24 settembre 2005

Sogno, d'esser etereo

Si sfila dalle mie mani
al peso della vanità in cui mi arieggio
la verità
sospinta dove non la possa sentire
come l'intimo solito incubo che alla notte
punta la sveglia sordo d'ogni lamento

Il mio egoismo narcisista è un corpo
di cui spesso dimentico la maschera
il giullare,
ed in cuor mio divampo
tra un eroico altare immortale
e una fossa infissa d'ossa

Nel mia mente divago
di logica per uscirne fuori
la fede
nulla di ciò che farò avrà senso
senza oltrepassare questo pur
mio caro e caldo sfizio di vivere

Mi vedo attraverso i tuoi occhi
con un sorso di amorevole disprezzo
un millantatore
solo esser giudicata è l'assillo che ti possiede
ma le armonie assolute riempire i miei silenzi
sono rose che spendo a petali serbo a spine

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