21 maggio 2007

Di oro le piramidi risplendono ancora

Inutile.
Oltre che inutile mi sembra deleterio proseguire in bagni di folla come in quei bagni d'infanzia quando erano tua madre o tuo padre a lavarti con cura, non si può passare l'intera esistenza alla ricerca del successo, della felicità, del corpo, in uno specchio di alcol come su un palco pieno di specchi dove l'unico pubblico che vedi sei tu stesso, milioni di te, a volte tutti sbagliati, a volte tutti immaginari, a volte irrealmente perfetti, sono lì a guardarti, a giudicarti, a frenarti, a deprimerti, ad indicarti con l'indice in maniera accusatoria, a suggerirti “Guardati, chi sei? Chi sei diventato? Cosa rimarrebbe di te se morissi in questo istante? Cosa ti sei meritato?”
Ma ciò che non vedi sei tu e le altre persone con le loro esperienze altrettanto squallide, tragiche, o sfavillanti e luminose, il solo specchio in cui puoi riconoscerti è quello che non riflette la tua immagine, combatti contro te stesso, ci provi, non ci riesci, è impossibile farlo, rincorri la tua foto, e che il tempo passa lo sai e questo ti fa ancora più male, sai anche che lo stesso mondo che ami così come il mondo che sai odiare è al di là di quegli specchi, al di fuori del bicchierino consumato nel quale ti servono vodka bianca a te come alla ventina di alcolizzati succedutisi nel bar all'angolo, tra il comune e la chiesa.
Liberazione.
Ho trovato un martello dentro di me, l'ho tirato fuori dalla mia pancia, la stessa che mi fa male, l'ho impugnato come fa un battitore di baseball prima del colpo vincente, fiducioso, uno, due, tre, quattro colpi, gli specchi franano, sfrigolano a rallentatore, coccio per coccio piovono sul pavimento, la sensazione è quella di freschezza, riesco a respirare a pieni polmoni, sono quasi libero dopo aver riposto il martello dentro di me, sono libero e consapevole della gabbia che ci lega tutti agli altri e al proprio corpo dopo aver dato anche un'occhiata dentro, mi osservo, sono proprio così, nel senso che non sono null'altro che essere, l'unica cosa su cui voglio concentrarmi è il presente, sono eterno in quanto sono, il mio corpo è diventato così un tramite per la trascendenza, sono connesso con tutta l'energia del cosmo, riesco a sentirla nelle mie vene, dalla terra sale attraverso le dita dei piedi, le caviglie, su per le gambe, la pancia, la schiena, è un brulicare di vita, poi il collo ed infine la testa, sono avvolto e intriso di energia, il mio corpo è una pista dalla quale posso decollare e staccarmi da esso, contemplo, medito e prego per un cielo color oro, una casa color oro, stanze color oro, un letto color oro, un corpo color oro.
Pace.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Deleterio eh?chi ti ha insegnato questo nuovo termine?

Nico Guzzi ha detto...

la mia insegnante di greco antico

Nico Guzzi ha detto...

puntini puntini