03 ottobre 2005

Jacob e Hope. Anteprima 2° capitolo. A scuola

Era entrata in classe con la tanto odiata giacca rossa, colore acceso; quando la indossava tutti sapevano che quel giorno avrebbe interrogato. Dopo essersela levata ed averla appesa all'attaccapanni si sedette, accavallò le gambe e chiese se qualcuno poteva prestarle una penna, si era dimenticata nella sala insegnanti l'astuccio dove teneva i suoi attrezzi di tortura, così erano chiamati dai bambini tutti quegli oggetti e oggettini della loro giustiziatrice. Flavio, seduto nel banco di fronte alla cattedra, le porse una biro nera. Iniziava così la razione quotidiana di stress, era solo la prima ora della mattinata, era solo il primo giorno della settimana.
La maestra scrutava gli occhi dei fanciulli uno ad uno "Ci sarà qualcuno che ha studiato e ha voglia di prendere un bel voto?"
Ma in aula regnava il silenzio, si sentiva solo il rumore del mescolare intermittente delle betoniere da cui usciva il calcestruzzo che i muratori stavano usando per la costruzione di una piccola chiesa a una cinquantina di metri dalla scuola. I lavori erano iniziati da pochi giorni e se le cose sarebbero andate secondo gli accordi entro 6 mesi avrebbero dovuto essere terminati.
"Avanti, possibile che nessuno si senta pronto?" Ancora silenzio.
"Allora oggi sceglierò io" prese il registro ma si accorse che avevano tutti già un voto.
"Visto che avete tutti un voto mi sembra giusto sorteggiare" e un brusio si levò in tutta la classe, dal fondo si distinse "Visto che abbiamo tutti già un voto potrebbe non interrogare!" Non fece caso a questo commento, disse di fare silenzio e prese la magica scatolina con i bigliettini, mischiò qualche secondo ed ne estrasse due. Sul volto dei ragazzi si leggeva distintamente ansia ed impazienza.
"Giovanni e Giulio, venite pure qui davanti."
"E' assente Giovanni, maestra."
"Non me n'ero accorta, è sempre così silenzioso" estrasse un altro bigliettino e lo lesse "Stella, è uscito il tuo nome. Ottimo! Così abbiamo un maschietto e una femminuccia."
Eh sì, che fortuna, come sono fortunata, sono io Stella, è uscito il mio nome, ho vinto, ho vinto io! Il motivo musicale di quel film ci starebbe, come si chiama, ah, ricordo LO SQUALO, paura! Aveva visto il film con Giulio, Teddy e Laura proprio il giorno prima prendendolo di nascosto dalla collezione del padre.
Molti esultavano e ridevano sguaiatamente mentre i due malcapitati si avviavano verso la cattedra come qualcuno che sta andando incontro agli ultimi istanti della propria vita.
Se le dicessi che ieri non sono riuscita a studiare perché ho dovuto aiutare mio padre a raccogliere l'uva? pensava Stella, No, non ci crederebbe, non ci crederebbe e poi io non ho paura, prenderò un bel voto, in cuor suo sapeva di avere però una gran fifa ma si era rassegnata a vivere il suo destino. Giulio comprendendo la sua agitazione le disse: "Dai Stella, pensa a oggi pomeriggio, giocherai insieme Teddy e vi farete le coccolucce, vero Stellina.." Sembrava molto sicuro di sé, in realtà era semplicemente più abile e convincente nel nascondere il suo stato d'animo che non era di certo simile al mare piatto e calmo di un'alba d'estate e senza vento.
"Oggi pomeriggio sarò in punizione se non prenderò almeno la sufficienza!" sentenziò Stella con il volto che esprimeva un'intensa collera e tensione. Doveva proprio uscire il mio nome?! Si ripeteva.
La maestra interruppe quel fluire di pensieri:
"Giulio, Stella state tranquilli" con voce suadente "non vi farò domande difficili, scommetto anche che sapete tutto."
Dagli ultimi banchi si poté udire un'altra frase "E allora dagli subito un bel voto senza interrogarli!" E la maestra che aveva orecchie affinate come radar: "Là in fondo smettete di fare commenti sciocchi ed impertinenti se no viene uno di voi qui e lo interrogo." Dopo qualche breve risatina tutti smisero di parlare.

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