20 ottobre 2005

Marco ha 18 anni

Finalmente Marco aveva compiuto 18 anni, era adulto, aveva la patente; gli avevano già comprato la macchina, era tutta sua, nuova di pacca, una Lexus SC, come prima vettura era proprio un bel colpo; suo padre del resto non stava a lesinare quando si trattava di spendere soldi, di certo non ne aveva bisogno, era proprietario di una grande azienda d’informatica che produceva principalmente software di gestione contabile per le imprese.
Marco e la sua SC si sono stampati contro un platano a più di duecento all’ora al rientro da discoteca, verso le cinque del mattino, il suo corpo è stato trovato steso senza vita in un campo, ad una trentina di metri dalla macchina che tutto sembrava meno che un’automobile.
Al suo funerale il prete spese alcune parole, quelle di rito, per il ragazzo scomparso, con la superficialità a cui spesso si assiste in quei momenti.
”Le persone che gli sono state intorno lo ricorderanno come un bravo ragazzo, simpatico, intelligente, che amava stare con gli altri. Così lo vogliamo ricordare. Uniamoci nel compianto e preghiamo affinché possa stare vicino a Dio.”
Da lontano si sentì una voce, una voce inizialmente indecisa e tremante, sicuramente emozionata, ma che acquistò vigore dopo qualche parola: “Ricordiamolo per come è morto, da testa di cazzo!”, e in chiesa si sollevò il gelo. La voce continuò:”Le responsabilità vanne date alle persone che le hanno, in macchina c’erano altri due ragazzi che non sono morti solo per un fortunato caso, chissà se poi questa è fortuna, lo dirà il tempo, la vita c’è stata data, bisogna insegnare il suo valore, se per qualcuno la vita non ha più un senso o crede di poterla sfidare credo possa farlo, ma non ha il diritto comunque di mettere in pericolo quella di altri, rallegratevi e non piangete, del resto è stato vittima della sua stessa stupidità, sembro severo ma purtroppo è così, la verità è la cosa più importante, io lo rimpiango molto ma non piango, lo conoscevo bene, il mio migliore amico, mi sembra sbagliato sbandierare al vento ed enfatizzare con questa superficialità il suo modo di essere, i suoi pregi, era un ragazzo come tanti altri e secondo me anche molto fortunato, aveva tutto ciò che può volere uno della sua età, Marco...Marco...mi dispiace Marco dire queste cose ma sono sicuro che capisci e che ci rivedremo presto, così scherzeremo ancora insieme, quanto mi manchi Marco! Ti raggiungerò, ho deciso, ti raggiungerò!”.
E risuonò un tuono, sembrava un tuono, riverso all’entrata della chiesa c’era il corpo di un uomo, con la testa immersa in una pozza di sangue e gli occhi rivolti verso il cielo. Il prete riconobbe il volto di uno degli amici di Marco che era in macchina con lui quella tragica sera di rientro da discoteca. Ci fu un momento di silenzio tombale nella chiesa, stupore, finché si sollevarono le prime strazianti grida, erano i familiari del ragazzo, la folla si era compattata intorno al corpo, quell'immagine rimase stampata nelle loro menti per sempre.
Dei tre vecchi amici sopravvisse solo Stefano, quell’esperienza cambiò totalmente la sua vita, iniziò a dedicarsi agli altri, aiutare le persone in difficoltà era diventata la sua missione. Si laureò in medicina, diventò primario di un noto ospedale della zona e passò la vita a promuovere quotidianamente iniziative contro le stragi del sabato sera.
Sulla dinamica dell'incidente Stefano, che era di fianco a Marco che guidava, aveva omesso alcuni particolari inquietanti che decise di tenere nascosti per sé, nessuno avrebbe creduto a ciò che aveva visto quella notte sulla strada, qualcosa di mostruoso che si era materializzato improvvisamente a pochi metri di fronte alla macchina, Marco aveva tentato di evitarlo riuscendoci ma sbandando fuori strada, la velocità era troppo alta, la vettura incontrollabile. Il seguito tutti lo conoscevano.

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