23 settembre 2005

Le ragioni di Bin Laden

Raccontro breve. Prima parte.

"L'entrata in villa"

Parcheggiarono in una carraia a un centinaio di metri dalla villa che era situata in aperta campagna. Era arrivato uno di quei momenti in cui nessuno avrebbe più potuto sbagliare, la posta in palio era troppo alta per commettere un errore; per scongiurare ogni indecisione il piano era stato preparato nei minimi dettagli. Tutti e tre lo conoscevano a memoria e conoscevano altrettanto approfonditamente la struttura esterna ed interna di quella casa nella quale si accingevano ad entrare. Aprirono il bagagliaio e presero tutta l'attrezzatura del caso: pistole, candelotti, bombe mano, bazooka, fucili a pompa, mitragliatrici, katane, lanciamissili, coltelli Miracle Blade e lanciafiamme; si resero conto che tutte quelle armi li avrebbero rallentati pesantemente così optarono per 3 modellini di pistole, uno a testa, erano quelli che allegavano alle riviste specializzate, nel primo numero erano in regalo, Berette 9000 S Type F da 12 colpi per caricatore.
"Proviamo le ricetrasmittenti.. prova.. prova.. mi sentite.. operazione Trisha.. operazione Trisha". Quegli aggeggi sembravano funzionare magnificamente anche se non tennero conto di averli testati a meno di un metro di distanza uno dall'altro. "Allivale a tle chilometli di distanza" aveva detto il cinese che gliele aveva vendute al mercato del Mercoledì mattina.
S'incamminarono lunga la piccola via sterrata che conduceva al cancello principale. Nonostante ci fosse un cielo limpido la luce era quasi assente, la luna si affacciava come una piccola falce, non illuminava, il buio regnava. Presero i visori notturni e ad una decina di metri dall'entrata si divisero i compiti secondo il piano prestabilito.
"Marco tu vai a controllare il retro della casa e aspetta le mie istruzioni, John rimani qui davanti nascosto nel fossato del canale di irrigazione, appena vedi qualche movimento insolito avvisaci".
"Jeff, Jeff, quaglia ore nove, ripeto, quaglia ore nove".
"Che cazzo stai dicendo John?!"
"Stavo solo provando Jeff, comunque siamo d'accordo, è tutto chiaro".
"Ora io scavalcherò in quel punto, dove c'è la rete di recinzione un po' piegata, quando sarò dentro vi comunicherò, andiamo! Tutti al lavoro".
Le loro strade si divisero, Marco piegato sulle gambe, si muoveva con attenzione, con gli occhi perlustrava ogni angolo, con le orecchie cercava di distinguere ogni minimo rumore, da qualunque parte provenisse. L'erba era bagnata, la mattina era piovuto copiosamente e sebbene il pomeriggio ci fosse stato un sole piuttosto caldo, il terreno era ancora molto umido. Percorse tutto il lato ovest della villetta arrivando finalmente all'angolo dove si appostò. "Io sono in posizione".
A me capitano sempre le mansioni meno piacevoli, pensò John. Si piegò sulle gambe e scese nel canale di irrigazione; c'era poca acqua ma abbastanza per infangarsi ben bene. Era perfettamente nascosto in quel modo e riusciva a vedere ampiamente tutta la facciata frontale della casa colonica e la stradina per giungere in quell'angolo di mondo. "Anche io sono in posizione".
Jeff era proprio nel punto dove aveva deciso di scavalcare, si guardò attorno. Chi mai verrebbe in questo posto in aperta campagna? Solo qualche coppietta ma dubito che qualcuno decida di giungere fino qua visto gli innumerevoli spiazzi che si incontrano prima. Inserì il primo piede in una maglia della rete, sarebbe stato piuttosto facile arrampicarsi, solo la siepe oltre la rete avrebbe potuto creare qualche complicazione nella discesa. Appoggiandosi e tenendosi con le mani mise il secondo piede quando ad un certo punto iniziò a vibrare qualcosa dentro la sua giacca. Tornò a terra con entrambe le gambe, si tastò, Il Cellulare! Me lo sono dimenticato addosso!. Rispose. "Questo è il servizio 4888 di Tim accetta di farsi addebitare la chiamata". "Sì, sì".
"Jeff, dove sei? Con una giovane e affascinante bionda a farti fare chissà che? avevi promesso di portarmi a cena ma sono tre giorni che non ti fai sentire, ho l'impressione che non te ne importi nulla di me. Li trovo tutti io gli stronzi da una scopata e via!".
"Cosa stai dicendo? Hai bevuto qualcosa? Te l'ho detto che ho un importante missione da svolgere e se tu fossi un po' meno egoista riusciresti a comprendere. In questo momento sto cercando di portare a termine il compito che mi è stato assegnato quindi perdonami ma non posso stare al telefono. Non urlare Naomi!".
"Non ti credo, non ti credo!".
"Cosa devo fare per fartelo capire?".
"Jeff..Jeff ho voglia di fare l'amore per telefono, questa discussione mi sta eccitando, cos'hai addosso".
"Dio aiutami tu! Naomi, Naomi,non è il momento".
"Su avanti levati la maglia..concedimi il tuo corpo".
"Naomi, basta, devo andare, non posso perdere più tempo, ora io chiudo, ti richiamo quando tutto sarà finito".
"Allora divertiti, non so se quando sarà tutto finito mi troverai". E chiuse il telefono in faccia a Jeff che rimase per un attimo basito ed adirato, Possibile che non capisca! Riprese la sua operazione, stesso procedimento, risalì un po' più su di prima. Ancora il cellulare, non l'ho spento?! Era un messaggio: “Tim le ricorda che il suo credito sta per esaurirsi, se entro 48 ore farà una ricarica di almeno 25 euro riceverà un bonus di 48 messaggi gratis”. Ma porca puttana! Spense il cellulare.
Riuscì ad arrivare in cima alla rete senza più interruzioni, ora doveva scendere dall'altra parte, fortunatamente c'era abbastanza spazio tra lui e la siepe. Saltò giù rischiando di farsi usurpare il volto da un ramo. "Sono entrato, adesso cercherò di raggiungere il garage sul lato est della casa".
"Perché diavolo ci hai messo così tanto!", abbaiò Marco.
"Scusate, ma ho avuto un piccolo contrattempo che non ha niente a che fare con questa missione, quindi non preoccupatevi, è tutto a posto; ora procediamo con la fase due del piano".

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