12 marzo 2007

Dopo il multiculturalismo?

Bisogna avere paura della diversità culturale? Tra il multiculturalismo e il razzismo esistono vie intermedie?
La risposta è per entrambe le questioni no. Anzitutto la diversità culturale deriva essenzialmente da un diverso vissuto storico della popolazione-etnia e del territorio al quale si appartiene o si è appartenuto, è il caso dell'immigrazione; altre volte la diversità culturale può anche prendere forma all'interno della stessa società, di un gruppo più o meno omogeneo, per libera scelta, a volte per contrasto contro l'ideologia e il pensiero dominante; questo può accadere per definizione nelle società più democratiche, ad economia capitalista, soprattutto nei momenti di crisi, quando cioè si creano distanze molto rilevanti tra ricchi e poveri e il modello con il quale si bombarda l'intera popolazione è solo quello del ricco e bello, cosicché anche la povertà percepita da chi non sta malissimo ma non ha molti soldi è molto più accentuata.
La maggioranza tradizionalista entra in crisi se il modello e i valori su cui si erge non sono coerenti e in linea con i comportamenti quotidiani delle singole persone.
La società occidentale con il suo carico di consumismo porta con sé il seme della distruzione di ogni tradizione, nel senso classico del termine, cioè ogni fenomeno può diventare potenzialmente moda, con il tempo tradizione, solo che quella tradizione sarà vista e riproposta non tanto dal punto di vista dei valori fondanti ma bensì come una moda retrò ancora di moda (es. Tornano di moda i pantaloni a zampa), l'importanza sembra risiedere nell'oggetto e non nel soggetto.
Le discussioni si complicano molto e non giungono ad alcuna conclusione se nessuno ha il coraggio di discutere i motivi per i quali un sistema e una cultura possono essere resi instabili, se non si prova a risalire alle cause, e se l'atteggiamento si riduce semplicisticamente nell'affermare che chi crede nel multiculturalismo non è altro che un relativista o peggio ancora un nichilista che ha perso i legami con il suo passato.
Il progresso dell'umanità affiancato dalla globalizzazione sta portandoci verso un multiculturalismo selvaggio in virtù di un moto che appare ineluttabile, motivo per il quale bisogna agire con grande razionalità, cercando l'integrazione e soprattutto la partecipazione di ogni differenza nella sintesi politica, senza dimenticare che è impensabile concentrare la popolazione umana in pochissime aree e che dunque bisogna cercare di indirizzare i paesi da cui provengono gli immigrati verso la soluzione dei problemi interni (questa appare l'utopia dell'umanità).
L'obbiettivo è quindi superare il multiculturalismo per approdare ad una omologazione globale?
Il rischio può effettivamente esserci, andare oltre in questo ragionamento significa sfociare in qualche costruzione mentale prospettica di cui al momento non ho voglia di tracciare il punto di fuga.

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