05 maggio 2009

Il labirinto di Adranos, premiazioni Incipit da Favola

Incipit da Favola è il concorso indetto dal sito Internet di Kataweb ilmiolibro.it, i risultati dovrebbero conoscersi a breve. Si trattava semplicemente di costruire una storia partendo dall'incipit di un racconto di Paola Mastrocola. Vi propongo qui la mia creazione realizzata per l'occasione. S'intitola "Il labirinto di Adranos". Le prime righe tra virgolette sono l'incipit.

Il labirinto di Adranos


"Siccome avevo preso un altro brutto voto, mio padre mi disse:
- Va bene, allora oggi verrai con me a lavorare. Così vedrai come si fatica!
Mio padre faceva il giardiniere, e andava in giro per i giardini altrui. Andava a potar piante, rastrellare foglie e tagliare erba col suo potente tagliaerba.
Quel giorno doveva occuparsi niente meno del giardino dei terribili Lorchitruci.
I Lorchitruci erano la famiglia più ricca e potente della collina. A me facevano paura due cose di loro: il nome, perché mi veniva da pensare a degli orchi molto truci; e il giardino, appunto, perché era chiuso da una muraglia gigantesca dietro la quale chissà che cosa mai si nascondeva.”

Erano le otto di mattina di una limpida giornata di maggio, salimmo sul vecchio Fiorino di mio padre alla volta della collina del male. Così la chiamavano sottobanco e sussurrando tutti coloro che vivevano ai suoi piedi. Si raccontavano tantissime storie su una buona parte delle ville che la costellavano, molte delle quali sembravano uscire dalle mani di qualche scrittore popolare di horror, alcuni dicevano che anche De Sade avesse vissuto lì per qualche tempo durante la sua permanenza in Italia.
Mi rivolsi a mio padre e per farmi coraggio urlai: “Lorchitruci stiamo arrivando!”
“Ma cosa gridi a prima mattina! Ti rimetto in riga io! Vedrai che oggi sgobberai così tanto che studiare ti sembrerà il passatempo perfetto.” Ovviamente io non potevo dire che già pensavo con nostalgia ai libri, a Paolo e Francesca e al Teorema di Gauss.
Arrivammo alla villa, due strane creature in gesso ai lati del cancello mi osservavano con sospetto, un brivido. Intanto immaginavo che al di là della barricata il sole non potesse arrivare, ma mi sbagliavo, infatti non appena si aprì il cancello simil carcere i riflessi della luce giungevano ai miei occhi da tutte le parti: un parco naturale con lago artificiale e piscina, solo in lontananza la casa, un misto tra stile colonico e barocco. Lorchitruci solo uno di noi sopravviverà!
"Poterai il labirinto, le parti alte che non sono riuscito a pareggiare al resto della siepe."
"Il labirinto?"
"Sì, il labirinto, ma non preoccuparti, non ti perderai, ha una sua logica, basta andare sempre a destra. Prendi la scala, la motosega e il sacchetto con il pranzo, io vado a potare gli alberi dall'altra parte della villa, ci rivediamo stasera alle sei."
"Addirittura?"
"Sì tanto quello che devi fare non è molto, più che altro dovrai spostarti spesso, si tratta di rifiniture. Ricordati, segui sempre la destra e arriverai al centro del labirinto. Al lavoro sfaticato e alle sei puntuale di fronte al cancello principale!"
"I Lorchitruci dove sono?"
"Sono andati in città, c'è solo il custode."

