02 dicembre 2006

Il palazzo sforzesco

C'era questo ragazzo che mi guardava dritto negli occhi, era seduto su una cassetta rovesciata, tipo quelle dove si tiene la verdura o la frutta; era appoggiato con la schiena al muro di un vecchio palazzo, aveva gli occhi rossi, forse aveva appena finito di piangere, forse aveva appena finito di farsi, comunque sia mi guardava, non so per quale motivo, ma mi faceva sentire in colpa, io che ero appena uscito da un pub e avevo speso undici euro per una bottiglia di Pignoletto. Il cameriere era molto simpatico, la cameriera sicuramente molto carina ma piuttosto “negativa”; non importa. Ero nuovamente di fronte al barbone che mi guardava come fossi un extra-terrestre, beh, io ero ubriaco e non so per quale motivo dopo qualche secondo mi ritrovai seduto di fianco a questo giovane, anch'io appoggiato al muro di questo palazzo antico, il mio culo appoggiato su un'altra cassetta, nei dintorni era pieno. Dicono che il barbone fosse stato il guardiano del palazzo caduto poi in disgrazia dopo che per leggerezza aveva fatto entrare l'assassino del signore che abitava proprio in quell'abitazione. Lo accusarono di essere un complice, fece sette anni di galera e poi tornò a vivere, non più dentro quel palazzo, ma bensì intorno, come un fallito che non ammette la propria sconfitta e continua ad accarezzare il sogno di tornare a possedere ciò che più ha agognato nella propria vita. Il palazzo dopo qualche mese dalla morte del signore era rimasto disabitato, nessuno più aveva messo piede in quella reggia, ma tutti lo sapevano, il canto che proveniva dalle cantine era tutt'altro che irreale.

Nessun commento: