01 ottobre 2005

Estratto di "Quando i bambini giocavano"

La risoluzione 1612 di fine Luglio dell'Onu ha cercato di inquadrare la drammatica e deplorevole pratica di arruolamento e di coinvolgimento di bambini nei conflitti armati che si combattono nel mondo. In aggiunta alla descrizione della situazione attuale il Consiglio di Sicurezza ha istituito un meccanismo per la protezione dei minori riproponendo quanto sviluppato dal Segretario generale delle Nazioni Unite nel rapporto del 9 Febbraio 2005.

L'atto prevede il monitoraggio e la comunicazione al Consiglio di Sicurezza in merito all'utilizzo di bambini soldato e ad altri abusi subiti dai minori nel corso dei conflitti. Non si esclude l'imposizione di sanzioni nei confronti degli Stati che compiano violazione di diritti e obblighi riguardo a questo tema, compreso l'embargo di armi leggere e per uso civile.

La pratica di utilizzazione dei bambini e dei ragazzi, tra i quali non si fa distinzione di sesso, non è certamente figlia dei soli ultimi conflitti. Infatti anche nelle guerre meno recenti sono stati coinvolti come soldati, portatori di munizioni e viveri, staffette, sentinelle, usati per piantare mine, bonificare campi minati. Negli anni '80, ad esempio, le bambine orfane venivano usate dai movimenti di liberazione del Nord e del Nord-Est dello Sri-Lanka e addestrate per compiere attentati suicidi; formavano un gruppo detto “Uccellini della libertà”.

Solitamente quelli arruolati sono svantaggiati, orfani, profughi, alcuni con una primitiva voglia di vendetta contro chi ha compiuto violenze, abusi e omicidi delle persone care proprio di fronte ai loro occhi. Sono considerati alla stregua dei soldati adulti. Una delle giustificazioni agghiaccianti di questo fenomeno addotta dalle varie forze militari e gruppi armati implicati nelle guerre sarebbe la scarsità di soldati più anziani, la scelta di trasformare bambini e ragazzi dai 7 ai 18 anni in strumenti di guerra è semplicemente una conseguenza.

Hanno inoltre qualche qualità in più: spesso per la loro giovane età non comprendono distintamente il pericolo, sono portati a rischiare molto oltre la soglia di quella poca sicurezza che si può avere in una guerra, sono più facilmente influenzabili a compiere azioni che mai nessuno alla loro età normalmente potrebbe concepire.

Quelli che sopravvivono si trovano segnati per sempre nel profondo da traumi psicologici, da ricordi di eventi atroci, di violenze inaudite, da ansie e paure che non è semplice mentalmente ed emotivamente metabolizzare, si trovano a dover muovere i loro passi attraverso un percorso tortuoso di ristabilimento e reinserimento nella società.

La Risoluzione dell'Onu descrive accuratamente la situazione dei conflitti e delle “zone calde” sui quali è stato possibile raccogliere delle informazioni(per l'approfondimento stato per stato il link è http://www.warnews.it/index.php/content/view/1941/28/).

Viene messo dunque in luce uno dei fenomeni e delle pratiche più terribili a cui l'umanità ha dato vita legato, ovviamente, alla guerra che, del resto, ha sempre portato in grembo le peggiori degenerazioni dell'uomo. Molti bambini giocano nei cortili di casa a fare i soldati, improvvisando una pistola con le dita di una mano, giocando con i soldatini o a campo minato. In un'altra parte del mondo, quella pistola è vera, i colpi sono veri, quei soldati non sono in scala, non c'è gioia e spensieratezza; c'è ansia, terrore. La paura della morte, che dovrebbe essere solo abbozzata e poco comprensibile nella mente di un bambino, può essere la sua ancora di salvezza. Il campo con le mine non è per lui una finzione, le persone saltano in aria; la violenza, l'impotenza, la negazione di ogni valore umano, la vendetta riempono e deformano l'innocenza. La distanza di queste due dimensioni della realtà è così abissale che le parole finiscono per essere fuorvianti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo questa non è fantasia è la realtà, è una tra le cose peggiori che accadono sulla terra

Nico Guzzi ha detto...

E'vero, una delle più raccapriccianti manifestazioni del male che può fare l'uomo