10 ottobre 2005

E il passato era passato veramente: l'inquietudine

“Ciao! Ma allora sei proprio tu? Come stai?”
“Abbastanza bene, non c'è male, vivo, e tu tutto a posto?”
“Sì, bene. E' da tantissimo che non ci vediamo, non sembri cambiata granché; lavori ancora come commessa in quel negozio di biancheria intima?”
“No, mi sono licenziata, la titolare era insopportabile, ogni volta cercava una scusa per toccarmi! Fosse stata un uomo almeno”
“Mi dispiace, e adesso cosa fai?”
“In questo momento sto per ordinare un Martini rosso e tu?”
“Io lavoro qui, quindi ti porterò il tuo Martini rosso tra un momento.”
“Lavori qui?! Dopo una laurea specialistica e un master a New York.”
“Beh, come vedi non tutto va sempre nel verso giusto. Sì! Solo un momento! Arrivo! Scusami Elisa ma non posso stare più a parlare con te perché ci sono troppi clienti stasera e il Capo poi s'arrabbia. Adesso ti porto il tuo Martini.”
Per una decina di anni erano stati legati da una profonda amicizia, “Profonda amicizia? Forse qualcosa di più!” affermavano gli altri maliziosamente, ma dopo soli due anni di allontanamento sembravano non conoscere più nulla l'uno dell'altra. Era una sensazione di vuoto, un passato che appariva ora lontanissimo, remoto, quasi una fantasia della mente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Best regards from NY!
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