20 settembre 2005

Le cifre: il crocevia ceceno tra i drammi e gli interessi

In attesa di scriverne uno nuovo ho ripreso questo mio articolo pubblicato su warnews.it che propone un quadro abbastanza preciso di quello che è il buco nero ceceno.

Sono stati resi noti in un articolo pubblicato sul sito Ajans Kafkas alcuni dati riguardanti i danni alle strutture, il numero delle unità di polizia e dell'esercito russo presenti sul territorio ceceno, dei combattenti indipendentisti, dei morti e dei feriti coinvolti nel conflitto russo-ceceno. I danni totali alle infrastrutture dovute agli eventi bellici sono stati stimati approssimativamente intorno a 140 miliardi di dollari, equivalente a un quarto del budget annuale della Federazione Russa.

Sia da parte di Mosca che di Grozny aumentano esponenzialmente le pubblicazioni di statistiche riguardanti la situazione cecena proprio al sesto anniversario dall'inizio della seconda guerra cecena ed all'undicesimo dalla prima.

Spesso le diverse fonti riferiscono dati molto discordanti tra loro, quello che però risulta chiaro è che le conseguenze tragiche delle due guerre sono tutt'altro che sopite sia dal punto di vista della pacificazione sociale e della normalizzazione sia dal punto di vista delle necessità primarie della popolazione cecena; senza dimenticare inoltre che la Cecenia non è che una piccola porzione del Nord Caucaso e che l'incertezza e l'insicurezza sembra si stia diffondendo in tutta la regione circostante.

Le forze filo-russe e i combattenti indipendentisti

Le forze militari russe sono 80,000 affiancate ad altre 30,000 unità cecene, la cui fedeltà alla Federazione secondo Mosca non è così certa.
L'intero apparato di sicurezza dovrebbe opporsi a 1,000-1,500 militanti attivi permanentemente, tra cui 100-150 provenienti dall'estero. Secondo altre fonti i combattenti indipendentisti sarebbero intorno ai 3,500 e sarebbero in grado di mobilitare altre persone da coinvolgere nella lotta anche solo per poco tempo o “part-time”. Il mufti Sultan Mirzayev nell'appello rilasciato qualche settimana fa in cui chiamava i musulmani alla Jihad contro il Wahabismo, ha parlato di addirittura 20,000 seguaci della linea radicale, tra i quali crescono gli aderenti di fede islamica.
Il movimento indipendentista può far leva su coloro che pur senza alcun margine di miglioramento delle condizioni di vita disastrose in cui versano rimangono in Cecenia, molti giovani sono cresciuti senza imparare il russo e farebbero molta fatica ad integrarsi in un paese della Federazione, inoltre l'80% dei Ceceni in età lavorativa sono disoccupati. Così sono numerosi quelli che potenzialmente potrebbero diventare militanti della lotta armata contro le forze russe.

Le vittime delle due guerre

Durante i dieci anni di conflitto delle due guerre più di 9,000 soldati sono morti secondo il governo russo, alcuni osservatori affermano che in realtà sono almeno il doppio.
Il numero totale dei caduti, compresi i civili, è ancora molto discusso e materia di disputa. Si aggirerebbe secondo il Cremlino sui 160,000 mentre c'è chi parla di 300,000. Per fare ulteriore chiarezza andrebbero distinte anche le vittime tra soldati russi, civili russi, combattenti ceceni e civili ceceni. Tra i feriti e i defunti si calcola comunque che 100,000 sarebbero di etnia russa.

La distruzione degli edifici e il piano di ricostruzione

Sono più di 100,000 le abitazioni distrutte in tutta la repubblica a seguito dei combattimenti, circa metà della popolazione è rimasta perciò senza un tetto o ha dovuto comunque spostarsi perché la casa è stata resa inagibile o pericolante, inoltre poche attività economiche sono rimaste in piedi. Nonostante sia stato istituito ed organizzato il Piano di aiuti russo per la ricostruzione, al governo di Mosca viene recriminato di aver fatto in verità troppo poco.
Negli ultimi quattro anni secondo questo piano sono stati raccolti 2 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali non è stata spesa per gli intenti prefissati. Un commentatore russo, per sottolineare quanto questa cifra sia insufficiente, ha riferito che il governo russo ha speso 40 miliardi di dollari per la celebrazione del trecentesimo anniversario della città di San Pietroburgo.
La popolazione cecena continua per questo motivo a lamentarsi e manifestare la sua contrarietà a questa politica inefficace e di sperperi, la fiducia per le istituzioni è minima, i soldi che arrivano a destinazione riguarderebbero solo le pensioni e i salari di coloro che lavorano per le istituzioni locali filo-russe.

La gestione e i profitti del petrolio

Per quanto riguarda il controllo delle risorse petrolifere, la Russia si sarebbe preoccupata e adoperata fino adesso per il rinnovamento delle condutture attraverso le quali si perdevano prima ingenti quantità di petrolio. Il prelievo russo secondo il Cremlino è rimasto lo stesso di una decina di anni fa, cioè 3 milioni di tonnellate all'anno.
Dunque il controllo sarebbe ceceno; in realtà la popolazione non usufruisce dei profitti, chi se li spartisce sono gli esponenti delle istituzioni della Repubblica Cecena, quali Ramazan Kadyrov, esercitando così non solo il potere politico e militare che deriva dalla sua carica ma anche quello economico, controllando attraverso le stazioni di rifornimento sul suolo ceceno gran parte delle risorse del paese, che come è ovvio derivano dal petrolio, fonte che ha trasformato Grozny, a partire dal primo pozzo scavato nel 1893, da fortino dell'esercito russo a città industriale e commerciale che ha attirato sulla Cecenia capitali russi, francesi, inglesi, belgi. Tutte le attività si sono inevitabilmente legate al petrolio.
Anche per Mosca questo è un problema in prospettiva perché la concentrazione crescente di potere di Kadyrov, se pur filo-russo, non garantisce per il futuro una sicura fedeltà al governo centrale della Federazione Russa.

Nico Guzzi

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