19 settembre 2006

Pirati dei Caraibi

E' passato un anno dal primo post (19 Settembre 2005), in verità quello era il secondo ma il primo era semplicemente un articolo che avevo scritto per un altro sito poi riportato anche sul mio blog, quindi il primo vero pezzo è questo

http://nicoguzzi.blogspot.com/2005/09/signorina-signorina-intestazione.html

Non dirò già un anno o solo un anno, è il lettore che se vorrà potrà pensarlo nella sua stanza, nel suo ufficio. Il tempo tanto passa, quello che scrivo ha forse quella fortuna e quel pizzico di arroganza di potersi sollevare dalle grinfie del tempo che tutto sfuma all'orizzonte della linea esistenziale-materiale.
L'oblio, la sua immagine, può purificare una vita e renderla unica, la decadenza è tanto splendida quanto viene accettata e compresa, abbandonereste mai la persona che amate anche se stesse per morire di lì a poco? No, perché questo significa vivere; conoscete sicuramente qualcuno che non muove un dito per paura di soffrire, che non si sposa dopo anni e anni di fidanzamento ma che neppure si lascia, conoscete qualcuno che ha aspettato i 50 anni prima di fare un figlio per paura che la sua libertà fosse per sempre compromessa, conoscete certamente qualcuno che vi ha detto di non aver mai pianto in vita sua. Questo è un altro oblio, quello che risucchia la linfa vitale come un buco nero: io credo nella volontà della risalita. Anche i peggiori pirati dei Caraibi oggi osservano l'angelico chiarore dell'alba. (Qui potete scaricare alcuni dei miei mp3 http://hosted.filefront.com/nicoguzzi.)

Nei villaggi del cuore

Pensavo:

“Libertà riadatta”
Svita e avvita la vita
in tondo giro e sbando
come fata sfilata di seta sfinita
Loro tutti d'oro tutti in coro
bravi, belli e senza calli
io stanco del banco ormai bianco
invecchiato da bivacco disfatto
Così di vuoto nausea suole fluttuare
l'infausto fusto-offerta fiasco.
E' proprio quel silenzio!
Sull'etichetta un'eclettica libertà diluita
all'assuefazione in nomine “Modernità”

Lo riconoscevo:

“Il silenzio della coscienza”
In questo deserto piatto e monotono giallo ambra
dove il sole non tramonta e non si degna di un’alba
irritanti le lancette del tempo si fermano, mi irridono
ed in noia annebbiano la nostra storia, un grumo di polvere
sulla bocca del baratro:
solo un passo, poi il silenzio della coscienza

E mi chiedevo:

“Riflessi”
Che senso ha il silenzio
se non di assenzio intenso
salir a sorsi e sapor d'incenso
in su al vespro ad ispirar

Sorrisi agli occhi del vento:

“Beata”
L'aria si confonde e confusa
si diffonde tra le gemme
le sue fronde e fluttuante
le si addice la sua veste
che da allegra ed andante
esaudisce il mirar oltre finestra

Avevo visto:

“Terrestri scorci d'eterno”
Il tempio giallo ambra luccica
al calar arancio del sole
Più in là il rosso della violenza
si perde nel nero oscuro della notte
per riaddormentarsi all’angelico chiarore dell’alba

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