05 dicembre 2006

Proposta editoriale

Mi hanno proposto di pubblicare una raccolta di poesie che avevo inviato qualche mese fa a una casa editrice. Fantastico! Penserete voi, in effetti l'ho pensato anch'io, sono apprezzabile anche per alcuni degli addetti ai lavori allora! Sì, certo; ma chi comprerebbe un libro di poesie di un autore sconosciuto? Nessuno, per questo mi hanno inviato un contratto in cui se firmato e inviato mi impegno a pagare la cifra di 1800 euro per l'acquisto di 150 copie che poi dovrei piazzare io qua e là mentre il numero delle loro copie è variabile a seconda delle richieste che ricevono, inoltre la casa editrice si impegna a pubblicizzare il libro sul loro sito internet, nelle fiere del libro, in un programma radio, con eventuali interviste e possibilità di farsi conoscere nelle forme e nei luoghi di cui loro faranno segnalazione, inserendo l'opera nella classificazione italiana ufficiale dei libri pubblicati, quella a cui fanno riferimento tutte le biblioteche (il famoso codice che ogni libro ha).
L'idea sarebbe che io mi accollo le spese di pubblicazione mettendo al riparo la casa editrice da un eventuale flop, mentre loro si occupano della parte promozionale inserendomi e facendomi partecipe inoltre dei concorsi per opere edite a cui si posso partecipare.
Leggendo le diverse esperienze su internet di molti autori, scrittori del sottobosco culturale italiano mi sono reso conto che praticamente tutte le case editrici usano questi sistemi e che dunque la scelta sta o nell'accettare quelle condizioni, mettendo comunque a rischio i propri capitali in quanto non si sa poi se quella casa promuoverà veramente e in maniera efficace un libro; oppure si va da un tipografo e si fa stampare su propria iniziativa quello che si è scritto, registrando eventualmente attraverso società che si occupano specificatamente di queste pratiche.
Le considerazioni generali che mi ritrovo a fare ritornano sempre su un punto nodale, i giovani, quelli che puntano ad emergere cosa devono avere in più degli altri? La società italiana, l'economia italiana e l'arte intesa anche come mercato artistico cosa offrono? In che modo ci si afferma in questo sistema? Che talenti bisogna avere? Sicuri che sono i talenti quelli che bisogna avere?
Se è vero che solo Uno su mille ce la fa allora come direbbe La Russa “Eh diciamolo, siamo spacciati, eh diciamolo.”

2 commenti:

Anonimo ha detto...

purtroppo è e sarà sempre così...anche nel caso in cui ci faranno una proposta analoga per il gruppo le condizioni saranno quelle...(vedi esperienza Claudio).
Talento? non farmi ridere...i gruppi che hanno fatto veramente successo per le loro capacità sono veramente pochi...il segreto è specificare che si è disposti a vendersi e a impegnarsi per far si che le proprie opere vendano...
ti ricordo che i Finley hanno vinto l'Mtv europe awards...........

Anonimo ha detto...

dimenticavo...complimenti!
Il mio consiglio è cmq quello di buttarti...almeno potrai sempre dire di averci provato...e di avere pubblicato un libro...inoltre 1800 euro di certo non sono pochi ma è meglio perdere quelli che avere per tutta la vita il rimpianto di non averci provato.