28 marzo 2006

Kalathos

Stringo tra le mie mani la tua, intravedo all'orizzonte ghiacciai in fiamme di Cupido, mentre sono disteso su questo letto di primavera giocando con la notte disciolta sulle mie labbra, sul mio corpo disteso e quietato dalla discarica liquido-moderna (Z.Bauman), bevo cocktail frutto di spremuta di fiori rinascimentali, foglie d'acanto, voglio andare controcorrente, così tutto scivola sulla mia lingua bagnata, rilassando i miei sensi, il dolce zampillare di petali dalla fontana apparsa nel verdissimo giardino della perfezione che qualcuno ha deciso di negare, o solo adattare al flusso costante, immutabilmente mutante della Moda, la vera fonte di fiducia nei rapporti umani. Non puntare all'eternità e all'immaterialità significa morire poco prima di svegliarsi la mattina, prima di andare al lavoro, prima di accompagnare i figli a scuola, prima di uscire con gli amici; morire in senso animistico, umanistico, significa scopare solamente per il gusto di godere di ciò che il corpo ha da offrire, sarebbe un peccato non farlo, sarebbe un peccato ridurre tutto a questo. La mia fantasia vaga tra le terre desolate e desertiche dell'abuso di emotività come fonte di chissà quale forma arcaica e originaria di conoscenza, io del resto non conosco nulla, non conosco la verità, ragiono sulle manifestazioni della realtà, la coerenza nell'incoerenza è un valore. Credo nella perfezione e nella bellezza oltre il tempo e qualsiasi moda, sì, sì, credo in Leon Battista Alberti.

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