24 gennaio 2006

Non parlare allo straniero

Non parlare all'extra-comunitario, non parlargli, ti ucciderà, ti ucciderà, nega la sua esistenza prima che sia troppo tardi, non vedi? Ti sta per rubare il lavoro, si porterà via i tuoi soldi, poi la tua fidanzata, tua moglie, la tua villetta con piscina incastonata nel tuo giardino sempreverde, succhierà il tuo popolo fino a consumarlo, fino a fargli smarrire l'identità che tanto ti ha dipinto grande. E' troppo diverso da te, la sua esistenza è inconciliabile con la tua, fosse solo una questione di carnagione, fosse solo di religione, fosse solo lo stile di vita, fossero solo le pestifere opere culinarie che prepara, fosse solo il suo modo di vestire, fosse solo il suo modo ridicolo di parlare la tua lingua, fosse solo il suo stato di provenienza, la sua regione, beh, tutto questo insieme in unico uomo non puoi tollerarlo, è un tuo diritto discriminare ciò che inquina il tuo essere e quello dei tuoi cari, il tuo nido è quello che di più caro e unico hai. Tu vivi una magniloquente vita di fasti, gioie e grandi lampadari e perciò non devi accettare di avere come vicino un essere inferiore di siffatta civiltà, origine, non sa neanche cosa significhi avere una cultura, la libertà, una religione. Rispediscili da dove sono venuti, che si costruiscano lì un futuro se ne sono capaci, non dipende da te se loro sono nati lì invece che qui. Il tuo non è un lavarsene le mani ma semplicemente un atto di responsabilità verso i tuoi figli a cui hai il dovere di garantire la purezza e la qualità della tua cultura, non fare in modo che contamino il tuo nido.

Queste sono le parole che vorrebbero dire molte persone, ma che non hanno il coraggio di dire ad alta voce, chiunque si vergogna di nascondere anche solo una punta di razzismo che del resto non rappresenta altro che la debolezza di una persona, si allontana ciò che è diverso da sé, prima di tutto perché meno moralmente e mentalmente faticoso, infatti in questo modo non bisogna sforzarsi per comprendere la cultura altrui, in secondo luogo perché inconsciamente, spesso anche consciamente, si ha timore che lo straniero possa fare meglio ciò che facciamo noi e di conseguenza si porti via il ruolo che abbiamo guadagnato nella nostra società. Come è ovvio la prima parte ha poco a che fare con il mio modo di pormi rispetto allo straniero, anzi è precisamente all'opposto; faccio un po'come gli attori che si calano nella parte e nella mente di coloro che vanno a rappresentare.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Io sono razzista.
Non ho paura di dirlo e non voglio negarlo!
Ma non razzista verso chiunque sia diverso da me ma verso chiunque venga qui a rompere i coglioni!
Conosco numerose famiglie di neri nigeriani ecc. che vengono qui, si trovano un lavoro onesto e se ne stanno tranquilli... ma quei cazzo di marocchini!...proprio non ci riescono, devono per forza trovare una qualche furbata per mettercelo in quel posto in qualche modo, noi li accogliamo e loro ci sfottono.
Inoltre complimenti allo stato che non fa altro che tutelarli.
Ragazzi svegliamoci stanno diventando un pericolo! non fanno altro che riprodursi come conigli perchè tanto ricevono gli assegni famigliari! Tra poco saremo in minoranza. RAGAZZI! PADRONI A CASA NOSTRA!

Cesare Rensenbrink ha detto...

nessuno può dire di NON essere razzista. diciamo che c'è chi è più o meno tollerante rispetto ad un altro. Per quanto riguarda me ho paura di essere diventato meno tollerante rispetto ad appena pochi anni fa. questo forse perchè sono aumentati in numero gli immigrati: quando sono pochi si integrano meglio nella società e la gente li accoglie e comprende; quando incominciano a diventare tanti si aggregano tra di loro anche in "clan" (le virgolette sono d'obbligo) e non c'è più integrazione. quindi onde evitare quello che è successo a parigi sarebbe bene fare uno sforzo in più, soprattutto dalla nostra generazione ai ragazzini, di cercare più dialogo. che non significa essere tutti amici per forza....
PS cmq anche il presidente bush è un extracomunitario..!

Anonimo ha detto...

non esiste qualcuno che non è razzista. Io l'ho capito da parecchio tempo. Non esiste il "non razzismo", ma esiste la tolleranza, e la tolleranza va per gradi. E' triste lo so, ma è così.

Anonimo ha detto...

ah, ehm, l'anonimo sarei io...

Nico Guzzi ha detto...

Interessante il tuo modo di porre la questione, anonima Sue, diciamo che hai usato un escamotage filosofico, la differenza tra razzismo e tolleranza quindi diventa in questo modo terminologica, il problema nasce successivamente: chi potrà dare un giudizio sul grado di tolleranza o di razzismo di una persona? Persino io che sono relativista non credo che la società possa permettersi di costruire tutto attorno alla "zona grigia" della morale, la realtà è per la maggior parte zona grigia, quella tra bene e male, ma in quanto uomini non possiamo perdere il significato di bene e male adattandoci come creature senza mente all'ambiente circostante. Io penso al purgatorio come a questo "nostro" pianeta terra, il paradiso e l'inferno, che esistano o no poco importa, devono essere stimolo e non voglio dimenticarli e seppellirli sotto la mediocrità dell'abitudine e dell'attaccamento alla materialità dell'esistenza.

Anonimo ha detto...

...ehm... no. mi piace di più come l'ha messa giù Sue.
Possibile che bisogna avere una laurea per venire nel tuo blog?:)

Nico Guzzi ha detto...

lo so che è stata chiara Sue, io volevo solo provare a riflettere un po'su ciò che ha scritto, non mi sembra complicato il mio commento solo che magari non è immediato, per il resto ti ricordo che la laurea non c'è l'ho ancora neanche io, quindi io stesso non dovrei venire sul mio blog a quanto pare :)