11 dicembre 2011

Welcome home (pt.20)

"In che senso è il secondo brindisi?" domandò Stefano.
"Ma possibile che abbia sempre a che fare con dei rimbambiti. Voi giovani d'oggi come pensate di affrontare le sfide del futuro se il vostro livello di attenzione è questo. Le ho detto che oggi abbiamo brindato già due volte e lei non capisce. Mette in dubbio quello che le dico. Sono deluso, profondamente deluso. E pensare che la facevo molto sveglio. E' proprio vero che l'università non insegna nulla della vita."
"Cosa dovrei capire? Il Jack Daniels è la prima volta che lo bevo stanotte."
"Lei Stefano è come tutti, guarda l'albero, vede gli alberi susseguirsi uno dopo l'altro, ma non vede mai il bosco."
"L'albero? Il bosco? Ma di cosa sta parlando?"
"La seguo da tempo caro Stefano. Sapevo tutto di come sarebbe andata a finire oggi. L'argomento della sua tesi, il ritorno in treno, la festa al Tundra. L'ho seguita passo dopo passo nella sua estenuante giornata di laurea seguita da un'altrettanto estenuante nottata."
Ogni volta che Stefano credeva che non avrebbe più potuto trovarsi in situazioni assurde veniva smentito dagli eventi. Era esterrefatto. E l'ufficiale continuava nel suo sproloquio.
"Non è in fondo colpa sua, è l'Italia, l'Italia fatta da grandi menti come lei che si devono piegare all'andazzo generale del Viviamo giorno dopo giorni che al futuro ci penseranno altri. Guardi me."
E di nuovo attaccò con la tiritera del brillante comandante che avrebbe potuto essere se tutti avessero appoggiato le sue qualità invece di esserne intimoriti. "Le qualità, il coraggio fanno paura alle persone, perché le mettono di fronte alla loro mediocrità. E pensare che spesso basterebbe poco per passare da mediocri a rivoluzionari del quotidiano."
Stefano aveva voglia di allargare le braccia in segno di resa.
"Comunque sia le dicevo appunto che non è il primo brindisi che facciamo insiem... mi scusi un attimo, mi sta venendo da starnutire."
Prese un fazzoletto e starnutì fragorosamente. A quanto pareva portava un parrucchino, che gli cadde dalla testa nella foga dello starnuto. Stefano si trattenne dallo scoppiare a ridere.
L'ufficiale riprese al volo i capelli finti ma invece di rimetterseli li appoggiò sulla scrivania.
"Vuole provare il mio parrucchino? Non si azzardi a ridere. Vedo poi che anche lei non ha una chioma così folta. Per tornare a noi: quanti brindisi ha fatto oggi?"
"Tanti, molti, più di una ventina."
"Quello a cui faccio riferimento io è uno in particolare. In treno. Ricorda."
"Certo che ricordo ma lei che c'entra?"
"Io sono stato ovunque oggi, ho occhi ovunque e sono in ogni luogo."
Ma che cazzo stai dicendo voleva urlargli Stefano.
L'ufficiale s'interruppe a causa di un altro starnuto. A quel punto decise di soffiarsi il naso.
Ma in realtà non si soffio il naso, stava cercando solo di pulirsi sfregando la pelle del viso.
"Non si preoccupi, ho una strana malattia della pelle. Sarà un'allergia ai rimbambiti. Di sicuro non ho preso l'influenza a Luglio."
Stefano notò che la pelle dell'ufficiale che si puliva il viso con il fazzoletto stava venendo via ed infatti alla fine del trattamento si era scarnificato il volto, ma sotto non c'era la carne, ma altra pelle. La sorpresa per Stefano fu grande:
 "Cosa cosa? Tu? Ma che cazzo è? Stai scherzando vero? Non sei tu? Sto sognando? C'era qualche allucinogeno nel Jack Daniels? Deve dirmelo."
"Sono io, assolutamente io, e tu non sei rimbambito come sembri..."
