26 aprile 2007

L'uomo è. Stop alle etichette e alle gabbie.

Apprezzo Cristo, gli insegnamenti di Buddha, la relatività del tempo di Einstein che null'altro suggerisce che il nostro tempo è finto e superficiale, il corpo è un alloggio temporaneo e fragile per la nostra anima che invece ha una propria essenza a prescindere dalla vita materiale e fisica, dai pensieri, dal vociare indiscriminato che l'attraversa, e dal tempo precario che viviamo.
Il mio passato in questa prospettiva non ha più senso, nemmeno il mio futuro, io sono, ognuno di noi è, stop, per questo se ricevo dei complimenti mi fanno piacere ma per me si chiudono nel momento in cui vengono pronunciati, mentre un suggerimento può servirmi.
Se parto per la guerra e il mio comandante mi dice "Sei uno dei migliori soldati che abbiamo, fatti onore!" mi fa piacere ma a posteriori mi sarà servito sicuramente di più il capitano che mi avrà detto "Ultimamente sei distratto, che cavolo ti passa per la mente! Non siamo qui a giocare! Stai attento, ricordati che i nemici si nascondono ovunque, a volte escono alle tue spalle dai tombini sparando," nonostante la forma che farebbe venire voglia di mandare a cagare chi l'ha espressa, soprattutto se si è in un brutto momento personale, quello sì che mi sarà servito dopo che furtivamente mi sarò avvicinato ad un tombino rendendomi conto che proprio li dentro ci sono dei soldati nemici, riuscendomi a salvare di conseguenza.
Anche un giudizio di per sé è come un complimento, cioè lo considero solo momentaneo, in quanto etichettare ed etichettarsi è il male della nostra società, dell'uomo che vuole definire tutto, lasciamo farlo agli altri va, giudichino pure, io non li giudicherò, come non giudico voi, la gente che mi sta intorno, ecc...ciò che cerco di capire sono i comportamenti, se sono giusti o sbagliati e cosa avrei fatto io in una certa situazione, cosa avrebbe fatto un altro nella mia situazione mi interessa già di meno, infatti spesso ci si accorge che lo si sta utilizzando per rendersi colpevoli, inadatti e di conseguenza colpevolizzarsi inutilmente, ho smesso di invidiare perfino gli dei!
Eppoi ce ne sta di roba nel cervello, forse troppa, e anche quando sembra non stia assimilando ciò che vede, sente e legge in realtà raccoglie e aggrega più di quanto si creda e si sia consapevoli.
Usarlo per mantenere e far affiorare alla coscienza solo le parti peggiori non è l'atteggiamento giusto, o perlomeno utile, in quanto blocca tutti i processi mentali, riducendo la vita ad una dimostrazione della propria negatività ed anormalità, la prigione è sempre quella delle etichette e delle definizioni, ma ogni definizione dipende dal presente: salva una persona e sei un eroe, ti salvi per un buchetto di culo da un incidente in cui muoiono tutti i tuoi amici e sei miracolato, in realtà l'unica certezza è che tu sei ancora qui e basta, e non è colpa tua se sei l'unico sopravvissuto, per questo non sei miracolato, è capitato e basta.

Nessun commento: