, quindi minori citazioni e rimandi, oltre alla scarsa gratificazione del ricercatore che non sa come rendere al meglio in forma scritta il proprio lavoro, con quell'efficacia, velocità ed efficienza comunicativa che si richiederebbe per ogni pubblicazione.

Non si tratta di cercare il pelo nell'uovo nel sistema della ricerca italiano ma bensì di comprendere a fondo i punti critici. Per chi pensa ad esempio che questo non sia un tema rilevante ricordo ad esempio gli innumerevoli errori che ha fatto il “longevo” governo Prodi 2006-2008 nell'ambito della comunicazione politica: la maggioranza era formata da decine di partiti, ognuno dei quali tendeva a distinguersi, cosicché nel melting pot generale se qualcosa di positivo era stato fatto alla gente ciò che arrivava non era un quadro chiaro delle soluzioni attuate ma bensì tante opinioni riguardo al tema di cui trattavano i provvedimenti.

Nella ricerca scientifica universitaria coloro che studiano e ricercano giungono poi a pubblicazioni ristrette (qualitativamente o a livello divulgativo, e se ci giungono) e alla fine succederà che quei risultati così come coloro che li hanno raggiunti non emergeranno mai.
La comunicazione scientifica non può considerarsi secondaria, bisogna valutarla prima, anche nei costi e non pensare che prima bisogna arrivare a un risultato e poi renderlo noto, soprattutto quando nelle università mancano i soldi, se l'obbiettivo è costretto a imprigionarsi all'interno del proprio orto tanto vale non ricercare.
La comunicazione scientifica e la sua divulgazione sono un elemento chiave della meritocrazia, non si può ignorare a lungo qualcuno che prende le luci della ribalta per un risultato raggiunto ed efficacemente comunicato.

Inoltre ogni informazione ben comunicata e diffusa, soprattutto in ambito scientifico, porta a un circolo virtuoso (come quello illustrato nella figura ad inizio articolo) per il quale qualcuno potrà riprendere ciò che è stato pubblicato, utilizzarlo, modificarlo, approfondirlo per approdare a nuove mete ontologiche.

Con le iniziative della finanziaria estiva 2008 di Tremonti andiamo verso i tagli all'università per spingere le stesse università a razionalizzare le spese, forse se l'efficenza e il merito fossero le chiavi del nostro sistema un provvedimento di questo tipo funzionerebbe, ma la realtà media italiana come sappiamo è ben diversa, per cui se non si discute di argomenti quali ricerca, stipendi, borse di studio, collegamento con le imprese, riduzione delle sedi universitarie, comunicazione scientifica, affitti per gli studenti, possiamo in tutta onestà prevedere che quei tagli non porteranno altro che ad un ulteriore impoverimento delle università, che a detta di tutti dovrebbero essere il primo luogo dove si costruisce il futuro di un paese.

Concludo con una segnalazione per studenti, dottorandi, borsisti, ricercatori: un breve e interessante testo del 2008 di M.Flora Mangano dal titolo Manuale di comunicazione della ricerca scientifica che potete leggere anche su Google Books.


12 novembre 2008

Sistema informativo: analisi

Informazione, comunicazione, giornalismo e promozione-marketing: questi sono i pilastri di un sistema informativo. Ognuno di essi ha valore preso singolarmente ma per comprendere e valutare l'insieme è necessario metterli in relazione.
Prima di tutto bisognerebbe aver chiaro di cosa si tratta.

Per informazione possiamo definire qualsiasi dato contestualizzabile che può essere codificato e quindi interpretato nella misura più o meno idonea ed efficace dal ricevente.

La comunicazione è ciò che sta intorno all'informazione, o perlomeno ciò che dovrebbe stare intorno, purtroppo a volte si fa comunicazione anche avere alcuna informazione rilevante (la cosiddetta costruzione sulla “fuffa”), ma sulla rilevanza delle informazioni si aprirebbe un altro capitolo che per ora non voglio affrontare. La comunicazione si lega dunque alla trasmissione del dato attraverso un canale e comprende il linguaggio di codifica e gli strumenti e i mezzi per strutturarla e diffonderla.

A questo punto l'informazione può prendere due strade, a seconda di chi la deve usare e a seconda del risultato che si prefigge colui che si occuperà della gestione dell'informazione e della strutturazione della comunicazione.
Dunque le due strade saranno quelle del giornalismo e quelle più propriamente legate a logiche di mercato, quindi di promozione e marketing.


Nel primo caso
l'obbiettivo è quello di formare intorno a un certo argomento: definizione disincantata che intercetta quello che è il potere mai neutrale del giornalista, cioè creare l'informazione e non solo tradurre un dato riconosciuto come reale. Il giornalista cerca di chiarire il contesto dando gli strumenti per l'interpretazione al lettore se non addirittura interpretando direttamente, magari rendendo palese il proprio punto di vista senza però che sia vincolante in partenza ai fini della comprensione dell'informazione. Il giornalista dovrebbe essere completamente slegato dall'informazione, cioè non essere in conflitto con l'editore, il direttore, o avere un qualunque interesse economico e tornaconto personale al di fuori del riconoscimento più o meno formale nel proprio lavoro. Qui si potrebbe aprire una parentesi ampia su quello che è il campo a maggior rischio di infiltrazioni imprenditoriali e conflitti d'interesse, cioè il giornalismo economico.

La seconda strada che ho esposto è quella della promozione, del marketing, si tratta di trasformare il dato in qualcosa dalla quale l'azienda possa trarre giovamento a livello di comunicazione interna ed esterna; significa dunque fare le cosiddette marchette che servono a pubblicizzare l'azienda verso i clienti esterni, marchette non in senso dispregiativo, ma dubitativo, cioè dubitare (sempre e comunque ma tanto più nelle promozioni), perciò non bisogna dimenticare che i canoni di ogni pubblicità devono mettere in primo piano gli aspetti positivi, di forza, di efficienza e di originalità dell'azienda (se non ci sono inventarli) mentre si deve tralasciare o far passare inosservati quelli negativi.



Ho affrontato la comunicazione verso l'esterno dell'azienda ma se c'è un aspetto fondamentale del funzionamento delle aziende questo è individuabile nel sistema informativo interno, quanto più è efficiente e quanto più esso è utile ai fini di ogni piano di sviluppo aziendale. Questo tipo di comunicazione è certamente più vicina alla forma del giornalismo piuttosto che a quella del marketing, anche se differisce per quanto riguarda la parte sull'interpretazione dei dati che spesso in azienda diventa un processo lungo e cruciale, meno immediato, poiché l'obbiettivo primario non è tanto semplificare e chiarire i dati per un esterno ma usarli per sviluppare il futuro dell'azienda stessa.

In generale in ogni sistema informativo, micro o macro che sia, entrano in gioco le competenze, gli strumenti e le tecniche quivi affrontate.

10 novembre 2008

Vendesi quadri del pittore Francesco Guzzi

Chiunque fosse interessato a ricevere informazioni o ad acquistare-commissionare un quadro al pittore Francesco Guzzi, di qualunque dimensione, mi contatti al mio indirizzo email nicoguzzi@gmail.com.

Alcune opere potete visionarle sul sito Flickr.