Era il vecchio coinquilino Tommaso con cui aveva condiviso l'appartamento per diverso tempo durante i primi anni di università.
"Credevi mi fossi dimenticato di te Stefano? Come potevo, gli anni in appartamento con te sono stati i migliori della mia vita, i più divertenti, i più proficui e fecondi per la mia vita. Organizzarti qualcosa di speciale era il minimo."
Stefano s'infervorò ma non aveva la forza di alzarsi in piede.
"Ma vaffanculo stronzo! Me lo chiami qualcosa di speciale! Quindi tutta questa cosa è una messinscena." Voleva picchiare Tommaso, ma era in trance e senza energia, spiazzato da quella realtà rivelatasi così distante da quello che credeva di aver vissuto fino a quel momento.
"Sì, esatto. Tutta una messinscena. A partire dal vecchietto in treno con cui hai brindato. Ero sempre io. Non sono sceso a Bologna, ho solo cambiato scompartimento. C'ero anche a cena, ma nemmeno lì ti sei reso conto che al tavolo c'era una faccia sconosciuta. Del resto con tutto quello che hai bevuto. E poi il colpo ad effetto della strage del Tundra, tutti quei corpi dilaniati e sporchi di pomodoro. I barriti fatti con un impianto stereo portatile, le luci in cielo che altro non erano che lampade cinesi. E poi secondo te i carabinieri spostavano i loro uffici in comune? E' Francesco che ha le chiavi del comune perché ci lavora. Francesco il mio finto collega carabiniere, che poi è Enrico, te lo ricordi Enrico Viola? La sede dei carabinieri è sempre la stessa da 50 anni, sono ancora lì, non si sono mai spostati. Lo so, non dire nulla. Sono un genio vero? Anche se devo dire che non sarei riuscito ad organizzare il tutto senza il lavoro di tutti i tuoi amici e soprattutto di Roberto."
"Anche Roberto? Pezzo di merda!"
"Stai calmo su..."
"Stai calmo? Ho vissuto i momenti più brutti e terrificanti della mia vita, potrei essere rimasto traumatizzato per sempre e mi vieni a dire stai calmo."
"Ma era tutto falso. Abbiamo filmato tutto apposta così potremo farci tante risate insieme, ti accorgerai di quante citazioni di film abbiamo inserito, di quante cose assurde e impossibili ci sono state a cui non hai fatto caso."
"Guarda non vi ammazzo tutti solo perché non ne ho la forza in questo momento. Porca puttana, andate tutti affanculo."
"E' normale essere incazzati. Ti capisco, ma tra venti, trenta e passa anni quando ricorderai questo giorno e questa notte ti metterai a ridere. Ringrazierai di aver avuto un esperienza di questo tipo. E poi ti ho fatto conoscere parti di te che non sarebbero mai uscite fuori nella normalità di tutti i giorni. Pensa a quanto forte è il tuo spirito di sopravvivenza."
"Ti ripeto che non ammazzo te e gli altri perché sono troppo distrutto."
"E fatte na risata Stefano! Come se dice arRoma!"
Stefano accennando a un sorriso estremamente forzato chiuse la conversazione. Non voleva più ascoltare nessuno: "Facciamo che adesso mi accompagnate a casa perché ho bisogno di dormire. Voglio andare a casa. Devo andare a casa a dormire, a riposarmi, a schiarirmi le idee."
E così andò. Tommaso e Roberto accompagnarono con la vecchia Peugeot decappottabile Stefano a casa. Mentre stava per varcare la soglia del cancello Roberto salutò dicendo: "Dai su Stefano, dove li trovi degli amici che ti fanno diventare protagonista di un film. E pensa che abbiamo anche il video, potremmo venderlo come horror, farci un film e fare tanti soldi!"
"Andatevene affanculo...buonanotte..." stavolta con un tono leggermente ammorbidito.

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