23 giugno 2006

I racconti della notte: Introduzione di "Fracassar d'ossa"

Diverse leggende metropolitane tramandano che durante la notte dalle zone golenali del Po', nelle fasce di territorio della pianura padana più basse rispetto al livello del mare, escono allo scoperto strane creature che poi si muovono attraverso i campi, per molti chilometri e sporadicamente avvicinandosi anche alle abitazioni e ai centri abitati. C'è chi ne parla descrivendoli come simpatici e piccoli hobbit che vivono dentro tronchi di alberi o in buche sotterranee, chi invece come bestie mostruose dall'aspetto orripilante, nonostante non si riesca quasi mai a capire se chi ne parla le abbia veramente viste con i suoi occhi o riferisca, come invece spesso accade, di fatti avvenuti ad amici, parenti, conoscenti ecc.. Certo, forse sono le solite leggende, le solite favolette che passano di bocca in bocca, magari raccontate ad un tavolo intorno al quale la sera si riuniscono un gruppetto di amici che non sanno più di cosa parlare una volta esauriti gli argomenti calcio e donne.
Del resto come tutti sanno l'immaginazione di qualche uomo e la diffusione popolare hanno sempre generato casi di questo genere, ma in molti, intimamente, si chiedono se siano tutte storie frutto di qualche fervente operazione di fantasia o se anche solo un piccolo fondo di verità possa esistere o dimostrarsi.
La serie di racconti più corposa riguardante alcune ipotetiche presenze fosche si è edificata intorno alle esperienze di pescatori, o di giovani coppie in cerca di luoghi appartati dove poter consumare il loro amore. Solitamente si parla di apparizioni ma molti hanno ricondotto anche casi di cronaca nera irrisolta, di rapimenti, di omicidi terribili proprio a questi esseri sconosciuti. Uno dei primi casi fu quello della sparizione di tre donne, in un paese del reggiano, tra il 1939 e il 1940, all'inizio della seconda guerra mondiale; gli ottimisti dicevano che erano solo andate a cercare un lavoro altrove, altri pensavano che fossero fuggite perché ebree, ma alla maggioranza delle persone poco importava di qualche uomo o donna scomparsi visto le tragedie della guerra con cui avevano a che fare quotidianamente. In pochi però sospettarono anche che le creature, di cui le gesta già dalla metà del settecento iniziarono a diffondersi anche in quella zona, avessero preso quelle donne per rimpinzarsi lo stomaco di carne umana. Il questore di Reggio Emilia, dopo la denuncia della cognata di una vittima, riuscì a risalire grazie ai numerosi indizi all'omicida, Leonarda Cianciulli e il mistero fu presto svelato. Chi aveva voglia di entrare in contatto con esperienze terrificanti dovette accontentarsi, si fa per dire, di eventi frutto della follia umana. Così scriveva infatti la Cianciulli di una sua vittima:
“Finì nel pentolone, come le altre due (…); la sua carne era grassa e bianca, quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose accettabili. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce.”

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