01 ottobre 2006

Chi fa della politica una religione?

Molte persone sanno trovare le risposte giuste per ogni cosa, peccato che siano le domande ad essere sbagliate, questo concetto è più o meno facilmente comprensibile analizzando il rapporto politico-giornalista; quando quest'ultimo inizia a fare le domande giuste state sicuri che i nove decimi dei personaggi della politica italiana risponderanno blaterando, divagando o delegando responsabilità e colpe, è normale, non ne faccio un peccato dei politici, governare è complicato ed estenuante, per questo sono pagati lautamente, forse anche troppo, ma alla gente bisogna far venire i dubbi su ogni politico che parla pubblicamente, è un dovere, bisogna far in modo di portarla con maggior semplicità e chiarezza possibile in quelle sfumature o astruserie terminologiche che nascondono tranelli e bugie vendute come verità di ottima fattura.
Trovo alquanto arcaico rifugiarsi nella politica e nelle esternazioni di chi la fa per avere un senso di certezza che invece va trovata altrove; la politica deve solo costruire un sistema ampio di certezze, occupazione, sicurezza, garanzie di libertà individuali, economiche, di pensiero. Se invece delle certezze succede che per lunghi periodi si continuano a lucidare sempre le stesse speranze significa che la politica non sta funzionando come dovrebbe. I politici possono cambiare, anzi devono cambiare ciclicamente, nel nostro Paese dovrebbero cambiare per necessità, il nostro ciclo è piuttosto originale e unico, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale possiamo definire l'Italia quasi una sorta di oligarchia-schizofrenia partitica, sarà che il nostro paese ha la media di età più alta del mondo e che dunque nessuno vuol dimenticarsi di quella amplissima schiera di anziani ancora legati al passato, anche se credo che in realtà gli unici attaccati come sanguisughe a tutte le storie e diramazioni politiche storiche siano proprio i politici e tutti quegli elettori che hanno bisogno di certezze e le cercano negli spot dei partiti pur sapendo che quelli non sono nient'altro che spot (gli italiani sono abituati a queste cose, non sono stupidi, spesso però sono disinformati e informati troppo e male).
Non vorrei mai che la politica delle democrazie si scambi in un momento di crisi valoriale delle società contemporanee in una religione politeista (in cui anche la religione “canonica” viene spesso mischiata alle credenze politiche, l'esempio storico è quello statunitense, sarebbe interessante scrivere qualcosa tipo “Bush e la religione”).
Proprio in questi giorni c'è stato uno sciopero della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) contro la politica contrattuale FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) che per bocca del suo direttore generale Fabrizio Carotti a Radio Città Futura sottolinea come, accertate le nuove sfide tecnologiche che si trova di fronte la carta stampata, ci sia bisogno di un minore costo del lavoro e maggiore flessibilità e dunque anche il contratto appena scaduto dei giornalisti è giusto applicarlo ancora identico in quanto supera comunque lo stesso tasso di inflazione. Il braccio di ferro continuerà a quanto pare, nessuno è disposto a cedere molto, sono già in programma nuovi scioperi. Quello sui cui bisogna riporre l'attenzione è il termine flessibilità, credo che un giornalista non possa avere contratti flessibili, “del tipo fammi un'inchiesta su questo poi vediamo i risultati”; già si accusa la maggior parte dei giornalisti di essere piuttosto lassisti verso i poteri forti, economici-finanziari e politici, se si aggiungono contratti di questo tipo l'informazione finisce per essere figlia solo di interessi singoli, della paura di non offendere nessuno.
Il punto su cui concordo con Carotti è la sfida che la rete ed Internet pongono al sistema dell'informazione, in questo anche la legge italiana avrebbe bisogno di qualche specificazione maggiore, ma in questo caso si aprirebbero nuove questioni e nuovi nodi, quali ad esempio i vari interessi corporativi dei giornalisti e degli editori.

7 commenti:

Annaluz ha detto...