Guardai mio padre allontanarsi, subito dopo mi diressi all'imbocco del labirinto, era formato da una siepe molto alta e larga ed in effetti non ero tutto perfetto, alcune parti sporgevano. Mi tirai su le maniche, indossai i guanti, piazzai la scala, accesi la motosega ed iniziai a tagliare qua e là. Il caldo si faceva sempre più pressante, tra spostamenti e sali-scendi proseguii tenendo la destra.
Lo stomaco brontolava, possibile? L'orologio segnava già mezzogiorno e quaranta. Accidenti! Ecco perché ho così tanta fame! Mi sedetti su un gradino della scala e mangiai il mio panino con prosciutto cotto e formaggio. Non sapevo ancora se sarei riuscito ad arrivare al centro del labirinto, ma la cosa più importante è che ancora non era successo nulla di spaventoso.
Cercai il cellulare nelle tasche, non c'era, l'avevo dimenticato in macchina, scovai però il pacchetto di sigarette di un mio amico che mi aveva chiesto di tenerglielo e poi non si era ricordato di farsele ridare. A quel punto, sebbene non fossi mai stato un fumatore, pensai che una bella sigaretta sarebbe stato un buon epilogo per il pranzo, ne accesi una, tossii subito, ma dopo qualche boccata mi abituai, anche se non aspiravo il fumo, bruciata ormai fino al filtro la buttai a terra. E' ora di riprendere a lavorare!
Per diversi metri di siepe non dovetti intervenire, svoltai ancora una volta a destra e posai nuovamente la scala a terra, salii, riaccesi la motosega e puntai, incontrai qualche difficoltà, la velocità della lama ogni tanto diminuiva perdendo efficacia. Ad un certo punto per tagliare la parte più alta della siepe mi sbilanciai troppo e finii per cadere al suo interno, mi parve di vedere sul terreno due teschi, due teschi di uomini?! Lo sapevo! Allora è vero quello che si dice sui Lorchitruci! La motosega cadde dietro di me e continuando a funzionare finì per segare una gamba della scala, impattai la testa contro un ramo e svenii.

Mi risvegliai alle nove e mezza di sera, mio padre era seduto di fianco al letto su cui ero steso, con voce commossa disse: "Momenti ci rimanevi secco, mi stavi facendo venire un infarto."
"Ma siamo in ospedale?"
"Sì, hai perso conoscenza mentre lavoravi, per fortuna sono arrivato in tempo. Ho raggiunto il labirinto in fretta e furia quando ho visto le fiamme levarsi dal suo interno."
"Le fiamme?"
"Sì, non si sa in che modo, ma si è scatenato un incendio che fortunatamente non si è esteso al resto della collina grazie alle mura della villa che ne hanno bloccato l'espansione."
I vecchi lo dicevano sempre: ciò che accade nella proprietà dei Lorchitruci non esce dalla proprietà dei Lorchitruci.
Rimasi in silenzio...la sigaretta poteva essere stata la causa? Non era mio interesse verificarlo o confessarlo.
Mio padre riprese il racconto: "Allora sono entrato nel labirinto correndo all'impazzata per trovarti, stava andando tutto a fuoco, ho trovato la scala rovesciata e la motosega per terra, ho visto la tua gamba uscire fuori dalla siepe, così ti ho preso e portato fuori. Ora eccoti qua."
Quasi senza ascoltare la storia che mi riguardava dopo un attimo di esitazione replicai: "Sai papà, ho visto una cosa dentro quel labirinto."
"Non ti sforzare ora, mi dirai domani" e facendomi cenno di girare la testa "ora ti devo presentare qualcuno."
Volsi lo sguardo verso l'altra parte della stanza, mi accorsi che c'era un'altra persona in piedi vicino alla finestra.
"Mi sono dimenticato di presentarti il conte Canio dei Lorchitruci, è venuto subito a trovarti dopo aver saputo che ti eri fatto male. Visto com'è stato gentile?"
"Sì, gentilissimo" dissi con un filo di voce, il terrore fece ritorno, mi sentii mancare: papà, forse vuole solo accertarsi che non abbia scoperto qualcosa sul suo conto, pensai.
Il suo sguardo fisso penetrava tra i miei pensieri: ciò che accade nella proprietà dei Lorchitruci non esce dalla proprietà dei Lorchitruci.

Non confessai mai a nessuno quello che vidi quel giorno.



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