13 febbraio 2007

San Valentino. Sleepwalk: regalo del giorno prima.

Il mio cervello si sta spappolando sotto il peso della materia bianca, bevo molto perché ho sete, vieni che ti porto con me verso non so cosa, ma Buona Traversata, figlio mio, qualunque sia la destinazione, qualunque sia il colore, qualunque sia se c'è un po' più di amore pratico e meno formale.

Ultimamente non riesco ad ascoltare quasi tutte le persone, sento solo mormorii, brusii, vociare indistinto, di massa, noiosi, superficiali, non dò più tanto senso alle cose, alla loro fisicità, mi sembrano tutte inutili, non è nichilismo, è post-materialismo, post-consumismo, è post di sicuro, non mi amputeranno la mente dalle mie più libere interpretazioni, tuttalpiù mi convinceranno a prostituirmi per la mia ossessione di gloria. La paura è una malattia, è proprio vero, e allora tu, vecchio stronzo figlio di puttana e puttaniere di un informatore di professione, non diverso da me forse, inquadrato e troppo levigato per essere verosimile, salterai in aria con me? Sotto i colpi del terrorismo? O morirai più semplicemente di vecchiaia o di cancro?

In fondo di te non me frega nulla, se non per qualche momento in cui la mia ira sembra cavalcare le onde di nausea e disgusto; ma non userò violenza, li vedo tutti quei coglioni fuori e dentro gli stadi, vuoti come la violenza che esprimono, non quella epica e mitica degli eroi del passato, non una violenza per, ma una violenza contro, una violenza per la violenza, l'unica che mi sono sempre concesso io è quella verbale, a tratti, o contro me stesso, e c'è una finestra nella mia anima dalla quale mi posso sporgere per osservare le cose, dalla quale oggi mi sporgo per vomitare. La festa degli innamorati è San Valentino, odiatevi tutti gli altri giorni e godetevi così la vita, io penserò al resto, cioè alla Vita Nuova.

Cammino lento sotto il sole in mezzo all'asfalto bollente, ricordo che una volta qui c'era un campo di grano, con i miei amici prendevamo le pannocchie, non avevano nulla di speciale al di fuori del sapore degli ultimi giorni delle vacanze estive, più preziosi che dolci, era difficile credere a fine agosto che erano ormai passati più di due mesi e mezzo dall'ultimo agognato giorno di scuola, tutto passa così in fretta. Ricordo che un giorno, mi pare sempre verso la fine di Agosto, per inseguire un piccolo gatto che doveva essersi perso visto che non sembrava affatto randagio mi ritrovai in mezzo a questa distesa di grano ormai pronta per essere tagliata, non era grande il campo eppure quando mi accorsi di essermi spinto così in là venni stretto dall'ansia, è incredibile quanta strada possa fare una persona spinta dalla curiosità e dalla speranza di ottenere qualcosa, era così fitto lì dentro che faticavo a vedere piccoli squarci di cielo, il gatto l'avevo perso del tutto, chissà dove si era cacciato; oltretutto stava venendo buio, erano le otto di sera, forse qualcosa di più. Riuscii comunque ad uscire dalla parte opposta, mi era sembrato essere passata un'infinità di tempo, ma almeno ce l'avevo fatta, tornare indietro da lì non sarebbe stato un problema. Credo di aver lasciato una parte di me dentro quel campo, quello è stato l'ultimo anno in cui venne coltivato il grano, fu lasciato poi incolto per qualche anno finché non venne venduto per farne un quartiere abitato tutto nuovo. Ad anni di distanza posso affermare con certezza di aver sentito suonare Sleepwalk quella sera mentre uscivo dal campo, era proprio la canzone ad avermi guidato, la riscoprii per caso guardando un film che si chiamava Cuori in Atlantide.

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