02 novembre 2005

I racconti della notte: "Il pianoforte" 1

“O notte eterna, o dolce notte, e sempre interminabile notte d'amore; morte d'amore, notte d'amore! Quando tu ci avvolgerai e ci sorriderai, finalmente noi saremo liberi da ogni angoscia.”

Una melodia proveniva dalla soffitta, mi aveva svegliato ancora una volta. Erano ormai 2 mesi che alle due e un quarto di ogni notte il mio sonno era ridestato da quella musica.
Chi o che cosa suonava il mio vecchio pianoforte? Forse era tutto nella mia testa, forse stavo impazzendo, le allucinazioni uditive non erano che una delle manifestazioni della schizofrenia.
Perché sempre alla stessa ora? Qualcuno mi avrebbe consigliato con un ironico eufemismo di andare a farmi vedere da uno “specialista”; mi convincevo che quello che giungeva alle mie orecchie era solo frutto d'immaginazione, eppure era così reale.
Perché sempre la stessa canzone? Erano così pure quelle note, quello che udivo non era invenzione, ne ero sicuro. Mi sembrava di conoscere quella melodia, sì, doveva essere sicuramente un'opera di musica classica, per questo motivo era ormai un mese che avevo ripreso ad ascoltare i grandi compositori della storia ma ancora non avevo trovato nulla che somigliasse ad essa; sapevo comunque di essere vicino alla rivelazione, dopotutto nel campo della musica ero sempre stato ferrato anche se non avevo voluto fare quel salto di qualità che mi avrebbe portato a diventare musicista di professione, probabilmente non ne avrei avuto neanche le qualità, gli amici, la famiglia, mi dicevano che ero incredibile ma si sa, all'interno della propria nicchia è facile essere unici, è poi sconfinare in nuovi spazi, nuove realtà, che rende un uomo al di sopra della media, io l'avevo capito e accettato, non avevo rimpianti; poi come si dice, ad ognuno il suo, c'erano altri molto più bravi di me; quello che avevo avuto al di fuori della musica era ciò che avevo sempre desiderato, tranquillità, i soldi, una villetta, una bella macchina e qualche legame affettivo degno di nota che riempisse ogni tanto i miei silenzi. Qualcuno mi aveva bollato come un codardo, una persona che non aveva avuto il coraggio di prendere dei rischi, ma del resto bisogna anche osservare da dove viene la predica, la gente insoddisfatta vorrebbe che anche gli altri fossero insoddisfatti ma purtroppo non era il mio caso.
Che opera era? Forse non era per pianoforte, è per questo che non riuscivo a riconoscerla, esattamente, doveva essere per quel motivo. Non andavo più in soffitta come le prime volte, non era quella la curiosità che dovevo mettere a frutto, ogni volta che stavo per tirare giù la piccola scala attraverso l'apertura che portava alla soffitta la musica sfumava nel silenzio. Così mi ero abituato ad ascoltare, steso sul mio letto, riflettendo fino a quando non sentivo più nulla, dopodiché puntualmente mi riaddormentavo. Fosse capitato solo in qualche occasione tutti mi avrebbero detto che era soltanto un sogno ricorrente e che non potevo essere stato sveglio anche se tutto mi sembrava vero. Ma questo accadeva tutte le notti ed io non ero pazzo come mi avrebbero definito in molti.
Quel pianoforte iniziava a suonare, ogni ventiquattro ore, alle due e un quarto.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

fico......
però ho assoluta necessità di sapere che brano suona quel pianoforte...

Nico Guzzi ha detto...

un po' di attesa non fa mai male..

Anonimo ha detto...

ritengo di aver atteso a sufficienza......
quindi????????

Nico Guzzi ha detto...

...........

Anonimo ha detto...

ora lo so....
ahahahahahahahahahahahahahahah
sono in possesso di informazioni riservate....
ahahahahahahahahah
sono potente.....

Cesare Rensenbrink ha detto...

a quando la seconda parte???

Nico Guzzi ha detto...

con calma...arriverà, ma c'è sempre bisogno di un po'di tempo