27 febbraio 2007

Mark Origer. Terapia genica: a morte il cancro?

L'ingegneria genetica sembra profilare all'orizzonte una speranza per tutti coloro che hanno contratto malattie come il cancro.
Gli studi e le sperimentazioni si susseguono. Esattamente come avviene per gli OGM in agricoltura, un procedimento scientifico similare è seguito per la ricerca di terapie curative contro le degenerazioni cellulari dell'uomo.
Mark Origer, malato gravemente di melanoma, insieme ad altri 17 pazienti è entrato a far parte di un progetto per la cura del cancro, di cui ognuno di essi é tragicamente affetto. Le ricerche sono state portate avanti dal National Cancer Institute di Bethesda nel Maryland.
Il trattamento si basa sul prelievo di cellule dai pazienti ai quali si aggiunge un gene programmato in laboratorio affinché attacchi le cellule malate, dopodiché le cellule integrate del nuovo gene vengono reinserite nel paziente, auspicando che il suo organismo reagisca di conseguenza e che dunque le nuove cellule si trasformino in killer del tumore.
Tutto ciò è avvenuto con lo studio e l'utilizzo dei linfociti «T», le cellule immunitarie presenti nel nostro organismo in grado di riconoscere ed uccidere altre cellule nemiche come quelle degli agenti batterici.
Alcune sottospecie di linfociti «T» sono capaci di individuare le cellule tumorali e distruggerle, nel corpo umano sono però in quantità esigua per agire efficacemente. Così il gruppo di scienziati di Bethesda, coordinati dal dottor Steven Rosenberg, hanno pensato di sfruttare l'ingegneria genetica per introdurre nell'organismo dei malati un numero maggiore dei suddetti linfociti.
Cos'è successo?
La terapia ha purtroppo (umanamente) avuto efficacia solo per due pazienti, uno dei quali è Mark Origer. I risultati non sono certo strabilianti ma scientificamente possono essere considerati confortanti per il futuro, in quanto significa che questo tipo di trattamento può essere efficace, e com'è noto, una speranza offerta ai malati terminali aggrappati alla vita con le unghie è tutt'altro che superflua.

Nessun commento: