05 settembre 2006

"Non invecchierò mai." E morì di noia.

Invece di essere a letto sto scrivendo qualcosa, se devo essere sinceramente non so esattamente cosa, nessuno si offenderà spero per questa rivelazione, tutt'al più non proseguirà nella lettura. Ho letto da qualche parte che hanno individuato il gene che regolerebbe l'invecchiamento delle cellule, tutto questo sperimentato sempre sui cari e vecchi topi, le più note e usate cavie di esperimenti scientifici. Cosa non hanno subito questi poveri animali per la scienza e il progresso? Non li voglio umanizzare, ci mancherebbe, sono sicuro però che ognuno di voi avrebbe almeno una persona da proporre come cavia in modo da levarsela di torno. Lo so, lo so, è così, non vergognatevi delle vostre pulsioni represse, le pulsioni in quanto tali non sono né buone né cattive, è l'educazione, la società e la sua cultura che tracciano i confini tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Comunque al di là di tutto la domanda che ci si potrebbe porre ogniqualvolta sembra si scopra una via per non invecchiare è: che differenza c'è tra il vivere 75 anni (approssimativamente l'aspettativa di vita di un uomo italiano) e viverne ad esempio 180? Potrebbe apparire come un esercizio di fantasia, di costruzione mentale, eppure razionalmente e con poca applicazione riusciamo a comprendere ciò che già conosciamo dall'alba dei tempi: la ciclicità della vita, più un uomo vive e più vede cambiare le cose intorno a sé, case, palazzi, boschi, alberi, ma soprattutto le persone a cui ci si lega di volta in volta e che spesso si perdono per strada, così si inizia a riflettere a fondo sulla questione.
Tu che dovresti essere il privilegiato visto che hai superato senza acciacchi i 150 anni ti chiedi improvvisamente perché non puoi guardare negli occhi qualche persona senza pensare che il possibile affetto o amore si smaterializzerà di fronte a te mentre tu sei ancora più terreno che mai. Tutto svanisce sempre prima della tua fine; da una parte ti elevi, nel senso che sfuggi alla legge del tempo e della vita ma dall'altra non sai più chi sei, chi sono i tuoi figli, in quale mondo hai vissuto e sai anche che se non ci fossero i libri e la tecnologia tu faticheresti a ricordare i tuoi vent'anni. Anche scientificamente il problema della memoria non è trascurabile. Poi dopotutto chi mai vorrà vivere così tanto da voler vedere come sarà Buona Domenica tra 150 anni, magari con il nipote del figlio di Maurizio Costanzo a condurlo.

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