12 novembre 2005

Le rivolte di Ha-Satan

La paura di morire c'era, eppure c'era anche la voglia di morire, di non far scoprire agli occhi della donna che amava quello che in realtà lui era; non voleva più mettersi in gioco, non voleva più deludere nessuno, un sentimento costante di inadeguatezza accompagnava i suoi giorni; lo sguardo sempre più assente ogni nuova mattina, di fronte la stessa tazza di caffè latte, non inzuppava più i biscotti che tanto gli piacevano, non li mangiava neppure, rimanevano lì, sul tavolo, abbandonati, a volte si bagnavano con le sue lacrime che scendevano improvvise, la televisione l'accendeva ma spesso toglieva l'audio, guardava le immagini con distacco e in realtà non vedeva nulla, guerra, bombe, film porno, i classici, erano solo immagini, nient'altro. Un vuoto soffocante stava corrodendo la sua anima lentamente, le emozioni che sentiva gli facevano provare vergogna di fronte alla gente, ma soprattutto a lei, la donna che credeva profondamente in lui e che forse ci avrebbe creduto tutta la vita perché entrambi si amavano, ma tutto questo non bastava. Le strade si erano chiuse una dopo l'altra, quali alternative? Quali sogni avrebbero alimentato la sua esistenza? Non accettava essere quello che era sempre stato fino ad allora e per questo da un lato odiava anche la sua donna che apprezzava l'uomo che aveva conosciuto e che era rimasto tale; ma non aveva voluto essere così, lo era diventato per forza di cose, la realtà esterna non somigliava neppure lontanamente a quello che lui avrebbe voluto che fosse. Vivere in quel modo gli appariva una farsa, una recita neanche tanto ben recitata, soprattutto negli ultimi tempi quando i giudizi su stesso e sulla sua vita tendevano alla negatività più profonda e nera. Non riusciva ad accettare se stesso per ciò che rappresentava. Tic, tac, tic, tac. L'orologio sulla televisione se ne stava quasi divertito a fissarlo e a tormentarlo. Tic, tac, tic, tac. Non sarebbe durato ancora molto in quella condizione. Tic, tac, tic , tac. Ma lo spettacolo sarebbe iniziato, non esattamente come aveva pensato e sperato, ma quella che ancora non gli appariva come alternativa stava lemme lemme scatenandosi dentro la sua mente, come il male migliore che gli sarebbe potuto capitare, come la sua ancora di salvezza. Da Jackson a King “Ogni svolta porta dritta in un vicolo buio.” Una canzone di chiesa balenava tra i suoi pensieri, la canticchiava distratto quasi venisse fuori dalla sua bocca senza il suo permesso, il motivo era quello ma le parole cambiavano, “Odiatevi l'un l'altro come io ho odiato voi,” con un filo sottile di voce la ripeteva spesso, se ne accorgeva solo dopo che ciò avveniva, come se perdesse momentaneamente il controllo di sé. Lo spettacolo sarebbe cominciato qualche giorno dopo, il giorno del signore, una domenica.

Nessun commento: