09 gennaio 2009

In canto

Da "Rec in Rum" il testo ampliato in prosa della seconda canzone In canto. Fede, amore, fantascienza, mondi paralleli, realtà e illusione. Il dubbio è l'unica certezza.

Sono l'uomo ingabbiato in questa canzone. Voi pensate sia semplice accettarlo, ma la felicità va e viene, io esisto mi dico, tutto il resto non importa. Ma come vi sentireste se di colpo scopriste di far parte di un gioco di cui non avete scritto le regole e nemmeno le mosse sono vostre, al quale non potete sottrarvi se non auto-distruggendovi.
E' facile accettare Dio in fondo, ma se fosse una persona come voi ad avervi creato? Se foste solo dei burattini di un'altra civiltà? Certo un Dio deve aver creato quell'altra civiltà e per la proprietà transitiva se quelli sono figli di Dio anche voi dovreste esserlo, vi considerereste figli minori? O sempre figli di Dio? Per la proprietà transitiva fareste guerra al gioco in nome di Dio?
Mi guardo, sono nato da un foglio di carta, da una penna e dalla mente di uno scrittore. Canto allo specchio di un cantautore, anime sognanti rincorrono le mie parole, ma non sono mie, sono di chi le ha scritte, penso che in fondo non sia male sentirsi ovunque arrivi una voce e non essere nessuno al di fuori, e non essere nessuno al di fuori mi manda al manicomio! Chi ha creato la mia coscienza, di chi è la mia anima? Quando questa canzone finirà di essere ascoltata come farò a sopravvivere?
Mi sento come un passatempo, sono l'ombra del tuo sole, splendo in abiti da sera, chi m'incontra e s'incanta, mi ascolta, ma io non resisto, devo urlare, liberami dolce infanta dalla prigione di questa canzone. Sarebbe suicidio? Eutanasia? Se all'anima ci pensa Dio perché Dio si dovrebbe occupare anche dei corpi?
La cassa armonica in arte povera è la mia tomba e il mio Eden. Le corde della chitarra che suona mi fanno vibrare, quasi sento di fondermi con il cosmo, come fossi un suono diventato corpo di frequenze armoniche. Diversi flash si susseguono. Momenti di vita vissuta, ma sono miei? Qualcuno pensa che gli scrittori in realtà non inventino nulla, semplicemente colgano nello spazio universale storie e personaggi che già esistono in una dimensione relativa del tempo, cioè nel futuro, nel presente, nel passato, nel periodo ipotetico.
La mia storia è semplice, mamma partorisce figlio a nove mesi dallo stupro. lo lascia di fronte a un cassonetto della spazzatura, troppo difficile buttarcelo dentro, infine fa perdere le sue tracce.
Diversi insulti ricevuti mi hanno portato a chiedermi se sono un figlio di puttana? Ho capito che se mia madre ha deciso di dare una chance a un bambino nato dalla merda fetida della violenza quotidiana del mondo penso che sia la migliore puttana del nostro mondo e per questo non posso non amarla; odio più spesso lo scrittore, colui che ha scritto la canzone, il testo, questa specie di bibbia nel quale è scritta la mia storia e alla quale mi devo attenere.
Altri flash. Ricordo ancora quando all'orfanotrofio guardavo la televisione, le porte cigolavano, la guardia urlava “E' ora di dormire!” di colpo, giorno dopo giorno, lo schermo di nuovo nero, io e i miei amichetti di sventura non siamo mai riusciti a vedere un film per intero, nemmeno il nostro.
Fine delle trasmissioni, finisce la canzone, io non esisto ma tu mi senti, mi rivolgo a te, forse tu non esisti ma io ti sento cantare.

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