09 ottobre 2011

Welcome home (pt.10)

"Chi vuole il caffè?" chiese la cameriera rivolgendosi alla tavolata.
"Puoi portare anche qualche amaro, ammazza-caffè?" chiese Alessandro.
Dopo cinque minuti la cameriera era già di ritorno con i primi caffé, una bottiglia di limoncino e una di Montenegro.
Roberto girandosi verso Stefano:
"Comunque serata scarica per ora, neanche uno scherzo, qualche spogliarellista o qualcosa di un po' adrenalinico. E che cavolo, non posso pensare sempre a tutto io. Qualcuno avrà organizzato qualcosa?"
"Se non lo sai tu, ma io comunque sono contento così! Dopo ci scateneremo a ballare e ad importunare donne, ricordati che mi chiamano John Travolta."
Roberto versò il limoncino in due bicchieri squadrandoli come se non sapesse quale scegliere. Senza farsi vedere da Stefano li scambiò.
"All'alpina Ste!"
Fecero tre giri di limoncino dopodiché capirono che era il momento di fermarsi e sfogare l'allegria.
"Andiamo a ballare!" urlarono le amiche in fondo al tavolo. Nessuno dei maschi si tirò indietro.
Il locale si muoveva a tempo di musica e per tutti non esisteva altro mondo al di fuori di ciò che pompavano le casse.
"Pompo nelle casse, pompo nelle casse..." cantavano in coro i ballerini moderni improvvisati del weekend.
Girandosi verso tre donne tutte tirate a lucido Alessandro commentò:
"Sento profumo di donna, finalmente si inizia a ragionare ed è solo l'inizio."
"Ragazzi, vado un attimo in bagno. State qui, mi raccomando."
Stefano si allontanò facendosi strada in mezzo alla calca di persone. Nonostante tutto l'equilibrio c'era ancora ma l'organismo iniziava a rallentare e la stanchezza si faceva sentire. Del resto si era svegliato alle sei e mezza e tra stress e bevute iniziate il pomeriggio era normale non essere al meglio della forma.
Dovette mettersi in fila prima di entrare in bagno. C'erano sei persone davanti a lui.
"Non ci sono nemmeno i bagni divisi?" chiese una ragazza.
"A quanto pare no, ma questo è sinonimo di civiltà. Finalmente la parità dei sessi" rispose Stefano.
"Io non voglio la parità. Siamo diversi, voi la fate in piedi, noi sedute!"
"Non c'è bisogno di urlare però, non siamo in mezzo alla pista, qua si sente..." fece notare Stefano esponendo un ampio sorriso e con un certo imbarazzo.
"Sì, scusami, è che la musica è altissima."
"Sì, è vero, so che non è il massimo della situazione conoscerci di fronte ad un bagno, comunque piacere. Stefano." Un cacciatore resta sempre un cacciatore.
"Io Stefania, uauh! Che fantasia! Comunque alla fine si conoscono sempre tante persone in bagno; è l'unico posto dove di solito si riesce a parlare in tranquillità."
"Veramente ti chiami Stefania?"
"Sì, sì, non è uno scherzo! Devo andare però, è il mio turno, altrimenti qui mi linciano."
Stefania entrò con un'amica e dopo qualche minuto uscì salutando Stefano e augurandogli buona serata.
Che conversazione profonda che è stata questa, pensò il cacciatore Stefano rimasto a mani vuote.
C'erano ancora quattro persone davanti.
La fila diminuiva ma la sonnolenza aumentava. Dopo aver atteso altri 5 minuti il bagno era finalmente tutto suo.
Spuntò un sorriso sulla sua bocca: farò la pipì da seduto, vedi Stefania, non tutti gli uomini sono uguali. Fuori era arrivato anche Roberto per mettersi in coda.
Dopo aver finito di espletare i propri bisogni Stefano rimase seduto un attimo per rilassarsi e combattere un po' la spossatezza. Era qualcosa di più di un momento di down, non riusciva più a tenere gli occhi aperti. Sentiva lentamente spegnersi tutto intorno a sé, le voci si affievolivano, sempre più distanti e le luci  erano ormai state inghiottite dal buio. Chiuse gli occhi e si addormentò con la schiena appoggiata alla parete. Poi più nulla.

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