20 ottobre 2011

Welcome home (pt.11)

"Ma che cacchio...mi sono addormentato, porca..."
Il bagno era illuminato dalla luce verde di emergenza.
Stefano cercò di rialzarsi ma al primo tentativo fallì rischiando di cadere e sbattere la testa contro la porta. Aveva un fortissimo mal di testa mentre il collo lanciava urla al sistema nervoso. Riprovò a mettersi in piedi ma stavolta nonostante il barcollamento mantenne l'equilibrio necessario. Guardandosi allo specchio e riconoscendo le tracce della distruzione fisica pensò a quale sfida sarebbe dovuto andare incontro quella sera per quagliare con qualche ragazza.

Si rinfrescò il volto per cercare di riprendersi. Il lavandino era sporco di una sostanza scura, indefinibile, il verde della luce non permetteva di comprendere di che colore fosse.
Torniamo a ballare...o più onestamente a muovere le membra.
Ma fuori qualcosa era cambiato. Nessuna canzone pompava nelle casse. Voci, rumore dei bicchieri che brindavano al chi batte non sbatte, sciabordio delle cannucce che succhiano il fondo del Mojito, battito secco dei tacchi delle ultime donne che si avvicinavano al Tundra: tutto annullato da un silenzio imperante.
Prima di uscire dal bagno Stefano guardò la porta e notò su di essa una manata molto grossa, più grande di qualsiasi mano che avesse mai visto. Il colore era lo stesso del liquido nel lavandino. Ma è sangue! Innorridì al pensiero. E' impossibile che non me ne sia accorto quando sono entrato.
Fu proprio a quel punto che si rese conto che gli unici rumori ambientali che era in grado di captare erano gli scricchiolii del pavimento del bagno prefabbricato. Che ore sono? Le 2 e 40? Ma quando mai a quest'ora è tutto finito.
La paura cresceva. Si fece coraggio. Lentamente aprì la porta che non era chiusa a chiave, solo accostata. Mi sarò dimenticato di chiuderla.
Esibiva la sua grande logica per tranquillizzarsi ma la paura ignorava l'emisfero di sinistra e distribuiva scariche di tensione a tutti i muscoli. Non c'è più coda per entrare, bello, fosse sempre così!
I bagni erano sul retro, lato Sud del locale, di fronte al bosco. Fece i primi passi lottando spesso per mantenere l'equilibrio. Prima di svoltare l'angolo e trovarsi di fronte una parte del bancone si voltò in direzione della vegetazione: un brivido viaggiò lungo la sua schiena fino a grattargli il cuoio capelluto. Chissà se esiste un sesto senso.
Riprese la sua strada ma la prima cosa che scorse non fu quello che si aspettava. La sua mente a quella vista non fu più in grado di reagire con la linearità tipica della ragione. L'istinto prese il sopravvento, ancor più dopo aver sentito un urlo, un barrito di elefante provenire dai pioppeti.
Non si trattava più della sua festa quanto quella di qualcun altro o qualcos'altro di cui lui sembrava solo un'altra possibile vittima.

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