25 febbraio 2007

Quantum Computing

Nel computer classico, quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi, le informazioni vengono immagazzinate attraverso il bit, l'unità base dell'informazione.
Il bit descrive un sistema binario, cioè 0 o 1, falso o vero, spento o acceso, no o sì. Gli stati dunque cui può dare vita il bit sono due.

Oggi però l'evoluzione e il progresso stanno ormai tracciando il percorso per il superamento del bit e l'approdo al Quantum Bit. Tutto ciò è dovuto alla continua rincorsa della tecnologia verso componenti e unità di elaborazione-memoria sempre più piccole, infinitamente piccole, avendo a che fare inevitabilmente con il campo della Meccanica Quantistica, fino ad ora distante dall'informatica tradizionale.
Il Qu-bit dunque è lo stadio successivo del bit, nel senso che se in quest'ultimo gli stadi possibili erano due, nel primo è praticabile anche un'altra opzione, cioè un terzo stato, inteso come sovrapposizione degli altri due stati. Ma quale sarebbe il vantaggio?

Non volendo entrare nel merito della questione (anche perché forse non ne sarei capace), si può sottolineare che in un registro classico, codificato attraverso il bit, ogni numero può essere visto solo singolarmente e su di esso si agisce solo singolarmente; se ciò non dà effettivamente molti problemi nelle operazioni semplici, il rendimento diminuisce nel caso in cui le operazioni diventano più complesse e siano presenti diversi passaggi logici.
In questo caso il Qu-bit manifesterebbe la sua importanza, potendo esso infatti contare sulla terza possibilità di cui ho accennato precedentemente, permettendo quindi al calcolatore quantistico che elabora un registro in cui sono presenti sovrapposizioni di numeri differenti di effettuare tutte le operazioni che riguardano quei numeri in contemporanea, in termini di efficienza dell'elaborazione non è dunque poca cosa, c'è un risparmio di tempo e di memoria tutt'altro che trascurabile.

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