09 giugno 2006

La personalità creativa

Ho trovato questo pezzo interessante del quale ho selezionato e riportato alcune parti (la fonte si trova sul sito dell'Università Cattolica del Sacro Cuore). E' molto interessante e si lascia leggere facilmente.
Viene presentata qui di seguito la definizione della personalità creativa secondo lo studioso Mihaly Csikszentmihalyi, nel suo testo Creativity. The flow and the psychology of discovery and invention.
Csikszentmihalyi sostiene che: se dovessi descrivere in una parola quello che rende la loro personalità diversa da quella degli altri individui, sarebbe complessità . Con questo intendo [dire] che mostrano tendenze di pensiero e azione che nella maggior parte delle persone sono separate. Includono estremi contradditori – invece di essere un “individuo” ognuno di loro è una “moltitudine”. Come il colore bianco contiene tutte i colori dello spettro, loro tendono a raccogliere l’intera gamma delle possibilità umane al loro interno (p. 57).
Queste caratteristiche sono presenti in ognuno di noi, ma siamo cresciuti ed educati manifestando un polo solo dell’estremo. Saremo, cioè, tendenzialmente o aggressivi o miti, o estroversi o introversi. Al contrario, un individuo creativo esprimerà sia estroversione che introversione, contemporaneamente o in tempi diversi, cioè prima un polo e poi l’altro. Avere quindi una personalità complessa significa essere in grado di esprimere l’intera gamma di tratti, anche gli opposti; le persone comuni, invece, ritenendo un polo “buono” e l’altro “cattivo” ne scelgono uno che meglio li rappresenti. Csikszentmihalyi sottolinea come la compresenza di tratti opposti non significa che la persone creativa li manifesta scegliendo la via di mezzo, cioè un compromesso tra i due estremi. Piuttosto, la persona creativa si dimostra capace di muoversi da un estremo all’altro a seconda delle esigenze della situazione in cui si trova coinvolta. Gli estremi sono vissuti entrambi con grande intensità e senza conflitto interiore.
Per esemplificare questa analisi, Csikszentmihalyi presenta una sintesi di dieci tratti opposti che ha rilevato dai suoi studi sulle persone creative. In particolare la sua presentazione deriva da un’analisi di novantuno interviste in profondità condotte tra il 1990 e il 1995. Di seguito viene riportato l’elenco dei tratti opposti secondo l’autore.
1. energia/riposo
Le persone creative possiedono una grande quantità di energia fisica, che si dimostra nelle lunghe ore lavorative, nello sforzo continuo e nella grande concentrazione, spesso non accompagnati da fatica fisica. Sembra quasi una predisposizione naturale alla sopportazione del lavoro duro. Questo non significa che le persone creative siano sempre attive o siano addirittura iperattive, in quanto hanno bisogno anche di lunghi momenti di quiete e calma, dormendo e riposando molto. L’uso del riposo è particolare in queste persone, in quanto la chiave di volta sembra essere nel grado di controllo che esercitano. Il ritmo di attività-riposo, considerato come un fattore estremamente importante per il loro lavoro, è interamente determinato da loro stessi, non da un calendario, da una costrizione esterna o dagli obblighi professionali.
2. intelligenza
Le persone creative sembrano essere dotate di un’alta intelligenza. Se da una parte è quasi ovvio che un basso QI influisca negativamente sulla produzione creativa, il legame tra QI alto e creatività non è necessariamente univoco e diretto. Csikszentmihalyi sostiene che un QI alto potrebbe rendere le perone sicure della propria conoscenza e capacità, facendo perdere la curiosità e l’interesse per le cose nuove. Imparare, giocare con le regole e nozioni di un determinato campo potrebbe esser talmente facile per una persona con un QI alto, che quella stessa persona perde l’incentivo a farsi domande, porsi dei dubbi per migliorare e raffinare le conoscenze già possedute.
Un altro aspetto relativo alle capacità cognitive, è la compresenza di aspetti infantili e di saggezza.
Gardner, nei suoi studi sui personaggi creativi mette in luce come una certa immaturità, emotiva e mentale, sia emersa al fianco di pensieri profondi e non comuni.
Le persone creative usano due modalità di pensiero, convergente e divergente. Il primo è misurato dai test sul QI, riguarda soluzione definite e razionali ai problemi. Il secondo implica invece fluidità, la produzione di una grande quantità di idee, la capacità di passare da una cornice di riferimento ad un’altra. Csikszentmihalyi però fa un’osservazione interessante rispetto al pensiero divergente: Rimane una fastidiosa sensazione che ai più alti livelli di successo creativo la generazione di [cose] nuove non è il punto fondamentale. Un Galileo o un Darwin non hanno avuto molte idee nuove, ma quelle a cui si sono aggrappati erano così importanti che hanno cambiato l’intera cultura. Così, le persone nel nostro studio hanno spesso affermato di aver avuto solo una o due idee buone in tutta la loro carriera, ma ogni idea era così produttiva che li ha tenuti occupati una vita intera a testare, riempire, elaborare e applicare (p.60).
3. disciplina/gioco
Una terza combinazione di tratti opposti riguarda la disciplina e gioco, o responsabilità Vs. irresponsabilità. L’atteggiamento ludico sicuramente è tipico di individui creativi. Ma esso deve essere accompagnato da tenacia, resistenza e perseveranza. Per portare a compimento un’idea innovativa sono infatti necessari sforzi notevoli in termini di lavoro e costanza.
4. immaginazione/senso di realtà
Le persone creative alternano immaginazione e fantasia con un profondo senso di realtà. I primi due elementi servono per rompere gli schemi e allontanarsi dal quotidiano; il secondo è necessario però per non perdere il contatto con il passato, l’esperienza accumulata e la realtà presente.
