15 marzo 2007

Gli scheletri sorridono

Come si fa a vivere ossessionati dal voler lasciare un qualcosa per cui qualcun altro possa trovare ragione per vivere o per godere qualche momento di pace o di felicità? Perché? Qual'è il segreto? Mi sembra di vedere un eroe epico in mezzo alla polvere, con la sua armatura dorata sotto l'ultimo sole primaverile di mezzodì, pronto a combattere fino alla morte, per la gloria, per gli dei, in questo caso l'avversario però non si presenta, e allora che senso ha star lì come un coglione a sudare sotto il sole con un'armatura che se pure luccica e splende abbagliante è altrettanto pesante e ciò che contiene non è altro che un uomo che aspetta come un fesso il suo avversario, ma non arriverà mai.
Quanta stupidità in quel mozzicone di sigaretta ancora acceso nel portacenere, e quelle unghie ingiallite come le vecchie foto di un matrimonio degli anni sessanta, i denti ancora più gialli, la polvere del deserto, l'alito è l'odore di un acquitrino putrido, il sorriso dello scheletro di una bambina morta e mai seppellita, sorride, sembra dire “ti aspetto a braccia aperte nel buco nero della vita,” è stata abbandonata in mezzo a una foresta, non è riuscita ad uscirne, è lì, con il cranio piegato su una spalla, senza carne, appoggiata con la schiena ad un albero.
Ci sarebbe bisogno di un goccio di catarsi, signor barista, lei che ne sente di cotte e di crude, mi può offrire un goccio di catarsi, ho finito gli spiccioli per comprare l'eternità, per lavare l'anima dalle cattive impressioni, quelle che provo osservando il pianeta, un piccolo pallone da calcio colpito a casaccio, Dio è proprio un pessimo giocatore di calcio, e il condomine di fronte sembra molto più interessato ad interagire con l'uomo, Satana sa fottere, Dio preferisce farci fottere, non ce ne accorgiamo, crediamo così di essere noi a fottere, e il libero arbitrio? Il destino è scritto nell'anima.
Tutto ciò che facciamo non è altro che estendere nel mondo reale quello che siamo.
Sto sparando proprio tante stronzate signor barista, ha guardato mai attraverso il corpo della sua cara mogliettina? Cos'ha visto? Cosa? Le dico io cosa ha visto, le tette, il culo, al resto ci è arrivato sicuramente da solo, almeno spero visto il tempo che passa in questo barrettino. Le dico io un motivo serio per cui vivere: scopare, scopare, scopare e dimenticarsi di morire.
Al bancone si materializza la bambina, la vedo, si è girata verso di me: “i mostri, i mostri, ti verranno a prendere comunque, non avrai scuse e come me non avrai l'agio di una bara, tutt'al più ti seppelliranno in un cassonetto dell'immondizia.” Una risata terrificante. “In fondo è quello che ti meriti.”

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