23 luglio 2007

Uscito di galera

Si distinse uno smacco netto tra le flessioni tenui delle mie parole lungo la schiena sempre dritta e arrogante del potere.
Il martello del giudice ha suonato, avvisate la pubblica piazza anche se so che non ne vale la pena, sono innocente eppure nessuno può essere assolto se non è stato coinvolto, questo è il postulato, il motivo per cui sono stato distrutto, per cui sono in realtà colpevole di fronte alla pazzia schizofrenica della piazza alienata e prostituta dei mass-media.
Questo dimentica la giustizia volgare, sommaria e superficiale.
Per strada riuscivo ad esprimere la mia vergogna solo arrossendo, le parole andavano e venivano, il rossore era costante, diventai un fenomeno da baraccone per baraccopoli.
Uscito di galera non feci notizia: beati coloro che innocenti periranno nei bracci della morte perché a loro saranno concesse le stelle e non lo sguardo pietoso dei curiosi che non hanno mai convissuto con scarafaggi, ragni e topi.
Ma un giorno mi dissero che era stato tutto un tragico errore e che potevo tornare a vivere, ricevendo per risarcimento tanti soldi, così tanti da non sapere che farne.
Tutti in cuor loro sanno che il miglior modo di uccidere una persona è levargli le cose materiali, gli affetti e la dignità per poi ridargli solo le cose materiali, la pena di morte è solletico rispetto a ciò.
Vivrò condannato libero in attesa che qualche Dio corregga questo scempio.

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