05 febbraio 2007

Un morto ogni tanto non basta

Prendo spunto da riflessioni fatte leggendo un articolo nel quale vi erano considerazioni sul mondo del calcio. Ho notato che chiunque è in grado di esprimersi a riguardo, le chiacchiere si sono accavallate, perfino chi non ha mai visto una partita di calcio ha proferito verbo conoscendo chiaramente ciò di cui ha parlato.

Allora mi chiedo “chissà perché questo argomento porta così tanta gente ad esporre la propria opinione.”

Una risposta c'è, sta nel fatto che di dubbi sull'argomento ormai non ce ne sono più, si conoscono le cause, si ha l'evidenza delle conseguenze, il fenomeno è di pubblico dominio da anni, si conoscono i mezzi per combatterlo, si ha addirittura in parte una legge adeguata, eppure dal primo morto di violenza allo stadio ad oggi non è cambiato nulla.

Il mio sogno è quello di poter andare a vedere una partita allo stadio esattamente come avviene quando vado al cinema, con l'obbiettivo di intrattenermi un po' attraverso qualcosa che mi piace (anche se a volte si vede un pessimo spettacolo), con la possibilità allo stadio di cantare, fischiare, incitare, applaudire. Da qualche parte avviene.

Dunque provocatoriamente affermo che o si risolve il problema o chi ha il potere di farlo per favore dica con grande sincerità: "Ci sono troppi interessi in gioco, delle società, degli sponsor, delle tv ecc..., purtroppo un morto ogni tanto non basterebbe per fermare il sistema e riformarlo, adeguando stadi, infrastrutture.

"Esatto," dovrebbe aggiungere, "ci vorrebbe una tragedia in stile Heysel, con tanti morti tutti insieme. Allora sì che su spinta popolare si deciderebbe di fermare anche una stagione intera il calcio."

Attendiamo gli sviluppi della vicenda.