05 dicembre 2005

"La libertà" di Giorgio Gaber

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Ho deciso di inserire il testo della canzone di Giorgio Gaber principalmente per un motivo, molti citano la frase la “libertà è partecipazione”, di solito sono attivisti politici, politicizzati, politicanti o piccoli demagoghi di quartiere, di internet, o di chissà quale setta ultra-impegnata, quelli che magari tendono a vedere anacronisticamente ancora il mondo rosso, o nero, o bianco, nonostante sia evidente che neanche i politici ci credano più (e che per il cenone di fine anno a Porta a Porta ci dicono, magari minuziosamente, cosa mangeranno). Il dubbio che continua ad assillarmi è il seguente: la libertà è partecipazione? Può essere, qualcuno ci crede, ma l'obbiettivo di Gaber non penso sia stato quello di costruire una massima pro-attivismo. Considerando l'autore credo che questo testo sia una perla per come riesca a prendere per i fondelli quelli che lo citano, Gaber è lo stesso che ha scritto infatti Io se fossi Dio, un inno quasi all'anti-politicizzazione, “..la politica è schifosa e fa male alla pelle..,” quindi prima di riproporre una pseudo-massima di qualcuno è meglio chiedersi, anche solo per curiosità, se è quello che pensava l'autore, o per lo meno è meglio farsi venire il dubbio; sono stati costruiti troppi miti sui falsi assunti, su verità fittizie, sui fraintendimenti, sulla superficialità. Finisco aggiungendo che, a mio parere, di certo la libertà non è un'occupazione.

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