Mi trovo molto d'accordo con buona parte di ciò che hai scritto... e soffro nel vedere come la Politica venga continuamente calpestata da personaggi che Politici non sono, nel vedere come non esista più una vera Politica, come forse in Italia non sia mai esistita, come se ne sia perso il senso più profondo e reale, come nessuno sappia più che la Politica dovrebbe essere solo l'arte di mettere d'accordo e coniugare interessi diversi nella fatica di ricercare la maggior felicità possibile per ogni singolo cittadino... Dio mio, non dovrebbe essere fantastico che esistano persone che vogliono fare della propria vita questo tipo di "missione"?dovrebbe... ma non è. Lo dico da studentessa disillusa, pragmatica e idealista come solo chi si iscrive per passione a Scienze Politiche può essere... a 24 anni credo ancora in qualcosa, e quanto è vero Iddio continuerò a farlo, a credere in ciò che per me è Politica. Il punto è che la politica è fatta dagli uomini, e gli uomini in quanto tali sono fallibili... e lì entra in gioco quella che dovrebbe essere la funzione vera del giornalismo, ossia un continuo richiamo alla correttezza e alla congruenza, un ricordo cadenzato di promesse-errori-aspettative... la voce indipendente di una coscienza più grande, quella della società e della storia. Politici e giornalisti non dovrebbero essere della stessa pasta... ma ora è peggio... escono addirittura dallo stesso forno.
Spero vorrai perdonarmi per questo lungo sfogo e di non averti eccessivamente tediato con le mie considerazioni, ma il titolo del tuo post mi ha particolarmente colpito. Credo che la Politica dovrebbe essere vissuta da chi la fa come la più rigida e intransigente delle religioni. Lo so, sono un'idealista senza speranza!:)

Nico Guzzi ha detto...

Anche io ho fatto Scienze Politiche, avere degli ideali è una virtù importante, come quella di mettere a frutto l'intelligenza e non aver paura di farsi venire in mente dubbi, io credo nel dubbio metodico! Sono d'accordo che la politica è una professione nobile ma non bisogna scambiare per religioni le idee politiche, come si fa in Italia, cosìcché abbiamo ancora chi ammicca al fascimo e chi al comunismo. La politica deve essere efficace, efficiente e democratica (con il rigoroso e generalizzato rispetto delle regole che ne consegue). Bisogna dare un'occhiata a queste tre caratteristiche per farsi un'idea dell'Italia.

Annaluz ha detto...

Qualcuno più intelligente di me disse che bisogna essere per le idee, e non per le ideologie. Direi che siamo estremamente carenti sotto ognuno degli aspetti elencati prima, come italiani e come cittadini di una democrazia (o presunta tale). Forse bisognerebbe iniziare a considerare che l'Italia è fatta da chi ci vive, non è un'entità astratta, e bisognerebbe che ognuno iniziasse a guardare alle proprie responsabilità... non tollero chi è solo capace di condannare, guardando dall'esterno, sentendosi estraneo a qualcosa di cui invece fa parte, a volte fingendo di non riconoscere la propria parte di responsabilità, a volte ignorando che esistano... così è troppo facile, perchè anche sentendosi estranei o estraniati si è comunque partecipi di qualcosa, per il semplice fatto di essere. L'indifferenza è davvero il peggiore dei mali, ma è ancora peggiore quando si maschera dietro a false dichiarazioni di impotenza. Se tutti fossimo un pò più partecipi e propositivi, meno passivi e lassisti, forse, e dico forse ma mi piace crederci, qualcosa potrebbe andare meglio.
Il dubbio... fondamentale... secondo me i più grossi errori si fanno perchè la coerenza è sopravvalutata.

Anonimo ha detto...

FINALMENTE UNA FINANZIARIA EQUA!!!
nel senso che fa incazzare tutti...

(dai ci voleva la minchiata in questi commenti così seri...):-D

Annaluz ha detto...

Ci voleva, ci voleva! ;)

prostata ha detto...

Pezzo interessante. Sogno una società talmente matura da premiare i politici (inesistenti, attualmente) che dicano quello che realmente pensano. Non è colpa solo dei politici se la politica fa così schifo, e le varie esternazioni sono prive di credibilità.

Annaluz ha detto...

No infatti... è anche colpa nostra che lasciamo che le nostre teste si intorpidiscano e non sappiano più distinguere il reale dal televisivo... è triste, ma è vero.