10 dicembre 2005

L'ora di religione

Ogni tanto mi chiedo se tutto ciò abbia senso, odoirep omitlu otseuq ni atatipac é im ehc alleb orevvad asoc acinu'l ies anitnelav, si vive e si muore, così, tra un pasto e l'altro, ci si sbatte giorno dopo giorno per studiare, per cercare un lavoro, per costruirsi un futuro ed improvvisamente tutto scompare, tutto, mi piace credere però che questa sia una vita di passaggio, spesso aggrappata con tenacia ed egoistica assuefazione alla materialità, ma materialmente cosa rimane di noi? Forse non ha alcun senso riflettere su ciò, bisogna solo vivere, come va, cercando il proprio piccolo scopo da raggiungere di volta in volta, l'alzata di spalle sembra l'unica scelta salutare che si possa compiere. Del resto neanche la maggior parte delle persone che pregano il loro Dio si pone certe questioni, le accetta così, come verità, perché è il modo migliore per mettersi il cuore in pace, meglio evitare di intravedere un qualsiasi velo di Maya, da questo punto di vista tra il credente che non ha dubbi e l'ateo non c'è alcuna differenza. Anche queste stronzate che scrivo qualcuno le leggerà e leggendo magari si chiederà come mai è lì a leggere e non in Uganda a saltare in aria su una mina, come mai? Beato chi conosce le risposte, da parte mia posso dire che sono stanco di scrivere, ho sonno. Vivo apparentemente tra continue contraddizioni, il modo migliore per farsi del male in autonomia ed in piena responsabilità.

Nessun commento: