22 ottobre 2006

Noi siamo mafiosi e i russi hanno Putin?

Qualcosa deve pur succedere nel week-end. O no? Forse alcuni eventi sarebbe meglio se non si verificassero o perlomeno si facesse di tutto per evitarli. Non sto parlando ovviamente delle manifestazioni contro la finanziaria, molto interessanti per la loro composizione eterogenea anche se poco originali, ormai sono scene inflazionate, probabilmente anche grazie o per colpa della sinistra, dei girotondisti (i pochi girotondisti che apprezzo sono quelli che ballano la tarantella).
Breve parentesi: una persona getta lo sguardo alla televisione e si rende conto che hanno ragione tutti, dopo di che stupito si chiede “ma com'è possibile? Tutti hanno ragione? Ed io? Che cosa faccio? Difendo o protesto? Piazza o lavoro? Berlusconi o Prodi? “Il portatore nano di democrazia” o il portatore sano di malinconia (a detta sua i conti dell'Italia questa manovra permettono)? Protesto, non tanto contro la finanziaria, non tanto contro Putin che ricorda premurosamente all'Italia la mafia per la quale è famosa solo perché gli si è fatto presente che la Cecenia è un problema su cui l'Unione Europea non potrà tenere le braccia conserte per sempre; ebbene, protesto con il caso, la fatalità, che ha voluto che cinque persone, più o meno giovani, al ritorno da una discoteca nei dintorni di Novara siano state vittime di un incidente ad alta velocità rimanendo carbonizzati all'interno della loro auto che ha preso fuoco dopo l'impatto contro un muro. Forse l'anima di chi guidava ma anche di chi gli permetteva di farlo (gli amici seduti a fianco) viaggiavano anche più veloci dell'auto, a questo sembrano servire i week-end e non tanto alla possibilità di dedicare più tempo a se stessi, agli amici, alle mogli, agli amanti, al relax; il sabato sera invece può essere visto anche come sfogo, quasi animale, alla vita di tutti giorni, in questo caso la febbre non è del sabato sera, ma dei giorni feriali, da lunedì alle 8 a venerdì alle 5 e mezza. Non si tratta di una descrizione della realtà in toto ma di una fetta comunque non irrilevante di chi vive in un certo modo la conclusione di una settimana, i pericoli vengono soprattutto da qui.
Si fa tutto quello che si può come se la settimana fosse qualcosa per sopravvivere e nel fine settimana si nascondesse la vita. Quale vita? Quella dell'estraniazione o del divertimento, dell'afflizione o della lievitazione? I genitori più che preoccuparsi dei figli che vanno in discoteca, dovrebbero istruire i figli su come si torna dalle discoteche; in fondo gli errori li fanno tutti, anche gli astemi hanno bevuto almeno una volta nella vita no? Se no come farebbero a saperlo?
Non è tanto una condanna alle bevande alcoliche, per le quali questo governo si accinge ad alzarne il prezzo del 10%, io stesso bevo, mi piace, il problema è quello che succede dopo, se ho bevuto in qualche modo devo sfogarmi, ballo, ok, ci provo con una donna, magari ci sta, ok, se ci sta mi sfogo, fin dove uno dei due vuole fermarsi, ok, inizio a fare il deficiente con gli amici, ok, mi addormento in macchina, ok, a meno 20, un po' meno ok, ma chi se ne frega, l'alcol aiuterà a non farmi congelare, ma se esco dalla discoteca il mondo dondola, io barcollo, allora la tragedia può prendere forma se ti sei fatto convincere che è un atto da eroe dire “sì, certo, barcollo...ma non mollo.” La chiave gira, il motore si accende, è iniziato il gran premio della circonvallazione! Non mollo, l'acceleratore non lo mollo. Sfrecciò, il volante che ho tra le mani è quello di una monoposto, senti come romba il mio motore, evvai, cazzo. Ma le rotonde non sono fatte per essere aggirate?
Hanno tirato dritto, hanno tagliato la rotonda, tutto quello che è successo dopo è stato l'inferno di fiamme che hanno avvolto l'auto. Forse chi guidava non aveva bevuto nulla, probabilmente lo stesso incidente avrebbe potuto avvenire di giorno, in una giornata senza traffico. Eppure qualcuno si domanderà se solo un po' più di responsabilità, di attenzione avrebbe permesso di evitare lo scenario di morte che si è delineato, se la vigilanza (polizia, carabinieri o un servizio offerto da autorità locali in collaborazione con i privati) all'uscita dalla discoteca poteva servire a qualcosa, se la prevenzione è vissuta come un arricchimento culturale e valoriale in positivo più che come un qualcosa da prevenire, perché è la “prevenzione culturale” che dura nel tempo e non quella che si fa ad ondate emotive, finché il fuoco di quella macchina che brucia è ancora caldo e crepitante; così si strumentalizzano le vittime, non si onora la loro morte.
Ognuno dia le colpe a chiunque le voglia dare, ma rifletta su ciò che si potrebbe e si dovrebbe fare.

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