5. estroversione/introversione
Le persone creative presentano al loro interno due tendenze opposte che le persone comuni possiedono in modo univoco e tendenzialmente esclusivo: si tratta di estroversione e introversione.
Gli studi di psicologia presentano l’estroversione e l’introversione come due dimensioni tra le più stabili, che differenziano le persone una dall’altra. Gli individui creativi le possiedono entrambe e contemporaneamente. Si pensi al genio solitario che, anche nell’immaginazione collettiva, rappresenta bene la descrizione dei creativi. Ma il contatto sociale, lo scambio di idee, la conoscenza del lavoro di altri, le relazioni interpersonali, a livello personale e professionale, sono
elementi importanti che i soggetti dello studio di Csikszentmihalyi non trascurano.
6. umiltà/orgoglio
Secondo Csikszentmihalyi, le persone creative sono un mix di umiltà e orgoglio. Egli fornisce una spiegazione a tre livelli. Innanzitutto le persone che hanno raggiunto un importante traguardo riconoscono il ruolo dei loro predecessori e rispettano i risultati e i contributi di chi ha lavorato precedentemente in quello specifico campo di ricerca. Così, il loro successo viene inserito in una
prospettiva più ampia. Secondariamente, riconoscono anche il ruolo giocato dalla fortuna nel loro percorso. Per ultimo, essendo focalizzati su nuovi progetti e sfide, i loro successi passati vengono ridimensionati e non costituiscono più il fulcro della loro attenzione. Nonostante la modestia, queste persone sono consapevoli di aver raggiunto risultati non comuni, fuori dalla norma: questo
si esprime in sicurezza nelle proprie capacità e abilità e in un contrasto tra ambizione e disinteresse, o meglio tra competizione e cooperazione:
E’ spesso necessario per le persone creative essere ambiziose e aggressive. Ma allo stesso tempo, sono spesso disposte a subordinare il loro benessere personale e avanzamento per il successo del progetto a cui stanno lavorando (p. 69).
7. femminile/maschile
Le persone creative sembrano evadere la rigida stereotipizzazione sessuale maschile e femminile. I test di mascolinità/femminilità descrivono profili diversi dallo standard per quanto riguarda gli adolescenti creativi: le ragazze dimostrano di essere più dominanti e dure rispetto alla media e i ragazzi più sensibili e meno aggressivi rispetto ai loro coetanei. La androginia psicologica merita qualche spiegazione, in quanto rischia di essere confusa con l’omosessualità. Essa riguarda la capacità di contenere aspetti sia maschili che femminile della personalità, e poter rispondere agli altri e alle situazioni mettendo in campo un ventaglio più ampio di possibilità; significa contenere contemporaneamente aggressività e aspetti materni, sensibilità e rigidità, dominanza e sottomissione.
8. tradizione/conservatorismo
E’ opinione comune ritenere le persone creative ribelli e indipendenti. Csikszentmihalyi, però, sottolinea come l’indipendenza da sola non basta per produrre novità. E’ necessario aver interiorizzato la cultura, le regole, il funzionamento del campo in cui si opera. In un certo senso è
cioè necessario essere tradizionalisti, o perlomeno riuscire a trovare un equilibrio tra queste dimensioni. Essere troppo conservatori significa lasciare immutato il campo di ricerca, ma cercare continuamente nuove soluzioni incuranti del passato rischia di portare a risultati che non vengono apprezzati.
9. passione/obiettività
I soggetti dello studio di Csikszentmihalyi presentano come caratteristica peculiare della loro attività un conflitto tra attaccamento e distacco per il proprio lavoro. I “creativi” dimostrano spesso una grande passione per ciò che fanno, abbinata ad una capacità di essere molto obbiettivi rispetto al loro lavoro e ai risultati ottenuti.
Senza la passione perdiamo presto l’interesse per un compito difficile. Ma se non si è obbiettivi, il nostro lavoro non è molto buono e perde in credibilità. Così il processo creativo tende a diventare ciò che alcuni intervistati hanno definito come una alternanza yin-yang tra questi due estremi (p. 72).
10. gioia/dolore
Csikszentmihalyi descrive le persone del suo studio come divise tra grande gioia accompagnata da soddisfazione per il proprio lavoro e sofferenza. Il motivo della sofferenza va ricercato da un lato nella maggiore sensibilità che questi individui dimostrano, la quale li espone all’ansietà e tensione che le persone comuni non percepiscono. Dall’altro, essere in prima linea in una disciplina significa essere anche bersaglio di feroci critiche e attacchi. Inoltre, il profondo coinvolgimento e interesse può essere non compreso dall’ambiente sociale allargato o addirittura può essere messo in ridicolo. Si pensi ad esempio ai risultati prodotti dal pensiero divergente: esso può essere percepito come deviante e condurre la persona creativa all’isolamento e all’incomprensione.
Ma d’altra parte, quando la persona si trova immersa nella sua attività, le preoccupazione non vengono nemmeno alla luce, tanto può essere la soddisfazione percepita.
Forse, la qualità più importante, quella che è regolarmente presente in tutti gli individui creativi, è la capacità di apprezzare il processo creativo per se stesso. Senza questo tratto, i poeti rinuncerebbero a lottare per la perfezione e scriverebbero jingle commerciali, gli economisti lavorerebbero in una banca dove guadagnerebbero almeno il doppio rispetto a quello che guadagnano all’università, i fisici smetterebbero di fare ricerca di base e si unirebbero a laboratori industriali dove le condizioni sono migliori e le aspettative più prevedibili (p. 75).

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