06 ottobre 2011

Welcome home (pt.8)

Dopo dieci minuti Stefano era già pronto. Si presentò vestito con camicia bianca e pantaloni marroni, nulla di eccezionale insomma, look pulito. Iniziò un botta e risposta tra lui e Bobbie. 
"Grande Ste, non si direbbe che sei un nerd."
"Non si direbbe che sei un deficiente guardandoti in faccia."
"Sembri uno dei Take That. Socchiudi gli occhi e ammicca con le labbra piegando un po' la testa da un lato."
"Come? Così?"
"No, così sembri Pierino." 
"Ma sai che anche tu somigli a qualcuno...c'è l'ho sulla punta della lingua...fammi pensare...ecco! Somigli a uno stronzo!"
"Vabbè dai, non essere permaloso. Non si può fare nemmeno una battuta. Andiamo che è meglio. Ci facciamo un aperitivo visto che ti vedo un po' pallido."
"Non so se l'alcol sia proprio ciò che serve per darmi colore."
"Fidati...e poi chi ti ha detto che ci saranno alcolici stasera. Sarà un evento salutista."
"Sì, va bene, come l'ultima volta."
"Mamma ci vediamo domani, poi vi racconto tutto e vi faccio vedere il filmato della discussione della tesi. Farò tardi, ho già preso le chiavi di casa, le ho trovate nel solito barattolo."
La madre ricambiò il saluto cercando di mascherare un po' di delusione nel veder già scappare il figlio dopo meno di mezz'ora.
"Divertiti e non esagerare con il bere!"
"Ci proverò..."
E partirono con la macchina alla volta del Po. 
La strada che portava al locale era un viale alberato lungo circa tre chilometri, fatto da tre sali scendi dovuti alla presenza di altrettanti argini. 
A sinistra e a destra distese di pioppeti e arbusti. Si trattava del letto del fiume, un grande utero da cui venivano partorite in estate la gran parte delle zanzare della bassa reggiana, la cui celebrità era ben più diffusa delle gesta dei loro conterranei umani. 
In fondo erano gli uomini ad essere ospiti, prima non c'era nient'altro che palude. Ogni tanto la natura se lo ricordava e si divertiva a minacciare la popolazione locale tormentando di piogge il caro vecchio fiume che nonostante fosse nato per starsene buono nel suo letto decideva di alzarsi per uscire a farsi un giro e godersi qualche giorno di libertà; nel frattempo per le formiche-uomo diventava un'affannosa lotta contro il tempo per rinforzare argini e nel peggiore dei casi sgomberare i piani terra di case, aziende agricole e fabbriche.
Passarono di fianco ad una delle poche panchine piazzate ai lati della strada, Stefano scorgendola ricordò i tanti pomeriggi passati con gli amici, con Alice, il primo magnifico esemplare femminile a cui riuscì a dare per la prima volta un bacio sulle labbra. Uno di quei baci che ricordava non tanto per la poeticità del gesto (fu piuttosto ridicolo), ma per l'emozione che l'aveva accompagnato, il piacere innocente della scoperta.
Neanche un po' di lingua? Lo derisero gli amici come se loro si fossero già avvicinati migliaia di volte ad una bocca che fosse diversa da quella della madre. Nessuno a quell'età aveva avuto incontri ravvicinati con il sesso opposto, tanto più che le coetanee guardavano di solito i più grandi e le possibilità si riducevano a quelle di un 13 al Totocalcio. 
Alice era diversa, stava sempre con il gruppetto dei ragazzi, una specie di maschiaccio con cui ognuno poteva ridere e giocare, persino fare a braccio di ferro, ma che manteneva un fascino femminile innato che le permetteva di far innamorare da un momento all'altro chiunque avesse voluto.
Chissà se si vedono ancora i nostri nomi incisi sulla panchina pensava Stefano ma soprattutto chissà che fine ha fatto Alice.
"A cosa pensi Stefano?"
"Niente, niente di che, dall'ultima volta che sono stato qui sono passati nove anni, un terzo della mia vita. E mi sembra ieri."
"Sì, è un altro terzo l'abbiamo vissuto facendo avanti e indietro tra piazza e Po. C'è ancora qualcuno del nostro vecchio gruppo di amici che fa avanti e indietro da qui. Probabilmente lo farà per tutta la vita. Ma tu sei destinato ad altri lidi, delle tue capacità qui nessuno sa che farsene. Questo è solo un paesino disperso nella pianura padana."
"A me piace."
"Perché negli ultimi anni sei venuto solo nei giorni di festa. Prova a farti un giro durante la settimana. Mancano solo le balle di fieno per le strade."
"Ma uno nella vita non cerca solo divertimento, discoteche e pub; serve tranquillità."
"Se tornerai a viverci per qualche mese ne riparleremo."
Arrivarono a destinazione. Il Tundra era ancora semi-deserto. Una decina di persone in tutto, tra cui il proprietario e tre bariste.
Primo bicchiere in arrivo.

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