06 febbraio 2010

Bombardami, sono già morto

casa distrutta da una bomba
Non c'è bisogno di morire per sentire il sapore gelido della morte, quando l'hai vista con gli occhi, negli occhi, ti ha accarezzato, si è portata via la tua famiglia, ti ha tolto il respiro per poi riempirlo di lacrime, infine di vuoto, tante domande: “Che senso ha andare avanti? Condividere il mio dolore? E con chi?”

Anna aveva sette anni, l'altro ieri mi ha disegnato con un cane, quello che voleva le regalassi. Io voglio andarmene, voglio andarmene dalla sofferenza, mi guardo intorno, è tutto crollato.
Voglio andarmene, o tornare a casa, dov'è la mia casa? Non c'è più, cammino per le campagne, sono vivo, sono vivo, perché? Sento il profumo di Giorgia, lo sento tra i campi.
La speranza è qualcosa che rinasce dopo ogni disfatta, basta essere pronti ad accoglierla, mio fratello mi sussurra: “Dobbiamo andare avanti, lo dobbiamo fare, siamo soli.”
E allora come sempre andiamo avanti a colpi di peccato, di bombe, di ossa rotte, di prostitute, di eroi sconosciuti, di poesie imparate a memoria e mai capite, di recite senza protagonisti e ricche di comparse, andiamo avanti con la coscienza dell'incoscienza, perché funziona solo chiudendo gli occhi e tappandosi le orecchie. Voglio andarmene dalla sofferenza, non chiedo molto.
Mio fratello continua: “Dobbiamo andare avanti, ci sono storie da raccontare, tutte le vite dovrebbero essere raccontate. Stanotte dormiremo in giardino, sotto le stelle cadenti e le bombe intelligenti.”

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