29 settembre 2011

Welcome home (pt.6)

Il cartello indicava Reggio Emilia. Erano le 20,29! Incredibile! Perfetto orario!
Scese dal treno.
"Stefano! Sono qui!" urlò Roberto, uno dei suoi grandi amici d'infanzia e con il quale non aveva mai perso i contatti.

"Ciao, come va Stefano? Allora conclusa l'università?"
"Sì, tutto finito! Me so fatto na curtura e a te come vanno le cose? Lavori sempre a Parma?" 
S'incamminarono verso l'uscita della stazione.
"Sì, sempre lì, sto pensando di cambiare ma non è molto semplice trovare un'alternativa in un periodo come questo."
"Mah...per come vanno oggi credo che le cose possano solo migliorare."
"Speriamo... cambiamo argomento comunque, non rattristiamoci. Parliamo di cose serie, la gnocca a Roma? Com'è l'andazzo?"
"Ma come vuoi che sia? Le donne a Roma sono di 2 tipi: le italiane con le quali bisogna sudare anche solo un'uscita perché l'uomo deve conquistare, è lui il cacciatore, e le straniere con le quali non si suda affatto grazie all'immagine del maschio latino di cui siamo provvisti per tradizione, ma con quest'ultime le storie sono destinate a finire presto, quando decidono di tornare in patria."
"Beh, scusami, dici poco! Qua esistono solo del primo tipo! Sarebbe il mio sogno, andare qua e là ad accoppiarmi come un coniglio sapendo che con nessuna dovrò intavolare una storia seria."
"Sì è interessante messa giù così. Ma fidati che oltre una certa soglia ti rompi un po' le palle."
"Ma io ti dico che le mie palle sarebbero più che mai felici in situazioni del genere."
"Se vabbè, tieni a cuccia il pitone che è meglio; e poi non sei fidanzato con Claudia?"
"No, ci siamo lasciati. Per la verità Claudia è stata la penultima. Nell'ultimo mese sono uscito praticamente tutti i giorni con Elena."
"Elena chi?"
"Ma sai la barista del Gran Mirò? Lavora lì da qualche anno."
"Ho capito! Ebbeh, mica male!"
"Ma comunque il weekend scorso abbiamo litigato e non credo che le cose si risolveranno."
"Cacchio Bobbie! Non puoi continuare così, devi mettere la testa a posto. Ti ci vuole una fidanzata con cui intraprendere un ridente viaggio verso il matrimonio, la famiglia, i bambini, la pensione ecc..."
"O ma vai a cagare!"
Si avviarono al parcheggio sotterraneo. Roberto indicò una vecchia auto che si trovava poco distante da loro.
"Quella? Hai cambiato auto? Che macchina è?".
"Una Peugeot 504, un cabriolet che hanno prodotto in pochi esemplari una quarantina di anni fa."
"Ma come cacchio ti è venuto in mente di vendere una golf per un'auto del genere che farà 1 km con 1 litro di benzina!"
 "Per quanto mi muovo io va più che bene, il cabrio è sempre il cabrio, se certe voglie non me le tiro via ora quando lo faccio. Con un cabrio d'epoca si fa una porca figura con le ragazze. E comunque la golf non l'ho venduta, la tengo per i viaggi lunghi."
"Ma pensa te, comunque è carina, molto spartana."
"Si guida anche bene nonostante l'età e la mancanza di qualsiasi comfort moderno. Motore e parti meccaniche sono state rifatte 2 anni fa per cui da quel punto di vista è nuova. L'unica cosa su cui sono intervenuto è l'impianto stereo, ho fatto mettere un Alpine con tutta l'amplificazione fatta su misura da un elettrauto, è costato più della macchina che mi è stata praticamente regalata da un amico di mio padre. E' ora di partire e tornare a casa!"
Il motore faceva un rumore assordante, l'aria aggiungeva ancora più confusione finché Roberto non inserì in CD nel lettore. A quel punto l'audio sovrastava qualsiasi suono.

I loro organi interni vibravano al tempo battuto dal mega subwoofer inserito nel bagagliaio.
"Allora Bobbie il programma dice che passiamo da casa mia, mi lavo e mi cambio, dopodiché andiamo spediti al Tundra. Ok? Mi aspetti in casa, cazzeggi un po'. Faccio presto."
"Ok, facciamo così, nessun problema, tu mi dici quello che devo fare, ed io lo faccio..."
Il Tundra era il locale sul Po' che attirava tutti i venerdì centinaia di persone. In molti tra quelli che si presentavano abitualmente se ne chiedevano i motivi, ma tutti condividevano comunque l'assioma che dove c'è gente va la gente, per cui è lì che bisogna andare.
Il nome del discopub non era nient'altro che il soprannome del proprietario del locale che era subentrato al vecchio, soprannome che gli derivava da un'evento di cui fu protagonista a 23 anni, quando completamente ubriaco tirò dritto a una curva finendo nel cortile di una casa in cui era parcheggiata una Toyota Tundra contro la quale andò a stamparsi. Non si fece nulla nè lui nè il fuoristrada parcheggiato, mentre distrusse completamente la sua macchina. Da allora non va oltre la birra media nel weekend nonostante abbia sempre gestito locali che sull'alcol ci facevano una fortuna ogni weekend.
"Scusami Roberto, chiudo un attimo gli occhi, intanto che arriviamo a casa."
"Fai pure, non ti preoccupare, spengo la radio."
Il sonno arrivò istantaneo.

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