13 gennaio 2006

Un Majakovskij morto di rivoluzione

Del resto lo sapevo, in fondo quella penna sarebbe servita a costruire un mondo fatto di fantasia, sogni, gioie e amori, in fondo a questo serviva quella vecchia Bic ricaricabile ed il ritorno alla realtà sarebbe sembrato meno amaro, meno comunista, meno fascista, meno sessantottino-degenerativo, meno rivoluzionario, meno violento, meno conservatore, meno massonico, meno cattolico, meno islamico, addirittura meno qualunquista, ciò che avrebbe ucciso la mia anima sarebbe stata l'ordinarietà, anche se forse l'appiattimento dei sensi, delle sensazioni, della sera senza tramonto e dell'alba senza luce è solo una questione di allenamento, con il passare degli anni, come si dice, ci si fa il callo, forse la mia voce non è mai troppo potente, mai troppo adatta al vaffanculo, mi suggerisce De André, è nel silenzio che a volte vorrei si esplicasse la mia miglior forma di espressione, di comunicazione, del mio patologico bisogno di comunicare, mi piacerebbe riassaggiare ancora una volta l'eleganza della discrezione, significherebbe avere la possibilità di non cedere al clamore, all'urlo per farsi ascoltare, un po' come Celentano che sbanca gli ascolti in televisione dicendo una parola ogni dieci secondi, nei suoi momenti di massima ispirazione. L'andarsene senza far sentire troppo la propria mancanza, convinto di aver dato tutto senza aver lasciato per strada troppi rimpianti, e del resto ciò che sto scrivendo in questo momento prima di addormentarmi non è altro che un momento di flusso di coscienza, potrebbe essere un modo per depistare l'immagine di me, i fiori appassiranno e lasceranno il posto a nuove viole, nuove rose, nuovi girasoli, Valentina, il segno dei graffi delle unghie, le mie, sullo specchio del bagno che proprio ieri ho posato in cortile dove prima giocavo a palla. E qual'è il peggior sapore del dolore? Quello fisico o quello psicologico-spirituale? Io non offrirei mai l'immagine di Gesù crocifisso, quello che soffre, quello che viene immolato, su un altare luccicante tipo chiesa-cattedrale dove gli uomini pregano e dove devono provare colpa per le sofferenze subite da un uomo unico ma condannato pur sempre da alcuni uomini e non dall'umanità intera in tutto il suo divenire; preferisco ricordare e pregare il Gesù che ha vissuto e quello che è resuscitato piuttosto che quello crocifisso, mi sembra sadico e di cattivo gusto anche se di certo non posso essere io ad indicare alla Chiesa ciò che è bene e ciò che è male. Le ultime righe che ho scritto sono probabilmente delle baggianate visto che non ho riflettuto abbastanza o comunque quanto bisognerebbe per un tema così profondo quale quello trattato. Vado. La notte. Il sonno.

Nessun commento: