13 maggio 2009

Vieni con me

La settima canzone di Rec in Rum è Vieni con me, racconta di sogni e speranze, della felicità, della ricerca della felicità. Ogni persona passa parte della propria esistenza a confrontarsi con i propri sogni di gloria, di gratificazione personale.

La prima volta che ho fatto l'amore è stato a 18 anni, su una cabrio, quella di mia madre, che il papà le aveva regalato per sentirsi un po' femminista, peccato solo si trattasse di una punto e non di una porsche. Non era in fondo male, dopotutto d'estate si potevano guardare le stelle comodamente seduti sul sedile, bastava fermarsi nel buio della campagna, a patto di aver fatto un tuffo prima in qualche liquido anti-zanzare.
Quello che avvenne una calda sera d'estate con G. non fu niente di speciale, ma sul momento lo sembrava, io l'amavo, lei diceva di amarmi, non avevo dubbi sulla sua sincerità, e allora dopo averci pensato su qualche notte decidemmo che fosse il momento buono.
Passai da casa sua alle dieci, dopo una breve tappa in piazza a scambiare due chiacchiere con gli amici. Alle undici la luna piena contemplava i nostri corpi nudi e incollati in una carraia poco fuori dal paese, durai un'ora, sarà stata la tensione o non so che, ma ad oggi non sono ancora riuscito a battere quel record.
Quella notte parlammo poi del nostro futuro, dei progetti, con quella sensazione di serenità e quiete che pervadeva i nostri corpi dopo aver raggiunto la massima intimità possibile ed io ancora ripenso a quelle frasi piene di speranza, di sincerità, ma anche oggi arrivo in ritardo, “sono anni che ti aspetto,” non importa, se ci credi tu io non ho da temere, ho conservato un sacco di girasoli e sapori nella credenza dei miei pensieri, passeggiano baci, umori, amori e scalpitano unioni, voglio prenderti tutta e ballare, voglio solo ballare e cantare con te.
Non sono ancora cresciuto, non ho ancora fatto il salto di qualità, la gente vuole vedermi crescere ma non mi lascia crescere.
Stasera non ci sono per qualcuno, solo per chi vuol fare casino con me che ho gridato ci sono anche io, saltiamo sulle nostre Punto Cabrio e fingiamo che tutto sia perfetto, libertà è solo per chi la cerca e non per chi ce l'ha.
Mi chiedi dove sono i miei soldi, li ho investiti in difficili guadagni, che a credere nei sogni a volte poi non mangi, e ti guardi allo specchio e vedi qualcuno Nettuno ma chi è? Quel suono distorto e semplice proviene da noi, che vogliamo solo ballare, vogliamo solo cantare.
Mi maledirai sul fondo dell'oceano, mi esalterai nel cielo e nell'etereo, ma qualunque cosa farai io tornerò a guardare le stelle sulla mia punto cabrio, a sperare, ad immaginarmi il mondo e il modo migliore per esprimermi. Tu che fai? Vieni con me?

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