25 gennaio 2009

Canterò per te

La canzone numero 6 di Rec in Rum è Canterò per te, il cui testo è peraltro una poesia già presente nel libro La decadenza splendida. Un giovane racconta il suo stato di crisi esistenziale, richiamando alla mente del lettore il celebre discorso tenuto da Mark Renton in Trainspotting.

Lunedì mattina, scuola, prima ora, sonno e tutto il peso della settimana davanti, un macigno sullo stomaco.
Dalla finestra si vede un palazzo residenziale, saranno almeno una decina di piani, quanto dovrebbe essere bello librarsi dalla sua vetta per poi impattare a terra, fracassarsi la testa, tra il panico e le urla delle gente che accorre per godersi lo spettacolo.
Chiamate una troupe di Studio Aperto ad intervistarli, quanto mi piacerebbe farli diventare piccole star del piccolo schermo: “sembrava un bravo ragazzo”, “scherzava molto”, “ultimamente parlava poco”, “era molto intelligente e sempre pronto ad aiutare i compagni”, “lei cosa ne pensa di chi si suicida?”.
Sono le fotomodelle, i bei culi, le belle macchine, la bella vita, la belle epoque, le corporation che mi stanno uccidendo, Rimbaud, Pasolini e i salici piangenti; ho smesso di guardare la televisione, gioco con la solitudine, sono vestito retrò e la mia maschera è perfetta anche se non so più di cosa parlare con i miei amici.
Lassù nel cielo risplende un dolore che sa di estremo sapore e quando un giorno mi dirai è stato bello lo stesso io canterò per te, lassù nel cielo.
Svita e avvita la vita, in tondo giro e sbando come fata sfilata di seta sfinita, loro tutti d'oro tutti in coro bravi belli e senza calli, io stanco del banco ormai bianco invecchiato da bivacco disfatto.
Mi sento vecchio a 16 anni e i miei compagni di classe mi sembra che vivano in un mondo diverso dal mio, come se io li stessi guardando recitare inconsapevolmente in una sitcom, un film romantico o una commedia tragicomica, ma ogni dramma è circoscritto nelle sceneggiature, pubblicità prima e pubblicità dopo, del resto The show must go on, ma io non voglio che vada avanti così, loro non piangono per il non-senso, fottetevi Nietzsche e Schopenhauer, meglio essere pazzo per conto proprio che savio per conto altrui, ho smesso di studiare, leggo fumetti.
Nessuno ha capito che Gesù non era un conservatore e che la Chiesa non ha nulla a che fare con Gesù, io ci credo in una forza più grande di noi, ma preferisco non nominarla, è così che è finita, la mia rivoluzione a colpi di bottiglie di Rum consumate il pomeriggio su una poltrona giù in cantina.
Così di vuoto nausea suole fluttuare l'infausto fusto offerta fiasco, sull'etichetta l'eclettica libertà diluita all'assuefazione in nomine modernità.
Prima di morire voglio scopare, mi hanno consigliato di suonare al campanello di uno stabile molto rinomato, se ti fai filmare non paghi neanche, fantastico, smettiamola di fare l'amore e la guerra strada per strada, portiamo la guerra e l'amore nelle case e lì facciamocela restare.
Metto una videocassetta anni 90', proprio come pensavo.

“Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxi televisore del cazzo, scegliete lavatrice, macchine, lettori cd e apriscatole elettrici.
Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici, scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina, scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre v'ingozzate di schifezze da mangiare.
Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi.
Scegliete un futuro, scegliete la vita.
Ma perché dovrei fare una cosa cosi?”

Mi sto disarticolando, il mio Io è in decomposizione, caro Mark Renton, qui la terra dello sballo è distante, non ci sono colonne sonore martellanti, si sente solo il rumore del treno di campagna che nessuno prende più per spostarsi, rimane un piacevole intrattenimento per i bambini quando lo vedono passare su quei tristi e usurati binari, ormai bambini sempre più soli, sempre più figli unici; gli africani sì che sanno fare l'amore, per questo gli abbiamo donato l'Aids.
Il treno fa ciuf ciuf, è così che si acciuffano i soldi dei contribuenti, quello che si vede di tanto in tanto qui non è il treno dei desideri, anche quello fagocitato dalla TV, ma è il treno grassottello e trasandato dello stato che ti paga per muoverti, non importa se il tuo movimento serve a qualcosa, l'importante è muoversi, di Pil si tratta; ma se le cose stanno così io non sono altro che un pelo superfluo, profondamente superfluo.
Il mio orologio sovietico cesserà di battere sul retro di un centro benessere, a scoccare gli ultimi pensieri, in fondo sono stato bello anche io: lassù nel cielo risplende un dolore che sa di estremo sapore e quando un giorno mi dirai è stato bello lo stesso io canterò per te, lassù nel cielo.
Anzi no. Io ricomincio da capo.

Di seguito il video del discorso di Trainspotting.



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